L’eleganza… questa sconosciuta?

Cos’è l’eleganza, come descriverla, cosa la caratterizza. Potrebbe sembrare un compito facile non ci soffermandosi un po’ a riflettere. Le prime risposte potrebbero essere ovvie, ma non c’è nulla di scontato nel definire l’eleganza.

Non c’entra nulla l’abito che si ha addosso, come non è da rapportare alla bellezza. L’eleganza non è neppure conseguenza della nascita in famiglie aristocratiche e di alto livello: l’arbiter elegantiarum Lord Brummell nella società britannica del XIX secolo era figlio di un impiegato arricchito, non di alta aristocrazia o di potenti industriali. Quindi, stacchiamo il concetto di eleganza dal denaro e da natali storico-possidenti.

Quando si parla di abbigliamento, questo è terreno estremamente sdrucciolevole. Basta mettere addosso un qualcosa di troppo e il risultato finale si trasformerà in un addobbo eccessivo, qualcosa che offenderà l’occhio, troppo classico o troppo informale, troppo tutto.
È conseguenza di un pensiero: eleganza, quindi indosso.
Eleganza è l’essenziale, è togliere invece di aggiungere. È la propria essenza che domina, non l’abito, meno che mai una moda.

Una volta un amico che oggi non è più tra noi, Olivier Doria, scrisse alcune considerazioni inserite in un suo discorso più ampio in cui si prendeva in giro anche per la sua eccentricità (lo era in maniera piacevole e divertente).
Ne ho estratto passaggi appropriati:

“Ci si muove in un certo modo, ci si siede in un certo modo. Le mani, il viso hanno un atteggiamento elegante nelle movenze. L’eleganza ha dei codici tutti suoi”.

E ancora:

“Tutte le donne e gli uomini aspirano ad essere eleganti e, senza capire il vero senso di questo termine, comprano, in una vita, tonnellate di abiti, borse, scarpe, sciarpe, giacche da cowboy, da confederato tarocco, sombreri ridicoli. Le abbinano anche bene, a volte in maniera troppo banale e piccolo borghese come la borsa dello stesso colore del cappotto o abbinata alle scarpe, old style. Ma non sono affatto eleganti”.

“Poi arriva a una cena una donna con un pantalone nero da smoking e una camicia di seta bianca, un classico perfetto, e la noti. È elegante, il suo incedere quasi regale. È chiaramente una donna speciale, elegante e non si può dire che sia l’abito a renderla tale. È lei che sceglie, è la donna Jägermeister”.

“L’eleganza non è neppure legata all’altezza e al peso. È un regalo, una dote naturale. Ma ancora più comprovante che non è l’abito a renderti elegante e – qui non vorrei innescare quei meccanismi tipo “l’abito fa il monaco” eccetera eccetera sino allo sfinimento – non dipende neanche dal costo, dai ricami.

Una delle foto più belle e più pubblicate di Jackie O (ndR: Jacqueline Lee Kennedy Onassis, nata Bouvier) è quella di lei, a piedi scalzi, per le vie di Capri con una t-shirt nera e un paio di pantaloni bianchi. Nella sua assoluta semplicità, la quintessenza dell’eleganza”.

Queste furono le parole e il pensiero di Olivier.

Avendone già accennato riprendo Lord George Bryan Brummell (Londra 1778 – Caen 1840) che si distinse per i modi eleganti e la raffinata sobrietà del vestire. Imponeva la sua essenza sopra ogni altra cosa guidando così ogni scelta. Non voleva elementi che si imponessero su di lui.

Per essere eleganti non bisogna farsi notare, bisogna proscrivere i profumi, bandire i colori violenti e ricercare le armonie neutre o fredde, valorizzare l’accessorio perché da esso dipende l’armonia generale dell’abito”.

Lord George Bryan Brummell

In tempi a noi attuali il concetto era espresso da Giorgio Armani:

“L’eleganza non è farsi notare, ma farsi ricordare”.

“I cretini non sono mai eleganti. Gli intelligenti invece, anche con due stracci addosso sono vestiti logicamente, quindi sono sempre eleganti”.

Giorgio Armani

Poi metto un tocco di Oscar Wilde che mi diverte sempre:

L’unico modo per farsi perdonare la troppa eleganza è l’essere sempre troppo educati”.

Oscar Wilde

Disse qualcosa di essenziale anche Yves Saint Lauren:

“Non dobbiamo mai confondere l’eleganza con l’essere snob”.

