Giornalisti, in 267 persero la vita durante la Prima Guerra Mondiale: i casi di Garibaldi Franceschi e di Federico Grifeo del Corriere di Livorno

Nei contraddittori e assurdi tempi odierni si arriva a rinnegare e a gettare fango su chi rischia per il proprio lavoro, come per i giornalisti presenti nei campi di battaglia per permetterci di sapere. Per esempio mi vengono in mente i giornalisti che in 267 persero la vita durante la I Guerra Mondiale. Lavoro dettato dall’esigenza di mettere in luce momenti tragici nello stesso tempo che accadevano, negli stessi luoghi di grande pericolo per rendere consapevole la gente. Parteciparono pure attivamente ai combattimenti per difendere principi sacrosanti.
In quanti saremmo capaci di emularli nell’azione?
Tantissimi preferiscono le “battaglie” social, neppure una protesta di piazza per il proprio quartiere.

Oggi, a oltre 105 anni da allora viviamo tempi assurdi, del tutto contraddittori rispetto a tanta dedizione del passato.
Tempi odierni segnati, per esempio, da polemiche idiote per stigmatizzare il lavoro di due giornalisti, Stefania Battistini e Simone Traini che sono stati in teatri di combattimento fra Ucraina e Russia. Lì dove le truppe ucraine hanno sfondato e occupato parte del territorio russo. Non l’avessero mai fatto questo loro lavoro di documentazione…
Tutto viene banalmente ridotto a tifoserie opposte, persino cavalcate politicamente, con la gente che si separa fra filo Putin e filo Ucraina.
Sconfortevole il fatto che oggi, in Italia, la collega Battistini debba girare sotto scorta per le minacce ricevute.
Siamo diventati povera cosa.

Nonostante tutto, a parte i dementi, la gente sa bene quanto sacrificio c’è sotto questo lavoro e quanti rischi si corrono per riportare notizie da scenari così critici e mortali.
Rischi che si ripetono anche a livello nazionale o nelle città, quando un giornalista va a indagare in situazioni di spaccio di stupefacenti, di malavita, di gang di quartiere e quant’altro.

Tornando ai giornalisti eroi della Grande Guerra, questi erano un vasto gruppo fatto da giovani, spesso dai 18 ai 20 anni o appena più, provenienti da tutte le parti d’Italia o tornati nel Bel Paese se erano andati altrove per studio o lavoro.

Come ha scritto il giornalista Pierluigi Roesler Franz, erano “intellettuali di tutte le regioni (scrittori, letterati, critici letterari, poeti, poeti-soldato, poeti dialettali, lettori di poesia, umoristi, vignettisti, disegnatori satirici, caricaturisti, pupazzettisti, illustratori, xilografi, paroliberisti, stenografi, teosofi, anarchici, musicisti, sportivi, dirigenti sportivi, registi del cinema muto, nonché pittori, acquafortisti, matematici, ingegneri ed architetti anche futuristi) e in gran parte decorati al valor militare morti in guerra.
Vi figurano patrioti, politici, sindacalisti, nazionalisti, interventisti, neutralisti, massoni, socialisti, radicali, democratici, liberali, repubblicani, mazziniani, irredenti (trentini, giuliani, dalmati e istriani), garibaldini e nipoti di garibaldini della spedizione dei Mille, ex combattenti in Libia, Benadir, Eritrea e a Rodi”.

Questi ragazzi avevano iniziato a scrivere per i più disparati giornali, grandi e piccoli e poi si gettarono nei luoghi della Grande Guerra, quella dove le nazioni sperimentarono per la prima volta nuovi modi per uccidere le truppe su larga scala. Quindi, i gas per primi o l’aviazione strutturata come forza armata. I fronti videro per la prima volta uno schieramento di truppe in conflitto e che arrivavano da diversi continenti e interessavano più scenari mondiali.

