Domenica 8 e lunedì 9 giugno siamo tutti chiamati alle sezioni elettorali per partecipare ai referendum popolari abrogativi. Da tenere presente che andare a votare è un DOVERE CIVICO come indica la stessa Costituzione Italiana. Ogni invito a non andare è da rispedire al mittente, ancora di più se arriva da figure istituzionali.
Per questo referendum abrogativo (propone di eliminare articoli di legge o loro parti) si dovrà rispondere a 5 quesiti.
Quattro di questi, quelli con schede verdi, arancio, grigie e rosse, riguardano la disciplina del lavoro e sono stati promossi dalla Cgil. Il quinto quesito, con scheda gialla, è sulla cittadinanza italiana, promosso da un Comitato con centinaia di associazioni/movimenti civici presieduto da Riccardo Magi, Sonny Olumati e Deepika Salhan.
I seggi saranno aperti:
- domenica 8 giugno dalle ore 7 alle 23;
- lunedì 9 giugno dalle ore 7 alle 15.
I referendum sono stati indetti con decreti del Presidente della Repubblica 25 marzo 2025 (Gazzetta ufficiale, Serie Generale, n.75 del 31 marzo 2025).


Costituzione Italiana
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Art. 48.
Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età.
Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico.
La legge stabilisce requisiti e modalità per l'esercizio del diritto di voto dei cittadini residenti all'estero e ne assicura l'effettività. A tal fine è istituita una circoscrizione Estero per l'elezione delle Camere, alla quale sono assegnati seggi nel numero stabilito da norma costituzionale e secondo criteri determinati dalla legge.
Il diritto di voto non può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile o nei casi di indegnità morale indicati dalla legge.
Nei particolari ecco gli argomenti dei cinque quesiti:
- 1 «Contratto di lavoro a tutele crescenti – Disciplina dei licenziamenti illegittimi: Abrogazione»
- 2 «Piccole imprese – Licenziamenti e relativa indennità: Abrogazione parziale»
- 3 «Abrogazione parziale di norme in materia di apposizione di termine al contratto di lavoro subordinato, durata massima e condizioni per proroghe e rinnovi»
- 4 «Esclusione della responsabilità solidale del committente, dell’appaltatore e del subappaltatore per infortuni subiti dal lavoratore dipendente di impresa appaltatrice o subappaltatrice, come conseguenza dei rischi specifici propri dell’attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici: Abrogazione»
- 5 «Cittadinanza italiana: Dimezzamento da 10 a 5 anni dei tempi di residenza legale in Italia dello straniero maggiorenne extracomunitario per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana».
Memorandum – sono referendum abrogativi.
→ Votando “SI” viene abrogata-eliminata una norma esistente.
→ Votando “NO” si lascia la situazione per come oggi è in vigore.
Per capire meglio, visto che mi sono arrivate domande in merito, faccio degli esempi. Andare a votare significa poter avere diversi comportamenti/opzioni sui cinque quesiti referendari:
- votare tutti SI;
- votare tutti NO;
- votare i quesiti scegliendo in quali dei cinque barrare il SI oppure il NO o lasciare la scheda bianca/non votata.
Per quanto riguarda i quattro quesiti sul mondo del lavoro, i referendum propongono di abrogare quattro punti del cosiddetto Jobs Act, riforma del diritto del lavoro in Italia: fra gli altri punti, contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti e possibilità del datore di lavoro di licenziare anche senza giusta causa. Il complesso di riforme fu proposto nel 2014 da Matteo Renzi durante il governo Letta, poi completato ed emanato con diversi provvedimenti fino al 2016 dallo stesso Renzi come capo del governo.

