Re Carlo III del Regno Unito di Gran Bretagna, prima volta che un sovrano britannico si rivolge all’intero Parlamento italiano: il discorso completo

Re Carlo III è proprio il primo sovrano britannico che nella storia si è rivolto all’intero Parlamento italiano. Nell’ambito di questa visita di Stato che è stata il compimento di un invito del Presidente Sergio Mattarella, l’incontro con deputati e senatori italiani è stato nel pomeriggio del 9 aprile nella grande aula della Camera a Palazzo Montecitorio.

Arrivato con la Regina Camilla, Carlo III ha esordito in un Italiano spigliato, spiritoso nelle sue battute in pieno humor inglese più che piacevole, poi la prosecuzione in Inglese.

Questo l’esordio in Lingua Italiana del Sovrano al momento di rivolgendosi ai parlamentari.

“Sono enormemente onorato di essere invitato qui oggi e molto grato al presidente Mattarella per il suo gentile invito a compiere una visita di Stato in Italia. È molto importante per la Regina, e per me, tornare in Italia per la nostra prima visita dopo l’incoronazione. Il momento è ancora più speciale per entrambi, dato che, oggi, ricorre anche il nostro ventesimo anniversario di matrimonio. E, peraltro, spero di non stare rovinando la lingua di Dante… così tanto da non essere più invitato in Italia”.

Estratto con l’intervento di Re Carlo III del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord all’Aula di Palazzo Montecitorio rivolgendosi a deputati e senatori italiani. Da ripresa video della Camera dei Deputati – https://webtv.camera.it/evento/27887

In quel che ha pronunciato nell’Aula di Montecitorio, il Sovrano ha posto l’accento sull’amicizia fra il popolo britannico e quello italiano, a cominciare dall’impresa dei Mille quando le navi inglesi non intervennero lasciandoli passare, con Garibaldi poi celebrato nel 1864 a Londra.
Ha ricordato il tributo di vite nella II Guerra Mondiale, cui adesso cadono gli 80 anni dalla fine, conflitto che vide l’enorme tributo di sangue italiano tra popolo, forze armate e resistenza, sacrificio dei soldati britannici, inglesi, canadesi e del Commonwealth intero.
Tutti uniti nello sforzo comune di vincere il nazifascismo.

Il ricordo delle tragedie di quell’epoca è stato il passaggio naturale di Re Carlo III per connettersi al nuovo pericolo in corso oggi per l’Europa. Il richiamo è a quanto iniziato anni fa in Ucraina ed è ancora in corso:

la pace non può mai essere data per scontata. Il Regno Unito e l’Italia oggi sono uniti nella difesa dei valori democratici che condividiamo”.

L’omaggio agli eroi della Resistenza e della lotta contro le dittature è stato esteso dal Re a tragedie più attuali celebrando per esempio anche Giovanni Falcone. Ha richiamato con le parole quel 1992 quando la Regina Elisabetta II sua madre, visitò Capaci pochi giorni dopo il terribile attentato mafioso: era il 28 maggio di quell’anno, cinque giorni dopo l’assassinio del magistrato, di sua moglie e degli uomini della scorta in quella grande esplosione che fece saltare un intero tratto dell’autostrada A29.

Discorso completo di Re Carlo III del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord

(inizio in Lingua Italiana)
Presidenti del Senato e della Camera dei deputati, Membri del Governo, Senatori, Deputati, Autorità, Signore e Signori:
Sono enormemente onorato di essere stato invitato qui oggi e molto grato al presidente Mattarella per il suo gentile invito a compiere una visita di Stato in Italia.

È molto importante per la Regina, e per me, tornare in Italia per la nostra prima visita dopo l’incoronazione. Il momento è ancora più speciale per entrambi, dato che, oggi, ricorre anche il nostro ventesimo anniversario di matrimonio.

E, peraltro, spero di non stare rovinando la lingua di Dante… così tanto da non essere più invitato in Italia.

(prosecuzione in Lingua Inglese)
Soprattutto, è un onore straordinario essere stato invitato a parlare a tutti voi questo pomeriggio – la prima volta che un Sovrano britannico si rivolge all’intero Parlamento italiano, questa fondamentale istituzione democratica.

