Le api, lacrime di Ra: l’Apicoltura, il miele, la cera e l’antica mitologia egizia su questi insetti

Api, miele, cera, punti cardine della preziosità della vita, una realtà dei fatti già ben nota tre millenni prima di Cristo nell’Antico Egitto, tanto che le stesse api erano considerate secondo la mitologia, frutto del divino, lacrime del sommo dio Ra.

L’Ape entrò anche a pieno titolo in quella che era la titolatura dei faraoni, nell’araldica dei sovrani che, come simbolo vivente dell’unione del Paese nilotico, erano definiti dinasticamente come “Colui che appartiene al giunco ed all’ape” o “Colui che regna sul giunco e sull’ape“, nell’antica lingua “n swt bt (nesut byti)“, espressione che, nei fatti, sta per Re dell’Alto (il Sud) e del Basso (il Nord-il Delta del Nilo) Egitto.

Le lacrime del dio Ra, una benedizione per le Due Terre

“Il dio Ra pianse e le lacrime dai suoi occhi caddero a terra e si trasformarono in un’ape. L’ape fece il suo nido d’ape e si diede da fare con i fiori di ogni pianta e così fu fatta la cera e anche il miele dalle lacrime di Ra”.

Questa è una delle storie-legende che popolano un intero universo mitologico dell’Antico Egitto. Le api erano collegate alla rinascita della natura nella stagione del risveglio, la nostra primavera, quindi alle nuove fioriture e conseguente produzione di cera, miele e pappa reale, materie molto utilizzate anche nella farmacia egizia.

Le prime testimonianze umane post raccolta del miele selvatico, quindi di organizzazione dell’apicoltura, della raccolta del miele, della pappa reale e della cera tramite arnie artificiali arriva proprio dall’Egitto, da testimonianze del III millennio avanti cristo (vedi immagini qui sotto).

Le arnie erano, il più delle volte, di forma tubolare, fabbricate in argilla o in fango del Nilo, spesso impilate uno sopra l’altra in modo da essere facili da spostare anche in gruppi. Accadeva pure che questi alveari venissero spostati fra Sud e Nord del Paese, a seconda delle stagioni, consentendo alle api di impollinare i fiori apertisi nei vari periodi dell’anno lungo le differenti latitudini.

Dalle api il miele e la cera: tra l’impiego pratico, quello cosmetico e l’uso religioso

L’ape era preziosa sotto due aspetti e come l’Egitto – diviso in Alto e Basso, definito come Le Due terre – anche aveva una sua ambivalenza: teologica da una parte e per la vita quotidiano dall’altra.

Quindi, questo insetto era riconosciuto come necessario per il benessere ambientale e vegetale, per la produzione di frutti, per il trattamento del corpo e dei suoi malanni. Dall’altra, la cura spirituale, del trapasso, la vicinanza alla divinità, oltre a molti altri aspetti magico-religiosi.

Per questi motivi quell’antico popolo volle celebrare le api come sacre, dono del dio Ra in persona.

Anche il miele, diretta emanazione delle api, aveva una sua ambivalenza, terapeutica, di nutrimento, ma importantissimo anche in riti spirituali-magici, usato pure nell’imbalsamazione-preparazione dei corpi da mummificare, quindi diretti al viaggio ultraterreno.

In quest’ultimo aspetto entra in campo il Natron, miscuglio naturale di cloruro e di carbonato basico adoperato per disidratare i tessuti dei corpi da mummificare. Tale composto chimico aveva anche altri utilizzi: da solo o unito/miscelato a sostanze naturali, alcune tipologie di erbe, di oli e con il miele. Rimedio ottimo contro ulcere, dolori della bocca, delle orecchie e degli occhi per la cui cura era disciolto in colliri. Oppure rimedio per eliminare pustole, vesciche, verruche, foruncoli. Poi rimedi più “spinti”, come nel trattamento di chi era affetto da lebbra, da infestazione dei vermi tenia, da psoriasi, per chi soffriva di tonsillite o di asma.

Il miele era proprio un prezioso dono fatto dagli dei tramite le sacre api: da solo o in combinazione con alcune erbe, era un perfetto antisettico, usato per la cura di ferite favorendo la cicatrizzazione, per malattie varie come quelle all’intestino, le infezioni agli occhi e ai reni.

Molto usato in chirurgia, mentre in odontoiatria se ne faceva un impasto con altri ingredienti per le otturazioni ai denti: un rimedio tra i possibili per riparare un dente era quello di utilizzare una miscela di semi schiacciati, ocra e miele, il tutto ridotto in una pasta da applicare al dente stesso; per il mal di denti, una crema molto densa di sostanze vegetali e minerali macinate e impastate col miele.

