A chi serve l’attacco contro Israele da parte dei terroristi di Hamas? A chi giovano le ritorsioni di Gerusalemme?

Missili a centinaia – se non a migliaia – lanciati per ordine di Hamas sui territori israeliani, incursioni contro le località israeliane limitrofe a Gaza, attaccate dodici località dello Stato ebraico. Sabato 7 ottobre 2023, circa 750 morti sotto i colpi delle milizie di Hamas, compresi i 250 ragazzi massacrati nel deserto del Negev dove stavano partecipando a un rave per la pace (!). Poi 1.864 feriti, 164 ostaggi nelle mani di questa frangia estremista palestinese che li tiene rinchiusi in tunnel sotto Gaza. Senza contare i 700 dispersi, tutti israeliani. A chi serve l’attacco palestinese dei terroristi di Hamas e a chi giovano le ritorsioni di Israele?
(in copertina, la bandiera di Israele proiettata sulla facciata di Palazzo Chigi)

Premetto che non aggiungerò qui alcun video sui tanti diffusi su Twitter, immagini che mostrano civili israeliani, singole donne, famiglie e bambini trattati come trofei alla fine di una caccia, donne pestate, ma anche uccise come quella che si vede spesso in un video, buttata sul retro di un pick-up, sotto i piedi di quella muta di cani arrabbiati che imbracciano fucili e mitra, una donna ormai riversa in una posizione disarticolata per le gambe spezzate, su cui quei maiali continuano a infierire, anche sputando su quel corpo senza vita.
In un altro video una ragazza veniva strappata via a un amico o compagno e stendeva il braccio terrorizzata e piangente… ebbene, è arrivata la notizia che è stata uccisa: a questo link il video del padre.
Per altri motivi, anche se legati all’assalto sanguinario, in questo mio scritto non troverete il nome del criminale che guida Hamas.

Per le immagini vi lascio a chi ha già pubblicato tutto (link).

Attacco ben organizzato.

Dopo il massiccio lancio di missili alle 6,30 ora locale del territorio israeliano, i terroristi sono arrivati via terra, mare, ma anche via aria con deltaplani anche a motore.
Gli israeliani parlano di un attacco iniziale di Hamas che avrebbe utilizzato oltre 2.000 missili. Hamas dice invece di averne lanciati 5.000.

In precedenza, nel 2014, quando lo scontro Israele-Hamas durò 50 giorni, i terroristi lanciarono 4.000 razzi da Gaza contro Israele.

Sono sicurissimo che con questo attacco l’obiettivo politico di Hamas e dei mandanti è colpire la ricerca di un minimo di equilibrio politico in quell’area così critica del mondo.
Quando lì si fa un passo avanti nel lunghissimo e tortuoso cammino della pacificazione, ecco l’intoppo, gli attacchi, il sangue che scorre.

Questa volta sulla scacchiera si trova il processo di avvicinamento tra Israele e l’Arabia Saudita.

La data del 7 ottobre è solo una scusa di facciata per l’azione di Hamas che ha ben altri scopi piuttosto che ricordare eventi passati.

Il 6 ottobre ricorreva il cinquantesimo anniversario della guerra del 1973 (6-25 ottobre di quell'anno), quando i paesi arabi che circondano Israele attaccarono all'improvviso lo Stato ebraico durante lo Yom Kippur, giorno sacro del calendario ebraico.

L’attuale attacco di Hamas porterà quasi sicuramente criticità a questo accordo politico con i Sauditi, documento che definirei storico, Un passo che avrebbe seguito il primo, notissimo, che pacificò lo status tra Egitto e Israele.

Il massiccio assalto lanciato contro lo Stato ebraico dai fondamentalisti islamici di Hamas non è assolutamente un caso.
Metterà in crisi i negoziati Israele-Arabia Saudita cui partecipa anche l’Autorità Nazionale Palestinese.

Con la loro aggressione i terroristi palestinesi hanno fatto chiaramente capire alle nazioni musulmane che opereranno per non far mai progredire una normalizzazione dei rapporti con Israele.

Hamas alla ricerca del sangue e del terrore per cancellare Israele

Tanto per chiarire le idee, Hamas – acronimo di Ḥarakat al-Muqāwama (Movimento di Resistenza Islamica)è un’organizzazione politica e paramilitare palestinese, gruppo islamista fondamentalista, sunnita, nonché di estrema destra.

