Non c’è momento più adatto di quello attuale per leggere di nuovo “Il dittatore”, filastrocca/poesia di Gianni Rodari.
(in copertina immagine Freepick)
Prendete questa metafora ideata dal poeta e connettetela a uno dei (purtroppo) tanti personaggi che oggi costellano la realtà del mondo. I dittatori sempre arrabbiati, irascibili, musi e menti volitivi, dita puntate. Nei fatti sono minuscoli pur credendosi immensi, ma diventano realmente invincibili solo in forza del loro seguito suggestionabile, accomodante, remissivo, mercenario, pavido: se pian piano però i tiranni vengono abbandonati dalle loro corti, si afflosciano, restano soli e senza potere, finiscono male. Puntualmente accade.
Leggendo queste poche, deliziose e acute righe, potremmo pure sorprenderci andando oltre la visione storico-politica planetaria. Calate questo ritratto poetico nella nostra più geograficamente limitata esistenza quotidiana: chi ci troverete?

Il Dittatore, il mondo in una pagina, dove le parole vogliono esprimersi e continuare, ma il Punto, vero tiranno, le vuole chiudere, irreggimentare.
É un gioco divertente di Rodari che si rivolge in primis ai bambini per far conoscere il ruolo delle parole e della punteggiatura iniziando dal punto.
Poi è il turno degli adulti.
Qui si fissa l’augurio che il mondo continui a piantare in asso i dittatori-punto proseguendo poi libero sulla pagina della storia umana.
Che questi versi vi strappino anche un sorriso, un momento di divertimento… a me fa di sicuro questo effetto, amo l’agrodolce.
IL DITTATORE
di Gianni Rodari
Un punto piccoletto,
superbioso e iracondo,
«Dopo di me – gridava –
verrà la fine del mondo!»
Le parole protestarono:
«Ma che grilli ha pel capo?
Si crede un Punto-e-basta,
e non è che un Punto-e-a-capo».
Tutto solo a mezza pagina
lo piantarono in asso,
e il mondo continuò,
una riga più in basso.
