Papa Giovanni XXIII: “Non consultarti con le tue paure, ma con le tue speranze e i tuoi sogni…”

Non consultarti con le tue paure, ma con le tue speranze e i tuoi sogni. Non pensate alle vostre frustrazioni, ma al vostro potenziale irrealizzato. Non preoccupatevi per ciò che avete provato e fallito, ma di ciò che vi è ancora possibile fare”.

Ho sentito improvvisamente il bisogno di citare Papa Giovanni XXIII e così ho fatto. A volte cose piccole mettono in modo meccanismi personali e intimi. Nel mio caso è stato un cosiddetto “ricordo” in Facebook del 27 aprile 2014 in cui scrissi brevemente di lui. Il post però non mi ricorda perché esattamente sette anni fa lo citai, perché lo misi al centro di un brevissimo richiamo.

Di una cosa sono sicuro. Oggi Papa Giovanni XXIII avrebbe vita difficile tra certa popolazione “social”, tra certi “cattolici” frequentatori del web che, come altri, poco o per nulla avrebbero accettato l’atteggiamento e il pensiero del Papa Buono.

S’è perso il concetto del ruolo di molte figure, in questo caso del vero significato, anche sacrale soprattutto per chi ha Fede, della figura di un pontefice, del rappresentante di Cristo sulla Terra, di quanto questo riveste nella religiosità. Perso il concetto intrinseco e spirituale di elezione al Soglio Pontificio.

L’atteggiamento di questo popolo virtuale che critica selvaggiamente al sicuro delle proprie tastiere e smartphone, riduce la figura di un Papa a quella di un giocatore di calcio, di un cantante, di un politico, di un blogger prediligendo un comportamento da tifosi, odiatori (heaters). La libertà di parola è sacra, vero, ma il fondamento di un’idea e di ruoli fondamentali passa in secondo piano, ancora di più se troppo ecumenici, troppo appassionati all’umanità, troppo fuori dal vecchio schema tutto porpore, mantelli, flabelli e ori, da icone immobili.

Comunque, adesso torno alla sostanza vera, alla figura di questo Pontefice.

Angelo Giuseppe Roncalli fu eletto Papa il 28 ottobre 1958. Nato a Sotto il Monte (provincia di Bergamo) il 25 novembre 1881, scelse il nome “Giovanni” come Pontefice anche perché era quello del padre.

Nominato e ricordato come il “Papa buono“, voleva (e operò in questo senso) una Chiesa che era la Chiesa Universale, una piena comunione dei fedeli che credono in Gesù Cristo, quindi l’unione di tutte le comunità cristiane nel mondo.

L’enciclica Pacem in Terris rimane pieno simbolo e traccia vivente del suo concetto di Chiesa e di vita nel mondo, tanto che Giovanni XXIII con questo scritto non si rivolse solo ai cattolici e al clero, ma “a tutti gli uomini di buona volontà“. Un’universalità che comprendeva tutta la Terra, senza distinzioni. Forte il richiamo alla pace e allo stato sociale che, nell’ambito occidentale dell’epoca, aveva ancora ben poco spazio.

Fautore e grande propulsore per il il Concilio Vaticano II (la cui prima sessione iniziò l’11 ottobre 1962) al quale fu assegnata una precisa rotta, la ricerca dell’unità e nella pace del mondo, uno scopo definito nella Bolla d’Indizione Humanae Salutis firmata dal Pontefice il 25 dicembre 1961.

È stato beatificato da papa Giovanni Paolo II il 3 settembre 2000 e canonizzato il 27 aprile 2014, insieme allo stesso Papa Wojtyła, da Papa Francesco.

“Alla Chiesa sta a cuore più d’ogni altra cosa la pace e la fraternità tra gli uomini; ed essa opera senza stancarsi mai, a consolidare questi beni. A questo proposito, abbiamo ricordato i gravi doveri di coloro che portano la responsabilità del potere. Oggi noi rinnoviamo questo appello accorato e supplichiamo i Capi di Stato di non restare insensibili a questo grido dell’umanità. Facciano tutto ciò che è in loro potere per salvare la pace: così eviteranno al mondo gli orrori di una guerra, di cui nessuno può prevedere le spaventevoli conseguenze. Continuino a trattare. Sì, questa disposizione leale e aperta ha grande valore di testimonianza per la coscienza di ciascuno e in faccia alla storia. Promuovere, favorire, accettare trattative, ad ogni livello e in ogni tempo, è norma di saggezza e prudenza, che attira le benedizioni del Cielo e della terra”.

Radiomessaggio di Papa Giovanni XXIII del 25 ottobre 1962, scritto appena prima e già inviato al presidente Kennedy e ai vertici dell’Unione Sovietica in occasione della grande crisi dei missili balistici russi a medio raggio installati a Cuba.

Il messaggio fu una delle sue iniziative precedute e seguite da una serrata attività per la pace tramite canali diplomatici con l’appoggio delle autorità italiane, in primis la presidenza del Consiglio e della rete diplomatica italiana.

Il 27 ottobre 1962, due giorni dopo il messaggio del Papa, il presidente sovietico Nikita Chruščёv inviò al presidente statunitense John Fitzgerald Kennedy la proposta di ritiro delle navi russe da Cuba e lo smantellamento delle installazioni missilistiche da quell’isola.

In cambio Chruščёv chiese il ritiro delle testate atomiche Nato/americane dalla Turchia e dall’Italia. Guarda caso (e non fu un caso) quel giorno a Washington era già presente Ettore Bernabei, inviato dal presidente del Consiglio italiano, Amintore Fanfani che voleva comunicare proprio l’accettazione del ritiro delle testate nucleari USA dal territorio italiano.

Qui in basso il video con quello che da allora viene indicato come il “Discorso della Luna” risalente all’11 ottobre 1962, pronunciato a braccio dal Pontefice. Momento che diede una chiara idea dei pensieri di Papa Giovanni XXIII.

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