Nello statuto di questo gruppo terroristico è chiaramente espressa la volontà di annientare ogni traccia di Israele: non si fermerà mai fino al raggiungimento di questo obiettivo.

La costituzione di Hamas prese vita nel 1987 da un precedente gruppo, la Fratellanza Musulmana di ceppo islamico sunnita che risale alla fine degli anni 20, costituita in Egitto.

Per questa sua natura l’organizzazione terroristica islamico-palestinese ha sempre rifiutato di partecipare a qualsiasi colloquio di pace.

Yitzhak Rabin, Bill Clinton e Yasser Arafat alla ratifica degli Accordi di Oslo avvenuta a Washington il 13 settembre 1993 – foto nel pubblico dominio

Nel 1993 Hamas si oppose alla storica Organizzazione per la Liberazione della Palestina-OLP che il 13 settembre firmò gli Accordi di Oslo/Dichiarazione dei Principi riguardanti progetti di auto-governo ad interim o Dichiarazione di Principi.
Quel trattato permise di istituire l’ANP-Autorità Nazionale Palestinese che doveva governare, con poteri limitati, parte della Cisgiordania e la Striscia di Gaza.
Fu un passo avanti enorme.

L’organizzazione fondamentalista-terroristica di Hamas si è sempre opposta però anche alla stessa Autorità Palestinese che riconobbe lo Stato di Israele e si impegnò in tante iniziative di pace. Azioni e progetti di pace che, purtroppo, non hanno portato risultati per colpa delle opposizioni interne palestinesi, opposizioni anche armate, come quella della stessa Hamas.

Perché il cuore degli attacchi giunge sempre da Gaza?
Quella striscia di terra tra Israele ed Egitto fu al centro di scontri fra il paese musulmano e lo Stato ebraico.
Israele conquistò Gaza strappandola all’Egitto nella “guerra dei sei giorni” (5-10 giugno del 1967). Fu un momento duro e complesso, un attacco a sorpresa dei confinanti Egitto, Siria e Giordania contro Israele, atto bellico che si trasformò in un’immediata rotta dei musulmani. Le truppe ebraiche conquistarono territori egiziani comprendenti tutto il Sinai fino al Canale di Suez, strapparono la Cisgiordania e Gerusalemme Est alla Giordania e le Alture del Golan alla Siria.

Poi, nel 2005, il territorio di Gaza fu lasciato libero.

Oggi nella Striscia di Gaza si trovano circa 2 milioni di palestinesi, ma l’area ha sempre avuto una storia tormentata, a cominciare dai rapporti interni, spesso insanguinati, tra le diverse fazioni.

Hamas ne prese il controllo nel 2007 a chiusura di una guerra civile con Fatah, gruppo che stava alla base dell’OLP e che era vitale per il territorio palestinese di Gaza.
Con il sopravvento della violentissima e oltranzista Hamas, Israele ed Egitto hanno imposto la chiusura e l’irreggimentazione stretta di Gaza nei suoi sbocchi e comunicazioni con l’esterno.


Dietro Hamas c’è l’Iran, da diversi decenni, Nazione che sostiene questo gruppo terroristico finanziandone anche gli armamenti e inviando componenti per l’assemblaggio di missili… e non solo.

Appoggio esterno che oggi il capo di Hamas ha confermato in uno dei suoi proclami.

Dietro all’attacco del 6 ottobre 2023 molti vedono anche l’intervento della Russia che potrebbe aver agito così per “distrarre” la Nato e le altre nazioni dal suo attacco all’Ucraina. Adottando questa strategia Mosca sta creando nuove crisi nel teatro mondiale.

Un precedente di chiaro intervento russo riguarda il colpo di stato in Niger con tutte le conseguenze scatenate sullo scacchiere politico-economico in Africa.

Di sicuro c’è un intento comune di Iran e Russia: voler alleviare la pressione su di loro fatta dall’occidente, dalla Nato e dalle tantissime nazioni che ne condividono le posizioni in ambito ONU.

Comunque, sull’attuale crisi Israele-Hamas non posso avere certezze sul coinvolgimento russo.
Estremamente plausibile l’ispirazione di Mosca.
A Putin conviene.
Chissà quante altre sorprese riserverà al mondo l’ex agente del KGB, il servizio segreto sovietico, oggi presidente russo.

Scritto ciò, dalla plausibilità e dall’intuizione non nasce una prova inoppugnabile.

Rimane solo il sospetto, nonostante quel che vedo pubblicato in giro.