Covid, la Pandemia è finita. OMS: “Non è più un’emergenza globale”. Ma le malattie dimenticate? Un caso in famiglia

Pare proprio che ce ne siamo liberati. Vero pure che da un anno siamo praticamente tornati a una vita normale, sia a lavoro che socialmente parlando. Covid, la Pandemia è finita. OMS: “Non è più un’emergenza globale”.

Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’ha dichiarato a piena chiarezza, la questione è conclusa a livello pandemico, ma il virus Sars-COV-2 è ancora in giro nelle sue continue varianti. Una certa attenzione bisogna preservarla, soprattutto per le categorie più deboli, a cominciare dagli anziani e da coloro che hanno il fisico e il sistema immunitario indeboliti a causa di una malattia o per altre cause.

I mali della pandemia Covid non sono stati solo quelli dell’infezione in sé, mortale in tantissimi casi. L’emergenza nelle strutture sanitarie ha compromesso lo stato clinico di chi soffriva di altro. Le malattie e le complicanze dimenticate da un sistema sanitario che non era preparato, non aveva strumenti per affrontare una pandemia. Non solo in Italia.

Un caso in famiglia, un ritardo dovuto all’emergenza Covid: compromessa la risoluzione di un problema di salute

Senza considerare coloro che sono morti, un caso l’ho ben evidente e ce l’ho in mio padre che adesso sta per celebrare il suo importante compleanno.

Per una mancata diagnosi di anni fa da parte di un professorone oculista a Roma, gli occhi di papà sono stati colpiti da Maculopatia. Questa, se non è diagnosticata presto e non controllata, fa perdere la vista. Aggiungo una cosa: dai 50 anni in su, fatevi controllare perché può manifestarsi verso quest’età.

Negli ultimi mesi del 2019, finalmente, questo problema fu diagnosticato in maniera inequivocabile dall’ottima professoressa Angela Ciarnella.
Quindi, iniziò il trattamento.

La terapia viene portata avanti grazie a iniezioni intravitreali che permettono di infiltrare direttamente nell’occhio delle sostanze. Queste riducono l’accumulo di liquidi sotto la parte centrale della retina, processo degenerativo tipico di questa malattia.
I liquidi provengono dai vasi sanguigni sottostanti la retina.
L’accumulo solleva la retina stessa fino a scardinarla e a distruggerla: la scansione visiva sul fondo dell’occhio fa osservare una sorta di rigonfiamento a palloncino nella parte centrale della retina, invece che essere nella sua collocazione naturale concava.

All’avvenuta diagnosi, l’occhio sinistro di mio padre era ormai irrecuperabile.
Si poteva bloccare il processo degenerativo all’occhio destro.

Tutto stava andando per il meglio, iniziò anche un insperato recupero. C’era da osservare una cadenza precisa, un’intravitreale al mese in modo da bloccare l’accumulo di liquidi e riportare la retina nella sua originaria posizione. Un ritmo da osservare senza saltare mai un’iniezione per non perdere l’efficacia terapeutica.
Naturalmente mio padre non avrebbe mai potuto recuperare la vista originaria perché il danno non era riparabile.

Però ecco giungere il Covid e il guaio.
Le iniezioni venivano fatte all’ospedale Sant’Andrea di Roma. Il nosocomio fu convertito e sigillato per l’emergenza pandemia come tutti gli altri centri sanitari.

Riuscimmo a fare altre due iniezioni, ma poi non vennero più dati appuntamenti.

Più di quattro mesi senza poter fare le intravitreali, un guaio enorme perché ha ricominciato ad accelerare la degenerazione della retina all’occhio destro di mio padre.

Dopo l’estate 2020 è stata scelta un’altra opzione, la clinica PrimaVista, sempre a Roma e lì la cadenza non si è mai interrotta.
Purtroppo il danno era fatto.

Oggi, pur avendo ormai sotto controllo la Maculopatia (ormai serve un’intravitreale ogni 3-4 mesi) e aver fatto riadagiare la retina nella sua conformazione originale, la capacità visiva è molto ridotta rispetto al 2019.

Anche questo episodio è causa della pandemia e dell’emergenza delle nostre strutture sanitarie che, giocoforza, hanno fatto passare in ultimo posto affezioni e malattie differenti dal Covid e da quelle mortali.

Vero è che mio padre non era in pericolo di vita. Ma per questo caso e per altre migliaia e migliaia di casi, le conseguenze sono state pesantissime.