L’Italia è, come spero sappiate, un Paese molto caro al mio cuore e a quello della Regina, così come lo è per tanti dei nostri connazionali.

Negli ultimi quarant’anni ho compiuto diciotto visite ufficiali nel Belpaese. È stato uno dei piaceri più grandi della mia vita conoscere questo Paese irresistibile e, da Torino a Palermo, da Verona a Napoli, da Firenze a Trieste, ho potuto imparare un po’ di più su questa nazione e ammirarla sempre di più.

Come ogni vecchio amico, sono stato con voi nei momenti felici e in quelli tristi della vostra vita nazionale. Non dimenticherò mai, ad esempio, la visita a Venezia con la Regina nel 2009, quando vedemmo il magnificamente restaurato Teatro La Fenice – o quella ad Amatrice nel 2017, dopo il tragico terremoto.

Sono qui oggi con un solo scopo: riaffermare la profonda amicizia tra il Regno Unito e l’Italia, e promettere di fare tutto quanto in mio potere per rafforzarla ulteriormente nel tempo che mi sarà concesso come Re.

I nostri legami risalgono a oltre duemila anni fa, a quei visitatori romani che giunsero sulle nostre coste battute dal vento. Furono proprio i Romani a dare ai Britanni l’idea di mettere la testa di un Re sulle monete – e quindi sono loro particolarmente grato…

La mia Incoronazione, nell’Abbazia di Westminster, si è svolta sul celebre pavimento Cosmatesco, realizzato nel 1268 da artigiani britannici e italiani – un ‘impresa condivisa, davvero.

Un altro fondamento nel quale il Regno Unito è orgoglioso di aver avuto un ruolo è il sostegno che il nostro Paese diede all’unificazione italiana. Quando Garibaldi sbarcò vicino a Marsala, in Sicilia, nel maggio del 1860, due navi da guerra della Royal Navy erano lì a vegliare. Garibaldi era, come sapete, molto ammirato nel Regno Unito. Quando visitò il Paese nel 1864 per ringraziare il popolo britannico del sostegno ricevuto, scoppiò una vera e propria “Garibaldimania”. Circa mezzo milione di persone accorsero a salutarlo a Londra. Gli fu persino dedicato un biscotto, il Biscotto Garibaldi – il segno supremo dell’ammirazione britannica! Molti degli eroi dell’unificazione italiana– tra cui Cavour e Mazzini – trascorsero del tempo nel Regno Unito.

Attraverso i secoli, fin da quando i mercanti italiani attraccavano a Southampton nel XIV secolo e i banchieri del Nord Italia si stabilivano in quella strada che ancora oggi si chiama Lombard Street a Londra, i nostri popoli hanno commerciato tra loro, si sono ispirati a vicenda, hanno imparato l’uno dall’altro.

Dalle meraviglie del Rinascimento alla Rivoluzione Industriale, fino ai pionieri della scienza come Guglielmo Marconi che perfezionò il suo genio nel Regno Unito prima di trasformare il mondo. Quasi un terzo delle opere di Shakespeare è ambientato qui in Italia, così come molti artisti italiani hanno tratto ispirazione dal Bardo.

E abbiamo beneficiato enormemente della vostra influenza su ciò che indossiamo, beviamo e mangiamo. Posso solo sperare che ci perdonerete se, ogni tanto, abbiamo “corrotto” la vostra meravigliosa cucina! Lo facciamo con il massimo affetto possibile…

Siamo dunque due popoli e due nazioni le cui storie sono profondamente intrecciate e, naturalmente, con la storia del nostro continente europeo. Siamo, dopotutto, entrambi Paesi europei.

Ieri ho deposto una corona al Milite Ignoto. Sul marmo sono incise parole che ricordano le Forze britanniche che combatterono al fianco di quelle italiane nella Prima Guerra Mondiale. Tra poche settimane celereremo l’ottantesimo anniversario della fine della Seconda Guerra Mondiale in Europa.

