Strane rotte mentali in Occidente e in Europa dove gruppi di non solo giovani agiscono come in una sorta di guerra santa anti Israele utilizzando – rare volte – quella stessa violenza che, solo a parole, condannano. Il Medio Oriente e lo strabismo mentale dei movimenti occidentali, centri sociali e collettivi in primis, quasi a caccia dell’ebreo tanto da far passare sotto tono la realtà del regime iraniano. Sembrano dimenticare quel regime totalitario-clericale degli ayatollah che impicca, uccide, butta in carcere donne, uomini, omosessuali in primis, oppositori politici, segrega i familiari di coloro che vengono imprigionati.
I collettivi non menzionano l’Iran per il suo attacco missilistico perché è stato lanciato contro Israele?
Dimenticavo… l’Iran l’ha fatto come risposta al bombardamento israeliano di un edificio annesso al consolato iraniano di Hamas a Damasco, luogo dove si riunivano capi delle milizie e terroristi pianificando attacchi contro Israele.
Ricordo male o anche l’Iran, tramite dei miliziani, non è nuova a simili azioni contro sedi diplomatiche? Per esempio, non colpì l’ambasciata israeliana in Argentina nel 1994?
L’atroce realtà del regime iraniano sembra non interessare più oggi ai gruppi estremisti occidentali che sembrano agire secondo una fede che rende orbi.
Giustissimo scendere in strada per dimostrare contro il massacro dei palestinesi usati come scudo da Hamas, popolazione colpita duramente nei bombardamenti massivi israeliani. Però gli occhi e la mente devono rimanere aperti alla conoscenza.
Non esiste alcuno sguardo mentale guercio che sia scusabile, né comprensibile. Agiscono come indirizzati da articoli di fede indiscutibile, quella che comprime ogni spazio di osservazione, ragionamento e di riflessione.
Del resto viviamo in una realtà sociale nostrana in cui esiste chi crede a una terra che è piatta o chi immagina un mondo cavo dentro cui vivono rettiliani o razze aliene manipolatrici tramite poteri forti…
Non smetterò mai di stupirmi al persistere delle menti chiuse e sigillate che si lasciano penetrare solo dagli slogan.
Occupare le università e, in rare volte, rendere violente le manifestazioni, non è sopportabile. Oltretutto è da idioti chiedere di bloccare il libero scambio scientifico-culturale fra atenei del mondo, in questo caso con Israele.
Sono le università che consentono il confronto di idee e la crescita intellettuale.
Nello Stato di Israele, l’ambiente intellettuale, oltre che universitario, è contro Benjamin Netanyahu, attuale primo ministro e decisore-architetto della strategia militare a Gaza. Atteggiamento d’opposizione largamente diffuso nella società israeliana.
Altra riprova del fermento culturale universitario sono proprio gli atenei iraniani dove è forte l’opposizione al regime degli ayatollah, dove gli studenti si oppongono alle condanne e alle segregazioni decise da quella dittatura. Arresti e condanne applicate per esempio se una donna non porta il velo o se le scelte sessuali non sono conformi e anche se si è semplicemente discordanti con l’ordine supremo deciso dai capi col turbante.
I nostri governi sono colpevoli d’incapacità ormai atavica e callosa, a cominciare dalla comprensione dei fenomeni sociali di questa portata.
I nostri esecutivi nazionali poi non comprendono le correnti geopolitiche, non vedono le vere strategie di nazioni come l’Iran, quindi sono incapaci di agire di conseguenza.
Il paese dominato dagli ayatollah ha ideato e realizzato negli anni una sfera di influenza politico-militare che non ha solo lo scopo di colpire Israele: il disegno sciita è più grande. L’Iran si è fatto beffe delle varie sanzioni internazionali che negli anni ne hanno solo rallentato l’azione, ma non l’hanno bloccata.

In questo grande scenario sembra sparire la guerra in Ucraina, conflitto scatenato dall’invasione della Russia putiniana. Una distrazione che è frutto di un’operazione geopolitico-propagandistica di successo oltre che mediatica. Il tutto è frutto di quell’asse che lega strettamente, anche in forniture militari, la Russia con l’Iran, la Corea del Nord, la Cina. Asse politico, militare, demagogico, promozional-populista neppure smentito dai protagonisti.
Una delle conseguenze più assurde è che sulle vittime di questi conflitti ci sono morti più morti che valgono più di altri.
Per esempio, non ho visto marce ben partecipate per chiedere la condanna della Russia sin dai primi bombardamenti russi con ucraini uccisi, non ho visto cortei né movimenti che chiedessero l’interruzione dei rapporti fra i nostri atenei e le università russe. Eppure lì continuano a morire dal 24 febbraio 2022, giorno d’inizio fattivo dell’invasione russa.
L’ultimo attacco russo in ordine di tempo contro la città di Dnipro, nell’Ucraina centro-orientale, bombardamento che ha colpito un palazzo civile, fino al momento in cui scrivo sono nove i morti, anche dei bambini, 24 feriti, si scava per trovare sopravvissuti.


