Accise su carburanti e altri prodotti, croce costante dell’economia, una delle tante croci… comprese le passate promesse sul diminuirle

Ci sono molti modi per stringere al collo intere economie, stritolare chi produce, chi trasforma, tutta la catena fino ad arrivare al consumatore finale. Figuriamoci adesso, in fase di crisi acuta da pandemia Covid-19.

Iniziai a fare questa mia valutazione durante il 2019 anche se in precedenza avevo già scritto sull’argomento. Oggi quello spunto si arricchisce di significati e di situazioni per quello che tutti abbiamo dovuto patire tra depressione economica e sanitaria dal 2020 in poi. Stesse parole sì (perché a tassazione di Stato nulla cambia, semmai peggiora), ma con aggiornamenti a maggio 2021, quindi con contenuti a peso specifico maggiore.

I carburanti salgono, salgono di prezzo… ma le accise? Un’impennata dei prezzi che, oltre alla solita motivazione della bella stagione (si va e si andrà in ferie, ci si sposterà, quindi carburanti più cari), ingloba anche l’altra speculazione: allentamento dell’isolamento, concessione più larghe nei movimenti della gente in questa fase calante della pandemia… quindi dobbiamo pagare di più per andare in giro in riacquistata libertà. Durante il periodo più crudo dell’infezione, i prezzi erano crollati (basta vedere i grafici qui in basso).

E non mi si venga a dire che si tassa in questo modo, lo fa per per scoraggiare l’uso dei propri mezzi, quindi a tutela dell’ambiente: non c’è nulla di vero. L’unico intento è fare cassa e lo si fa in un Paese dove la stragrande maggioranza delle merci viaggia su gomma. Le conseguenze le approfondisco tra poco, ma chiunque di buon senso le può immaginare.

Pare quindi che le motivazioni restino sempre le stesse, ma con un’aggiunta: quella “pseudo post virale”. Lo solo scopo è quello di drenare molti più euro dalle nostre tasche.

Tempo fa di queste numerosissime accise (dalla Treccani: “Tributo indiretto applicato sulla produzione o sul consumo di determinati beni”) alcune furono accorpate, ma non cancellate, altrimenti all’Erario non sarebbe convenuto.

Tanto per ricordarne alcune, quella riguardante la guerra di Abissinia del 1935 o per la crisi di Suez del 1956, per il terremoto della Valle del Belìce del 1968 (in assoluto uno dei più bassi tributi sui carburanti, ma non tutti i soldi raccolti sono andati e vanno in Sicilia, solo una frazione).

E ancora, per il terremoto del Friuli del 1976 (dieci volte il tributo stabilito per il terremoto del Belìce), più altre cinque voci comprendendo la missione in Libano del 1983, la missione in Bosnia del 1996 o l’acquisto di autobus ecologici nel 2005 (quanto ci stanno costando?), il decreto “Salva Italia” nel dicembre 2011. Tutte queste accise sono rimaste.

Poi si deve aggiungere l’imposta di fabbricazione sui carburanti. Alla somma delle precedenti voci, più il costo vero della materia prima prodotta, più l’imposta, si deve applicare l’IVA (Fonte: Agenzia delle Dogane, MSE – Direzione Generale Energia e Risorse Minerarie).

A questo link potete “ammirare” la visione dei prezzi aggiornati ogni settimana su carburanti e combustibili e l’incidenza totale delle Accise, tabella inserita online dal ministero della Transizione Ecologica (prima ministero dello Sviluppo economico) Direzione generale per la sicurezza dell’approvvigionamento e le infrastrutture energetiche – Analisi e statistiche energetiche e minerarie. Qui in basso, immagini ingrandibili e scaricabili.

Immaginate quanto tutto questo pesi sul trasporto di generi alimentari, vestiti, farmaci e tanto altro (a pagare questi denari è il consumatore finale quando acquista ogni tipo di prodotto, a cominciare da quelli più vitali).

