Prima di internet come facevamo? Carta e voce per informarci e per lavorare. Non è un passato così lontano

Ricordi la vita prima di Internet?

Certo che ricordo la vita prima di Internet. Inizierei con il lavoro, con la mancanza degli smartphone che sono figli di applicazioni nate per il web, se così posso dire.

Iniziai a essere giornalista nel 1994 facendo parte del gruppo aspiranti pubblicisti per una redazione romana, quella di Spazio Radio.

Per servizi fatti in esterni la prima cosa da cercare era una cabina telefonica per connettermi con la redazione. Da lì raccontavo i fatti in trasmissione diretta, oppure registravano la mia voce per mandarla in onda alla successiva edizione disponibile dei GR (ne confezionavamo uno ogni ora). Con lo stesso metodo trasmettevano le interviste poggiando il registratore a cassette, un portatile Walkman o similare, sulla cornetta del telefono a gettoni per inoltrare la voce dell’intervistato alla regia, ai fonici.

Capitava di portare avanti questo compito anche durante manifestazioni e scontri in piazza, per le strade: in quelle situazioni era avventuroso trovate una cabina telefonica ancora sana o lontana dai “confronti” tra manifestanti e polizia/carabinieri. Una volta fui preso di striscio da una pietra ma pur sanguinante dalla tempia destra, andai a cercare un telefono a gettoni per raccontare (urlando per il fracasso intorno a me) la “battaglia” al centro sociale La Torre. Forse era il 1995, periodo primaverile/estivo.

Quanto era complicato!.. ma era più avventuroso, divertente. Mi sentivo meno “impiegato”. Ne ho un nostalgico ricordo.

I computer in redazione? Enormi e lentissimi. La sede dell’emittente era vicino all’Università La Sapienza. L’editore della nostra testata aveva acquistato dal primo ateneo romano un vecchio sistema con memoria centrale grande quasi quanto una stanza, sembrava un sarcofago quadruplo. Il meccanismo aveva memoria a bobine e schede perforate che comandava sei o sette terminali installati nella nostra stanza principale e in un’altra. Schermi ai fosfori verdi. Definizione inesistente. Ci si scriveva solo, si mandavano in stampa gli articoli grazie a una stampante ad aghi (!), fogli con bordi perforati che dovevano essere letti a ogni GR per raccontare nuove notizie e articoli di fondo.

Internet? Quale internet? Non esisteva connessione.

Ogni notizia e ogni indiscrezione andavo a ricercarle/confermarle/arricchirle telefonando o andando direttamente in giro.

Notizie di cronaca o di altro genere? Oltre ai propri contatti da interpellare quotidianamente c’era il fax: ogni mattina alle 7 erano già in redazione le prime trasmissioni degli uffici stampa, dalle forze dell’ordine in primis, a cominciare da Carabinieri in piazza San Lorenzo in Lucina, poi tutti gli altri.

Per approfondire e per richiamare fatti del passato facevamo ricorso a un archivio di giornali o al nostro archivio notizie (l’emittente e la sua testata esistevano da anni). Non avevamo modo di consultare fonti sul web.

Le foto non servivano per un giornale radio. Comunque, quando collaborai anche per testate giornalistiche cartacee, scattavo immagini con macchine fotografiche tradizionali, poi dovevo far sviluppare il rullino e portare la fotografia al/alla grafico/a che scansionava l’immagine per inserirla nel sistema informatico della testata. Sempre sperando che le foto fossero venute almeno decenti: non avevi la certezza se, tra tempi di scatto e apertura del diaframma, fosse venuta scura, troppo chiara, mossa o altro. Per intuito e per esperienza si poteva sperare di aver fatto un buono scatto.

In breve, bisognava sollevare il sedere dalla sedia, farlo molto spesso per qualsiasi compito, anche quelli che poi sarebbero stati più semplici grazie al web.