La strategia dell’asse Russia-Iran è evidente ed efficace nel cercare di far dimenticare la guerra in ucraina.
Invito tutti a una piccola ed elementare analisi sui tempi degli eventi.
Proprio quando si era prossimi a un fattivo avvicinamento fra Israele e i regni sauditi-emirati e alla firma di un accordo storico che avrebbe potuto risolvere quei problemi incancreniti da decenni, Palestina in primis, ecco l’attacco del 7 ottobre 2023 realizzato dai terroristi di Hamas con l’operazione “Alluvione Al-Aqsa” contro territori dello Stato di Israele. Miliziani armati e finanziati dall’Iran, come da mesi confermato dagli stessi capi di Hamas. Non lo nascondono neppure.
Attacco a Israele, il massacro di Kfar Aza, 200 le vittime civili israeliane, 40 bambini e ragazzi uccisi nelle loro camere da letto o nei rifugi, insieme ai genitori e ai parenti. Massacrati 2 neonati, 12 bambini sotto i 10 anni, 36 tra i 10 e i 19 anni: alcuni furono decapitati dai miliziani palestinesi insieme a tanti adulti.




Ma anche il massacro di Be’eri con altri 108 civili uccisi, oppure i 15 del massacro di Netiv HaAsara. Senza dimenticare i tanti giovani israeliani e di tante altre nazioni, tutti uccisi mentre tentavano di fuggire, tutti partecipanti a un festival musicale.
In quella sola prima giornata furono privati della vita 860 civili israeliani, di questi 25 anziani sopra gli 80 anni. Altri 253 furono rapiti, compresi 30 bambini.
In totale le vittime israeliane, ma anche di altre cittadinanze, sono state 1.200, mentre i feriti o con gravi lesioni sono stati 9.460.
Da quel 7 ottobre del 2023 l’attacco russo all’Ucraina, con la conseguente guerra, è stato messo in ombra anche dal punto di vista propagandistico.
Un doppio risultato tutto a favore degli amici Russia-Iran, un obiettivo raggiunto che è riuscito a far titubare gli europei e gli statunitensi nel loro appoggio all’Ucraina. I governi cosiddetti occidentali hanno minor appoggio popolare su questo punto. Questione che, di conseguenza, diventa terreno di scontro elettorale per le Europee e per le elezioni presidenziali USA.
Vengono fuori formazioni pseudo politiche e leader senza coscienza che chiedono di lasciare l’Ucraina al suo destino di paese invaso ammantandosi del passaparola trito e ritrito, ideologicamente stantio “americano cattivo” e di un “viva la pace” quanto mai usato a sproposito e per soli fini elettorali (non per convinzione).
In questo l’Italia docet.
Tornando al teatro politico-militare iniziato dal 7 ottobre 2023, è stata immediata la reazione del governo israeliano che ha deciso un intervento militare diretto sulla Striscia di Gaza grazie a bombardamenti e all’intervento di truppe a terra.
Una soluzione che, pur portando a una fortissima demolizione della struttura terroristica di Hamas, ha fatto pagare un prezzo altissimo in vite umane, enorme: decine di migliaia di morti tra la popolazione palestinese, senza distinzione di età e di sesso.
Drammatica la crisi umanitaria a Gaza.

Si ripropone il chiaro e ripetitivo schema della guerra così come ce l’ha insegnata la storia umana in tutto il suo terrore.
Semplicemente atroce.
Necessario, impellente e non prorogabile uno stop alle operazioni militari.
Come sappiamo tutti, la temperatura degli scontri in armi si è ulteriormente innalzata.
Nella notte tra sabato 13 e domenica 14 aprile 2024, l’attacco dell’Iran contro Israele grazie a tre ondate di lanci con centinaia di droni e missili da crociera.
In quell’istante la guerra tra Israele e Hamas era al suo 191° giorno.