Referendum abrogativi, 8 e 9 giugno 2025: come funzionano e la validità della consultazione referendaria
Primo punto da rendere chiaro: il voto ai referendum sarà valido solo in un caso, se l’affluenza alle urne supererà il quorum del 50% + 1 rispetto al totale degli elettori con diritto di voto.
Quindi, andate nelle vostre sezioni elettorali e votate, a prescindere dalla vostra scelta.
Personale considerazione in una breve parentesi. Che qualsivoglia forza politica inviti ad astenersi dal voto, la trovo una cosa orribile.
La partecipazione va invece sempre stimolata, i primi a farlo devono essere proprio i politici e i partiti. La libertà vera, l'esercizio e il rispetto dei diritti di noi tutti, NON c'entra nulla con l'assentarsi dalle sezioni elettorali, ma è votare in un senso o nell'altro, oppure votare scheda bianca o annullare la scheda con un proprio messaggio di dissenso, COMUNQUE ESSERCI.
Altrimenti sarete solo dei fantasmi, impalpabili, inesistenti, soprattutto per chi è al potere.
Altrimenti, soprattutto per le prossime elezioni, non si può recitare la parte degli scandalizzati dalla non partecipazione, né dichiararlo su social e giornali come fanno i nostri politicanti. Questi ultimi devono sapersi misurare con la volontà popolare invece di invitare la gente a disertare le urne sperando, come nei referendum, nel non raggiungimento del quorum.
Quindi, al voto!
- Prima di arrivare nella propria sezione elettorale bisogna essere sicuri di portare con sé un documento di riconoscimento valido e la tessera elettorale valida-utilizzabile (con almeno una casella ancora vuota dove l’ufficio elettorale di sezione deve apporre il timbro e la data a voto da voi espresso e a schede inserite nelle urne).
- Possibilità di votare in una sezione elettorale non compresa nel proprio comune di residenza per gli elettori fuori sede che lo sono per motivi di studio, lavoro o cure da almeno tre mesi.
- Diritto di voto garantito anche ai cittadini iscritti all’AIRE-Anagrafe degli italiani residenti all’estero o residenti temporaneamente all’estero da almeno tre mesi per gli stessi motivi descritti nel caso di elettori fuori sede.
- Le schede sono appunto cinque, colorate per differenziarle, all’interno di ognuna il testo con il quesito referendario e le due caselle, quella col “SI” e quella col “NO” tra le quali l’elettore, nel chiuso della cabina elettorale, deve scegliere barrandola con una croce. Questo segno va tracciato con la matita copiativa consegnata dagli scrutatori della sezione elettorale.
Il segno va scritto avendo l’accortezza di non lasciare sotto anche le altre schede: serve a evitare trasferimenti del tratto, anche minimi, nei fogli sottostanti.


Più in basso troverete le immagini/fac-simile delle schede: sono tutte cliccabili per ingrandirle.
Referendum abrogativi, 8 e 9 giugno 2025, quesito 1 – Contratto di lavoro a tutele crescenti – Disciplina dei licenziamenti illegittimi: Abrogazione


(SCHEDA VERDE)
Allo stato attuale oggi in vigore, per le imprese con più di 15 dipendenti, la norma impedisce di reintegrare lavoratori o lavoratrici licenziati in modo illegittimo se questi sono stati assunti a partire dal 7 marzo 2015. Il blocco alla riassunzione avviene anche quando il giudice dichiari ingiusta e infondata l’interruzione del rapporto di lavoro.
Con la vittoria del “SI” tutto verrebbe capovolto, verrebbe abrogato questo punto e si tornerebbe alla situazione preesistente, quindi in tali casi tornerebbe in vigore l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori del 1970, modificato dalla Legge Fornero del 2012.
In breve, varrebbe nuovamente la regola della reintegrazione nel posto di lavoro nei casi più gravi di licenziamento, quelli senza giusta causa o senza giustificato motivo, oggettivo o soggettivo.
Con la prevalenza del “NO” resterà tutto come è oggi.
Referendum abrogativi, 8 e 9 giugno 2025, quesito 2 – Piccole imprese – Licenziamenti e relativa indennità: Abrogazione parziale


(SCHEDA ARANCIONE)
Attualmente la norma impone un limite all’indennità per i lavoratori e le lavoratrici licenziati in modo illegittimo nelle piccole imprese, quelle con meno di 15 dipendenti, un risarcimento che può quindi arrivare alla quota massima equivalente a sei mesi di stipendio. Questo limite è valido anche nel caso in cui il giudice dichiari ingiusta e infondata l’interruzione del rapporto di lavoro.
Con la vittoria del “SI”, l’ammontare dell’indennizzo verrebbe stabilita dal giudice il quale non avrebbe alcun limite da rispettare se non sull’età, sui i carichi economici in famiglia e in base alla forza economica dell’azienda che licenzia.
Con la prevalenza del “NO” resterà tutto come è oggi.
Referendum abrogativi, 8 e 9 giugno 2025, quesito 3 – Abrogazione parziale di norme in materia di apposizione di termine al contratto di lavoro subordinato, durata massima e condizioni per proroghe e rinnovi


