Non finiscono le polemiche sul nuovo regime ZTL-Fascia Verde nella Capitale. Perché a Roma è impossibile lasciare l’auto a casa? I contrasti sono inevitabili e comprensibili. Le nuove regole sui limiti alla circolazione sono state ideate come se vivessimo in una realtà parallela, virtuale, non reale, in una città di taglia media (che non è Roma), ricolma di linee della metropolitana (manco fossimo nella ben più piccola Barcellona), con autobus puntuali e pronti a servire capillarmente tutti i quartieri (solo un sogno).
Voi che state leggendo queste righe dovete considerare che finché non verranno stabilite variazioni e correzioni alle attuali ordinanze comunali sulla circolazione, sussisteranno incongruenze micidiali.
Esempio? Ecco lo scenario: la vostra auto è una benzina euro 2; il vostro quartiere è all’interno della colossale Fascia Verde romana. Con queste premesse le nuove regole stigmatizzano il vostro veicolo anche se tenuto solo parcheggiato. Vi beccate una multa. Se la cosa si dovesse ripetere, vi ritirano pure la patente. I garage non ci sono, che fare? Bisogna mandare l’auto allo sfasciacarrozze rimanendo senza? I soldi non ci sono, men che mai per l’acquisto di un’auto elettrica. Muoversi sarà impossibile ed estremamente avventuroso. La soluzione bicicletta (assistita o tradizionale) è utile solo se si lavora nello stesso municipio di residenza. I municipi romani sono grandi come medie città italiane.


Siamo alla follia.
Così, per dare un quadro della mutevole situazione (sì, è fluida), prima vi racconto cosa significa viaggiare sui mezzi pubblici romani. L’ho fatto in orari non cruciali, non di massimo affollamento, ma di “normalità”. Leggete e vi renderete conto della situazione.
Dopo ho aggiunto le variazioni in tema di divieti alla circolazione, le soluzioni venute in testa al sindaco, all’assessore alla Mobilità e ai loro tecnici.
Slittamento, questo ve lo anticipo. Una o arte dei divieti dovrebbe essere spostata in avanti di un anno.
Una decisione ben poco sensata (come il resto del provvedimento), ma che permette al Campidoglio di fare poche variazioni imponendo l’originario castello burocratico mal progettato.
Anche perché far slittare alcuni divieti di dodici mesi non renderà i cittadini romani così ricchi da avere i denari sufficienti per acquistare un’auto elettrica o ibrida: la spesa minima prevista è sui 14.000 euro per una Fiat Panda.
Sottolineo che a Roma sono colpite dai divieti poco meno di 500.000 automobili, quindi altrettanti proprietari di auto.
Chiarisco: l’area in Fascia Verde è stata disegnata rendendola la più grande d’Europa inglobando anche quartieri di semiperiferia e periferici, da via di Vigna Murata a Sud fino alla Salaria a Nord, da viale Palmiro Togliatti a Est fino a via Pineta Sacchetti a Ovest. Da qui l’elevato numero di veicoli coinvolti che non possono né camminare, né stare parcheggiati nell’area protetta della città. La gente è imbestialita.


Perché a Roma è impossibile lasciare l’auto a casa? L’evanescenza del servizio di trasporto pubblico
L’ho già scritto numerose volte, non c’è modo di spostarsi a Roma in maniera decente ed efficiente con il sistema di trasporto pubblico: due linee e un pezzo di Metropolitana fatiscente e mezzi di superficie che non bastano, affetti da ritardi incredibili, super zeppi di gente negli orari critici, tanto che bisogna far passare qualche vettura per riuscire a prenderne una (stessa situazione nei convogli della metropolitana).
Ma cosa credono in Campidoglio? Se uno potesse sarebbe felice di mollare la propria auto a casa, evitando file per strada e lotte per un parcheggio. Ma non c’è alternativa.
A riprova di quanto ho scritto vi faccio un racconto di viaggio. Vi avviso di nuovo, non si tratta di orari particolarmente affollati, eppure il sistema cittadino di trasporto pubblico arranca, non ce la fa.

Prima disavventura col servizio di trasporto pubblico romano
È il 20 aprile 2023. Devo andare dal quartiere Nomentana/Talenti alla centrale via Cavour.
Decido di fare il cittadino coscienzioso. Pur rimanendo fuori dalla Fascia Verde decido comunque di non prendere l’auto fino alla stazione Metro Ponte Mammolo della Linea B
Mi dico, “prendo il bus, il numero 341 fa capolinea lì”. Si tratta di un tragitto breve, pochi minuti. Acquisto due biglietti (andata e ritorno) e mi metto ad aspettare alla fermata Atac di via Arturo Graf, nel quartiere Talenti.
Sono le ore 12 e un minuto. Mi insospettisce il fatto che ci siano venti persone ad attendere il bus. Ho subito pensato, “ecco, ci risiamo. È in ritardo. Eppure questo maledetto bus collega alla metropolitana un municipio tanto grande da essere una via di mezzo tra Verona e Bologna. È un servizio vitale!”.
Non aggiungo qui le paroline che la situazione ha fatto sbocciare nella mia testa.
Riesco a prendere il bus solo alle ore 12,16. Ci sono voluti 15 minuti scarsi affinché si facesse vivo un mezzo così importante per un territorio tanto grande.




