Il documento dei desideri, quello dell’Italia e il suo Recovery Plan da presentare poi in Europa fremendo e sperando che non venga bocciato provvisoriamente e rimandato al destinatario (Roma) perché mancante di elementi necessari di controllo e di monitoraggio sull’impiego dei fondi. Un via libera, quello dato al documento, da parte del Consiglio dei ministri, esclusi i due capi dicastero Teresa Bellanova ed Elena Bonetti appartenenti a Italia dei Valori (grafico di copertina e qui in basso da Tgcom24 attualizzato nei valori).

Grazie al contributo dell’Agenzia di Stampa Ansa, ecco qui un riassunto del progetto insieme ai link delle singole parti del Piano e con quest’ultimo termine si intende il “Piano nazionale di ripresa e resilienza” o PNRR.
Come sottolineato nel lancio stampa, il progetto comprende punti che vanno dagli asili nido alla telemedicina, dall’alta velocità al Giubileo, dai pagamenti digitali alle reti 5G. Con una dotazione di oltre 222 miliardi di euro, il Pnrr spazia su ogni ordine di progetti per rendere l’Italia più moderna, più digitale, più verde e più inclusiva.
Detto così lascia un retrogusto di poca concretezza e da lista dei sogni.
Non ho alcuna intenzione di esprimermi in valutazioni e considerazioni varie su alcuni punti, se non in maniera appena accennata. Preferisco mettere nero su bianco quel che è. Lascio al lettore ogni valutazione sui punti che qui sotto elenco, sulla spiegazione di ognuno indicata successivamente, con la possibilità per tutti di leggere le cinque parti del documento con gli appositi link Ansa.
Sicilia, gravi mancanze nelle opere di viabilità e infrastrutturali
Quel che però hanno già fatto risaltare alcune testate italiane, è che progetti strutturali e di viabilità che riguardavano la Sicilia… sono spariti nelle intenzioni di governo. Lo si vede da questo grande piano. La Sicilia rimane isolata dal resto d’Italia: non c’è più menzione dell’Alta Velocità nell’Isola (che invece precede il raggiungimento di Bari e Taranto dalla linea AV Salerno-Napoli). La linea ferroviaria Salerno-Reggio Calabria sarà solo “velocizzata”: descrizione fumosa e ridicola che non occorre neppure “tradurre”: il traffico ferroviario verso Sud viene, ancora una volta, trascurato.
Da “velocizzare” la linea Palermo-Catania-Messina, con l’unica tratta in esecuzione che va da Bicocca a Catenanuova… le altre devono ancora essere progettate (immaginatevi i tempi di realizzazione, visto che in Sicilia molte linee sono ancora a singolo binario, con attuali -XXI secolo- tempi di percorrenza biblici). Del Ponte sullo Stretto di Messina, al di là di quello che si può pensare su questo progetto, non c’è più traccia.
Cosa giunge come realizzazione di progetti e opere in Sicilia? Come sottolineato dal quotidiano La Sicilia, sono state aggiunge tante piccole voci che, anche se le cifre non sono indicate, valgono molto: l’adeguamento della ferrovia Circumetnea, l’elettrificazione del nodo di Catania, l’inserimento nel piano Stazioni al Sud, fondi Fsc per la rete ferroviaria regionale e per i nodi di Palermo e Catania, il collegamento con l’aeroporto di Trapani Birgi e quello col porto di Augusta; il trasporto rapido di massa a Palermo.
Sugli scali portuali, sempre La Sicilia sottolinea che mentre i traffici merci internazionali e il “gigantismo” delle navi cinesi saranno concentrati su Genova, Trieste e il Nord in generale, gli scali del Sud saranno dedicati ai traffici “intramediterranei” e al turismo. Si prevede la valorizzazione delle Zes, l’elettrificazione delle banchine, “infrastrutture resilienti ai cambiamenti climatici” nei porti di Palermo e Catania (inclusi gli ottimi progetti esecutivi del presidente di Palermo, Pasqualino Monti, come i 78 mln per il consolidamento dei moli S. Lucia, Vittorio Veneto e Piave, della diga dell’Acquasanta e del porticciolo dell’Arenella) e l’aumento della capacità portuale di Trapani con 67 mln per il dragaggio (pure questo progetto esecutivo di Monti), e l’efficienza energetica dei porti dello Stretto di Messina.