I giornalisti non potevano mancare per tenere informata la gente su questo colossale tritacarne del Mondo, ma fecero anche parte dei combattimenti nella difesa dei principi, non si fermarono solo alle parole. I tempi erano molto diversi e avevamo un’Italia che doveva completare la sua fisionomia.

Fra le lame di questo tritatutto dell’umanità ci finirono pure loro, i giornalisti.
Solo quelli italiani furono 267.

Risale al recente 2018 la pubblicazione del libro di 448 pagine “Martiri di carta – I giornalisti caduti nella Grande Guerra” curato da Pierluigi Roesler Franz insieme a Enrico Serventi Longhi, edito da Gaspari (Udine) per conto della Fondazione sul giornalismo “Paolo Murialdi”.
Una storia mai scritta prima, quasi come se tale sacrificio dovesse rimanere nell’oblio. L’edizione fu completata dopo 7 anni di ricerche.
Tutto prese le mosse da un ritrovamento improvviso nella cantina di un palazzo romano dell’Inpgi-Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti Italiani: fu trovata una grande lapide con i nomi di 83 giornalisti caduti nella Grande Guerra.
Fu un altro giornalista, Massimo Signoretti, a informare Pierluigi Roesler Franz di questa scoperta.

Tanti di questi giornalisti morti durante quel conflitto furono decorati al valor militare. Fra questi voglio rammentare due personaggi che per diversi motivi sono fissi nella mia mente, entrambi redattori del Corriere di Livorno:

– Garibaldi Franceschi, nato a Modena, diplomato all’Istituto tecnico di Livorno, giornalista, dal 1916 volontario nel Regio Esercito raggiungendo il 3º Reggimento bersaglieri, morto a Castagnevizza, decorato con la medaglia d’oro al valor militare alla memoria – Fu uno dei simboli italiani del sacrificio di un giornalista in combattimento – era personaggio di grande coraggio e slancio alla testa del suo plotone arditi portò avanti varie e rischiose operazioni, ma il 23 maggio 1917, durante la decima battaglia dell’Isonzo, si slanciò in avanti alla prima ondata assalendo Castagnevizza – ferito due volte continuò ugualmente ad andare avanti nel combattimento – vicino ai resti della chiesa desiderava segnare la conquista del villaggio issando il tricolore che fino a quel momento aveva tenuto ripiegato sul petto, ma fu colpito e ucciso da una raffica di mitragliatrice partita dalle postazioni nemiche – a questo link e a quest’altra pagina web;

– Federico Grifeo, appassionato d’arte e studioso di pittura, giornalista, volontario nel Regio Esercito all’inizio della Grande Guerra, volle e fu inviato al fronte anche per intervento del padre che era ufficiale superiore in zona operazioni – inserito in un reparto di arditi del 1º Reggimento bersaglieri operativo sul Carso – fu prima fu decorato con la Medaglia di bronzo al valor militare a compimento di tante imprese di valore, fu ucciso a Flondar il 25 maggio 1917, colpito alla testa da un colpo di mitragliatrice mentre a capo dei suoi soldati attaccava le trincee dell’avversario – fu decretata la concessione della Medaglia d’oro al valor militare alla memoria – è uno dei gloriosi rappresentanti della mia famiglia alla causa italiana – a questo link per leggerne la storia, ma anche a quest’altra pagina web.

Le motivazioni delle decorazioni riconosciute a Federico Grifeo

Medaglia d’oro al valor militare
«Comandante di un reparto di arditi, in tre giorni di aspra offensiva, fu costante esempio di ardimento e sprezzo del pericolo. Primo sempre ai cimenti, con innumerevoli lotte corpo a corpo, ripulì dai nemici i camminamenti e le doline conquistate, costringendo inoltre alla resa un’intera compagnia avversaria, che, appostata in caverna coi propri ufficiali, opponeva la più ostinata resistenza. Primo all’assalto contro una munitissima trincea, incontrava morte gloriosa, fulgido esempio ai dipendenti, dei quali era stato sempre l’animatore e l’incitatore ad ogni più cosciente audacia. Jamiano, 23 -25 maggio 1917.»
– Decreto Luogotenenziale del 5 maggio 1918.