Vero è pure che psicologicamente su un uomo come mio padre che è stato ispettore della Banca Nazionale del Lavoro, capomissione e dirigente, abituato a controllare di tutto, a far da sé, questo non vedere bene, anzi, vedere parecchio poco, pesa tantissimo sull’umore e sulla sua indipendenza che non ha più.

Intanto, ci siamo liberati dalla pandemia.

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16 commenti Aggiungi il tuo

  1. Antonio Gaggera ha detto:

    Analisi impeccabile. Adesso occorre non abbassare la guardia e proseguire con le vaccinazioni dei soggetti deboli, per preservarli dalle complicazioni.
    In bocca al lupo per tuo papà.

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    1. Giuseppe Grifeo ha detto:

      Grazie! Parlavamo l’altra volta col medico curante che ha sempre insistito per le vaccinazioni: questa è stata l’unica volta in cui ha detto di aspettare nel far fare la dose dell’anti Covid ai miei (quinta inoculazione). Forse ci sarà un’ulteriore aggiornamento ad altre varianti, ma non è questo il motivo dell’attesa. Vuole solo attendere prima di sottoporre il loro fisico a un nuovo stress da vaccinazione
      Comunque sì, le categorie più deboli sono da tutelare con estrema priorità

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      1. Antonio Gaggera ha detto:

        Capisco il medico dei tuoi, perché il vaccino può stressare il fisico. Io, per esempio, ho sempre sofferto delle reazioni negative a qualsiasi vaccino. Non ti dico quanto sono stato male l’ultima volta, quando ho fatto anti influenzale e covid in un’unica seduta. Resta il fatto che i vaccini siano stati importanti per arrivare al punto in cui siamo. La cosa principale, in ogni caso, è seguire le indicazioni della medicina ufficiale.

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        1. Giuseppe Grifeo ha detto:

          Concordo, i vaccini sono stati vitali. In quel che ho sempre scritto o detto non ho mai smesso di ribadirlo, scontrandomi con una certa categoria umana molto aggressiva.
          Sulle reazioni ai vaccini, mia madre per esempio, tipo fortemente allergico, non può fare quello “normale” antinfluenzale. Non può farlo sempre. Al contrario quello a mRNA anti Covid non le ha scatenato nulla di nulla. A corollario, sempre sull’incasinamento del sistema sanitario, al primo appuntamento di mia madre per la prima dose, in un noto centro sanitario romano si sono rifiutati di vaccinarla. Ho scatenato il finimondo coinvolgendo i vertici dell’ISS: opportunamente monitorati, si vaccina.
          Una mia amica con un ritorno di una forma tumorale (oggi risolta) l’hanno ugualmente vaccinata (è un salvavita!) con tutte le cautele del caso e forti attenzioni.

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  2. Il Mondo Positivo ha detto:

    Ne so qualcosa Beppe!

    Da persona che vive con HIV il periodo di piena emergenza covid è stato un bordello: poi non è mai successo ma la paura di trovarmi senza antivirali c’è stata. E là non avrebbe significato per me morte, decisamente no, almeno non a breve termine perché soprattutto nei pazienti come me curati da subito, la condizione AIDS potrebbe arrivare dopo 10 anni nei quali sto senza farmaci. O anche mai.

    Ma se non prendo gli antivirali per settimane, la carica virale si alza tornando trasmissibile, il che se non vorrebbe dire morte per me, significherebbe sottoporre mio marito a un rischio evitabile.

    Certo sarei anche stato disposto a tornare al vecchio modo della protezione fisica -preservativi- però quando hai in mano i progressi della scienza e ne conosci i benefici, è complicato tornare indietro! Capiscimi: puoi essere nato in mezzo ai cavalli e ti va bene così ma viaggiare in treno o aereo rispetto alla carrozza, ecco… Siamo a quel livello.

    Non per il preservativo in sé a quello ti (ri)abitui; ma per l’angoscia psicologica del, “e se si spacca cosa succede” perché con l’infettivologo strapieno di covid neanche ci sarebbe stato modo di accedere per tempo alla profilassi. Quella post-esposizione che assumi per 30 giorni ma che va iniziata fra le 24 e le 72 ore successive all’evento di possibile rischio. E quella pre-esposizione, protocollo medico preventivo che però necessita comunque prescrizione dell’infettivologo.

    Più il rischio che c’era comunque per me di andare là dentro in pieno covid.

    Tu parli di maculopatia, e a proposito avvicinandomi ai 50 dovrò iniziare anch’io a pensarci. Purtroppo però c’è stata gente malata di tumore che ha pure perso tempo prezioso, si è vista annullare interventi, d’altronde la giornata ha 24 ore e i medici sono quelli; il covid ne ha pure ammazzato più di uno!