Come particolare “di costume” assolutamente atroce, ecco l’intervento Twitter/X di Hassan Nasrallah o meglio Hasan Nasr Allah, libanese a capo del partito sciita Hezbollah, personaggio che dopo l’attacco dell’Iran a Israele, ha citato con fierezza Benito Mussolini mettendo un’immagine eloquente sull’azione iraniana.
Neppure su questo punto i manifestanti italiani dei collettivi hanno avuto nulla da dire… per loro deve essere piccola cosa.
A seguire, dopo le 4 del mattino del 19 aprile 2024, la reazione (limitata?) di Israele che lancia missili contro lo strategico centro militare iraniano nella regione di Isfahan, nel cuore della Persia.
Episodio molto limitato della rappresaglia israeliana, a fronte dell’attacco iraniano portato avanti con centinaia di vettori, peraltro intercettati dai sistemi di difesa.
Come mai?
Personale considerazione – Questa piccola reazione di Israele sembra più un avvertimento: siamo in grado di colpirvi, è un piccolo assaggio sull’area di Isfahan, al centro dell’Iran, dove avete impianti nucleari.
L’Iran stesso ha sminuito l’episodio.
L’ufficiale al fianco del presidente iraniano Ebrahim Raisi, in coda alla consueta preghiera del venerdì, ha sottolineato “Non è successo nulla, non c’è motivo di essere nervosi”.
Lo stesso Raisi ha parlato di unità del Paese dopo questo episodio e lo fa a ragion veduta: sappiamo bene come la maggioranza della popolazione iraniana sia invece contraria a qualsiasi operazione militare contro Israele.
Vedremo cosa accadrà ancora.
Questa la cronaca fatta per sommi capi e che tutti conoscono.
Tornando al quadro geopolitico, quel che il cosiddetto Occidente ha permesso o non è riuscito a fermare, è l’azione concertata fra gli alleati Russia-Iran, asse che ha distratto l’attenzione internazionale dall’attacco russo contro l’Ucraina.
Gettando uno sguardo temporale più ampio sullo scenario mediorientale, è la strategia iraniana che nessuno è riuscito a frenare, a capire con dovuto anticipo.
Il vero scopo dell’Iran è proprio quello di circondare Israele con attacchi concentrici da nazioni e movimenti terroristici-guerriglieri posti a sud e a nord dello stato ebraico? Oppure c’è altro?
Il tentativo di attacco contro Israele è sembrato più un tentativo massiccio di saggiare la reazione dei sistemi tecnologici e di intercettazione israeliani appoggiati da quelli statunitensi, ma non solo. In tutto questo non sembra più così assurdo aver lanciato centinaia di missili e droni solo per essere abbattuti nel loro inutile volo intercettabile.
A consentire il passaggio di aerei di intercettazione e velivoli radar contro i lanci iraniani sono state le nazioni musulmane sunnite, a iniziare dalla Giordania.
Anche questo aspetto pesca da un conflitto locale ormai storico.
Da sempre esiste una contrapposizione aperta tra le nazioni arabe sunnite e l’Iran sciita. È in gioco il predominio sulla Penisola arabica, braccio di ferro che scorre lungo il filo del rasoio dell’interpretazione religiosa islamica, ma che nasconde più concreti interessi economici e politici. Enormi interessi su scala globale incentrati sulle produzioni petrolifere.


Iraq, Siria e Yemen rientrano nella strategia realizzata dell’Iran per accerchiare politicamente e militarmente i regni sunniti. A quelle tre nazioni-satelliti degli ayatollah si affiancano le organizzazioni terroristiche e milizie di Hamas, Hezbollah, degli Houthi nello Yemen, l’esercito Quds-componente del Corpo delle Guardie della rivoluzione islamica utilizzata in operazioni fuori dal territorio dell’Iran.
Esiste comunque un punto storicamente registrato. Il Medio Oriente si nutre di sangue fin dai tempi dei faraoni.
Interessi di antiche civiltà dominanti hanno straziato questo lembo di terra compreso tra la Siria-Libano e l’Egitto.
Controllo su vitali vie del commercio, sullo sbocco strategico sul Mediterraneo, dominio su importanti risorse, carovaniere in arrivo dall’oriente, interscambio fra Africa e Anatolia-Europa e molto altro, tutto nascosto spesso sotto contrapposizioni religiose, hanno scatenato conflitti ripetuti nel corso di almeno cinquemila anni.
