Non avevo alcuna idea del cambiamento avvenuto nella mia capacità visiva. In almeno un decennio la degradazione per cataratta avviene per microscopici passi, nessuno se ne può accorgere da solo. Certo, dipende anche dal grado del problema. Un giorno un’amica nonché specialista in oftalmologia mi ha detto, “ce l’hai!” e io sono cascato dal pero. Oggi ho ottenuto degli occhi nuovi, semibionici col Femtolaser e l’abilità di un chirurgo. Vedo i bianchi più bianchi, colori più saturi, immagini ad alto contrasto e non mi sfugge ogni minimo particolare della realtà che osservo.
Avviso: in questo articolo (autobiografico?) ho inserito il video della parte conclusiva dell’intervento al mio occhio destro avvenuto il 30 gennaio 2025 (non metto quello a sinistra perché praticamente identico).
Tutto è stato facile, l’intervento chirurgico per nulla traumatico.
Tre nomi da citare, Ciarnella, Carbonara e PrimaVista:
- la prima è la professoressa Angela Ciarnella – nel suo studio a Lungotevere Flaminio monitora da tempo mio padre per un grave problema di Maculopatia e ne dispone le relative intravitreali. Gentilissima e amorevole, grande esperta in oftalmologia, nota professionista e amica;
- poi il dottor Claudio Carbonara, medico chirurgo oculista che con la sua grande abilità mi ha operato. Professionista dalla vasta esperienza e conoscenza delle patologie dell’occhio e dei conseguenti interventi;
- infine, la Clinica PrimaVista – Vista Vision a Roma, su via Giovanni Battista De Rossi, centro eccellente, funzionale e professionale dove ho subito l’intervento: qui, da anni, mio padre fa le intravitreali necessarie a bloccare la sua Maculopatia.
Alla fine ho risolto. La decaduta visione di colori e dettagli di cui non ero cosciente è diventata solo un ricordo.
Ho eliminato il ritardo della messa a fuoco quando passavo da lunghi momenti di lavoro e di lettura all’osservazione delle immagini televisive o alla vista di scenari più lontani.
Oggi la messa a fuoco e la capacità visiva sono tornati perfetti.
Via la cataratta col Femtolaser
Prima cosa rinfrancante e, direi, divertente: non mi sono sentito vecchio per questa mia patologia, visto che a fare questo intervento ho conosciuto pure due quarantenni!
Il problema, nella sua evoluzione e nella necessità di intervenire, dipende molto anche dalla personale situazione, predisposizione, fattori genetici e altro.
Per quanto mi riguarda la decisione, questa è stata presa a novembre 2024.
La professoressa Ciarnella mi aveva già detto nel 2023 che avevo un po’ di cataratta, ma a fine 2024 mi avvisò che era il momento di intervenire. Bisognava evitare che passasse altro tempo e che la mia diventasse una “cataratta dura“, molto complicata e fastidiosa da eliminare.



L’operazione è divisa in due fasi.
La fase iniziale è col Femtolaser vero e proprio, strumento evolutissimo, di una precisione mai raggiunta prima, dotato di una nuova tipologia di laser che sostituisce il bisturi e le precedenti forme di fasci di luce coerente. Permette anche di praticare incisioni corneali che riducono l’astigmatismo.
In pratica il Laser a Femtosecondi è un bisturi laser di estrema accuratezza permettendo tagli non eseguibili sia dalla mano dell’uomo che da apparati precedenti. É il laser più netto e definito del mondo e opera in automatico. Ha una risoluzione nanometrica, opera direttamente nell’occhio senza dover prima preparare il bulbo “aprendolo”. Esegue alla perfezione la Capsuloressi.
Capsuloressi - Procedimento chirurgico che crea un'apertura nella parte anteriore della capsula contenente il cristallino in modo da togliere il cristallino stesso affetto da cataratta.
Anestesia? Solo quella topica, quindi solo gocce nell’occhio.
Non si sente nulla durante tutto l’intervento.

C’è una fase preparatoria, sia diversi giorni a casa con apposite gocce per preparare l’occhio, sia alcuni momenti prima dell’operazione.
Avviato alle sale operatorie hanno inoculato gocce anestetiche nell’occhio, ho dovuto indossare cuffietta, grembiule e copriscarpe, cannula al polso per eventuali interventi che dovessero essere necessari nel corso dell’operazione (sempre di operazione chirurgica si tratta).
Come da prassi, per il Femtolaser vengo portato in una prima sala, mi fanno distendere su un lettino connesso all’apparato.
La cosa più fastidiosa – dieri che è anche l’unica – è l’inserimento di un oculare a contatto col bulbo oculare, infilato dentro le palpebre. Una grossa intrusione non da poco. Come se volessero infilare un tappo da bottiglia di spumante.
Ho dato l’idea?
Poi sono finito nell’abbraccio del Femtolaser vero e proprio.
Sguardo fisso, l’oculare è stato inondato di liquido che ha “affogato” l’occhio.
In questo momento il dispositivo disponeva dei parametri già rilevati dal chirurgo in una visita fatta giorni prima. I dati erano stati memorizzati nell’apparato.
Ecco attivarsi un fascio di luce focalizzata che ha iniziato una mappatura in tempo reale della struttura dell’occhio.
Vedevo luci vaganti e piroettanti di color verde.