Non finisce qui.
Arrivo alla stazione Metro Ponte Mammolo alle ore 12,26.
Arrivato sulla banchina vedo tanta gente. Mi rassegno, capisco che la giornata sarà fatta di lunghe attese.
Alle ore 12,36 inizio a scattare qualche foto. Nei 10 minuti appena trascorsi ho notato i tabelloni che lanciano continui messaggi sconfortanti: MAI indicano i minuti che ci vogliono all’arrivo del treno; scorre la lista delle fermate dove gli ascensori sono guasti, con buona pace di chi ha difficoltà di movimento, di chi si muove in carrozzina e affini; un altro messaggio piomba dai tabelloni e riguarda i lavori che dal 4 luglio inizieranno sulla Linea A, continueranno nei mesi successivi col servizio Metro che chiuderà alle ore 21 per essere sostituito da bus (sarà puro delirio).
Finalmente, alle ore 12,42 arriva il convoglio e posso finalmente dirigermi verso via Cavour: la Linea B ha una fermata proprio su quella strada, a circa metà distanza tra la Basilica di Santa Maria Maggiore e i Fori Imperiali.
Riassumendo, ho atteso 15 minuti circa, un quarto d’ora, per vedere arrivare il primo treno disponibile (!).
Traendo un bilancio sull’intero tragitto, da Talenti a via Cavour ho utilizzato circa 30 minuti solo per attendere un mezzo pubblico. È da aggiungere il tempo impiegato per il solo viaggio.
Anche qui evito di citare certi miei pensieri al calor bianco che mi sono scoppiati nella mente.
Secondo “infortunio” col servizio di trasporto pubblico romano
5 giugno, ore 14,29. Dopo aver seguito una conferenza stampa mi trovo alla fermata Metro Linea B Circo Massimo.
A parte il lerciume sparso che appare anche in croste nere mai attaccate da detergenti, appena sceso alle banchine d’attesa noto che ci sarebbe stato bisogno di portarsi l’ombrello.
Sì perché ci piove dentro, ma all’estero non sta piovendo (?). Le immagini che qui inserisco parlano chiaro sia sulla sporcizia che su due dei tanti punti dove l’acqua cade giù senza posa.
Per fortuna i cartelloni informativi con la mappa delle fermate hanno caratteri abbastanza grandi: turisti e non romani in primis possono leggerli ed esaminarli senza avvicinarsi. Il rischio sarebbe quello di finire bagnati come pulcini.
Queste sono condizioni che non riguardano solo la fermata Circo Massimo, stazione così centrale, così in vista e frequentata da turisti (presentiamo loro un vero schifo). La pioggia sotterranea cade in altre stazioni e loro corridoi: le fermate Policlinico della Linea B o Piazza Vittorio della Linea A sono solo due tra i tantissimi esempi possibili. Nella seconda sono evidenti rattoppi di fortuna sul tetto di corridoi per evitare copiose cadute d’acqua.
Alla fine sul treno sono riuscito a salire alle ore 14,41… questa volta mi è andata bene, ho atteso “solo” 12 minuti!






Terza disavventura col servizio di trasporto pubblico romano
Qui la faccio più breve. È l’8 giugno 2023, devo seguire una conferenza stampa alla Stazione Termini, tragitto in metropolitana più breve.
Questa volta non mi fregano, uso l’auto per arrivare alla fermata Ponte Mammolo della Linea B. Non perdo tempo aspettando un bus Atac.
I guai iniziano all’arrivo sulla banchina d’attesa e, ancora peggio, durante il viaggio Ponte Mammolo-Termini (nove fermate).
Per riuscire a prendere il primo convoglio ho dovuto aspettare circa 13 minuti, ma molta gente su quella strapiena banchina aveva già totalizzato cinque-otto minuti attendendo il convoglio fantasma.
Ho iniziato ad aspettare alle ore 9,44.
Ho preso il treno alle ore 9,57.
Le condizioni del viaggio?
Vero carro bestiame, tutti noi passeggeri eravamo pigiati in maniera incredibile. Visti i tempi super dilazionati del passaggio di ogni convoglio, tutte le fermate erano stracolme di aspiranti viaggiatori. Le immagini da me scattate all’interno del vagone parlano chiaro.
Non potete immaginare come sono arrivato a Termini. Sembrava che avessi fatto un percorso di sopravvivenza ideato per militari del Battaglione San Marco.
Sottolineo: non era un momento critico del trasporto pubblico. Tutto si è svolto tra le 9,44 e le 10,15 circa. Non erano le 7 o le 8 del mattino con l’enorme flusso di pendolari.
Quindi, adesso potete immaginare cosa accade a Roma nelle ore più affollate, quelle di punta anche se ci sarà un numero maggiore di vetture operanti. Non ci sono solo i romani, ma tutti i lavoratori in arrivo dall’hinterland.
In passato, per raccogliere dati, foto e situazioni sui movimenti dei pendolari, ho vestito i panni di uno di loro: verso le 5,30 del mattino sono partito da una cittadina lungo la Salaria diretto al centro di Roma via stazione Tiburtina fra treni regionali e metropolitana. Fu un’odissea, ma si tratta di un’altra avventura tutta da raccontare in un altro articolo.