Ricordo che fino a poco dopo l’anno 2000 era un’avventura anche la trasmissione dell’impaginato di una rivista. File pesantissimi con le pagine convertite in formato .pdf da inviare alle tipografie con connessioni adsl spesso zoppicanti. All’una o alle due di notte saltavano i nervi quando a metà trasmissione la linea saltava per l’ennesima volta. Bisognava ricominciare dall’inizio. Che nervi!

Eravamo proprio all’età della pietra informatica.

Eppure ci lavoravamo, pur con tutti gli ostacoli che dovevamo affrontare di continuo.

Al di là del lavoro? C’erano le fantastiche enciclopedie, i quotidiani, i periodici generalisti e tematici, ci si parlava. Così mi e ci informavamo. Nessuno si sentiva esperto in qualsiasi ramo del sapere umano perché aveva letto un post su un social o fatto suo un passaparola virtuale, un video YouTube e altro. Niente Netflix o prime o altro, ma solo televisione e cinema. Nessuna raccolta di migliaia di foto negli smartphone (e servizi a pagamento per stamparle o farne quadretti), ma “solo” negativi, foto cartacee e diapositive.

Carta e voci, questo avevamo prima di internet.

Non è una velata accusa allo strumento web, ma a noi cattivi suoi utilizzatori… questo però è un altro discorso.

13 commenti Aggiungi il tuo

  1. Avatar di Elettra Governale Elettra Governale ha detto:

    Un articolo che mi ha fatto pensare e sperare di non essere un inutile dinosauro

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    1. Avatar di Giuseppe Grifeo Giuseppe Grifeo ha detto:

      Nessuno è dinosauro… non ancora almeno 😀

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  2. Avatar di Elettra Governale Elettra Governale ha detto:

    Un articolo che mi ha fatto pensare e sperare di non essere un inutile dinosauro, come quando uso una penna stilografica e i giovani colleghi mi guardano dicendo: ohhhh sai scrivere con la stilografica!

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    1. Avatar di Giuseppe Grifeo Giuseppe Grifeo ha detto:

      Ecco, questo commento mi sta facendo pensare di nuovo alle mie stilografiche. Non le uso da anni. Chissà se vendono ancora le cartucce, Una è antica assai, con serbatoio suo per l’inchiostro. Forse questo fine settimana ne rimetterò in funzione una

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  3. Avatar di PlusBrothers Il Mondo Positivo ha detto:

    La vita prima di Internet? Un gran casino. – non sono Gifter sono la sua collega. Elettrona è il nick.

    Essendo disabile visiva dalla nascita devo dire che leggere libri era un incubo senza Internet: volumi Braille enormi che pesavano chili, andare a scuola con borse e borse di volumi pesanti perché la cartella non bastava, informazione filtrata da insegnanti e genitori, dover chiedere a mamma di registrarmi quel libro che era appena uscito e di cui si parlava in radio ma nelle varie audioteche -cassette- e biblioteche Braille non esisteva.

    Perché ovvio. Registrarlo o stamparlo in Braille impiegava tempo, troppo tempo. E allora toccava pure sorbirsi i commenti di mamma “non hai altri libri da farmi trascrivere?” Quando lei mi ha praticamente trasferito in digitale coi sistemi di una volta, “i figli della paura” libro sui vampiri del 1995. Neanche leggere in santa pace potevo le uniche informazioni a disposizione erano dal televideo rai.

    Per non parlare della totale mancanza di scrivere lettere alle persone con cui era difficile vedersi e se le scrivevo, anche quelle filtrate. “Mamma ho stampato la lettera, spediscila a x y z” ed era chiaro che una sbirciatina poi ce la dava. E se una lettera mi arrivava? Incubi. L’alternativa era costringere l’amico di turno a registrare una cassetta audio e tutte queste barriere a lungo andare hanno ucciso decine di amicizie.