Poi l’avviso: si cominciava con la fase chirurgica vera e propria della durata 45 secondi. Sembrano pochi, ma dovendo subire quel trattamento ho avuto l’impressione che non finissero mai.
Prova di come, almeno mentalmente, il tempo sia veramente relativo.
Le lucine erano cambiate da verdi ad ambra. Il laser reticolava il mio vecchio cristallino, lo “affettava”, lo sminuzzava, se così posso dire.
Sensazioni?
Nessuna.
Vedevo solo questo spettacolo di lucine. Micro fuochi d’artificio monocromatici.
Alla fine di questa prima fase, alzandomi dal lettino, dall’occhio colpito dal laser vedevo solo colori sfumati, forme indistinte e non comprensibili, null’altro. Il cristallino era stato, come posso dire… demolito.
Da lì il trasferimento nella vera e propria sala chirurgica per la seconda fase.
Disteso sul letto chirurgico, l’occhio del tutto addormentato, non mi sono accorto neppure dell’applicazione del divaricatore che tiene aperte le palpebre esponendo in fuori il bulbo oculare.
Non sentivo nulla.
Avevo solo una larvata idea di quello che stava accadendo perché ne avevo letto prima.
La sensazione di “frugamento”, aspirazione c’era, ma appena accennata.
Aspirato via il vecchio cristallino e ripulita per aspirazione quella zona dell’occhio, questa era pronta a ricevere la lente intraoculare premium!
Nel mio caso, una lentina refrattiva Johnson & Johnson MedTech della serie Tecnics PureSee IOL. Quindi, una qualità visiva paragonabile alle lenti monofocali, un’ottima messa a fuoco per le osservazioni da lontano, intermedio, vicino, capacità di migliorare parecchio il contrasto dell’immagine in fasi di scarsa illuminazione. In caso si presentasse, anche bassa disfotopsia.
Disfotopsia - aloni fantasma o cristallizzati osservando fonti luminose, fari, lampade dei lampioni e simili, oppure ombre sottilissime ad arco nel campo visivo estremamente periferico - la capacità visiva non ne risente per nulla - solo il 2% degli operati continua a manifestare alcuni di questi sintomi a un anno dall'intervento (lo 0,13-1,5% per le ombre laterali). Sono fenomeni passeggeri.
Lo sbalordimento è arrivato a intervento finito.
Ci vedevo. In maniera limpida, da subito.
Unica raccomandazione che mi hanno ripetuto prima che uscissi dalla clinica è stata che portassi degli occhiali da sole durante il percorso di ritorno a casa.
No bende o altro che potesse poggiarsi o comprimere l’occhio.
In dotazione ho ricevuto una conchiglia in plastica trasparente da applicare sull’occhio durante la notte: dovevo evitare che poggiandomi sul cuscino lo comprimessi o che nel sonno potessi sfregarmelo con le dita. Tutto questo per una decina di giorni.
Due serie di gocce da applicare ogni quattro ore per i primissimi giorni, un’antinfiammatorio e un antibiotico. Poi ogni cinque ore. Sera e mattina pulire delicatamente l’esterno con particolari garze imbevute che si prendono in farmacia.
Ma questa è stata anche la fase della meraviglia.
Confrontavo continuamente la capacità visiva dell’occhio destro operato con il sinistro ancora da trattare.
Differenza abissale tra i due.
Nell’occhio “vecchio” durante il confronto, i bianchi mi apparivano con una sfumatura quasi ambra, le immagini meno luminose e poi permaneva il ritardo di messa a fuoco passando dalla vista da vicino a quella da lontano.
L’occhio operato invece mi restituiva bianchi luminosi, brillanti e candidi, mi dava un contrasto superlativo nelle immagini e i colori ben più saturi.
Nessun problema di messa a fuoco fra vicino e lontano.
Le due settimane in cui ho vissuto queste differenze sono state anche le più impegnative e fastidiose.
Non potevo stare a lungo sullo smartphone, lavorare al pc altrimenti avevo fastidio anche nel riprendere la visione da lontano. Le differenti visioni dei due occhi si mescolavano.
Il 13 febbraio sono stato operato anche all’occhio sinistro.
È stata la mia rinascita visuale.
Ho iniziato a vedere ottimamente con entrambi gli occhi.
Per la vista da vicino sono passato da occhiali +3 a +1,5 ma al computer non ho più bisogno di usarli.
Undici decimi nella vista da lontano.
Ho dovuto diminuire la luminosità dei televisori perché mi sembrava troppo violenta. Anche le lampadine dei vari ambienti domestici sembrano dare più brillantezza alle stanze. Il grande specchio del bagno principale acceca con la sua cornice accesa (cambio lampadine?). Ho dovuto abbassare anche la luminosità dello schermo del mio iPhone.
Durante la manutenzione degli occhi subito dopo l’intervento
Quando mettevo le gocce poteva manifestarsi la sensazione di un bruscolino fastidioso nell’occhio.
Nei giorni successivi, in frazioni del campo visivo poteva interferire la comparsa di simil-nuvolette trasparenti: come mi è stato spiegato, l’umor vitreo si doveva assestare. Momenti passeggeri ormai in quasi totale estinzione.
Probabilmente sono tornato a vedere come quando avevo tre anni, cinque, venti anni o giù di lì.
Risultato, particolarmente invidiabile.
Che ne dite?
Buona visione a tutti.