ZTL-Fascia Verde: le possibili variazioni tra annunci già fatti e attese
Ecco adesso in cosa consiste la variazione dei divieti già presentata dal sindaco Gualtieri al Consiglio comunale
Le auto diesel Euro 4 a Roma sono oltre 146.000: lo stop a queste automobili non scatterà più tra cinque mesi, come fissato dall’attuale cronoprogramma, ma un anno dopo, a novembre 2024.
Automobili a benzina di Euro 3, non potranno più entrare in fascia verde dalla fine 2025 invece che dal 2024.
Contrariamente all’abbaglio preso inizialmente dai vertici del Comune di Roma, arriva la deroga per i mezzi alimentati a Gpl e a metano: potranno circolare liberamente (a meno di altre cervellotiche trovate dell’ultima ora).
E le auto storiche? Per adesso sembra che siano le grandi dimenticate. Ancora non pervenute le intenzioni dei vertici comunali.
C’è solo il nulla sulla promessa di deroghe dedicate alle auto certificate come storiche da parte degli enti ufficiali come Automotoclub Storico Italiano (ASI) e i Registri Nazionali Alfa Romeo, FIAT, Lancia.
Pur essendo queste automobili lo 0,29% del parco veicoli romani, caratterizzate da percorrenze che sono un decimo di quelle dei veicoli normali – ininfluenti come inquinamento -, non sono state ancora ricomprese tra le eccezioni/revisioni annunciate dal sindaco Gualtieri.
Comunque, le norme per la loro circolazione dovrebbero essere riviste (forse): adesso possono circolare in Fascia Verde solo di domenica e nei festivi. Eventuali cambiamenti delle regole dovrebbero essere decisi a un futuro tavolo tecnico – l’ennesimo e con data ancora non fissata – assieme alle associazioni del settore storiche.




Gli enti certificatori di mezzi storici, ASI in primis, devono vigilare.
L’Italia rimane un Paese a velocità differenti. In città come Torino o Milano le deroghe per i veicoli di questo tipo sono state approvate, coscienti della loro testimonianza storica e del non impatto ambientale, un fatto sottolineato anche nell’ultima sentenza del Consiglio di Stato (link) sui divieti romani.
Tornando al disegno generale della circolazione nelle aree cittadine tutelate, si deve aggiungere il sistema di permessi, a chilometraggio e/o a numero di ingressi: è dedicato a quei veicoli che, secondo la nuova normativa romana, non potrebbero esistere né comparire in ZTL-Fascia Verde. Con questi sistemi i veicoli otterrebbero un numero limitato di passaggi.
Prima di tutto c’è l’adozione del sistema Move-In già da tempo adottato a Milano, Torino, Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna.
Il problema è che per l’area più centrale di Roma, quella compresa dentro le antiche Mura Aureliane, questo sistema non sarà ancora disponibile, quindi niente chilometraggio annuale predefinito monitorato da un apparato da installare nella propria auto.
Per il centro storico ci sarebbe un’alternativa, una sorta di raccolta buoni o carnet da 60 ingressi a scalare nel corso degli anni in base al tipo di veicolo.
I due sistemi permetterebbero di percorrere dai 600 ai 4.000 chilometri tra Fascia Verde e ZTL.
Da cosa dipende questa variabile chilometrica? Dal tipo di veicolo e dal carburante utilizzato.
Dove sta il pasticcio?
Se hai il carnet da 60 ingressi, andrà bene per il centro di Roma, ma non per la Fascia Verde.
Se hai il Move-in, sarà utile per la Fascia Verde, ma non per il centro della Capitale.
Il meglio sarebbe averli entrambi (!). Però non si può: o l’uno o l’altro, bisogna scegliere.
In breve, col Move-In non potrete entrare in centro storico, ma con l’altro sistema potrete percorrerlo… però come arrivarci? La fascia Verde non sarebbe attraversabile con il carnet e le auto non sono ancora dotate della capacità di volare.
Sa tanto di presa in giro.
Milano e Torino sono riuscite a organizzarsi.
Roma no.
Si spera che la versione finale del nuovo testo con le regole sarà spogliata da queste incongruenze.
Intanto, da novembre 2023 scatterà il divieto per le automobili diesel fino a Euro 3 e per quelle alimentate a benzina fino a Euro 2. Non potranno entrare in Fascia Verde neppure i motoveicoli e i ciclomotori a gasolio fino a Euro 2 e a benzina fino a Euro 1.
Il testo con i nuovi tempi e con le nuove deroghe dovrà essere esaminato dai tecnici della Regione Lazio per poter ottenere il via libera all’approvazione.
