Per chi ha vissuto quei momenti sembra quasi impossibile che siano passati vent’anni, che fosse ancora l’epoca delle navette-aereo Space Shuttle. Eppure ben due decadi sono passate. Come ricorda anche l’Ansa insieme ad altre testate specializzate, il 21 aprile 2001 Umberto Guidoni diventava il primo astronauta europeo e primo italiano a mettere piede nella ISS-Stazione Spaziale Internazionale.
Momento storico che l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) celebra ricordando anche Thomas Pesquet, l’astronauta francese che venerdì proverà a conquistare il titolo di primo astronauta europeo su un veicolo commerciale: volerà con la capsula riutilizzabile Dragon chiamata “Endeavour“, proprio come lo Space Shuttle che portò in orbita Guidoni. La Dragon partirà dalla stessa storica piattaforma 39A del Kennedy Space Center a Cape Canaveral (qui link all’articolo con video in diretta del lancio del 23 maggio 2021).
Umberto Guidoni, storia “spaziale” in pillole
L’astronauta italiano trascorse in orbita 11 giorni durante la missione STS-100: la partenza fu dallo storico Launch Complex 39A (LC-39A) del Kennedy Space Center a Merritt Island, in Florida, grazie allo Space Shuttle Endeavour.
Fu uno dei primi voli di assemblaggio della Stazione Spaziale Internazionale che in quegli anni stava prendendo forma. Tra gli obiettivi della missione: portare a bordo della ISS il braccio robotico Canadarm-2 (il nome richiama l’ideazione e costruzione canadese), da usare come gru spaziale, oltre al modulo logistico ‘Raffaello’ realizzato in Italia e grandi contenitori d’acqua potabile.
Durante la missione, la lettera personale inviata dal Papa Giovanni Paolo I. Poi, il 25 aprile, la conversazione con il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, dal quale aveva ricevuto il gagliardetto della Presidenza della Repubblica da portare in orbita.
Naturalmente, non mancarono gli imprevisti. Tra questi, il blocco dei computer di bordo e la partenza riprogrammata per consentire l’attracco della Soyuz che trasportava il primo turista spaziale, il miliardario statunitense Dennis Tito.
Dopo Guidoni, sulla Stazione spaziale si sono succedute altre 26 missioni curate dall’ESA (link): tra gli astronauti italiani, Roberto Vittori (con le missioni Marco Polo, Eneide e DAMA), Paolo Nespoli (con Esperia, MagISStra e Vita), Luca Parmitano (Volare e Beyond) e Samantha Cristoforetti (con Futura).
La soprannominata AstroSamantha condurrà la 30a missione dell’Agenzia Spaziale Europea sull’ISS-Stazione spaziale Internazionale, prevista per il 2022.
Guidoni, “sogno il primo astronauta europeo sulla Luna“
“Sono certo che ci sarà anche un astronauta europeo in uno dei primi voli del programma Artemis” diretto sulla Luna, questa la scommessa di Umberto Guidoni, anche perché, è il caso di dirlo, al ritorno sul satellite terrestre contribuirà in forze sia l’Agenzia Spaziale Europea che l’ASI, l’Agenzia Spaziale Italiana (link).
Come raccontato da un lancio dell’agenzia stampa ANSA, di quell’esperienza Guidoni porta ancora “tanti ricordi che non invecchiano mai: la vista della Terra dallo spazio e la complessità dell’aggancio alla Stazione spaziale che, sebbene fosse più piccola di oggi, era comunque grande rispetto allo Space Shuttle”.
Era “un momento importante per l’Italia e per l’Europa tutta, perché rappresentava l’inizio di un grande progetto che poi è diventato la Stazione spaziale”, ha aggiunto l’astronauta italiano.
Inevitabile che questa consapevolezza comportasse un po’ di ansia. “Quando entri un una nuova struttura come era la Stazione spaziale – ha raccontato Guidoni – sapendo di rappresentare un intero continente, c’è una certa preoccupazione di non fare figuracce e di essere all’altezza della sfida”.
Il momento più imbarazzante, che però ricorda con grande affetto, è quello della conversazione con il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi: “Ero talmente emozionato che, quando venne il mio turno per parlare, mi dimenticai di premere il tasto per abilitare la trasmissione audio; per un attimo sono apparso muto come un pesce!”.
Nonostante i problemi che vennero fuori durante la missione, come le difficoltà tecniche con i computer di bordo, “alla fine la missione è stata un successo completo e sono arrivati anche i complimenti della Nasa. Sapere che ancora oggi sulla Stazione spaziale è in funzione il braccio robotico che abbiamo portato in quella missione, è sicuramente un motivo di orgoglio”.
Come ha sottolineato Umberto Guidoni, in questi 20 anni il ruolo degli astronauti europei “è cresciuto con l’esperienza: abbiamo avuto anche dei comandanti europei della Stazione spaziale, come Luca Parmitano”.
“Quello che non è cambiato è che oggi sulla Crew Dragon come sulla Soyuz o lo Shuttle di 20 anni fa, noi europei siamo ancora ospiti paganti – ha concluso Guidoni – perché nel frattempo l’Europa non è riuscita a costruire un veicolo proprio per trasportare gli astronauti. Rimane comunque tra i protagonisti dello spazio a livello mondiale e tra i partner più affidabili per le attività spaziali: pensiamo che la tecnologia per andare sulla Luna, Orion, non potrebbe funzionare senza il modulo di servizio europeo. Siamo una parte fondamentale nel programma spaziale americano Artemis”.