Particolari generali sul Recovery Plan
Da sottolineare che agli oltre 222 miliardi del Recovery Plan, si devono aggiungere i PON, programmi operativi nazionali, gestiti da alcuni ministeri e agenzie nazionali, i SIE, Fondi strutturali e d’investimento europei (sommati danno 6,9 miliardi di euro), il FEASR, Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (un miliardo), la Programmazione di bilancio 2021-2026 (79,87 miliardi spalmati nei sei anni previsti). Cifre poi polverizzate-distribuite nelle varie voci dei sei capitoli del Recovery.
Da quanto è dato leggere nella lista del Recovery Plan, ecco le sezioni e i danari a loro dedicati:
- la “Digitalizzazione” prevede oltre 46 miliardi di euro per il funzionamento della Pubblica Amministrazione/Giustizia, sistema produttivo e Cultura/turismo (a quest’ultimo che potrebbe e dovrebbe essere una delle maggiori punte produttive del Paese, vanno solo 8 miliardi… fanalino di coda del tutto);
- la “Rivoluzione Verde e transizione ecologica” si prende 68,9 miliardi di euro;
- alle “Infrastrutture, rete stradale e Alta Velocità” rocca la metà del capitolo precedente, solo 32 miliardi (per un paese che deve rivedere molti dei suoi ponti e cavalcavia, che deve riammodernare la rete stradale a qualsiasi livello e completare tratti mai finiti da decenni per mancanze gravi, burocrazia e malgoverno, a cominciare da quelli locali, si dovrà sorvegliare con estrema attenzione visto che questo capitolo non è quello che ha ricevuto più finanziamenti, oltre a non sprecare quanto assegnabile);
- al capitolo “Istruzione” dovrebbero andare 28,5 miliardi di euro da impiegare anche per una migliore formazione degli insegnanti e per il cablaggio delle scuole;
- “Inclusione“, intesa come interesse agli aspetti “donne e lavoro, giovani, famiglie ‘marginali’ con una precisa attenzione alle discriminazioni di genere“, si prende 27,26 miliardi;
- “Sanità“, qui ci sarebbe aspettati uno dei maggiori, se non il più corposo e articolato stanziamento… però qui resta in ballo il discorso dei fondi MES (saranno utilizzati o l’Italia li rifiuta? Per adesso la possibilità è accantonata), così per questo settore della Salute dovrebbero andare solo 19,72 miliardi per l’assistenza di prossimità e la digitalizzazione.
Per osservare e leggere direttamente i documenti del progetto italiano di Recovery Plan, qui di seguito i link Ansa (documenti in formato pdf):
- Bozza Recovery Plan, cover
- Bozza Recovery Plan – Tabella 1
- Bozza Recovery Plan – Tabella 2
- Bozza Recovery Plan – Tabella 3
- Bozza Recovery Plan – Tabella 4
L’Italia e il suo Recovery Plan: maggiori dettagli
Sei le missioni principali che a loro volta raggruppano 16 componenti: Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; Rivoluzione verde e transizione ecologica; Infrastrutture per una mobilità sostenibile; Istruzione e ricerca; Inclusione e coesione; Salute.
Digitalizzazione, da Ciber Security a Giustizia
La missione è suddivisa in tre componenti – PA, sistema produttivo e cultura – per oltre 46 miliardi. Vi rientrano infrastrutture digitali per la raccolta dei dati (con la nascita di Poli Strategici Nazionali), per garantire più servizi digitali, dalla ‘cittadinanza digitale‘ alla digitalizzazione dei pagamenti, ma anche per la cyber security e la gestione di dati sensibili.
Semplificare ed accelerare i processi sono le parole d’ordine per la giustizia, mentre per la digitalizzazione del sistema produttivo, che potrà beneficiare del piano Transizione 4.0, si punta su tecnologie, ricerca, sviluppo e innovazione, reti ultraveloci in fibra ottica, 5G e satellitari. Negli 8 miliardi del capitolo cultura e turismo trovano infine spazio la riqualificazione di borghi, parchi, giardini storici e periferie, un progetto speciale per Roma ‘Caput mundi’ in vista del Giubileo del 2025 e un ‘Progetto Cinecittà’ per il cinema.
