Bando agli anglicismi!

Se potessi bandire permanentemente una parola dall’uso generale, quale sarebbe? Perché?

Bandire gli anglicismi. Non eliminerei solo una parola, ma tante ne abolirei. Si tratta di tutti gli anglicismi anche perché nascondono intenzioni/situazioni diverse, a volte concomitanti.

Spesso l’utilizzo di questi termini sta dietro a una forte pigrizia mentale nello sforzo di conoscere bene l’Italiano -senza cercare la perfezione-. Eppure oggi è così facile consultare un vocabolario online. Ad esempio il Treccani, per le definizioni esatte, per le varianti, per le origini dei termini, per sinonimi e contrari: pochi secondi e hai tutto sullo schermo. Non bisogna neppure fare lo sforzo di sollevare fisicamente un grosso volume cartaceo.

Poi c’è il malcelato voler apparire “internazionali” a ogni costo. È comportamento piuttosto provinciale.

Per certi personaggi fa tanto figo lo sfoggio di conoscenza della lingua di Albione in frasi, discorsi e scritti italiani. Accade quindi che quasi in ogni periodo ci infilano un anglicismo. È insopportabile. Capita molto spesso in convegni.

Mi ha fatto tanto ridere una delle tante frasi-esempio comparse su Preply, piattaforma globale di apprendimento delle lingue. L’articolo racconta uno studio sull’uso degli anglicismi nei luoghi di lavoro (i peggiori sul fronte della buona Lingua) e su come alcuni arrivino pure a storpiare delle frasi italiane per accartocciarle con l’Inglese: “Forwardami il pitch che poi ti brieffo”. Ho riso tanto. Sembrano voler creare un linguaggio sacerdotale per iniziati.

Comune a tutti aspetti precedenti può esserci anche la non conoscenza di una regola semplice semplice della nostra Lingua: l’Italiano non accetta il plurale delle parole straniere.

Eppure questi affezionati degli anglicismi sono capaci di dire e scrivere anche stanS, filmS, fanS, partnerS, linkS, meetingS e altre amenità del genere. Quella “S” che non deve comparire in frasi italiane…

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