Ricorderemo il terribile prezzo della guerra e il prezioso dono della pace. Ad Anzio e a Montecassino lo scorso anno, e in Sicilia l’anno precedente, abbiamo ricordato i soldati britannici e alleati che hanno dato la vita per la liberazione di questo Paese ottant’anni prima, inclusi oltre 45.000 provenienti dalle nazioni del Commonwealth e quasi 30.000 dal Regno Unito.
Mio nonno, Re Giorgio VI, si recò in visita alle truppe britanniche e alleate nel luglio e agosto del 1944, soggiornando presso un quartier generale nei pressi di Arezzo.

Domani, a Ravenna, come Re del Regno Unito e del Canada, avrò il grande onore di commemorare l’ottantesimo anniversario della liberazione di quella provincia, insieme al presidente Mattarella, una liberazione nella quale le Forze britanniche e canadesi svolsero un ruolo fondamentale. E, come Capo del Commonwealth, sarà per me un privilegio particolare ricordare l’apporto indispensabile di tanti soldati del Commonwealth, oltre che di altre nazioni alleate.

E ricordiamo anche le terribili sofferenze della popolazione civile italiana, così come l’eroismo della Resistenza, tra cui Paola Del Din, addestrata dal Special Operations Executive e lanciata con il paracadute per compiere la sua missione in supporto agli Alleati proprio ottant’anni fa, in questo stesso giorno. So che oggi tutti noi pensiamo a Paola, oggi centenaria celebrando il suo coraggio.

(in Italiano)
Permettetemi, anche, di esprimere la nostra profonda gratitudine alle molte centinaia di coraggiosi civili italiani che hanno dato rifugio ai soldati britannici e alleati, rischiando così la propria vita.

(di nuovo in Inglese)
Oggi, purtroppo, gli echi di quei tempi, che avevamo sperato con fervore appartenessero ormai alla storia, risuonano ancora una volta sul nostro continente. Le nuove generazioni possono ora vedere ogni giorno, attraverso i loro smartphone e tablet, che la pace non può mai essere data per scontata. Il Regno Unito e l’Italia oggi sono uniti nella difesa dei valori democratici che condividiamo.

I nostri Paesi sono stati entrambi al fianco dell’Ucraina nel momento del bisogno – accogliendo migliaia di ucraini in cerca di rifugio.
Le nostre Forze Armate operano fianco a fianco nell’ambito della Nato. Siamo immensamente grati per il ruolo che l’Italia svolge nell’ospitare basi fondamentali dell’Alleanza e nel guidare numerose operazioni all’estero.
Tra poche settimane, il gruppo di battaglia Carrier Strike Group della Royal Navy, guidato dalla portaerei H.M.S. Prince of Wales, condurrà esercitazioni congiunte con le Forze Armate italiane nel Mediterraneo, un potente simbolo della nostra cooperazione.

Lo è anche il nostro progetto congiunto di costruire il prossimo caccia di nuova generazione attraverso il Global Combat Air Programme insieme al Giappone. Questo programma genererà migliaia di posti di lavoro nei nostri Paesi e la dice lunga sulla fiducia reciproca che ci unisce. Collaboriamo strettamente anche nell’ambito del G7, come abbiamo fatto durante la Presidenza italiana dello scorso anno, i cui incontri ministeriali hanno stabilito un nuovo record in termini di energia e impegno.

Così come siamo uniti nella difesa dei nostri valori, lo siamo anche nella difesa del nostro pianeta. Dalle siccità in Sicilia alle inondazioni nel Somerset, entrambi i nostri Paesi stanno già subendo gli effetti sempre più devastanti del cambiamento climatico.
L’ultima volta che parlai in questo edificio del Parlamento fu in occasione di una riunione speciale dedicata al cambiamento climatico, quasi non riesco a credere che siano passati sedici anni.

Spero quindi che mi perdonerete se dico che gli avvertimenti che lanciai allora sull’urgenza della sfida climatica si stanno tristemente realizzando…
Le tempeste estreme che un tempo si verificavano una sola volta per generazione sono ormai una realtà annuale.
Innumerevoli specie vegetali e animali preziose rischiano l’estinzione nel corso della nostra vita. La posta in gioco è altissima.

Il patrimonio naturale dell’Italia è ricco di straordinarie meraviglie. L’Italia, infatti, continua ad essere il Paese con il maggior numero di specie animali in Europa.