    Adolescenza di merda. Poi è arrivato il 1998 e il primo collegamento a Internet ma la libertà quella vera è arrivata nel 2013 quando Apple ha fatto uscire il suo store di libri digitali Apple Books (all’epoca iBooks). No non la vorrei di nuovo la vita senza Internet non mi caverei gli occhi con le mie mani per cui lascio pure i nostalgici parlare perché oggettivamente non possono rendersi conto dei veri vantaggi che la rete ha portato a chi ha difficoltà in più.

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    1. Avatar di Giuseppe Grifeo Giuseppe Grifeo ha detto:

      Mi è bastato leggerti per comprendere e non c’è dubbio che abbia portato vantaggi a chi ha problemi in più nelle relazioni con gli altri.
      Anche nel mio lavoro, come in quello degli altri, i vantaggi sono certi.
      Ciò non toglie e non cambia la mia sensazione, di nostalgico ricordo, di maggior movimento e di gestione più dinamica anche se ben più faticosa e complicata, spesso più lenta. Meno notti, è vero, passate a lottare per spedire il giornale in tipografia, ma s’è perso altro. Non mi dilungo. Quel che avevo da sottolineare istintivamente l’ho già fatto

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      1. Avatar di PlusBrothers Il Mondo Positivo ha detto:

        Ripeto – lascio la nostalgia a chi non ha mai dovuto lottare fin da piccolo anche per le cose più banali.

        Poi senza Internet non avrei neanche conosciuto Gifter e il Mondo Positivo (idea nata da me) sarebbe stato ancora in qualche floppy disk impolverato. Internet mi ha dato e continua a darmi, e mi fa pena (veramente pena) chi avendo tutti e 5 i sensi invece lo usa per litigare con sconosciuti anche in mezzo alla strada o per evitare di parlare con chi ha a fianco. Proprio vero che se uno non ha un handicap finisce per crearselo

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        1. Avatar di Giuseppe Grifeo Giuseppe Grifeo ha detto:

          Uno strumento, in questo caso internet, non è mai negativo. Come ho già sottolineato, la negatività arriva appunto da pessimi utilizzatori

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          1. Avatar di PlusBrothers Il Mondo Positivo ha detto:

            [Gifter] – vedo che vi siete scatenati! Ero fuori e non avevo seguito.

            Anch’io mi sento un “caso particolare” perché nell’epoca senza Internet quando “non ti piacevano” le ragazze era dura e anch’io avevo il problema preservativi: comprarli potevo ma quello è un oggetto che va usato per forza in compagnia. Con la paura e timidezza che avevo mi mancava il coraggio di andare in giro e, soprattutto, il confronto con altri gay. Cosa fai? Chiedi ai tuoi amici etero “mica sai se ci sono locali gay in zona”, col rischio di sentirsi chiedere “perché? Cosa vai a fare? Picchiare i culatt… spero!”? O in alternativa restava andare nei posti impensabili parcheggi, giardini pubblici di sera tardi, eccetera. No! No grazie!

            Per non parlare di certi contenuti disponibili solo su carta e per fortuna avevo Adriano. Lui etero e amico di sempre che mi salvava in corner e chiudeva i giornali in casa propria, senza poi citare tutte le volte in cui ci siamo finti una coppia in modo da allontanare molesti e impiccioni.

            Oggi lo vedo e mi confronterò con lui su come fosse rimorchiare senza Internet quando si è etero perché io mi sono lanciato in quel tipo di avventura solo quando ho avuto in mano le prime chat (conosci IRC?) E anche lì, avevo paura sia dell’AIDS sia di persone che si fingessero gay per abbordarti e picchiarti.

            Sì ho conosciuto mio marito in un forum su HIV e nel peggiore dei modi fra l’altro, ma non ho mai creduto né credo tutt’ora all’amore via Internet: si crea connessione e complicità con una persona, arrivando anche a confidarsi su cose intime in anonimo e su quello la rete è una gran cosa – sempre fermo restando la prudenza di non inviare mai foto esplicite o informazioni che possano far risalire alla tua persona. Le basi.

