Verso il il 267º Papa. I cardinali – elettori e non – sono presi in serrati incontri, ancora di più durante i Collegi cardinalizi, assemblee che vedono tutti gli elettori riuniti periodicamente prima del Conclave. Fin dall’inizio non si fa altro che dire e scrivere, “non si conoscono“, quindi devono parlarsi. Ognuno deve capire chi sono gli altri colleghi, individuare le figure chiave e come si stanno muovendo.
Il Conclave è vicino, fissato per il 7 maggio, prima votazione alle ore 16,30. Non c’è molto tempo.
(immagine in apertura, una delle tantissime riprese da droni e fotografi durante i funerali sul Sagrato della Basilica di San Francesco – Vatican News)





Primo punto da evidenziare: ormai i cardinali si conoscono già a sufficienza per le attuali e future manovre. I confronti e le riverenze sono già state abbondantemente fatte.
133 cardinali elettori, due hanno rinunciato per importanti motivi di salute, i cardinali Antonio Cañizares Llovera e John Njue. Arrivano da 71 paesi e 12 di queste nazioni sono rappresentate per la prima volta in Conclave: Haiti, Capo Verde, Myanmar, Repubblica Centrafricana, Papua Nuova Guinea, Svezia, Lussemburgo, Ruanda, Timor Est, Tonga, Singapore, Paraguay, Sudan del Sud, Serbia.
Il loro conoscersi reciproco sta avvenendo da quando sono giunti a Roma. Lo hanno fatto e lo stanno continuando a fare cercando di farsi largo fra idee, strategie e le inevitabili correnti che li raggruppano: progressisti o conservatori, continuità o discontinuità con Francesco?
Sembra di avere a che fare con partiti politici.
I passi percorsi in questi giorni dai “prìncipi della Chiesa” sono un’elaborazione della rotta da seguire per la scelta del nome, per definire i princìpi che il nuovo Papa dovrebbe incarnare.
Chi di loro sarà il più adatto a essere Pontefice seguendo questa rotta, la più adatta ai tempi e alle necessità della Chiesa?
Il dubbio inevitabile: quante rotte desunte dal Vangelo e di rapporto con la gente verranno elaborate?
La prosecuzione della strada percorsa da Papa Francesco sembra scontata, ma non ne sarei così sicuro.
Spesso i porporati, chiusi fra loro per la scelta del nuovo Pontefice, hanno smentito ogni previsione, hanno scardinato ogni tendenza iniziale.
Se oggi esiste un dato certo è che i cardinali non escogiteranno un solo modello episcopale che faccia riconoscere un unico futuro Papa.

Dalle varie sessioni del Collegio cardinalizio i porporati verranno fuori con più modelli adatti a differenti figure di Papa. Inutile illudersi.
Correnti e sotto correnti, tanti modelli per quanti saranno i modi di vedere la Chiesa di domani, quella che dovrà proseguire nel Mondo.
Alla fine, è vero oltre che necessario, vincerà il modello maggioritario, per adesso però non c’è unanimità, non esiste una stragrande maggioranza. Lo credo fortemente.
Che lo Spirito Santo li guidi più che in precedenti conclavi. Batta un colpo d’ali più deciso perché i fatti sono ben diversi da quanto traspare, a dispetto dell’immagine di coesione che intendono dare e a differenza dell’idea di dialogo franco, deciso e pacato che fanno trasparire.
Si continua a pagare il prezzo del cambiamento, del nuovo volto della Chiesa.
Come per ogni evoluzione dinamica, le reazioni anche violente si manifestano al manifestarsi di ogni mutazione, soprattutto in seno al più antico ente-organismo esistente sulla Terra, la Chiesa. Mutazioni molto contrastate quella appena accennata da Papa Giovanni Paolo I, la successiva fortemente accelerata da Papa Giovanni Paolo II e quella grandemente caratterizzata e incisiva di Papa Francesco.
Proprio perché così antica, la Chiesa è dotata di enorme inerzia.
Difficile darle rotte diverse per evitare collassi e arenarsi, altrettanto complesso cambiarne velocità. Senza snaturare il Messaggio di Cristo, s’intende, semmai per rafforzarlo e liberarlo da orpelli.
A questo punto bisognerà vedere se in Conclave la maggioranza dei due terzi dei votanti sarà disponibile in fretta, altrimenti si andrà avanti una votazione dietro l’altra.
Oserei dire che si potrebbe andare avanti per sfinimento.
Spero di essere smentito dai fatti e che i cardinali utilizzino al meglio questi giorni che precedono la loro reclusione nella Cappella Sistina.
Del resto Albino Luciani-Papa Giovanni Paolo I fu scelto dal Conclave del 1978 dopo quattro votazioni avvenute nello stesso giorno. Anche il voto che decise l’elezione di Eugenio Pacelli-Papa Pio XII nel 1939 si era concluso dopo appena tre scrutini e un giorno di votazioni. Pure Joseph Ratzinger-Papa Benedetto XVI a Conclave 2005 appena iniziato, fu eletto al secondo giorno e dopo quattro scrutini.
Spero che i portatori della porpora confermino il detto “Collegi lunghi conclavi brevi” e che decidano per una Chiesa serenamente e decisamente accogliente, libera dai velluti, dalle scarpette rosse, dai pesanti ori e dalle corone preziose.
Una Chiesa più vicina all’uomo della strada, come da rotta segnata dalla Parola di Cristo due millenni fa.
Si ritirino invece e restino nelle loro diocesi gli affezionati ai lunghissimi e preziosi strascichi porpora cardinalizi.
Che stiano lontani coloro che confondono la spiritualità e la Cristianità con i cappelli a larghe tese e le piume rosse, con le costosissime babbucce rosse, con le pietre preziose su crocifissi, su mitrie e su pastorali-scettri e con la necessità di giovani messi a brandire flabelli in piume di struzzo.
Il Pontefice di Roma e del Mondo, il successore di Pietro, deve essere ben altro.


