Tirannia, democrazia, apatia, attivismo, bene pubblico, ideali, educazione, la divisione dei poteri

Non sono tempi facili e non intendo le difficoltà anche economiche per pandemia/post pandemia o per le ricadute dell’assalto russo all’Ucraina trasformatosi in lungo conflitto. Quel che voglio mettere in luce è la scarsa tenuta sociale, fatto che avviene ormai da almeno due decenni e va peggiorando. Concetti di nazione e bene pubblico diventano sempre più rarefatti. Quello di libertà appare stravolto. Così mi viene in mente il pensiero e una frase pronunciata da un celebre personaggio del passato, parole che poggiano su concetti di tirannia, democrazia, apatia, attivismo, bene pubblico, ideali, educazione.

La tirannia di un principe non porta uno Stato più vicino alla sua rovina di quanto l’indifferenza per il bene comune non vi porti una repubblica.

Montesquieu
Charles de Secondat, Barone di Montesquieu

La frase è di Charles-Louis de Secondat, Barone di La Brède e di Montesquieu. Filosofo, storico, giurista e politico francese del XVIII secolo, fu lapidario in questa sua espressione contenuta nelle Considérations sur les causes de la grandeur des Romains et de leur décadence (Considerazioni sulle cause della grandezza e decadenza dei Romani) pubblicate nel 1734 non appena concluse i suoi viaggi tornando al castello De la Brède.

Fu il passo preliminare che lo portò a preparare e dopo a pubblicare il suo capolavoro, De l’esprit des lois (Lo spirito delle leggi), due volumi, trentuno libri che sono la summa dei principi fondamentali delle scienze economico-sociali e del pensiero liberale definendo nel libro XI anche la teoria della separazione dei poteri tra potere legislativo, potere esecutivo e potere giudiziario. In questa parte dell’opera è contenuta la sua definizione secondo la quale il “potere assoluto corrompe assolutamente”.
I tre poteri fondamentali devono essere in mani diverse, “il potere arresti il potere”, così che nessuno dei tre possa andare oltre i limiti stabiliti-dovuti trasformandosi in tirannia.

Una sovranità indivisibile e illimitata è sempre tirannica”. In questo ricomprende anche il concetto di libertà come “diritto di fare tutto quello che le leggi permettono” (dal libro XI, capitolo III), da non confondere con una democrazia intesa come popolo che può fare quel che vuole: potere e libertà di un popolo sono due elementi da non mescolare e da non confondere.

Una costituzione può esser tale che nessuno sia costretto a fare le cose alle quali la legge non lo obbliga, e a non fare quelle che la legge permette.

Montesquieu (lo Spirito delle Leggi – libro XI, capitolo IV)

Semplificando il messaggio di Montesquieu, lui definiva tre governi tipici dell’uomo, la repubblica, la monarchia e il dispotismo, ognuno regolamentato e definito da sue proprie leggi che ne regolavano la società civile, regole che però non potevano mescolarsi tra loro, pena l’instabilità e la rovina.

Due i poli opposti tra questi governi: la Repubblica dove il popolo è sia monarca che suddito, elegge i magistrati, quindi il popolo stesso riunisce il potere esecutivo e quello legislativo; il Dispotismo che accentra i poteri in un solo individuo deprimendo la libertà della gente.

Proprio il dispotismo è particolarmente odiato da Montesquieu perché, come sempre sottolineava lo stesso filosofo, devono essere le leggi a conformarsi alla vita dei popoli e non il cammino opposto.

Secondo Montesquieu, ognuna di queste tre forme di governo è regolata da altrettanti principi o concatenazione di principi:
virtù/amor di patria e uguaglianza per la Repubblica;
onore, condizione di dignità/valore morale, nonché ambizione personale, per la Monarchia;
la paura è invece necessaria al dispotismo infondendola nelle menti dei sottoposti e della gente.

Tali sono i principi dei tre governi; ciò non significa che in una certa repubblica si sia virtuosi, ma che si deve esserlo. Ciò non prova neppure che in una certa monarchia si tenga in conto l’onore e che in uno Stato dispotico particolare domini il timore; ma solo che bisognerebbe che così fosse, senza di che il governo sarà imperfetto.

Montesquieu (lo Spirito delle Leggi – libro III, capitolo XI)

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