            Ma per definirlo “amore” c’è bisogno di incontrarsi e stringersi, anche litigare di persona su tutto quello che non si è litigato sul forum a causa dei moderatori che ci avevano stroncato, passare ore giorni e vacanze insieme. Anche soffrire per l’ingerenza delle suocere. Dirsi “ti amo” on line è facile per chi non si ama davvero ma paradossalmente dirlo via messaggio alla persona della tua vita, sembra quasi di svuotare la frase del suo significato come se avessi le mele secche vendute come “cibo sano” al posto delle patatine. Sanno di mela ma non saranno mai come quando prendi e finisci a morsi una bella mela fresca e succosa.

            Poi certo quando ho conosciuto Elettrona e gli anagrammi ho iniziato a scrivere “atomi” oppure “atomiche siano!” che in realtà vuol dire “sai che ti amo, no?” Ma ormai da coppia consolidata ci si permette la qualunque.

            Marito ride perché ricorda il primo approccio mio a lui sul forum HIV: all’ennesimo suo post che parlava di rischio corso e test risultato negativo io gli risposi “stronzo! Continua a vantarti se credi ma stai giocando col fuoco! A te la negatività è stata regalata ma non te la meriti”.

            O li sposi o li ammazzi!

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            1. Avatar di Giuseppe Grifeo Giuseppe Grifeo ha detto:

              No, niente chat di incontri, sono tradizionalista 😄
              Preferisco gli incontri reali agli abboccamenti virtuali che non dicono nulla su chi c’è dall’altra parte.
              😄😄😄 ma sul serio gli hai risposto in quel modo??

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              1. Avatar di PlusBrothers Il Mondo Positivo ha detto:

                Infatti sono situazioni diametralmente opposte: un discorso è conoscersi in Internet e innamorarsi in seguito quando si è dal vero e dopo parecchio tempo di frequentazione; diverso è invece quando scarichi un’app o ti registri su un sito con la finalità o speranza di trovarti una persona. Può andar bene a chi vuole un’avventura senza coinvolgimento ma per l’amore anche no!

                A me fanno ridere gli ipocriti che anche parlando di avventure dicono “ma no io preferisco il reale perché in rete chissà chi trovi”. Col dettaglio che non è il primo a entrare in una discoteca, ballare col flirt del momento, e il giorno dopo dai carabinieri dice “non so niente non ricordo niente dov’ero cosa facevo” e intanto gli manca il portafoglio e pure le mutande se non peggio.

                Gifter in modalità super cinico.

                P.S. Non sono tipo da app comunque io perché non mi piace il concetto di crearsi un “curriculum” -profilo- dove dici cosa sei cosa fai che interessi hai sembra quasi voler saltare il passaggio della conoscenza e andare subito avanti; mai stato da avventure figuriamoci se inizio adesso a quasi cinquant’anni!

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      2. Avatar di PlusBrothers Il Mondo Positivo ha detto:

        [Elettrona]: – tu non potrai mai, decisamente mai, capire cosa vuol dire dover chiedere “mamma comprami gli assorbenti” “mamma comprami i preservativi”. Questa, per me, era la vita senza Internet. Oltre a “mamma, mi hanno mandato un sms me lo leggi?”

        Preferisco non parlarne! Neanche volevo fare l’articolo sul mondo positivo a riguardo, è stato Gifter a convincermi di “togliere il prosciutto dagli occhi alla blogosfera”

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        1. Avatar di Giuseppe Grifeo Giuseppe Grifeo ha detto:

          Capire mai, intuire si. Sono abituato a confrontarmi con realtà difficili anche per situazioni mediche di alcuni appartenenti alla famiglia, in due casi fin dalla loro nascita, casi che portano alla totale dipendenza dagli altri per molti aspetti di vita

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