Medaglia di bronzo al valor militare
«Si dimostrò intelligente ed ardito in piccole azioni, da lui condotte perfettamente e con entusiasmo. Nell’attacco notturno di un posto avanzato nemico, si slanciò per primo, alla testa di una pattuglia, oltre il parapetto, sotto vivo fuoco, trascinando con l’esempio i propri dipendenti, e ponendo in fuga il presidio del posto, che lasciò in nostre mani un ferito e materiali vari. Valletta di Jamiano, 20 aprile 1917

Le motivazioni delle decorazioni conferite a Garibaldi Franceschi

Medaglia d’oro al valor militare
«Giovanissimo, pieno di fede e di coraggio, già distintosi alla testa del suo plotone arditi in varie piccole operazioni rischiose ed audaci, il 23 maggio si slanciò innanzi alla prima ondata, all’assalto di Castagnevizza. Ferito una prima volta, continuò imperterrito giungendo rapidamente all’abitato; ferito una seconda volta, non abbandonò il combattimento. E, mentre giunto presso i ruderi della chiesa, voleva consacrare la conquista del villaggio micidiale col segno del tricolore, cadeva eroicamente, ucciso sul posto da una raffica di mitragliatrice nemica. Castagnevizza, 23 -24 maggio 1917 .[4]»
— Decreto Luogotenenziale 10 ottobre 1917.

Medaglia di bronzo al valor militare

I nomi dei giornalisti che persero la vita durante la Prima Guerra Mondiale, dalle lapidi a Roma e a Livorno

Dalla lapide commemorativa ritrovata in uno scantinato di un palazzo Inpgi a Roma:

ALIOTTI EUGENIO – “La Sicilia”;
ASTOLFONI ANGELO – “La Gazzetta di Venezia”;
BATTISTI CESARE – “Il Popolo”, medaglia d’oro;
BATTISTIG ROMEO – “La Patria del Friuli”;
BERNASCONI NINO – “Cronaca Prealpina”;
BERTA LUIGI;
BIAGI ASPROMONTE;
BIANCONI GASPARE – “L’Ordine” Ancona;
BOCCACCINO GIOVANNI – “Il Gazzettino”;
BONACCI GIULIANO – “Corriere della Sera”;
BONO VLADIMIRO – “Il Grido del Popolo”;
BORELLA LUCIANO – “La Libertà” Padova, medaglia d’argento;

BORGHI CESARE – La Nazione”;
BORSI GIOSUE’ –  “Il Nuovo Giornale”, medaglia d’argento;
CACCIAMI VITTORIO – “La Sera”;
CAGGIANO VITTORIO – “Il Commercio”;
CANTAGALLI DEL ROSSO – “Corriere di Livorno”, medaglia d’argento;
CARAVAGLIOS NINO – Medaglia d’argento;
CARONCINI ALBER –  “Resto del Carlino”, medaglia d’argento;
CARUSO ARTURO – “L’Ordine”, medaglia d’argento;
CASOLI ALFREDO – “Corriere della Sera”;
CASSAN CARLO;
CASTELLINI GUALTIERO – “Idea Nazionale”;
CERVI ANNUNZIO – “Don Marzio”;

CIPOLLA GIOVANNI – “Idea Nazionale”, medaglia d’argento;
COTRONEI VITTORIO – “Il Mattino”;
CROLLALANZA GIACOMO – “Il Secolo”;
CRUDELI RACLIFF – “Corriere di Livorno”;
D’AGATA ETTORE – “Giornale dell’Isola”, medaglia di bronzo;
D’ALFONSO PIETRO – “Corriere di Livorno”, medaglia d’argento;
DEFFUNU ATTILIO – “Popolo d’Italia”;
DE MASI FELICE – “Il Mattino”;
DE PROSPERI LUIGI – “Idea nazionale”;
DE ROSA SALVATORE – “Giornale di Sicilia”, medaglia d’argento;
FAURO RUGGERO – “Idea Nazionale”, medaglia d’argento;
FAVA CARLO – “Roma”, Napoli;
FERRO IGNAZIO – “Giornale dell’Isola”;

