Qualcosa non funziona sulla rapidità delle vaccinazioni anti Covid-19. Scaricare la responsabilità sui non efficienti contratti europei con le case farmaceutiche, sembra proprio non credibile, né a me né a chiunque sia sano di mente. Il ministro della Salute Roberto Speranza se ne viene fuori con un “Richiami Pfizer (link al sito web Janssen) e Moderna (link Moderna Biotech) dopo 42 giorni. Aifa ha già espresso un parere in questo senso. Si recuperano così due o tre settimane“.
Fino a oggi i richiami per i due vaccini hanno seguito la prassi dei 21 giorni (Pfizer – link al sito web Janssen) e 28 (Moderna – link Moderna Biotech). Ma certo, con l’allungamento dei tempi le statistiche potranno riportare numeri più importanti e corposi di primi vaccinati!.. però i completamente immunizzati ritarderanno a essere “contabilizzati“: lo saranno ben più in là nel tempo. Un gioco di prestigio burocratico che non mi piace per nulla e che non tutela i più deboli o esposti al contrario di quanto decantato dal ministro e dal governo.

Spagna, Francia, Germania e Inghilterra sono più avanti dell’Italia con la campagna vaccinale.
Però il ministro della Salute di noi tutti dice che “il confronto con l’Inghilterra non ha senso. Sono partiti molto prima e hanno più dosi. Con gli altri tre Paesi, invece, siamo allineati: tutti poco sopra le 21 somministrazioni su cento abitanti”.
“Noi, con una media di 310 mila al giorno negli ultimi tre giorni, siamo in crescita – rincara il ministro Speranza – Loro hanno avuto dei picchi molto alti negli ultimi giorni. Per tutti, però, il collo di bottiglia è nella disponibilità di dosi. E quindi, con dieci milioni di vaccini in trenta giorni si può anche toccare un picco, ma poi si rallenta. E questo vale per tutti”.
“Noi dobbiamo accelerare ancora questo è chiaro – dice con speranza… il ministro Speranza – Il lavoro di Figliuolo va in questa direzione. In questo trimestre attendiamo 50 milioni di vaccini. E 7,3 milioni di Johnson & Johnson. Questa settimana arriveranno le prime dosi. Saranno 4-500 mila ad aprile. E 7,3 milioni nel trimestre al momento sono confermate. Quanto ad AstraZeneca, la nostra raccomandazione è sopra i 60 anni. Ora la priorità sono le persone sopra gli 80 anni e poi quelli tra 70 e 80”.
Il problema riguarda questo primo carico di 4-500.000 dosi del vaccino monodose Johnson & Johnson: a chi saranno consegnate?
Stando alle prime dichiarazioni all’inizio di aprile, doveva iniziare la distribuzione J&J alle farmacie intorno al 20 di questo mese (con variazioni da regione a regione) e Zingaretti, presidente della Regione Lazio dichiarò direttamente che quella sarebbe stata la data per le farmacie laziali, vaccini subito dedicati alla fascia d’età dei “vaccinandi” dai 60 anni ai 55 (pur con problemi che ho rilevato intervistando proprio i farmacisti, dialoghi avuti da semplice utente nonché da aspirante vaccinato – leggete il mio articolo a questo link).
Il problema vero è che il primo mezzo milione di dosi del vaccino Johnson & Johnson pare si voglia distribuirlo prioritariamente anche nelle carceri e non nelle farmacie. Di sicuro questo dirottamento dovrebbe avvenire con la quota-dosi del Lazio. Quindi, è tutto da rivedere? Vedo improvvisazione – non poca – con idee che cambiano quasi di giorno in giorno.
Rimanendo al solo caso della Regione Lazio, l’assessore Alessio D’amato, con delega alla Sanità, lo ha dichiarato anche al Corriere della Sera: “In arrivo solo 18.000 dosi (ndR: tra 18 e 19 aprile) Johnson&Johnson nel Lazio, non verrà fatto in farmacia. E basteranno per immunizzare popolazione e agenti carcerari”.
Quindi, invece dell’arrivo di 40.000 dosi J&J sbandierato venti giorni fa dalla stessa Regione Lazio, in realtà ne arriveranno meno della metà.
“Bisognerà capire quanto saranno corpose le prossime forniture. Di certo così le farmacie non possono partire” ha detto ancora l’assessore alla Sanità laziale, amministratore pubblico che, ancora oggi, non ha idea di quante dosi di questo vaccino monodose arriveranno né quando.
Però da questo lunedì 12 aprile sullo spazio web Salute Lazio (ma alle ore 11,37 e ancora dopo, il sito web non si apriva andando in errore, poi si è aperto parzialmente con vari messaggi di errore e pagine incomplete) si dovrebbero aprire le prenotazioni per le vaccinazioni dedicate alle classi d’età 61-60 anni (ma l’apposito tasto non si vede: forse l’assessore con il suo “prossimo lunedì” pronunciato sabato 9, si riferiva a lunedì 19?). Naturalmente, per questi utenti è previsto il vaccino AstraZeneca.
Le mie (e le nostre) perplessità aspettano risposte limpide
Inizio il secondo capitolo si questo mio articolo-riflessione passando direttamente ed esclusivamente alla forma in prima persona sperando di interpretare al meglio le perplessità di molti. Intanto, manifesto i miei dubbi che credo siano molto affini a quelli di tantissimi.
Comprendo che si vogliano tutelare le categorie più a rischio, che si vogliano vaccinare a tutta forza gli over 80 anni, gli over 70 e gli over 60 (questi ultimi, che sono circa 18 milioni, da vaccinare – dicono – entro giugno), i cosiddetti “fragili”, gli operatori sanitari e chi opera in prima fila contro la malattia.
Poi però noto una contraddizione con la dilazione del richiamo per i vaccini Pfizer e Moderna raddoppiando il tempo che deve intercorrere tra prima e seconda dose, quindi raddoppiando il tempo affinché sia assicurata la più alta immunizzazione proprio alle categorie prioritarie.
Poi noto un’altra contraddizione sulla volontà di riapertura del Paese al più presto, da giugno in poi di sicuro -come dicono- con un’aspirazione a un maggio tutto a zone gialle… ma se resteremo ancora così indietro col piano di vaccinazione di massa, come faremo a riaprire? Ma quale immunità di gregge?
Una terza contraddizione sta nelle parole di quello che sembra un ministro Speranza senza speranza: “Quanto ad AstraZeneca, la nostra raccomandazione è sopra i 60 anni. Ora la priorità sono le persone sopra gli 80 anni e poi quelli tra 70 e 80”… però esiste “la possibilità per gli over 60 di presentarsi davanti agli hub vaccinali per farsi immunizzare con AstraZeneca senza prenotazione, con le dosi eccedenti della giornata”. A questo punto mi domando e chiedo: non possono essere allertati gli over 70 già prenotati, quelli che hanno la maggiore priorità tanto sbandierata e fare a loro le dosi avanzate, invece di dare il via libera all’arrembaggio fortunoso degli over 60 aggiungendo un decennio di utenti all’assalto?
Immaginatevi, di sera, le file degli over 60enni speranzosi fuori dai centri vaccinali. Dovrebbero accamparsi là fuori in attesa? Ogni giorno? Oppure extra liste d’attesa da compilare come, dove, quando? Uno scenario non degno di un Paese illuminato, moderno ed evoluto.
Non capisco proprio.
Sono domande e perplessità che girerei speranzoso al ministro Speranza e al presidente del Consiglio Mario Draghi.



