“Chiedo che le mie spoglie mortali riposino aspettando il giorno della risurrezione nella Basilica Papale di Santa Maria Maggiore. Desidero che il mio ultimo viaggio terreno si concluda proprio in questo antichissimo santuario Mariano”. Questo passaggio si trova nel testamento di Papa Francesco. Sono parole che evidenziano un cambiamento netto nelle fasi che precedono e concludono il ricovero delle spoglie papali nel loro riposo definitivo sulla Terra.
Tutto si sta svolgendo in queste ore.
Il Pontefice ha poi concluso il suo testamento con una frase emblematica, “La sofferenza che si è fatta presente nell’ultima parte della mia vita l’ho offerta al Signore per la pace nel mondo e la fratellanza tra i popoli”.

Diversi i punti predisposti da Papa Francesco, tutti mirati a rendere i funerali più da uomo vicino alla gente, non un’icona, improntando il procedimento a soluzioni più semplici pur fondendole a prassi antiche, plurisecolari, previste nello Stato della Chiesa per i funerali di un Papa. Tutto secondo la sobrietà prevista dall’Ordo Exsequiarum Romani Pontificis approvata nella sua ultima stesura un anno fa circa da Papa Bergoglio.
Messa solenne per i funerali del Pontefice fissata a sabato 26 aprile, dalle ore 10, primo giorno dei Novendiali. Avverrà sul sagrato della Basilica di San Pietro. Il rito sarà presieduto dal cardinale decano Giovanni Battista Re. Sulla bara, deposta davanti all’altare sarà posato il libro dei Vangeli.
Tra i capi di stato e di governo presenti, i reali del Belgio, Filippo e Mathilde, quelli della Spagna, Felipe e Letizia, il principe di Monaco Alberto II. Il principe William parteciperà in rappresentanza di re Carlo. E ancora, i presidenti Volodymyr Zelensky, Donald Trump, Luiz Inácio Lula da Silva, Emmanuel Macron, Javier Milei, Frank-Walter Steinmeier, Andrzej Duda, Ilie Gavril Bolojan, il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il premier britannico Keir Starmer.
Nei giorni precedenti alla Messa del 26 aprile, la Basilica di San Pietro resterà aperta per consentire ai fedeli di rendere omaggio e rivolgere una preghiera alla salma del Pontefice. Questi gli orari:
- mercoledì 23 aprile dalle ore 11 alle 24;
- giovedì 24 aprile dalle ore 7 alle 24;
- venerdì 25 aprile dalle ore 7 alle 19.
(AGGIORNAMENTO!): viste le lunghe file, la Basilica rimane aperta a oltranza, senza limitazioni orarie per dare l’ultimo saluto a Papa Francesco.

“Nel Nome della Santissima Trinità. Amen. Sentendo che si avvicina il tramonto della mia vita terrena e con viva speranza nella Vita Eterna, desidero esprimere la mia volontà testamentaria solamente per quanto riguarda il luogo della mia sepoltura. La mia vita e il ministero sacerdotale ed episcopale ho sempre affidato alla Madre del Nostro Signore, Maria Santissima. Perciò, chiedo che le mie spoglie mortali riposino aspettando il giorno della risurrezione nella Basilica Papale di Santa Maria Maggiore. Desidero che il mio ultimo viaggio terreno si concluda proprio in questo antichissimo santuario Mariano dove mi recavo per la preghiera all’inizio e al termine di ogni Viaggio Apostolico ad affidare fiduciosamente le mie intenzioni alla Madre Immacolata e ringraziarLa per la docile e materna cura”.
Fatto praticamente unico da tre secoli circa a questa parte, periodo temporale in cui Papa Francesco è il primo a non essere sepolto nella basilica di San Pietro.