Erano tutti rimedi e utilizzi farmacologici descritti in diversi papiri ritrovati, dal papiro Smith di oltre 3500 anni fa a quelli appena più recenti che prescrivono pure l’uso del miele miscelato a carbonato di sodio da applicare nella vagina come anticoncezionale o spermicida.

Miele, olio e latte venivano poi utilizzati in cosmesi per avere una splendida la pelle, per renderla più elastica e distenderla garantendo anche idratazione e nutrimento. Un perfetto trattamento che oggi sarebbe definito con un anglicismo come “Anti-Age” o anti età.

Cera d’api nell’Antico Egitto: tra la metallurgia per creare opere d’arte e la sartoria

Falco in cera d’api destinato alla tecnica della cera persa per produrre una scultura in metallo – da birminghamegyptology.co.uk

La cera d’api era molto utilizzata nella fabbricazione di amuleti, statue e altre creazioni artistiche grazie al sistema della “fusione a cera persa”: venivano costruiti dei modelli in cera e mediante l’utilizzo di stampi refrattari che ne prendevano la forma “in negativo”, messi in forno; la cera si scioglieva, il calco rimasto cavo, induritosi, ne riprendeva le forme da adoperare poi per la colata dei metalli.

Affresco dalla Camera funeraria di Menna, scriba del re. Scena: ritratto di dama con cono di cera d’api profumato sull’acconciatura – XVIII Dinastia, epoca di Thutmosis IV, Tombe dei Nobili, Necropoli Tebana (Luxor, riva occidentale del Nilo)

Da non dimenticare anche il suo utilizzo per le acconciature e per le parrucche mantenendone la piega o per i “coni profumati” posti proprio su queste ultime.

Nel corso della serata o dei ricevimenti questi coni si scioglievano lentamente rilasciando il profumo disciolto nell’impasto che conteneva sostanze grasse, oli, resine, cera d’api e mirra.

Tutto questo porta automaticamente all’uso successivo.

La cera d’api era adoperata anche nell’abbigliamento, ma era un uso riservato alle confezioni per le classi medio-alte fino ai membri della vera e propria corte dei faraoni.

La prova è venuta dallo studio sulla ricca collezione di antichi abiti egizi custodita al Museo Egizio di Torino: di dodici pezzi in lino, sei tuniche sono ancora totalmente integre (risalenti a un periodo fra la V e l’XI Dinastia, quindi tra il 2.700 e il 2.000 a.C.).

A distanza di 4.000 anni e oltre, molti conservano ancora l’originale plissettatura.

La tecnica sartoriale dei sarti dell’epoca riusciva a evitare al massimo le cuciture tra la parte che ricopriva il corpo e le maniche. Scollo a “V” davanti e dietro nella maggioranza dei casi. Abiti appartenuti per la maggior parte a donne di famiglie dominanti.

Uno degli abiti egizi di oltre 4000 anni fa custoditi al Museo Egizio di Torino. Plissettatura conservata grazie alla cera d’api che ha protetto pure il tessuto

Le analisi di laboratorio dell’Università di Torino e dell’Ateneo di Palermo hanno risolto l’arcano. La prima fase è stata portata avanti con indagine tramite spettroscopia infrarossa dei ricercatori chimici torinesi. Qui è stata rivelata la presenza di materiale ceroso. A quel punto bisognava capirne la natura.

Così sono entrati in scena i ricercatori siciliani. Questi esperti hanno utilizzato la spettroscopia di risonanza magnetica nucleare. In tal modo hanno isolato e amplificato il segnale emesso dalla cera d’api.

Come riportato da Sky TG24, “osservando questi tessuti – ha rimarcato Cinzia Oliva, restauratrice di tessuti antichi – si rimane stupiti da come abbiano perfettamente conservato la plissettatura alternata, con metà delle pieghe rivolte verso l’alto e l’altra metà verso il basso, senza quelle lacerazioni che si formano normalmente nelle piegature dei tessuti antichi“.

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5 commenti Aggiungi il tuo

  1. Alessandro Gianesini ha detto:

    Devo ammettere che ci sono rimasto un po’ male, quando invece del toro Api, mi sono trovato a leggere proprio delle api, ma alla fine un po’ di mitologia c’è dentro anche qui, perciò va bene lo stesso. 😀

    Bella disanima, argomento che non conoscevo affatto…

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    1. Giuseppe Grifeo ha detto:

      😄 dai, del Toro Api ne parlerò. Ma delle Api lacrime di Ra la cosa è poco nota: argomento ghiotto (anche per il miele)

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      1. Alessandro Gianesini ha detto:

        Beh, anche il toro è ghiotto, se lo sai cucinare bene… ma non divaghiamo! 🤣

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        1. Giuseppe Grifeo ha detto:

          Solo per averlo pensato, gli antichi egizi ti avrebbero combinato qualcosa 😄😄

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          1. Alessandro Gianesini ha detto:

            Ne sono sicuro, ma confido nel tuo silenzio! 😜

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