FIGLIOLA FELICE  – “La Terra Italia”;
FINOTTI PIERO – “Corriere del Polesine”;
FIORILI RICCARDO;
FIORINI MARIO – “Il Messaggero”, medaglia d’argento;
FORNACIARI DINO – “Corriere di Livorno”;
FRANCESCHI GARIB – “Corriere di Livorno” – Medaglia d’oro
GALLARDI CARLO – “La Sesia”, medaglia d’oro;
GEMINIANI PIETRO – “La Patria del Friuli”;
GIAMPIETRO MARIO – “Don Marzio”;
GIBELLI PAOLO – “La Patria degli italiani”;
GIOVANNETTI REN – “La Vita”, Napoli;

GRIFEO FEDERICO – “Corriere di Livorno”, medaglia d’oro;
HENRY PAOLO –  “Agenzia Stefani”;
LUCCHESI VEZIO – “Corriere della Sera”;
MARCIANO ROBER – “L’Ora”, Palermo;
MAZZINI AMILCARE – “La Stampa”;
MORESCHI AUGUSTO – “Il Cittadino”;
OXILIA NINO – “Gazzetta di Torino”, medaglia d’argento;
PETRACCONE ENZO – “Il Giorno”, Napoli;
PICARDI VINCENZO – “Rass. Contem”, medaglia d’argento;
PINTAURA MANLIO – “Roma”, Napoli;
PITTERI GIULIO – “Corriere del Mattino”;

PORRY PASTOREL AMER. – “Messaggero”;
ROTELLINI AMERIGO – “Il Fanfulla”;
SAVINI EMILIO – “L’Avven. d’Italia”;
SCARIONI FRANCO – “Gazz. dello Sport”, medaglia d’argento;
SERRA RENATO – “La Voce”;
SERRANI GAETANO – “Il Popolo d’Italia”;
SERRETTA SALVAT. – “L’Ora”, Palermo;
SLATAPER SCIPIO – “Resto del Carlino”, medaglia d’argento;
SOLDANI AUGUSTO – “Il Corriere di Catania”, medaglia d’argento;
SOLDATI PIETRO – “Corriere del Polesine”, medaglia d’argento;
SPALLANZANI GIOV. – “Giorn. di Modena”;
SPIRO XIDIAS – “Idea Nazionale”, medaglia d’oro;

SVIGO (o SUIGO) FELICE – “Corriere della Sera”;
TALAMINI GIOV. – “Il Gazzettino”;
TAVERNITI ROBERTO – “Terra Nostra”;
TOSINI MARIO – “Il Numero”;
UMERINI UMBERTO – “Il Sole”, medaglia d’argento;
VERSI ANGELO – “Corriere di Livorno”, medaglia d’argento;
VIDALI GIUSEPPE;
VIMERCATI ALDO;
VITTA ZELMAN EMIL. – “Idea Nazionale”, medaglia di bronzo;
VIZZOTTO CARLO – “La Lombardia”;
TEVINI GEROLAMO – “Il Piccolo” Trieste;
In fondo al centro:
RIDELLA CARLO – “Provincia Pavese”, medaglia d’argento

Dalla lapide commemorativa affissa a Livorno in piazza Manin 1:

Redattore Garibaldi FRANCESCHI, decorato con medaglia d’oro
Redattore Pietro D’ALFONSO, decorato con medaglia d’argento
Proto Rosolino BARZOTTI
Tipografo Corrado CIONI
Tipografo Corrado BENEDETTI
Redattore Ratcliff CRUDELI
Ten. Federico GRIFEO DI PARTANNA, medaglia d’oro
Ten. Angiolo VERSI, medaglia d’argento
Ten. Ettore CANTAGALLI DEL ROSSO, medaglia d’argento Croce inglese

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