Ma la novità non è solo questa.
Vado con ordine partendo da fasi già accadute e/o in corso fra antico rituale ed esigenze attuali volute per confermare un chiaro messaggio di semplicità e maggiore vicinanza con la gente.
Innanzitutto c’è una prassi consolidata nella storia per accertarsi che un Papa sia realmente defunto.
Oltre alla naturale certificazione di morte da parte dei medici, c’è una figura chiave che ha lo stesso compito anche se con prassi secolare diversa. È il Cardinale camerlengo, dal latino medievale camarlingus, a sua volta dal franco kamerling-“addetto alla camera o fisco del sovrano”, amministratore finanziario della Santa Sede e vicario del Papa in periodi di impedimenti gravi o della cosiddetta Sede Vacante.
Il Camerlengo, Cardinale Kevin Joseph Farrell, deve prendere un martelletto e battere per tre volte sulla fronte di Papa Francesco. Si tratta di un’antica prassi per verificare l’assenza di reazioni dal corpo sancendone la fine della vita.
Ma non è finita qui…
Sempre lo stesso Cardinale deve scuotere con dolcezza le spalle del Pontefice chiamandolo per nome di battesimo che è quello più profondamente presente nella memoria di ogni persona, quindi anche di un Papa.
In assenza di reazioni viene pronunciata la formula Vere Papa mortuus est-Il Pontefice è davvero morto. In questo modo il Camerlengo sancisce la morte del Santo Padre.
A questo punto si passa a sfilare l’Anello Piscatorio dal dito del Papa, l’anello col sigillo papale procedendo poi a sfregiarne l’effigie (in origine lo si distruggeva) per evitare che possa essere utilizzato da altri stabilendo ulteriormente la fine del Pontificato.
“Chiedo che la mia tomba sia preparata nel loculo della navata laterale tra la Cappella Paolina (Cappella della Salus Populi Romani) e la Cappella Sforza della suddetta Basilica Papale come indicato nell’accluso allegato. Il sepolcro deve essere nella terra; semplice, senza particolare decoro e con l’unica iscrizione: Franciscus. Le spese per la preparazione della mia sepoltura saranno coperte con la somma del benefattore che ho disposto, da trasferire alla Basilica Papale di Santa Maria Maggiore e di cui ho provveduto dare opportune istruzioni a Mons. Rolandas Makrickas, Commissario Straordinario del Capitolo Liberiano”.
I funerali e il periodo post inumazione prendono un periodo che ha il nome di Novendiali, dal latino, “nove giorni”, momento in cui la Chiesa è in lutto e con messe quotidiane celebra la morte e il passaggio di Papa Francesco alla Casa del Padre.
Come descritto dall'Enciclopedia Treccani il Novendiale è il periodo di lutto, presso i Romani, che durava 9 giorni dal banchetto funebre e terminava col sacrificio ai Mani del morto, con una cena e giochi. Si chiamò novendiale sacrum la festa di 9 giorni indetta in espiazione di un prodigio.
Nella Chiesa cattolica, Novendiali, i funerali per il pontefice defunto, il nono giorno dopo la morte.
L’ultimo giorno dei Novendiali, il 12esimo o il 13 esimo dopo la morte del Papa, vede la Messa finale con la partecipazione di tutti i cardinali che compongono il Collegio Cardinalizio. Tra loro i cardinali al di sotto degli 80 anni che comporranno il Conclave.
Intanto, il corpo del Pontefice passa dalla cappella di Santa Marta (non come in precedenza dalla camera privata) alla Basilica di San Pietro.

Semplicemente abbigliato, così è apparso il suo corpo, sobriamente preparato, un rosario fra le mani e una casula rossa, per sua volontà nessun rialzo o baldacchino. Cambiamento anche per le bare, passate da tre a una. Eliminazione delle tradizionali tre bare di cipresso, piombo e rovere: adesso un’unica bara di legno e in quella interna di zinco.
Tutto avviene secondo l’Ordo Exsequiarum Romani Pontificis approvata poco meno di un anno fa, il 29 aprile 2024, dallo stesso Bergoglio, attuata dall’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice.
Come sottolineato dall’arcivescovo Diego Ravelli, Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie, il rito doveva essere adattato secondo volontà di Papa Bergoglio in modo che “le esequie del Vescovo di Roma esprimesse meglio la fede della Chiesa in Cristo Risorto. Il rito rinnovato, inoltre, doveva evidenziare ancora di più che le esequie del Romano Pontefice sono quelle di un pastore e discepolo di Cristo e non di un potente di questo mondo. La struttura interna delle stazioni (cappella privata di Casa Santa Marta, Basilica di San Pietro e luogo di sepoltura) e dei testi è stata rivista alla luce dell’esperienza maturata con le esequie di San Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, dell’attuale sensibilità teologica ed ecclesiale e dei libri liturgici recentemente rinnovati”.
Quindi un’unica traslazione in San Pietro, chiusura della bara e Messa esequiale. Nella Basilica Vaticana il corpo del Papa defunto è esposto direttamente nella bara, “non più su un alto cataletto”.
Seguendo il Caeremoniale Episcoporum per le esequie del vescovo diocesano, non sarà posto accanto alla bara il pastorale papale.
Semplificazione anche dopo la tumulazione nel periodo novendiale: snellite le Messe in suffragio del Papa defunto celebrate per nove giorni consecutivi iniziando dalla Messa esequiale.
I cardinali votanti che in Conclave sceglieranno il successore di Papa Francesco
Sono 135 i cardinali elettori che si chiuderanno in Conclave su un totale di 252. Avranno diritto al voto solo coloro che il giorno prima della morte del Santo Padre non avevano compiuto gli ottant’anni. Dovrebbe mancare il cardinale spagnolo Antonio Cañizares, arcivescovo emerito di Valencia, bloccato da motivi di salute.
Il Il 70 per cento dei porporati con diritto di voto è stato nominato da Papa Francesco.
Sul totale dei votanti, 59 cardinali sono europei (19 italiani), 37 invece dalle Americhe, nello specifico 16 dall’America del Nord, 4 da quella centrale e 17 dall’America del Sud.
Poi i 20 cardinali dall’Asia, 16 dall’Africa e 3 dall’Oceania.
In bilico due posizioni.
– Il più giovane dei cardinali elettori è l’ucraino Mykola Byčok, 44 anni, eparca dei Santi Pietro e Paolo di Melbourne degli ucraini in Australia.
– Al lato opposto, il più anziano, è Carlos Osoro Sierra, arcivescovo emerito di Madrid, 80 anni da compiere il 16 maggio.


