Non bastano le dichiarazioni con richiamo a capitoli di intervento del PNRR-Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Si deve capire il “come si fa” e il “come sarà fatto”. Angelo Deiana, presidente di Confassociazioni (link) è lapidario e concreto: “Il PNRR è un salto di paradigma teorico, ma il testo offre solo i titoli delle riforme: per il vero salto ci vogliono contenuti. Solo quelli ci faranno capire se questo Paese ha veramente un futuro”. Il riferimento di Deiana è alle dichiarazioni in Parlamento del presidente del Consiglio Mario Draghi e sul testo del Recovery Plan che l’Italia deve approvare tra Camera e Senato (manca quest’ultimo voto nel momento in cui scrivo) per poi portarlo a Bruxelles.
“Il presidente Draghi ha detto che il PNRR è un salto di paradigma teorico, ma il testo che abbiamo letto offre solo i titoli delle riforme – ha sottolineato Angelo Deiana – Per il vero salto ci vogliono i contenuti. D’altra parte la crisi si è abbattuta su un Paese già fragile e questo rischia di condannare l’Italia, pur con un rilancio post pandemico, a un futuro di crescita inesistente. Ecco perché bisogna fare le riforme”.
“In questo ambito molti dimenticano che il NGEU (ndR: fondo Next Generation EU) non sono soldi a pioggia con attaccate una serie di riforme. Tutto il contrario: sono riforme che vengono dotate di importanti risorse per essere realizzate – precisa il presidente di Confassociazioni – E il programma è quello ambizioso di riformare la Pubblica Amministrazione, la Giustizia, il fisco e anche la concorrenza che, come diciamo da sempre noi di Confassociazioni riprendendo una frase antica del Presidente Draghi, è una misura di giustizia sociale”.
“Certo i 248 miliardi di euro a disposizione sono tanti ma, nel concreto, bisogna capire a quali riforme saranno attaccati – dice ancora Deiana – Per ora leggiamo solo titoli: che vuol dire, di fatto, riforma del fisco o della giustizia? Che vuole dire ampliare la concorrenza? E, per finire, ok la riforma della PA, ma ricordiamo a tutti che i dipendenti pubblici hanno preso lo stipendio pieno in questi 14 mesi di pandemia ed hanno avuto anche il rinnovo del contratto, mentre le partite Iva hanno chiuso o stanno soffrendo le pene dell’inferno, e i dipendenti privati in cassa integrazione hanno visto la retribuzione mediamente diminuita tra i 275 e i 457 euro al mese da marzo 2020 in poi”.
“Per questo chiediamo al Presidente del Consiglio: ok i titoli delle riforme, ma i contenuti veri in termini di giustizia sociale, quando li vedremo? Quelli saranno i temi concreti per dare un senso profondo al salto di paradigma”, ha concluso Angelo Deiana.