L’accisa-tributo pesa moltissimo anche sui trasporti cittadini ed extracittadini o nazionali e su qualsiasi mezzo utilizzato da comuni e regioni o dallo stesso Stato (nonostante le ovvie agevolazioni NON accessibili al comune cittadino). Le accise si aggiungono alle tasse folli, continue e da ricatto sulle auto che, a loro volta, sono già pressate anche dalle speculazioni assicurative (pur essendosi aggiunta la lotta al ribasso delle assicurazioni telematiche).

Eppure lo Stato continua a fagocitare… nonostante le promesse di QUALCUNO che annunciò di voler fare abbassare le maledette accise. Promesse ormai lontane.

Ricordate e/o rendetevi conto che anche quando andate a comprare delle ciliegie o delle mutande, dei medicinali o un giocattolo per figli e nipoti, beni di prima necessità, qualsiasi cosa, una scatola di chiodi, delle viti, una lampadina, un assorbente… potreste acquistare tutto a prezzi parecchio più bassi se il trasporto incidesse meno, se i carburanti non fossero tassati a oltre il 50-65% (per la precisione, 64,8% per la sola benzina), tra i più alti tributi di questo tipo al mondo.

E qui ho preso in considerazione solo i carburanti. Poi si apre il fronte degli oli lubrificanti, dei bitumi, delle “emulsioni stabilizzate” (gasolio più acqua o oli combustibili più acqua TEMPORANEAMENTE barrate nelle tabelle ministeriali), del combustibile per riscaldamento, della birra, del vino ecc… (a questo link).

È solo un capitolo tra i tanti che riguardano la “spremitura del contribuente”, un “Tributo indiretto applicato sulla produzione o sul consumo di determinati beni” che servirebbe a garantire maggiori risorse allo Stato e alle regioni soprattutto per eventi-crisi.

Nei fatti sono tributi perenni che strangolano il commercio, gli acquisti e le vendite, i trasporti e lo stesso gettito in tasse. Un cortocircuito.

Il cane che si morde la coda…

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9 commenti Aggiungi il tuo

  1. Alessandro Gianesini ha detto:

    Purtroppo la classe politica DA SEMPRE non sa guardare più in là del proprio naso. A volte non arriva nemmeno a quello. Io penso che se i prezzi fossero tutti ridimensionati dall’eliminazione (o almeno contenimento) dei prezzi delle accise sui carburanti, la gente userebbe quel che gli resta in tasca sia per spostarsi di più, si per spendere di più, in che si tradurrebbe in maggiori redditi e quindi maggiori entrate fiscali.
    Purtroppo abbiamo quel che ci meritiamo, perché nessuno si è mai posto il problema di voler cambiare davvero le cose… o forse qualcuno l’ha fatto, ma quando arrivi “ai piani alti”, vedi il mondo (in questo caso l’Italia) come una serie di puntini a cui chiedere per non dare quasi nulla in cambio.

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    1. Giuseppe Grifeo ha detto:

      Appunto, miopia amministrativa e politica. Da sempre si preferisce aggiustare i bilanci al momento in modo da poter dire di aver contenuto le perdite, invece di programmare a lungo termine e garantire entrate statali più corpose dando respiro all’economia delle singole famiglie, delle imprese. Ancora non vedo cambiamenti di rotta in tal senso e si prosegue con il metodo dello spolpare fino all’osso

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      1. Alessandro Gianesini ha detto:

        Ma poi si arriverà all’osso… sempre che resti quello

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        1. Giuseppe Grifeo ha detto:

          Prima di arrivare proprio all’osso si troveranno con un Paese in pieno casino come mai abbiamo ancora visto. Oltretutto, c’è da stare attenti ai caporioni del momento che vanno su cavalcando il forte scontento, ma poi nei fatti non porteranno avanti alcun cambiamento fondamentale

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          1. Alessandro Gianesini ha detto:

            La fortuna degli “amministratori/governanti” (virgolettato, perchè non sono né l’uno né l’altro) è che l’italiano medio è un gran risparmiatore e quindi sa dove andare ad attingere in caso di necessità…

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            1. Giuseppe Grifeo ha detto:

              Vero, ma a differenza di una situazione serena, vivibile, più vicina all’ottimale, rimane sempre denaro che non circola

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              1. Alessandro Gianesini ha detto:

                Eh, lo so… 😦

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