Infine la giornalista ed editrice Franca Sozzani:

Ma l’eleganza è innata. L’eleganza è un atteggiamento, non è legata ad un capo di vestiario! Si può imparare ad essere vestiti bene, ma non necessariamente si impara ad essere eleganti”.

Franca Sozzani

Sul proprio proprio aspetto, l’essere belli secondo canoni prefissati, ottimi fisici, ottime proporzioni del viso, occhi, labbra, incarnato, trucco, parrucco, tutti questi non sono elementi che rendono eleganti… ma molti lo credono.
Oggi questa mania di falsa eleganza/bellezza e di personale riconfigurazione, è ulteriormente esaltata dalla pubblicazione di proprie immagini, ma solo dopo un ritocco, spesso pesante se non distorcente, di filtri digitali.

L’eleganza viene dallo spirito, emerge da qualcosa di innato e che fin da bambini è stato anche coltivato, favorito, curato senza il bisogno di mirate lezioni. Non ci sono corsi d’eleganza che tengano.
L’eleganza è il modo di porgersi agli altri, di confrontarsi, di dialogare, di essere amici, familiari, colleghi, conoscenti.

Personalmente ho già lasciato la mia impronta su questo articolo sottolineando alcuni concetti e scegliendo chi far parlare senza imporre mie dissertazioni per un argomento così delicato.

Siate eleganti tutti i giorni, anche quando siete soli.

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5 commenti Aggiungi il tuo

  1. Il Mondo Positivo ha detto:

    Guarda, se non è telepatia questa! Parlavo con mio marito poco fa della differenza tra “ricchi” e “signori”.

    Il contesto è una che si fa chiamare “la diva del tubo” è una a quanto pare abbastanza famosa ma noi non la conoscevamo. Pensavamo “del tubo” fosse un’autoironia da “tubo” inteso come qualcosa di poco valore invece questa si vanta di essere ricca sfondata… Lasciamo stare per non andare off topic.

    In sostanza se sei ricco ma spregevole, della tua ricchezza puoi fare decisamente poco: ricco puoi diventare, anche illecitamente se vuoi; ma signore? Signore o lo sei o non lo sei! E dipende tutto dall’educazione che hai avuto, dal tuo carattere, da tanti fattori che i soldi non ti danno.

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    1. Giuseppe Grifeo ha detto:

      😄😄 assoluta coincidenza eterica!
      Comunque, hai riassunto perfettamente il concetto.
      Non hai idea di quanti/e non signori/e incontro e incontriamo agli eventi. Raccapricciante. Poi Roma è parecchio ricca di personalità sgargianti e sborone, ben diversa dagli ambienti siciliani molto più eleganti e lontani dal voler apparire per forza.
      Ora sto per prendere un volo per Barcellona (imbarco tra un paio di minuti) e stasera altro grande evento all’Hotel El Palace. Voglio vedere come se la cavano lì, che statistica ci sarà fra signori veri/finti.
      Adesso volo! Ciao 👋

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      1. Il Mondo Positivo ha detto:

        paradossalmente ci sono boss del crimine organizzato che pur avendo le mani sporche di sangue sono dei signori e nel loro ambiente si comportano come tali. Buon viaggio!

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  2. Elettra Governale ha detto:

    Per mia fortuna faccio parte di un mondo che guarda più alla sostanza che all’eleganza ma ho un marito che lavora in una boutique da uomo nel centro di Roma. Io guardo con il sopracciglio lievemente alzato alcuni personaggi e lui mi rimprovera di essere snob. Io cerco di fargli capire che non si diviene signori se s’indossa un completo firmato. Finalmente ho letto delle parole che mi rincuorano e mi fanno sentire meno antiquata. Grazieeeee

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    1. Giuseppe Grifeo ha detto:

      Grazie. Non c’è antichità in un atteggiamento sano, semmai è vero il contrario.
      Bisogna sempre avere davanti l’eleganza vera. La scelta di un capo firmato va benissimo se si traduce in una scelta consapevole per una durata maggiore, per un taglio più accurato, per tessuti scelti e con proprietà migliori: sempre sostanza rimane ed è perfetta se intesa così. Ma l’abito, l’occhiale, la scarpa non devono essere il fine per essere qualcosa, per simboleggiare qualcosa, atteggiamento che accomuna gli altezzosi firmati (i veri snob, privi di senso nobile) e i ragazzi di borgata che si sentono potenti per un berretto o una cintura o una scarpa di noto brand.
      Buona serata!

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