Youtuber e video online, specchio delle nostre debolezze? SWG: 1 italiano su 5 li cerca e li vede, anche challenge e stunt

Un italiano su 5 segue abitualmente i video degli youtuber, coloro che creano continuamente contenuti per la piattaforma YouTube. Lo stesso numero di concittadini segue, almeno occasionalmente, challenge e stunt. Questo è solo l’inizio delle evidenze che vengono fuori da un’analisi di SWG (link), una storica e nota società che fotografa la realtà sociale, fa ricerche di mercato, di opinione, istituzionali, compie studi di settore.

Per dirla in breve, questo mondo video spiattellato su piattaforme social è estremamente attraente… e il pensiero va alla tragedia di Roma, Casal Palocco, dove ha perso la vita il piccolo Manuel di 5 anni.

Quando il sondaggio si sposta poi sui giovani, i numeri raddoppiano, da un italiano su 5 si arriva a 2 su cinque attratti da video di ogni tipo. Una quantità enorme.

– Chiarisco un punto su quanto scritto prima:

  • le challenge (sfide), sono ambienti e video creati da utenti e da brand, video virali dove i protagonisti fanno cose stravaganti, spaventose o divertenti che possono portare anche al body shaming e cyber bullismo (la Boiler Summer Cup, la challenge di TikTok che prende di mira le ragazze sovrappeso, oppure la Black Out Challenge che nasce – facendola lievitare – dalla moda dell’auto soffocamento usando cinture o corde intorno al collo), ma ci sono pure tanto marketing e iniziative benefiche;
  • gli stunt, termine che sta alla base del vocabolo stuntman (!), vede la creazione di video acrobatici, spericolati, pericolosi (a volte si può vederli solo dopo aver pagato). Gli effetti più insidiosi riguardano gli emulatori di simili azioni, soprattutto se sono tra i più giovani. Un caso tra tutti – foto più in basso – è quello di Belfast a gennaio 2020, quando Dale, un ragazzino di 10 anni, insieme a tre suoi amici tentarono di ripetere quanto avevano osservato in un video: una tanica di benzina vuota, un flacone di deodorante spray e un accendino; spruzzare il liquido deodorante nel contenitore e far scattare l’accendino; una spirale di fiamma spettacolare che, alla fine, avvolse la testa del bambino. Dan ha riportato importanti ustioni al viso. Veder fare queste cose da chi, in qualche modo, si è preparato e ha allestito i video, fa sembrare tutto più facile. Ma il pericolo è reale e sempre in agguato.

Tornando alla ricerca di SWG, i dati raccolti raccontano qualcosa di contraddittorio nel comportamento umano: la gente non va alla ricerca di un argomento in particolare, di fatti violenti, di stupidità quotidiana, di originalità estrema nei comportamenti o di altro… eppure sono questi stessi elementi che attraggono fatalmente indirizzando verso i video che popolano il web.

[…] siamo di fronte ad un nuovo genere di comunicazione dove
soldi facili, sponsor e spinta dei follower possono portare gli stessi youtuber a
mettere in atto azioni irresponsabili. Se per gli adulti gli youtuber sono
soprattutto dei narcisisti, tra i più giovani è più diffusa la percezione che siano
persone come loro, capaci di interpretare in modo nuovo la realtà.

Tra le diverse generazioni, tuttavia, torna l’accordo attorno alla valutazione
che chi pubblica contenuti video dovrebbe risponderne in prima persona di
fronte alla legge e che le piattaforme e gli sponsor abbiano un ruolo
fondamentale nel bloccare contenuti violenti e pericolosi.

dall’ultima rilevazione Radar SWG, 19 – 25 giugno 2023

11 commenti Aggiungi il tuo

  1. Il Mondo Positivo ha detto:

    Mai compreso fino in fondo il discorso delle “challenge” forse i miei 48 anni si sentono tutti e gli unici youtuber che guardo sono i recensori di libri e tecnologia, i pianisti, qualche attivista lgbt o HIV straniero e poco altro.

    Sì forse i true crime ma FORSE, perché anche lì fanno a gara di chi la spara più grossa tra parole inopportune e addirittura lacrime finte; poi te li vedi che cambiano certe parole coi punti esclamativi e le censurano a voce perché se dici “sesso” ti demonetizzano anche quando dici “stai parlando del SESSO degli angeli”.

    YouTube: un mondo “family friendly” anzi bambinocentrico quando parli di sessualità o true crime in modo scientifico/divulgativo penalizzando i contenuti. Poi però le challenge pericolose sono monetizzate finché non ci scappa il morto.

    A questo punto posso dire? Meglio non diventare virali, essere NON RILEVABILI NON TRASMISSIBILI tutta la vita!

    Doppio senso voluto e studiato, ormai mi conosci, però questa volta sono serio: non comprendo soprattutto fra i giovani questa continua ricerca dei follower in termini numerici perché quella è una realtà falsa: i follower si possono anche comprare quello invece impossibile da acquistare è il rapporto autentico coi lettori, la loro stima, anche le discussioni se vogliamo. Quello è qualcosa che si fa molta fatica a ottenere!

