La Strage di Nassiriya, atroce ricordo di quell’episodio del 12 novembre 2003

L’importanza del ricordo è nel far rimanere vivi momenti che accrescano l’esperienza, che che facciano rimanere tangibili le sensazioni, belle o atroci che siano. La Strage di Nassiriya, atroce episodio del 12 novembre 2003. Per la “Giornata del ricordo dei Caduti militari e civili nelle missioni internazionali per la pace”.
Non dimenticare significa essere consapevoli al meglio del proprio posto nel mondo e della propria relazione con altri. Vuol dire avere piena coscienza di determinate situazioni, ma anche celebrare a dovere i protagonisti che hanno donato amore, amicizia, cura e, come accaduto in Iraq nel 2003, onorare chi ha donato la vita compiendo il proprio dovere.
Ricordare è pure avere chiari in mente coloro che hanno ideato e messo in opera stragi.
(immagine di copertina, dipinto per ricordare la strage di Nassiriya, opera di di Salvatore Veltri, Carabiniere, protagonista di importanti operazioni e di grande coraggio, amico e giornalista)

“A causa di un vile attentato, morirono 19 italiani tra soldati, carabinieri e civili. Il sentimento del lutto ci accompagna in questo giorno in cui la Repubblica rivolge il pensiero ai tanti feriti e caduti nelle missioni che l’Italia ha sviluppato in questi anni a servizio della comunità internazionale e dei diritti dei popoli, insieme all’espressione della solidarietà e vicinanza alle famiglie colpite”.

Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica Italiana

A Nassiriya fu quindi lo scenario di quella strage, morte portata da due kamikaze con un camion cisterna pieno di 400 chili di tritolo e liquido infiammabile: colpì la base “Maestrale” del Reggimento Msu-Unità Specializzata Multinazionale-Multinational Specialized Unit.
Oltre alla Libeccio, un’altra postazione era la “Libeccio”. Entrambe poste al centro della città e sotto il comando dell’IJTF-Italian Joint Task Force nella base “White Horse” collocata fuori da Nassiriya.

L’attacco, alle ore 8,40 in Italia – 10,40 in Iraq. Alla fine il bilancio fu di 19 italiani e 9 iracheni uccisi dall’esplosione. Un bilancio di vittime che poteva essere ben più alto: al portone della base il carabiniere Andrea Filippa, lì di guardia, impedì agli attentatori di entrare uccidendoli evitando così che il camion sfondasse l’ingresso. Andrea però non poté salvarsi dall’enorme esplosione.

Da un lancio ANSA di quel 12 novembre del 2003, con l’elenco di coloro che persero la vita quel giorno. Lista che ancora non ancora completa e limitata a carabinieri e militari dell’Esercito:

IRAQ: I 16 MILITARI MORTI, SEI STAVANO PER TORNARE / ANSA
Sono 12 carabinieri, di cui sei
sarebbero dovuti rientrare sabato prossimo, e quattro soldati
dell’ esercito i militari italiani morti nell’ attentato di
Nassirya.
Sei delle 15 vittime sono di origine siciliana.
DOMENICO INTRAVAIA: 46 anni, di Monreale, appuntato dei Cc
in servizio al comando provinciale di Palermo; sposato e con due
figli di 16 e 12 anni. Lascia anche l’ anziana madre, il
fratello gemello e due sorelle. Era partito per l’Iraq quattro
mesi fa e sarebbe dovuto rientrare fra tre giorni. Era gia’
stato in missione a Sarajevo. I due figli tenevano un calendario
da cui cancellavano i giorni che mancavano al ritorno del padre.
La notizia ha gettato la moglie nella disperazione: ”Voglio
morire, senza mio marito la mia vita non ha senso”.
ORAZIO MAJORANA: 29 anni, di Catania, carabiniere scelto in
servizio nel battaglione Laives-Leifers in provincia di Bolzano.
L’ anziano padre ha appreso la notizia in Svizzera, dove si
trovava per sottoporsi ad alcune visite mediche. E’ rientrato d’
urgenza a Catania.
GIUSEPPE COLETTA: 38 anni, originario di Avola (Siracusa) ma
da tempo residente a San Vitaliano, in Campania, vicebrigadiere
in servizio al comando provinciale di Castello di Cisterna
(Napoli); sposato e padre di una bambina di due anni.
GIOVANNI CAVALLARO: 47 anni, nato in provincia di
Messina e residente a Nizza Monferrato, maresciallo in servizio
al comando provinciale di Asti. Era noto con il soprannome di
‘Serpico’. Lascia la moglie e la piccola Lucrezia, 4 anni. Era
gia’ stato impegnato in altre missioni in Kosovo e in Macedonia.
Era da tre mesi in Iraq e stava per rientrare a casa. Ieri sera
aveva telefonato alla moglie: ”Sto preparando la mia roba,
sabato finalmente torno da te e da Lucrezia. Ho voglia di
abbracciarvi”.
ALFIO RAGAZZI: 39 anni, maresciallo dei carabinieri in
servizio al Ris di Messina, sposato e con due figli di 13 e 7
anni. Era partito in luglio e sarebbe dovuto rientrare a Messina
sabato prossimo: i familiari stavano gia’ preparando la festa.
Era specializzato nelle tecniche di sopralluogo e rilevamento e
il suo compito era quello di istruire la polizia locale.
IVAN GHITTI: 30 anni, milanese, carabiniere di stanza al
13/mo Reggimento Gorizia. Era alla sua quarta missione di pace
all’ estero, dopo essere stato tre volte in Bosnia. Lascia i
genitori e una sorella. Ieri sera lo hanno sentito per l’ ultima
volta al telefono: ”Era assolutamente sereno e tranquillo”.
DANIELE GHIONE:, 30 anni, di Finale Ligure (Savona),
maresciallo dei carabinieri in servizio nella compagnia Gorizia.
Era Sposato da poco. Era stato ausiliario dell’ Arma, poi si era
congedato e iscritto all’ Associazione carabinieri in congedo.
Era ritornato ad indossare la divisa vincendo un concorso per
maresciallo.
ENZO FREGOSI: 56 anni, ex comandante dei Nas di Livorno dove
viveva con la famiglia. Lascia moglie e due figli, un maschio,
anche lui carabiniere, e una ragazza che studia all’Universita’.
Era partito per l’ Iraq il 17 luglio scorso e stava rientrare in
Italia. A casa stavano gia’ preparando la festa per il suo
ritorno.
ALFONSO TRINCONE: 44 anni, era originario di Pozzuoli
(Napoli) ma risiedeva a Roma con la moglie e i tre figli. Il
sottufficiale era in forze al Noe, il Nucleo operativo ecologico
che dipende dal Ministero dell’ Ambiente.
MASSIMILIANO BRUNO: maresciallo dei carabinieri di origine
bolognese, biologo in forza al Raggruppamento Investigazioni
scientifiche (Racis) di Roma. Viveva con la moglie a
Civitavecchia. I genitori e un fratello vivono a Bologna.
ANDREA FILIPPA: 33 anni, torinese, carabiniere dall’ eta’ di
19. Era esperto di missioni all’ estero che lo tenevano
costantemente lontano da casa. Prestava servizio a Gorizia
presso il 13/o Battaglione Carabinieri. Viveva a San Pier D’
Isonzo insieme alla giovane moglie, sposata nel 1998.
FILIPPO MERLINO: 40 anni, originario di Sant’ Arcangelo
(Potenza), sposato. Con il grado di maresciallo comandava la
stazione dei carabinieri di Viadana (Mantova). E’ morto nell’
ospedale di Nassirya dove era stato portato gravmente ferito.
MASSIMO FICUCIELLO: tenente dell’ esercito, figlio del gen.
Alberto Ficuciello. Funzionario di banca, aveva chiesto di poter
tornare in servizio attivo con il suo grado di tenente proprio
per partecipare alla missione ”Antica Babilonia”. Grazie alla
sua conoscenza delle lingue era stato inserito nella cellula
Pubblica Informazione del col.Scalas. Questa mattina aveva avuto
l’ incarico di accompagnare nei sopralluoghi i produttori di un
film-documentario sui ”Soldati di pace”. Prima dell’
attentato, il titolo, provvisorio, era stato cambiato in
”Babilonia terra fra due fuochi”.
SILVIO OLLA: 32 anni, dell’ isola Sant’ Antioco (Cagliari),
sottufficiale in servizio al 151/o Reggimento della Brigata
Sassari. Figlio di un maresciallo e fratello di un carrista.
Laureato in Scienze Politiche, Olla era in forza alla cellula
Pubblica Informazione. E’ morto insieme al ten.Ficuciello mentre
accompagnava nei sopralluoghi i produttori del film. La
conoscenza dell’ inglese e dei rudimenti dell’ arabo lo avevano
fatto diventare uno dei punti di riferimento per i giornalisti.
EMANUELE FERRARO: 28 anni, di Carlentini (Siracusa), caporal
maggiore scelto in servizio permanente di stanza nel 6/o
Reggimento trasporti di Budrio (Bologna).
ALESSANDRO CARRISI: 23 anni, di Trepuzzi (Lecce), caporale
volontario in ferma breve, anche lui in servizio nel 6/o
Reggimento trasporti di Budrio. Era partito per l’ Iraq da poche
settimane. Lascia i genitori, un fratello e una sorella. Ieri
sera l’ultima telefonata a casa: ”Tutto va bene. Sto andando a
letto”.
BOG
12-NOV-03 21:08 NNNN

La lista completa di chi morì a Nassiriya, dal sito web dei Carabinieri

A rimanere sotto le macerie erano 19 italiani: 12 carabinieri, più 5 militari dell’Esercito e 2 civili.

