Corte dei Conti: non funziona il Fondo per il credito alle vittime di mancati pagamenti

Un bilancio sconfortante per uno strumento vitale dedicato a imprese e professionisti. Per comprendere la situazione la Corte dei Conti ha analizzato il periodo che va dal 2016 a gennaio-ottobre 2020. Il risultato finale è stato deludente: solo un quarto dei richiedenti è riuscito a ottenere l’aiuto finanziario previsto per legge.

Tanto per capirsi, se un’impresa ha lavorato ma non è stata pagata da un cliente che, per esempio, è imputato in procedimenti penali per i reati previsti dalle norme, l’azienda creditrice dovrebbe essere protetta da un Fondo appositamente istituito per ripristinare la liquidità di piccole e medie imprese che non sono state pagate.

Ebbene, questo Fondo ha funzionato molto male e spesso ha fallito il suo obiettivo anche se da gennaio a ottobre 2020 c’è stato un evidente miglioramento.

Non basta quindi la crisi-Covid di oggi a mettere in ginocchio il settore imprenditoriale, ma questo si trovava già in situazione precaria da quattro anni in casi critici con mancanza di liquidità per situazioni esterne, come quando ha avuto a che fare con committenti che non hanno pagato.

Il Rapporto della Corte dei Conti (link per scaricare il documento pdf) traccia un quadro molto chiaro: “Il Fondo per il credito alle aziende vittime di mancati pagamenti, istituito dalla legge di stabilità per il 2016, nell’ambito degli interventi a sostegno delle piccole e medie imprese con lo scopo di ripristinarne la liquidità, in caso di inadempienza da parte di soggetti debitori nell’attività di impresa, imputati in procedimenti penali per i reati previsti dalle norme istitutive, non ha funzionato in modo efficiente”.

E ancora, “L’intervento del legislatore nel 2019 (d.l. n. 34/2019, conv. da l. 58/2019) ha fatto registrare una ripresa contenuta che, se da un lato fa ben sperare, dall’altro rende evidente la necessità di un’approfondita analisi costi-benefici, dal cui esito positivo far discendere un ripensamento complessivo del meccanismo di funzionamento del Fondo in termini organizzativo-procedurali. Ciò anche in vista di un coordinamento con gli altri strumenti messi in campo dal legislatore con analoghe finalità di sostegno di un settore, come quello delle piccole e medie imprese, assai rilevante nel sistema produttivo nazionale, particolarmente nell’attuale contingenza di crisi economica dovuta all’emergenza Covid-19”.

I dati emersi dall’analisi sviluppata dalla Sezione del controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato nella relazione sul “Fondo per il credito alle vittime di mancati pagamenti (2016-2020)” approvata con deliberazione n. 12/2020/G, mostrano un numero di istanze pervenute nel periodo di funzionamento da marzo 2017 fino ad ottobre 2020, davvero esiguo (94).

Di queste la metà è stata rigettata, al termine di una complessa e articolata istruttoria.

Meno di un quarto (21) è pervenuto con successo all’emanazione del provvedimento di concessione/erogazione dei finanziamenti agevolati, il cui ammontare complessivo, pari a circa 5 milioni di euro, appare modesto a fronte dei 30 mln di euro stanziati nello stato di previsione del ministero per lo Sviluppo economico per il triennio 2016-2018.

Il Fondo ha cambiato denominazione nel 2019 in “per il credito alle vittime di mancati pagamenti” perché, secondo quanto già accaduto per i Fondi comunitari, è stata ampliata la platea dei soggetti beneficiari ricomprendendo anche i liberi professionisti, “ammessi o iscritti al passivo di una procedura concorsuale, ovvero il cui credito sia stato riconosciuto nell’ambito di una sentenza di condanna per i reati individuati dalle norme istitutive. A queste ultime sono state aggiunte ulteriori fattispecie criminose (reati fallimentari), di cui risultino imputati i debitori insolventi, individuabili anche fra soggetti diversi dalle altre aziende debitrici, purché operanti nell’ambito delle attività d’impresa“.

Il rapporto evidenzia che la situazione dei mancati pagamenti delle pmi nel periodo 2012-2019, mostra un andamento altalenante del valore delle partite non saldate su quelle in scadenza e già scadute (vedi grafico precedente).

La quota di mancati pagamenti nel 2018 ha raggiunto il 15,2 per cento e nel 1° semestre 2019 la quota di fatture inevase è stata pari al 13,4 per cento, contro il 12,5 per cento dello stesso periodo dell’anno precedente; il che corrisponde a dire che 115.000 imprese monitorate avrebbero dovuto a quella data saldare 5,9 mln di euro di debiti.

(link per scaricare il documento pdf della Corte dei Conti e analizzare tutti i particolari)