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    1. Giuseppe Grifeo ha detto:

      Come al solito colpisci nel segno.
      L’ossessione follower che poi condiziona ogni movimento, ogni attimo, “ora scatto un selfie”, “ora faccio un video”.
      Stress assicurato. Poi l’acquisto dei follower, di uno squallore unico.
      La conquista del lettore, invece, è cosa favolosa! È apprezzamento autentico… e non fa male, non è pericoloso 😁

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      1. Il Mondo Positivo ha detto:

        Fatico a comprendere questa cosa del “mi faccio un selfie / giro un video” perché il tempo perso a puntare la videocamera è quello che non dedichi a goderti il momento; ho la gemella che vive all’estero e qualche volta mio cognato mi chiede di mandargli le foto dei piatti quando vado a mangiare fuori ma ho quasi sempre detto “no” perché fotografare il piatto che ho davanti, per me è un atteggiamento maleducato e insopportabile allora più volte gli ho risposto “senti Michael vatteli a vedere sul menu, la pagina è questa; la mia faccia e quella di mio marito non danno al piatto un valore aggiunto. Anzi”.

        Follower comprati? Troppi ce ne sono e anzi la cosa più perversa sai qual è? Sulla challenge o post provocatorio in questione, se c’è gente a commentare con reazioni negative, gli dà visibilità comunque facendoli apparire fra quelli “più popolari” con più interazioni eppure ci vorrebbe così poco! Ogni “dislike” o commento negativo, il post va giù di uno!

        Su un sito-forum di nicchia in cui andavo qualche anno fa, c’erano dei punteggi reputazione; se la gente reagiva col pollice su, era tutto a posto e aumentavi; se uno reagiva col pollice verso o con la reazione “triste”, andavi giù di un punto! Ricordo a suo tempo a uno che mandava messaggi discriminatori ci siamo messi in cinque a cambiare profilo per diverse volte e a forza di downvote gli abbiamo portato la reputazione a zero e i privilegi in scrittura che aveva, gli sono spariti! Roba che si faceva vent’anni fa!

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        1. Giuseppe Grifeo ha detto:

          Vedo che alcuni meccanismi si ripetono 😄
          Comunque è vero, tranne quando è per lavoro, non mi sogno neppure di fotografare piatti: perderei tempo nel gustarmi io, anche visivamente, la pietanza che mi è stata servita. E poi non sono tipo da stress continuo della foto da fare e condividere. Non è per me

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          1. Il Mondo Positivo ha detto:

            Ha senso fare foto/video quando servono per documentare: hai l’hobby dell’osservazione? Piante, uccelli, funghi, ecc? Vai in giro e fotografi con le date e la specie; magari condividi con gruppi che hanno il tuo stesso interesse e ti confronti da giornalista sai meglio di me quanto sia importante lo strumento dei social network in questi contesti.

            Ma se uno deve farsi le foto della propria vita e farle avere all’universo mondo, anche no!

            Anzi altro contesto in cui le foto sono importanti è in caso di manifestazioni: vedi il Pride, quando c’è chi prende e, dal balcone, sputa addosso al corteo; sì è accaduto anche quello e senza foto e video non ci sarebbe la possibilità di saperlo: “io? Io gli ho sputato addosso? Ma quando mai?

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            1. Giuseppe Grifeo ha detto:

              Infatti. Deve essere un piacere, corrispondere a un tuo hobby, oppure al lavoro o perché sei con amici e da sempre con loro documenti tappe di vita assieme. Questo è uso sano.
              Il tormento della foto o del video sempre e comunque per la moda influencer è schiavizzante.

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              1. Il Mondo Positivo ha detto:

                “influencer” è nulla! Una volta su un forum a cui partecipavo c’era chi si fotografava la “porta di servizio” collezionando non ti dico cosa. Sono scappato via!

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                1. Giuseppe Grifeo ha detto:

                  😄😄 la porta di servizio. Tu hai visto un forum. Io a febbraio sono rimasto sconvolto da quanto apertamente, agli occhi del mondo, viene mostrato su Twitter, senza alcun velo

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  2. endorsum ha detto:

    Ciao Giuseppe, nel mio piccolo e per scelta cerco di evitare di pubblicare foto di minori, soprattutto se in un momento delicato della loro esistenza. La sovraesposizione mediatica operata da mamma (anche se in buona fede e a scopo educativ-esemplificativo) ci fa dimenticare che il piccolo deve comunque e sempre essere tutelato, coperto, non essere esposto a curiosità morbose.
    Scusami, ma ho ritenuto onesto dirlo 🙂

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    1. Giuseppe Grifeo ha detto:

      Condivido perfettamente, anche se in tre occasioni ci sono cascato. Preso dall’entusiasmo per mio nipote Riccardo, figlio di mio fratello, per due suoi compleanni o quando siamo andati insieme in un parco giochi. Lì non ho ragionato e ho pubblicato nostre foto

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