Forse il più grande poeta di Roma, Virgilio, comprese profondamente il rispetto dovuto alla Natura. Si potrebbe dire che fu il padre dell’agricoltura sostenibile, una causa che ho sostenuto per tutta la mia vita. Nelle Georgiche parlava dell’importanza di rispettare i cicli naturali della terra, del ruolo essenziale dell’impollinazione delle api, della conservazione del suolo e persino del valore del compostaggio e della materia organica! Come ad esempio in questo passo tratto da una nota traduzione italiana del Libro I:
Purché non ti spiaccia saturare i terreni aridi con grasso letame. Così anche mutando coltura i campi riposano e frattanto, sebbene inarata, la terra ti darà il suo frutto”.

È quindi estremamente incoraggiante vedere i nostri due Paesi lavorare insieme per contrastare la perdita di biodiversità e per ridurre le emissioni. Non posso che applaudire gli imprenditori italiani per i loro risultati pionieristici: dalla prima centrale geotermica al mondo alla prima diffusione nazionale dei contatori intelligenti. Questa mattina è stato per me un grande piacere incontrare imprenditori italiani e britannici, la cui collaborazione, innovazione e investimento nella crescita sostenibile sono fondamentali per la nostra transizione energetica. Dal loro successo dipende il futuro di tutti noi.

(in Italiano)
Signore e Signori, al centro di tutto ciò che ho descritto vi è un denominatore comune, un filo conduttore, la nostra risorsa più preziosa: i nostri cittadini.

(in Inglese)
Sono i nostri cittadini e, in particolare, i nostri giovani, che stanno ampliando, tassello dopo tassello, l’elaborato mosaico che costituisce il rapporto tra i nostri Paesi.

Gran parte di questo è merito degli oltre 450.000 italiani che hanno scelto di vivere nel Regno Unito, tra Scozia, Galles, Irlanda del Nord e Inghilterra, così come è merito delle decine di migliaia di cittadini britannici che risiedono in Italia e dei milioni che viaggiano in entrambe le direzioni.
Ci riempie di orgoglio il fatto che Londra sia la città con il più alto numero di italiani residenti all’estero.

I nostri legami commerciali sono fiorenti, dall’energia verde alle scienze della vita, dall’aerospaziale ai servizi.

Il Regno Unito è il quinto maggior investitore in Italia. Lo scorso anno, l’Italia è stata il sesto maggior Paese per numero di progetti di investimento diretto estero del Regno Unito, cifre che parlano da sole.

Le nostre culture continuano ad avere un impatto profondo l’una sull’altra.

Domani, attendo con entusiasmo di vederlo a Ravenna, dove Byron è ricordato con affetto accanto a Dante e di ammirare i meravigliosi mosaici bizantini di quella splendida città. Dove, duecento anni fa, inviavamo poeti, oggi ci deliziamo con la musica gli uni degli altri, che si tratti della meraviglia dell’opera italiana alla Royal Opera House di Covent Garden, o di Ed Sheeran allo Stadio Olimpico.

Signore e Signori,

L’Italia sarà sempre nel mio cuore. Così come fu per la mia amata madre che non dimenticò mai il meraviglioso venticinquesimo compleanno trascorso a Tivoli nel 1951, né la sua visita a Capaci molti anni dopo, nel 1992, quando rese omaggio, pochi giorni dopo il suo assassinio, al vostro leggendario procuratore antimafia, Giovanni Falcone.

(tornando all’Italiano)
Signore e Signori,
i nostri due Paesi si trovano alle estremità del continente europeo.

Il nostro è un insieme di isole spazzate dal vento, il vostro una penisola baciata dal sole.

(di nuovo in Inglese)
Diversi sotto molti aspetti.

Ma credo che, nel corso degli anni, abbiamo scoperto che queste differenze si completano molto bene a vicenda.
Così è stato vero nei secoli passati. E lo è ancor di più oggi.

Che questo sia lo spirito con cui le nostre due nazioni si uniscono per affrontare il futuro.

(conclude in Italiano)
Fiduciosi che, qualunque siano le sfide e le incertezze che inevitabilmente affrontiamo come nazioni, nel nostro continente e oltre, ora e in futuro, possiamo superarle insieme e lo faremo insieme.

E quando lo avremo fatto, potremo dire con Dante: “e quindi uscimmo… a riveder le stelle”.

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