Rivoluzione verde, dall’ILVA ai boschi
Ridurre le emissioni, migliorare l’efficienza energetica, proteggere e conservare l’Italia per consegnarla migliore alla Next Generation: territorio, acque, mari, patrimonio culturale e paesaggistico, città e foreste. Alla “Rivoluzione verde e transizione ecologica” è destinata la fetta maggiore di risorse: 68,9 miliardi. Si va dall’idrogeno verde alle energie rinnovabili, dalle ciclovie (con 1.000 km di piste ciclabili in città e 1.626 km di piste turistiche) al rimboschimento fino al riciclo dei rifiuti. In particolare 6,3 miliardi sono destinati a progetti su “Impresa verde ed economia circolare”, 18,2 miliardi a “Transizione energetica e mobilità locale sostenibile”, 29,3 miliardi per “Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici”, 15 miliardi per “Tutela e valorizzazione del territorio e della risorsa idrica”. Rientra anche la decarbonizzazione dell’ex Ilva.
Infrastrutture, Alta Velocità e manutenzione strade 4.0
Con circa 32 miliardi di risorse, l’intervento sulle infrastrutture punta a realizzare un “sistema infrastrutturale di mobilità moderno, digitalizzato e sostenibile”. L’intervento più corposo (28,3 miliardi) è destinato a ferrovie e strade: si punta a rafforzare le grandi linee di comunicazione del Paese, innanzitutto ferroviarie, con un focus sul Mezzogiorno; risorse anche per la messa in sicurezza e il monitoraggio digitale di viadotti e ponti stradali con maggiori criticità. Altri 3,68 miliardi sono per intermodalità e logistica integrata, con investimenti per rendere i porti più competitivi e sostenibili.
Istruzione, da insegnanti e scuole cablate
Colmare il deficit di competenze che limita il potenziale di crescita, migliorare i percorsi scolastici e universitari degli studenti agevolandone l’accesso e rafforzare i sistemi di ricerca e la loro interazione con il mondo delle imprese e delle istituzioni. Sono questi i principali obiettivi del capitolo “Istruzione e ricerca” per il quale verranno stanziati un totale di 28,5 miliardi di euro: 16,7 per il potenziamento delle competenze e diritto allo studio e i restanti 11,7 per la ricerca all’impresa. Per scuola e formazione, tra i principali intenti ci sono l’aumento dell’offerta di asili nido e servizi per l’infanzia, l’ampliamento delle opportunità di accesso all’istruzione, il contrasto all’abbandono scolastico (14,5% in Italia contro una media UE del 10,6%) e una migliore formazione e reclutamento dei docenti. E’ inoltre previsto l’efficientamento energetico e la cablatura delle scuole.
Inclusione, priorità donne e giovani
Intervenire sulle ‘fragilità’ sociali: donne e lavoro, giovani, famiglie ‘marginali’ con una precisa attenzione alle discriminazioni di genere. La missione, con un impegno di 27,26 miliardi, è dedicata proprio al “sostegno all’empowerment femminile e al contrasto alle discriminazioni di genere” e all’aumento dell’occupazione, soprattutto giovanile. Per il lavoro si ipotizza la revisione delle politiche attive, con il rafforzamento dei centri per l’impiego e la loro integrazione con i servizi sociali e con la rete degli operatori privati. La seconda componente, “Infrastrutture sociali, Famiglie, Comunità e Terzo settore”, mira invece a supportare situazioni di fragilità sociale ed economica, a sostenere le famiglie e la genitorialità. Una specifica linea d’intervento è pensata per le persone con disabilità o non autosufficienti e prevede l’incremento di infrastrutture e la messa a disposizione di servizi e reti di assistenza. Infine sono previsti “Interventi speciali di coesione territoriale” con il rafforzamento della Strategia nazionale delle aree interne rilanciata dal Piano Sud 2030.
Sanità più vicina con le “Case della Comunità”
Assistenza di prossimità e digitalizzazione sono i due snodi per i quali il governo mette in gioco 19,72 miliardi. La sanità – spiega il piano – deve essere “vicina ai bisogni delle persone”, con strutture sul territorio e telemedicina. La novità è l’arrivo di 2.564 “case della Comunità”, una ogni 24.500 abitanti, che diventeranno il punto di riferimento sul territorio, anche per l’assistenza domiciliare integrata sulla quale si conta di realizzare 575 centrali di coordinamento, attivare 51.750 medici e fornire kit specializzati a 282mila pazienti. Previsti anche 730 mini-ospedali entro il 2026 e l’ammodernamento del parco tecnologico ospedaliero con l’arrivo del Fascicolo Sanitario Elettronico.