(SCHEDA GRIGIA)
Il terzo quesito si occupa dei contratti a termine, oggi stipulabili fino a 12 mesi senz’alcun obbligo da parte del datore di lavoro nel definire causali che giustifichino il lavoro temporaneo, nemmeno in un eventuale giudizio.
Con la vittoria del “SI”, verrebbe nuovamente esteso l’obbligo di indicare il motivo del ricorso ad accordi a termine anche nei contratti che abbiano durata inferiore a un anno cancellando anche la possibilità che le parti individuali coinvolte individuino giustificazioni per la stipula, per la proroga o per il rinnovo di tali contratti: limitato il ricorso agli accordi a tempo determinato.
Con la prevalenza del “NO” resterà tutto come è oggi.
Referendum abrogativi, 8 e 9 giugno 2025, quesito 4 – Esclusione della responsabilità solidale del committente, dell’appaltatore e del subappaltatore per infortuni subiti dal lavoratore dipendente di impresa appaltatrice o subappaltatrice, come conseguenza dei rischi specifici propri dell’attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici: Abrogazione


(SCHEDA ROSSA)
La legge oggi fissa con precisione la responsabilità solidale di committente, impresa appaltante e subappaltatori per quanto riguarda gli infortuni sul lavoro. Sono inclusi i casi di infortunio che colpiscono lavoratori dipendenti dell’appaltatore o del subappaltatore non indennizzati da INAIL e da IPSEMA.
Con la vittoria del “SI”, la responsabilità di questi infortuni verrebbe estesa pure al committente che, in questo modo, sarebbe costretto a risarcire i danni subiti dai lavoratori. Risarcimento dovuto anche nel caso di rischi specifici dell’attività produttiva delle imprese appaltanti o dei subappaltatori.
Con la prevalenza del “NO” resterà tutto come è oggi.
Referendum abrogativi, 8 e 9 giugno 2025, quesito 5 – Cittadinanza italiana: Dimezzamento da 10 a 5 anni dei tempi di residenza legale in Italia dello straniero maggiorenne extracomunitario per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana


(SCHEDA GIALLA)
Questo quinto quesito è incentrato sulla possibilità e sui tempi necessari richieste ai cittadini stranieri per avere la cittadinanza italiana come fissato dalla legge nº 91 del 1992. Nel nostro Paese riguarda circa 2,3 milioni di persone.
Bisogna fare attenzione agli aspetti oggi in vigore.
Oggi gli stranieri maggiorenni adottati da italiani possono richiedere la cittadinanza dopo cinque (5) anni di residenza.
Tutti gli altri stranieri che sono arrivati da paesi esterni all’Unione Europea devono aver risieduto legalmente per almeno dieci (10) anni in Italia per poter fare domanda di cittadinanza (per lungaggini e intoppo burocratici si arriva spesso anche a 13 anni). In quest’ultimo caso, i minori di origini straniere che NON hanno già acquisito la cittadinanza grazie ai genitori (per ius sanguinis), devono prima arrivare a compiere 18 anni e solo dopo presentare la domanda dimostrando di aver sempre vissuto in Italia.
Con la vittoria del “SI”, muterebbe l’articolo 9 della legge 91/1992, punto che stabilisce gli aspetti appena descritti.
Ne verrebbe parzialmente cancellato il comma “b” e tutto il comma “f”.
Come si tradurrebbe in pratica tutto questo?
Per tutti i cittadini stranieri comporterebbe la riduzione da dieci (10) a cinque (5) anni il periodo di residenza legale in Italia, lasso di tempo utile a chiedere la cittadinanza.
La situazione tornerebbe quindi a quel che era stato stabilito in precedenza dal codice civile del 1865 (articoli 4 e 5, presente anche la cittadinanza jure sanguinis per il figlio di padre cittadino). Il diritto di cittadinanza si estenderebbe, appunto, anche ai figli minorenni dei richiedenti.
Resterebbero immutati gli altri requisiti da possedere in tutto il periodo richiesto per poter presentare la domanda di cittadinanza italiana: fedina penale pulita, conoscenza della Lingua Italiana, possesso di un reddito adeguato e pagamento delle tasse in Italia.

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