L’incunabolo del 1493 di Cristoforo Colombo, recuperato dai Carabinieri TPC, tornato alla Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia: era finito a Dallas

Era stato rubato prima del 1988 dalla Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia finendo poi nel mercato statunitense, a Dallas. Si tratta di un prezioso e raro incunabolo stampato a Roma da Stephan Plannck dopo il 29 aprile 1493. È l’epistola De Insulis Indiae supra Gangem nuper inventis con cui Cristoforo Colombo raccontava il viaggio di ritorno dalle Americhe rivolgendosi ai Reali di Spagna (in fondo a questo articolo la trascrizione e traduzione del paragrafo iniziale).

È stato il Generale di Divisione Francesco Gargaro, Comandante dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, a riportare l’opera nei saloni della Biblioteca e a consegnarla il 27 maggio a Stefano Trovato, direttore della Marciana.

Incunabolo o incunabulo - Nome dato ai primi prodotti della tipografia, dalle origini al 1500 (detti anche quattrocentine). Il termine fu usato per la prima volta con questo significato da B. von Mallinckrodt in un trattato sull’arte tipografica, stampato a Colonia nel 1639.
Enciclopedia Treccani

Le indagini per riportare in Italia l’incunabolo di Cristoforo Colombo

L’indagine è iniziata nel 2012 a seguito della denuncia di furto di alcuni preziosi volumi antichi presentata dall’allora direttore della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, tra cui appunto un altro esemplare della lettera di Colombo sostituito con un falso lasciato in biblioteca.

Nel 2016 la prosecuzione delle attività negli USA avevano già consentito il recupero di un altro esemplare della lettera di Colombo trafugata dalla Biblioteca Riccardiana di Firenze dove era stata sostituita da una copia falsa.
L’esemplare autentico era finito a Washington nella libreria del Congresso degli Stati Uniti d’America!
(immagine a sinistra: sull’argomento un mio articolo del 19 maggio 2016 pubblicato sul quotidiano nazionale il Tempo di Roma).

Dalle ricerche dei Carabinieri era emerso che alcuni rari incunaboli di Cristoforo Colombo fossero finiti nel mercato statunitense, quindi al centro delle investigazioni dei detective americani per la presunta presenza di falsi e di altri volumi evidentemente trafugati da biblioteche italiane ed europee.

Le indagini che hanno portato all’attuale ritrovamento sono state condotte sempre dalla Sezione Antiquariato del Reparto Operativo TPC, coordinati dalla Procura della Repubblica di Roma.
Operazione portata avanti fino al rimpatrio in Italia di quest’ultimo antico e inestimabile volume grazie all’interscambio con le forze dell’ordine statunitensi tenuto dal personale del Comando TPC nel segno della cooperazione internazionale.

In quali mani era finita quest’ultima copia della lettera di Colombo?

A possederla era un facoltoso collezionista di Dallas che, come da accertamenti sulla sua vicenda, non aveva alcuna idea fosse stata rubata.

Informato della provenienza illecita di questo bene culturale italiano grazie a evidenze e riscontri raccolti dal Comando Carabinieri TPC, il ricco texano non si è opposto alla confisca decisa dalla Procura di Philadelphia.

“La restituzione della lettera può essere considerato il risultato delle indagini condotte dai Carabinieri TPC con la collaborazione degli investigatori americani di H.S.I. (Homeland Security Investigation), supportati anche dal fondamentale contributo tecnico di un curatore della sezione libri antichi della Biblioteca Universitaria di Princeton (USA), esperto di riconosciuta competenza e professionalità, che aveva garantito la sua collaborazione alla polizia americana sia segnalando agli stessi la localizzazione della lettera sia per lo studio scientifico del testo finalizzato al riconoscimento dell’opera sottratta dalla biblioteca veneta. Nello specifico, l’identificazione dell’opera è stata possibile attraverso approfondimenti tecnici sul raccoglitore miscellaneo che originariamente conteneva la lettera di Colombo e da cui venne estrapolata e rilegata singolarmente alla fine del XIX secolo”.

Identificazione dell’incunabolo grazie allo studio particolareggiatissimo delle pagine che compongono il volume miscellaneo, con la misurazione dei “nervi” della legatura, della distanza tra questi e i bordi della pagina, nonché dei fori lasciati dalle cuciture.

Tutte queste caratteristiche peculiari sono state ritrovate nell’esemplare trovato a Dallas. In più, lo stesso incunabolo presentava anche delle abrasioni sulla prima e sull’ultima pagina, proprio lì dove, in origine, la Biblioteca Marciana aveva apposto i suoi timbri.

Le precedenti investigazioni degli inquirenti statunitensi dell’Homeland Security Investigations, quelle che permisero il recupero in territorio USA degli altri 2 esemplari della stessa opera, furono agevolate sempre dalla segnalazione del medesimo curatore della Biblioteca Universitaria di Princeton: un esemplare era stato trafugato nel 2005 dalla Biblioteca de Catalunya a Barcellona, una seconda stampa invece rubata in epoca imprecisata dalla Biblioteca Apostolica Vaticana e, anche in quel caso, sostituita con un falso.

Qualcuno si era dato molto da fare cercando per l’Europa alcune delle stampe originali con la lettera di Colombo. Una volta individuati gli obiettivi, progettò bene i furti e fabbricò delle copie false con le quali sostituire i veri documenti che presero il volo verso gli USA.

L’incunabolo di Cristoforo Colombo

“Epistola Christofori Colom: cui ętas nostra multū debet: de Insulis Indiaę supra Gangem nuper inventis. Ad quas perqui rendas octavo antea mense auspiciis ere invictissimi Fernandi Hispaniarum Regis missus fuerat: ad magnificum dňm [dominum] Raphaelem Sanxis eiusdem serenissimi Regis Tesaurariū missas quam nobilis ac litteratus Aliander de Colco ab Hispano ideomate in latino convertit: tertio kals Maij·M·CCCC·XCIII· Pontificatus Alexandri Sexti Anno Primo”.
“Lettera di Cristoforo Colombo: al quale la nostra epoca deve molto: riguardante le isole dell’India appena scoperte al di sopra del Gange. Al quale era stato inviato l’ottavo mese prima sotto gli auspici dell’invincibile Ferdinando, Re di Spagna: al magnifico signore Raffaello Sanxis, Tesoriere dello stesso serenissimo Re, messaggi che il nobile e dotto Aliandro de Colco tradusse dallo Spagnolo in latino: 3 maggio 1493, nel primo anno del Pontificato di Alessandro VI”.

Questo il paragrafo iniziale della lettera di Cristoforo Colombo.

La lettera, oggi in ottime condizioni, fu stampata su 8 pagine scritte in latino.

Intuibile l’inestimabile valore, anche monetario, di tale documento per il solo aspetto storico-bibliografico.

Quando Cristoforo Colombo ritornò a Lisbona dopo la sua grande impresa, comunicò subito la scoperta del Nuovo Mondo a Re Ferdinando e alla Regina Isabella.

Come sottolineato dagli esperti dei Carabinieri TPC, la lettera ebbe da subito una discreta fortuna editoriale che coincise con l’esordio della stampa in Italia.

Il tipografo bavarese Stephan Plannck risulta attivo nel mondo dell’editoria romana della fine del Quattrocento. Nell’ultimo ventennio del secolo realizzò oltre 400 edizioni a stampa.
In questo ambito si colloca appunto l’edizione latina dell’epistola di Colombo ai Reali di Spagna.

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