Non spendo ulteriori parole in un articolo che descriva questa gigantesca tragedia: già testate giornalistiche e blog ne sono pieni. Il nostro pianeta è vivo, si muove scrollandoci di dosso, “respira”, vulcani e geyser ne sono alcune manifestazioni. Oltre 5.000 morti dopo il terremoto in Turchia e Siria: tra salvataggi e speranze che si spengono. Qui inserisco solo alcuni video e qualche brevissima osservazione.
Da piccoli umani abbarbicati sulla superficie in continuo mutamento del nostro pianeta, siamo appesi a questo scenario che, nella nostra quotidianità, non consideriamo nella sua vera natura e nelle sue manifestazioni anche molto violente. Una precarietà che si perde nella nostra ordinaria tranquillità.
Il sisma ha raggiunto magnitudo 7.8 con la terra che ha iniziato a tremare alle ore 4 e 17 minuti con epicentro a Kahramanmaras (tradotto: Maraş – precedente nome della città – l’eroica, come da nuovo nome, perché tra i massimi esempi della guerra d’indipendenza turca) e profondità a 10 chilometri in verticale nella crosta terrestre.
Maraş-Marqas si trova a circa 140 chilometri a Nord Est di Alessandretta ed è una città dall'antichissimo passato. È stata capitale del Regno Neo Ittita dopo la caduta del più antico Impero Ittita che si scontrò nella Siria occidentale-meridionale con l'Egitto del faraone Ramses II, conflitto senza esiti positivi e negativi, uno stallo chiuso con un trattato di pace: l'impero cedette molto tempo dopo per effetto delle incursioni di popoli del Mar Nero; perse Hattuša o Hatti, l'originaria e storica capitale.


Per essere precisi, alle 11,37 il numero dei morti è salito ad almeno 5.017. Sono 3.419 le persone uccise dal sisma che ha colpito il sud est della Turchia. In Siria ne hanno contate fino a ora 1.598.
In Turchia i feriti sono 20.534 e circa 8.000 persone sono state salvate.
Basta ricordare i tanti terremoti italiani per avere esempi più vicini alla nostra realtà. In Turchia e Siria l’energia rilasciata da quest’ultima devastante scossa è di diverse volte maggiore (non dico quante volte perché di cifre se ne stanno leggendo di tutti i tipi) rispetto a sisma che abbiamo avuto in Italia centrale o in Irpinia e i Sicilia.
La crosta terrestre è elastica e come un qualsiasi elastico che venga teso in alcuni suoi punti, può arrivare a spezzarsi.
Da questo infrangersi improvviso di equilibri, la parte di crosta della Penisola anatolica ha subito uno scossone per la continua spinta – si calcola durata qualche secolo – da parte del continente africano. In un attimo la parte Nord della Siria e l’area anatolica della Turchia si sono spostate di ben 3 metri: dal punto di vista geologico è un’enormità. L’energia accumulatasi in anni di spinte in quella parte di crosta terrestre doveva prima o pi liberarsi.
… e non è prevedibile.
L’unica cosa è costruire abitazioni e luoghi di lavoro con le più moderne tecnologie antisismiche. Purtroppo lo scenario turco-siriano era arretratissimo da questo punto di vista, anche (o soprattutto?) per i continui conflitti in ques’area.
Una preghiera perché siano trovati in tempo altri superstiti e per coloro che hanno perso la vita in pochi attimi.
P.S.: vorrei che i personaggi che hanno scritto sui social frasi del tipo, “stiamo violentando la Terra e lei si sta ribellando“, cancellino queste bestialità e abbiano rispetto per la tragedia appena accaduta che ha segnato per sempre esistenze, economie locali già povere e provate, fatto sparire città e beni culturali.