Dall’ultimo Conclave e da quello che elesse Ratzinger come successore di Papa Giovanni Paolo II, molti cardinali sono morti. Ben 116 sono defunti dall’elezione di Papa Bergoglio, mentre 99 hanno superato gli 80 anni.
Tre, compresi due elettori, non sono più cardinali.
Durante il suo pontificato Papa Bergoglio ha nominato 133 cardinali. Di questi 103 sono elettori.
Le più diverse anime compongono il gruppo di cardinali elettori e fra i più “papabili” ecco comparire l’italiano Pietro Parolin, 70 anni nato a Schiavon in Veneto il 17 gennaio 1955. Dal 2013 segretario di Stato della Santa Sede, estremamente vicino a Papa Francesco. È stato il capo della diplomazia della Santa Sede durante il pontificato di Bergoglio e come “cardinale elettore anziano” guiderà le operazioni di voto al Conclave visto che il cardinale decano Giovanni Battista Re e il cardinale sottodecano Leonardo Sandri non saranno elettori perché hanno superato l’età di ottant’anni.
Si potrebbe ripetere quanto accadde nel 2005 con Joseph Ratzinger: entrò in Conclave da decano e ne venne fuori Papa.
Di contro, in campo avverso, c’è lo statunitense Raymond Leo Burke, 76 anni, forte conservatore e grande oppositore – se non nemico – di Papa Bergoglio.






Ma su questa fase del conclave ci sarà modo di scrivere ampiamente.
Tra i “papabili” metterei pure il cardinale Matteo Maria Zuppi, nato a Roma l’11 ottobre del 1955, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, uomo in perfetta linea con Papa Francesco che ha ha rievocato tramite le tante visite del Pontefice “in luoghi di tanti santi e presenze importanti nella Chiesa italiana, che ha indicato come luoghi da cui ripartire, per una Chiesa che parla a tutti, che va incontro a tutti, che comunica con gioia il suo Vangelo”. Zuppi ha poi ringraziato Dio “per gli infiniti doni” giunti alla Chiesa e a tutti attraverso Papa Francesco, “le sue parole, la sua presenza, il suo sorriso, la sua visita, le sue correzioni, le sue insistenze”, fino agli ultimi momenti del Pontefice, la visita al carcere di Regina Coeli, l’“essere misericordia verso i più vicini e verso tutti”, “andare in mezzo alla gente”. E ancora Zuppi sul Papa, “ha speso fino alla fine tutto della sua vita, con tanta libertà evangelica perché legato al Vangelo. Senza supponenza, scegliendo la semplicità”, con le sue parole e i gesti “continua ad indicarci la via”, ha proseguito fino alla fine, “a riaccendere la gioia, a rimettere al centro le parole di Gesù, il kerygma, liberandolo da tante glosse personali e ecclesiastiche che lo rendono inefficace, tanto da non parlare più al cuore”.
Il cardinale Zuppi fu aspramente criticato e attaccato da un vescovo scomunicato, complottista, no-vax, “sponsor” del gruppo QAnon, Carlo Maria Viganò, che ne avversava il progressismo, l’apertura all’accoglienza degli immigrati irregolari, l’inclusività e le posizioni non tradizionaliste nei confronti dei musulmani e della comunità LGBT. Stessi motivi (e altri ancora) che portarono Viganò ad avversare violentemente anche Papa Francesco.
Già molte testate giornalistiche stanno comunque tracciando la mappa degli schieramenti cardinalizi e dei candidati che potrebbero essere i più probabili, futuri pontefici. Oltre ai precedenti tre nominati c’è anche Fridolin Ambongo Besungu, 65 anni, nato a Boto nella Repubblica Democratica del Congo.
Oppure il filippino Luis Antonio Gokim Tagle, 68 anni, nato a Manila.
E ancora il sessantenne Pierbattista Pizzaballa, nato a Castel Liteggio-Cologno al Serio (Bergamo), creato cardinale da Papa Francesco nel 2023, primo Patriarca latino di Gerusalemme a ricoprire questo ruolo, una delle figure chiave nel panorama Israele-Gaza, il primo a risiedere in Israele.
Vedremo come andrà a finire.
Difficile che il prossimo Santo Padre possa riportare la figura del rappresentante di Cristo sulla Terra ad antichi costumi e atteggiamenti, a posizioni fortemente ortodosse-conservatrici, ai velluti porpora, alle scarpette preziose, agli ori ostentati.
Servono altri contenuti ed una forte comunanza col popolo di Dio.
Comunque, fino al momento dell’elezione del nuovo Papa è il collegio cardinalizio a dirigere la Chiesa.