    Che dramma è stato, maledizione, e c’è ancora chi ha il coraggio di negarlo e buttarla a tarallucci e vino.

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    1. Giuseppe Grifeo ha detto:

      Capisco benissimo la situazione. Bene continuare la terapia con gli antivirali. Estremamente sicuro. Tornare al preservativo, mezzo meccanico, proprio no. Immagino la tua paura di rimanere senza farmaco nel grande casino dell’emergenza Covid.
      Sì poi la maculopatia di papà l’ho presa a simbolo “parlante” di importanti aspetti negativi in un sistema sanitario non preparato a emergenze e insufficiente per strumenti e operatori.
      Ho conosciuto direttamente casi di malati oncologici peggiorati gravemente, per non parlare di quelli che avevano bisogno di ulteriori screening per comprendere perfettamente le dimensioni e diffusione tumorale: è stato un disastro visto che da una vita ci parlano di prevenzione e di immediata/precoce aggressione della malattia per bloccarla.

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      1. Il Mondo Positivo ha detto:

        Io sono uno che comunque usa l’ironia e l’ho sempre stemperata con, “poco male. C’è la mascherina a proteggere le teste di cazz… che siamo” del resto se mi mancasse l’ironia mai avrei accettato di collaborare con un blog come “il mondo positivo”.

        Hai detto bene: il sistema sanitario non è preparato ad affrontare emergenze, poi non neghiamo che esiste pure chi ci mangia sopra, e siamo a posto.

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        1. Giuseppe Grifeo ha detto:

          E qui si aprirebbe un mondo da raccontare. In poco meno di trent’anni di cronaca mi è capitato spesso di mettere in luce aspetti della sanità, per nulla edificanti… e mi limito nel termine 😁

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          1. Il Mondo Positivo ha detto:

            A voglia storie tristi sulla sanità basta aprire i social e trovi pieno di rivoluzionari da divano pronti a inveire contro medici e ospedali poi se gli viene 37 di febbre sono dentro.

            Hanno cercato di coinvolgere anche me in certe battaglie rabbiose (e insensate) contro la scienza ma li ho mandati dove dovevo mandarli perché se la sanità ha problemi non è con la rabbia che si risolvono. Né andando a sbraitare nelle trasmissioni “iene” o “fuori dal coro” di turno.

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            1. Giuseppe Grifeo ha detto:

              Di certo non servono le catene di Sant’Antonio social a risolvere 😄

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              1. Il Mondo Positivo ha detto:

                anche perché si può essere virali senza essere influencer (mi spiace, forse questa è per pochi)

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                1. Il Mondo Positivo ha detto:

                  Una volta su un blog ho trovato un articolo che s’intitolava “raccoglie sigarette da terra e diventa virale”. Intendevano che qualcuno gli ha fatto i video passandoli in giro io però non ho smesso di ridere immaginando tutt’altra scena con questo piegato a raccogliere mozziconi a cul in aria. Diventare virale è nel gioco delle probabilità 🦠☣️

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                2. Giuseppe Grifeo ha detto:

                  Oggi bisognerebbe muoversi rigidamente, come mummie. Un qualsiasi gesto ripreso in foto, accoppiato alle parole giuste, rischia di trasformarti in protagonista del non voluto. Negativo o positivo 😜

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                3. Il Mondo Positivo ha detto:

                  Attivismo performativo. Abbiamo scritto un articolo dettagliato in merito a questa mania di filmare la qualunque!

                  Sono sempre più orgoglioso di non stare sui social come Facebook instagram o tiktok: quando ho iniziato ad aiutare la blogger del “mondo positivo” gliel’ho detto chiaro: ti aiuto ma non mi domandare di far foto video cazzi e mazzi. E non è per paura di essere identificato per HIV o altro è proprio perché voglio contribuire coi contenuti ma senza starmi poi a rompere con chi dopo viene a dire “ma tu sei quello che ha inventato il virus parlante”. L’idea in realtà è dell’altra ragazza io do solo la mia esperienza POSITIVA 🤣☣️🦠➕

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                4. Giuseppe Grifeo ha detto:

                  Tranne tiktok sto so tutti i social per diffondere quel che faccio sul blog. Su Facebook e su Instagram metto anche cosette personali, contatto amici e quel che di solito faccio lì, ma non faccio più polemiche, nel senso che non ci entro né mi ci faccio risucchiare

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