È doveroso ricordare i loro nomi, e lo faremo citando le vittime in ordine digrado. Non perché sia quello più giusto: la morte non ha gradi. Ma questo è il nostro modo ed era il loro.

E pensiamo che anche loro vorrebbero così: Sott. Enzo Fregosi, Sott. Giovanni Cavallaro, Sott. Alfonso Trincone, Sott. Filippo Merlino, MAsUPS Alfio Ragazzi, MAsUPS Massimiliano Bruno, Mar. Capo Daniele Ghione, Brig. Giuseppe Coletta, Brig. Ivan Ghitti, Vice Brig. Domenico Intravaia, App. Horacio Majoranae App. Andrea Filippa.

Questi i caduti dell’Esercito: Cap. Massimo Ficuciello, Mar. Capo Silvio Olla, Caporalmaggiore Capo Scelto Emanuele Ferraro, 1° Caporalmaggiore Alessandro Carrisi e Caporalmaggiore PietroPetrucci.

I civili deceduti sono il regista Stefano Rolla e Marco Beci, addetto alla cooperazione internazionale.

Da Carabinieri.it

L’autore del dipinto mostrato come immagine di copertina di questo articolo è Salvatore Veltri, in precedenza comandante della Stazione Carabinieri Talenti dipendente dalla Compagnia Monte Sacro, autore e protagonista di grandi operazioni dei Carabinieri, nonché giornalista e ottimo amico.
Tanto per dare un’idea del personaggio, Veltri è stato decorato con medaglia di Bronzo al Valore Civile perché il 13 marzo 1984 si offrì in ostaggio, ammanettato, in sostituzione di 19 ragazzi sequestrati nella scuola “Ignazio Silone” di Roma, nel quartiere Nuovo Salario, riuscendo dopo oltre sei ore di dialogo, a convincere il sequestratore ad arrendersi ed a liberare gli ostaggi senza ulteriore spargimento di sangue – il 26 febbraio 2005, riuscì ad avvicinare e a mantenere calmo parlandogli per oltre tre ore, un pregiudicato che, armato di pistola e con una cintura con esplosivo, teneva in ostaggio circa 2.500 persone in una Congregazione religiosa, riuscendo poi con l’ausilio di altri colleghi, a disarmarlo e ad arrestarlo.

Nell’immediatezza della tragedia che ha colpito la Nazione Italiana, ha voluto dipingere questo quadro per esprimere l’insieme di emozioni provate e ricordare la strage avvenuta il 12.11.2003 a Nassiriya nella quale, oltre a 5 Soldati Italiani ed a 2 Civili, persero la vita 12 Carabinieri, tutti in quel luogo in missione di Pace

Salvatore Veltri

La descrizione del dipinto:

In primo piano, si nota un cratere con disseminati dei Fregi (fiamme) interi o in parte, di colore rosso, del sangue dei Caduti.

Dal cratere, si erge una figura indefinita, triste, assorta, assente, sconvolta, a simboleggiare lo sgomento e il dramma del Popolo Italiano. Ai lati, una fascia nera: il buio della Nazione, attonita dall’evento. Ancora, i muri squarciati dall’esplosione.

Sopra, una fascia bianca: il distacco dalla Terra natia, dalla Patria.

Sulla figura, parzialmente accennata, la lucerna, copricapo inconfondibile dei Carabinieri, priva della coccarda, in omaggio ai soldati e civili caduti nell’agguato

Ancora, la Bandiera Italiana, con una macchia di terra sul Bianco, l’offesa fatta a chi era in quel luogo per portare aiuto, ma basta il solo ricordo e rispetto per i Caduti, per cancellarne l’onta.

Dai Fregi insanguinati, si eleva lo spirito di ciò che Essi umani erano e che ora, insieme con tutti gli altri Caduti, si rigenerano ricostituendo, staccata dal resto del Quadro ed al centro del cratere, la “FIAMMA CHE NON SI SPEGNE”, per perpetuarne l’esempio ai Colleghi in servizio ed alle future generazioni.

Salvatore Veltri

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