Tante storie e tantissime ipotesi spiegherebbero l’uso della Medusa (o di una delle Gorgoni) come parte integrante della figura araldica della Trinacria. Ho fatto una personalissima scelta dettata dal gusto e dalla semplicità completando e abbellendo un lavoro fatto sul sito web di famiglia.
Anche nella formazione dello stemma siciliano sia la storia che la mitologia rinnovano il loro matrimonio, un legame indissolubile reso ancora più forte dall’imponderabilità di tempi ormai remoti. Più una terra è patria di antiche vicende, più questi due elementi si intrecciano andando indietro nel racconto plurimillenario. Poverette quelle lande che sono prive di un tale patrimonio o ne hanno solo uno, trascurabile al confronto del ricco tesoro culturale custodito nell’Isola mediterranea.




Per iniziare questo racconto serve prima di tutto una descrizione del simbolo della Trinacria: una testa della Medusa i cui capelli sono dei serpenti intrecciati a delle spighe di grano e due ali; tre gambe piegate alle ginocchia (triscele), tutte e tre collegate ad un centro che, appunto, è la testa della Medusa.
Semplice.
La Medusa è un personaggio della mitologia greca, sorella non immortale delle altre due Gorgoni Steno ed Euriale, figlie di Forco e di Ceto. Il primo (in greco Φόρκος Phorcos o Φόρκυς Phorkys), divinità marina, la seconda (Ketos, in greco, grande pesce – radice dell’italiano cetaceo) mostro marino dalla storia tormentata: per ordine di Poseidone fu mandata a devastare l’Etiopia governata da Re Cefeo; poi fu uccisa da Perseo.



Le tre Gorgoni erano in grado di pietrificare qualsiasi uomo le avesse guardate in viso. Abitavano presso le Esperidi, avevano zanne di cinghiale, mani di bronzo, ali d’oro, serpenti al posto dei capelli.
Medusa aveva proprietà magiche anche nel suo sangue: quello estratto dalla vena sinistra era un veleno mortale; al suo opposto, quello sgorgato dalla vena destra riportava in vita i morti. Quest’ultimo fu utilizzato da Asclepio, dio della Medicina, figlio di Apollo (la maternità ha due diverse spiegazioni: Arsinoe secondo Esiodo; Corinide per Pindaro). Al contrario, Omero definisce Asclepio come un comune mortale portato alla medicina dal centauro Chitone, esperto in questa scienza e cultore della musica.
Per quanto riguarda le spighe sulla testa della Medusa nel simbolo della Trinacria, queste rappresentano l’abbondanza e la fertilità. C’è anche da considerare che nell’antichità il grano abbondava in Sicilia, tanto che l’isola divenne uno dei granai dell’Impero romano.
Poi le tre gambe. Queste stanno per i tre promontori più estremi della Sicilia: a ovest Capo Lilibeo, vicino Marsala; Pachino/Capo Passero, a sud oltre Siracusa (si trova a una latitudine inferiore rispetto alla capitale africana Tunisi); Capo Peloro a Messina, nel nord est.
Il nome Trinacria affonda le sue radici etimologiche fra greco e latino: da “Trikeles”, parola greca composta che sta per tre promontori, madre del termine latino “Triquetra”, che sta per “tre vertici”. Richiamando i versi omerici dell’Odissea, si trova anche il termine “Thrinakie” riferito alla Sicilia, che deriva da “Thrinax”, o meglio, “dalle tre punte”.
La posizione delle tre gambe fa pensare al movimento rotatorio di una spirale. Trinacria e spirale (molto di più quest’ultima) sono simboli che si trovano spesso in rappresentazioni africane, mediorientali e asiatiche. Nel Peloponneso, la gamba bianca piegata al ginocchio era anche simbolo di forza e per questo dipinta sugli scudi di alcuni guerrieri spartani.
Inoltre, la Triscele, figura simbolica formata da tre gambe che partono da un centro comune, ha origine orientale, ripresa nel mondo greco, romano e celtico, simboleggiante il moto celeste, del Sole e della Luna. Il simbolo appare su monete siracusane di Agatocle (317-289 a.C. ca.) caratterizzando con forza, da quell’epoca, le rappresentazioni siciliane.
La nascita dell’Isola grazie a tre splendide ninfe
Secondo un’altra versione sull’origine del nome Trinacria e del suo simbolo, si racconta che i tre promontori, Pachino/Capo Passero, Peloro e Lilibeo, ai tre vertici dell’Isola sarebbero sorti grazie a tre ninfe.
Queste tre splendide creature vagavano danzando per il mondo prelevando manciate di terra, piccoli sassi, frutti dalle aree più fertili e ciò che trovavano di più prezioso.
Ad un certo punto si fermarono in una regione del Globo che aveva un cielo particolarmente limpido ed azzurro.
Lì la danza si fece ben più elegante, gioiosa. Fra un passo e l’altro le tre ninfe gettarono in mare tutto quello che avevano raccolto danzando e rincorrendosi per tutte le terre del nostro globo.
Il mare si illuminò come un arcobaleno e dalle onde emerse una terra tutta nuova, ricca, profumata, splendente. Questa splendida isola assunse la forma di un triangolo riempiendo lo spazio fra tre i promontori, terra emersa creata proprio lì dove le tre ninfe, danzando, avevano gettato tutto il loro ricco carico fatto dalle cose più belle raccolte errando il mondo.
Sempre interessante scoprire le origini che affondano nel mito! 🙂
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C’è da scrivere e da fare ricerche per anni
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Beh, io impegni per leggere non ne ho! 😉
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😄😄👍🏻🖖🏻
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😛
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Bellissimo articolo.
Vorrei aggiungere che la spiga, e quindi il grano, rappresenta nella tradizione esoterica, Osiride, la componente solare dell’Anima (l’altra è rappresentata dall’uva e quindi il vino, che nella gnosi cristiana diventa il sangue, Iside la nera, Nigra sum sed formosa, Madonna di Tindari).
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Quindi una certa qual connessione col pantheon egizio?
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Più che col Pantheon (col quale comunque mantiene un filo conduttore), coi principi incarnati da Osiride e Iside (Sole e Luna).
In Egitto possiamo tranquillamente piantare l’origine di tutto il sapere esoterico e il pensiero essoterico.
La Sicilia è indubbiamente una terra dove maggiormente la Natura si esprime con grande libertà, diciamo. Modellata da forze telluriche, nel ventre della materia dove il magma viene rimescolato per l’Etna e le sette perle del Mediterraneo. La stessa Isola è vulcanica come morfogenesi.
Ma al contempo è una terra esposta al costante lavoro fecondante del Sole.
D’altronde profondità e leggerezza sono aratteristiche presenti nel DNA della sua popolazione.
Il Triscele è proprio il simbolo del movimento dinamico e unitario degli opposti. Un Tao “occidentale”.
Perdona la lungaggine.
Mi interessa molto l’argomento.
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Molto interessante questo risvolto della questione. Altra sfaccettatura della mia Isola
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Anche la mia, per metà
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È già cosa buona e giusta 😁
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Eh sì!!!❤
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