Fresco di diffusione il Rapporto annuale dell’Istat sul Mercato del lavoro 2020, un documento che conferma con chiarezza per l’Italia lo stato di shock economico da pandemia Covid-19. Quattro trimestri molto differenti tra loro quelli dell’anno scorso e, in particolare, segnati da piena perdita economica delle attività – a cominciare dal settore beni e servizi – e del lavoro nel secondo (aprile-giugno) e nel quarto di chiusura d’anno. La depressione dell’economia e la diminuzione dei posti di lavoro attivi hanno raggiunto alti livelli quando i contagi si sono manifestati al massimo e poi sono ripresi dopo periodi di relativa calma. Ma come e in che misura?
Un estratto dal totale dei dati più macroscopici
Crollo delle ore lavorative:
-3,9 miliardi di ore nei primi tre trimestri del 2020
-12% rispetto ai primi tre trimestri 2019
Sempre più occupati lavorano da casa:
19,4% nel II trimestre del 2020
erano il 4,6% nel II trimestre 2019
Meno forza lavoro e più inattività – nei primi tre trimestri 2020 (media):
-470.000 occupati
-304.000 disoccupati
+621.000 inattivi
più colpiti giovani, donne e dipendenti a termine
Se durante il lockdown e grazie allo smart working, diminuiscono gli infortuni sul lavoro
15,8% denunce in meno nei primi nove mesi del 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019
… però aumentano le denunce di infortuni mortali
18,6% denunce in più al 30 settembre 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019 – per circa un terzo pesano i decessi a causa dell’infezione da COVID-19
Più imprese usano lo smart working
21,3% tra marzo e maggio
11,3% tra giugno e novembre
… e sempre più occupati lavorano da casa
19,4% nel II trimestre 2020, mentre erano il 4,6% nel II trimestre 2019


Il prologo di Istat sul quadro generale del suo rapporto
“La pandemia dovuta al Covid-19 ha condizionato in maniera cruciale gli sviluppi dell’economia e della società, in Italia come nel mondo intero – sottolinea Istat (link sito web) nella presentazione del suo Rapporto sul lavoro in Italia – L’emergenza sanitaria e la conseguente sospensione delle attività di interi settori produttivi hanno rappresentato anche nel nostro Paese uno shock improvviso e senza precedenti sulla produzione di beni e servizi e, di conseguenza, sul mercato del lavoro. In particolare nel secondo trimestre 2020 si è assistito a un crollo dell’attività economica, seguito da un recupero, per certi aspetti superiore alle aspettative, nel terzo trimestre e una nuova riduzione nel quarto dovuta alla recrudescenza della diffusione dei contagi”.


Nel Rapporto (link per visualizzare e scaricare il documento in formato pdf) vengono descritti gli effetti del Covid-19 sulla domanda e sull’offerta di lavoro, il ruolo degli ammortizzatori sociali messi in campo, e le ricadute sulla qualità del lavoro.
- Gli effetti della crisi si sono manifestati più sulle ore lavorate che sull’occupazione.
- Perdita comunque notevole di posti di lavoro, soprattutto nel caso dei contratti a termine che non sono stati rinnovati e nella mancanza di nuove assunzioni.
- Il livello dell’occupazione è sceso in maniera pronunciata nei servizi e, nel complesso, ha avuto effetti ridotti nella comparto della manifattura.
Alcune indicazioni più precise nel Rapporto Istat “Il mercato del lavoro 2020”
Secondo quanto scritto nello studio sul 2020 stilato dall’Istat in collaborazione con ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, Inps, Inail e Anpal, “le stime mensili degli occupati indicano una sostanziale stagnazione nei primi due mesi del 2020, una forte caduta soprattutto a marzo e aprile, segni di ripresa a partire da luglio e ancora presenti a novembre, benché deboli, dovuti probabilmente alla forma più leggera delle misure di lockdown, agli interventi a sostegno delle attività economiche e, più in generale, al dispiegarsi di processi di apprendimento e adattamento”.

“La perdita di occupazione registrata tra febbraio e giugno 2020 (-542 mila unità) è stata per metà recuperata tra luglio e novembre con un bilancio complessivo di 300 mila occupati in meno rispetto a febbraio; le flessioni si sono concentrate soprattutto tra i dipendenti a termine e, in misura inferiore, tra gli indipendenti, a fronte di un incremento dello stock di dipendenti a tempo indeterminato. Questo provvisorio bilancio risente della natura dei provvedimenti di sostegno dell’occupazione, con la presenza di un’ampia gamma di ammortizzatori sociali, scaricandosi di più sulle ore lavorate, che hanno svolto un ruolo di “spugna” sui livelli di occupazione: si tratta di un elemento distintivo che, insieme al carattere intenso e di brevissimo periodo del ciclo pandemico, rende decisamente straordinaria questa fase congiunturale”.

“Nel nostro Paese, e in buona parte dei paesi europei, gli effetti della crisi sulla dinamica delle ore lavorate sono stati determinati principalmente dalla riduzione delle ore effettivamente lavorate pro capite e dagli occupati assenti dal lavoro. Questi si sono combinati con specifici effetti settoriali e di filiera (conseguenza diretta e indiretta delle misure di contenimento) e con le caratteristiche del tessuto economico italiano: elevato peso ed eterogeneità dei lavoratori indipendenti, prevalenza di imprese di piccole dimensioni e a conduzione familiare, concentrazione in settori dei servizi che hanno risentito di più delle restrizioni alla mobilità imposte dalla crisi del COVID-19, elevate ore lavorate pro capite, informalità, difficoltà di accesso al lavoro per giovani e donne, un ridotto tasso di occupazione, una intrinseca rigidità e fragilità“.
“Anche nella breve fase di ripresa del terzo trimestre l’elemento critico costante, che affiora insistente oltre gli effetti “spugna”, è rappresentato dalla base occupazionale che il nostro tessuto produttivo ha finora avuto molte difficoltà a saper rigenerare. L’elemento di novità associato allo shock pandemico, costituito essenzialmente dalla funzione osmotica delle ore lavorate, non identifica comunque solo nuove e impreviste criticità ma offre anche occasioni di innovazione necessarie a gestire la post-pandemia, anche attraverso una migliore distribuzione dell’occupazione e delle ore lavorate”.
Per una lettura completa dell’analisi Istat, ecco il link per scaricare dal sito web Istat il Rapporto completo “Il mercato del lavoro 2020” in formato pdf.

