La Pulzella d’Orléans, colei che fin dai 13 anni raccontava di ricevere missive da messaggeri celesti, figura chiave della Guerra dei Cent’anni che volse in favore dello schieramento francese, Giovanna d’Arco, bruciata fra le fiamme a Rouen il 30 maggio del 1431.
Fu giudicata maledetta e condannata da un tribunale che, seppur ecclesiastico, era influenzato dai nemici che Giovanna aveva sempre combattuto. Benedetta lo fu solo dopo quasi 500 anni dai fatti della sua vita e dopo la sua salita e uccisione al rogo.
Un’esistenza terrena che fu spezzata dagli uomini, sia da coloro che avrebbero dovuto essere dalla sua parte, i francesi, sia da quelli che, come avversari dei francesi, la odiarono per i suoi successi militari. Prima fu usata, ne ebbero grandi vantaggi, poi fu praticamente ripudiata fino all’estremo sacrificio.
Nata nell’antica e piccola Domrémy, nella regione del Grand Est, Giovanna era figlia di contadini, non seppe mai né leggere né scrivere, ma fu ugualmente perno di eventi bellici e politici che lei contribuì a modellare dando forma, se così si può dire, alla Francia dei secoli a venire.


Lei raccontò che San Michele Arcangelo, Santa Caterina d’Alessandria e Santa Margherita d’Antiochia la visitarono fino al punto da convincerla che era stata scelta da Dio per salvare la Francia dagli inglesi.
Nel marzo del 1429, convinta di questa missione di vita su indicazione divina, raggiunse il castello di Chinon presentandosi al Delfino di Francia, colui che sarebbe diventato Re Carlo VII di Valois. Il principe stava tenendo una seduta con circa trecento esponenti della nobiltà. Giovanna chiese al Delfino di poter cavalcare alla testa dell’esercito che stava andando a soccorrere Orléans.
La richiesta le fu accordata solo dopo che fu esaminata da alcuni ecclesiastici.
Il primo esame fu condotto dal confessore dello stesso Carlo, il vescovo di Castres. La seconda sessione avvenne a Poitiers tenuta dal Regnault de Chartres, arcivescovo di Reims e Cancelliere di Francia, insieme ad alcuni teologi: questa fase durò ben tre settimane (!).
Superate queste prove, Carlo le permise di capeggiare l’esercito verso Orléans, anche se non le consegnò ufficialmente una designazione militare.
La forza e l’entusiasmo di Giovanna, il suo senso religioso, rincuorarono e contagiarono le truppe francesi che ne erano esaltate. Soldati e cavalieri furono galvanizzati da quella ragazza così carismatica, piena di energie e fervore che li invitava a pregare due volte al giorno radunandosi attorno a lei vestita con un’armatura completa e sotto la sua bandiera che su fondo bianco raffigurava Dio benedicente e il fiordaliso francese affiancati dagli arcangeli Michele e Gabriele.

Lei rappresentò un fattore decisivo che riuscì a dare maggior forza all’esercito francese.
Tra maggio e luglio del 1429 la città di Orléans venne liberata. Per la precisione, Giovanna arrivò a Orléans il 29 aprile e la liberazione della città dall’assedio degli anglo-borgognoni avvenne pienamente l’8 maggio dopo diverse giornate di assalti sulle contro-fortificazioni degli assedianti e la riconquista di alcuni ponti. Lì la Pulzella fu ferita per la prima volta, colpita da una freccia fra scapole e collo.
A seguire, la vittoria francese del 12 giugno a Jargeau con la seconda ferita che Giovanna subì alla testa, un’offensiva di successo il 14 giugno a Meung-sur-Loire.
Dopo questi fatti la formazione anglo-borgognona nella regione, al comando di John Talbot Conte di Shrewsbury, fu battuta definitivamente il 18 giugno nello scontro di Patay: gli stessi inglesi favorirono la loro stessa sconfitta pasticciando con le manovre dopo l’iniziale e ottimo assalto della formazione francese. Alla fine della Battaglia di Patay i sudditi del Re d’Inghilterra lasciarono sul campo oltre 2.000 uomini, mentre nella formazione francese contarono solo tre morti e pochi feriti.
I francesi e la stessa Giovanna tirarono un sospiro di sollievo, scampato il pericolo che l’intera Loira potesse passare sotto al controllo inglese.
A quel punto, dopo la resa al Delfino delle città di Troyes, Châlons, Sept-Saulx e Auxerre, il 17 luglio Carlo fu incoronato Re a Reims, città che aveva fatto atto d’obbedienza al Sovrano.


Da questo momento entrarono in gioco invidie, giochi di potere per accattivarsi il Re, meccanismi mentali deteriori che agirono anche per tenere ai margini Giovanna d’Arco, tanto da non sostenerla fattivamente negli scontri contro gli anglo-borgognoni.
Dalla Corte non vollero aiutarla con un’azione militare forte, decisiva. La Pulzella d’Orleans fu lasciata praticamente sola, poco considerata, negli scontri sotto la cinta muraria di Parigi, a cominciare dal primo assalto dell’8 settembre 1429 alla porta SaintHonoré.
Basta pensare che nella missione del 1430 su Compiègne (l’antica Compendium romana compresa tra i fiumi Oise ed Aisne), le misero a disposizione solo 200 uomini per difendere la città.
Questo atteggiamento fu determinante per la cattura di Giovanna da parte del nemico.
Il 24 maggio 1430 i borgognoni la presero e la misero in catene. Dopo quattro mesi di prigionia nel castello di Beaurevoir, il 24 ottobre Giovanni II di Lussemburgo-Ligny, suo catturatore, vendette Giovanna per 10.000 Lire Tornesi, la taglia messa su di lei dal Sovrano d’Inghilterra e la consegnò agli inglesi: lui era sì vassallo del duca di Borgogna, ma alle dirette dipendenze del Re inglese.
La pulzella fu portata a Rouen, messa nelle mani di un tribunale ecclesiastico, tenuta incessantemente sotto interrogatorio sfinendola.
Alla fine fu condannata come eretica e bruciata sul rogo il 30 maggio 1431.
Ci vollero 25 anni, la conquista di Rouen da parte delle truppe di Re Carlo VII, l’inizio della revisione del caso di Giovanna dal 1450 in poi con la disanima di quel processo per giungere al 7 luglio 1456 e alla sentenza di annullamento del precedente giudizio: la sua riabilitazione.
Ma lei era morta fra le fiamme di un rogo un quarto di secolo prima…
Sono dovuti passare altri 453 anni per la sua beatificazione e altri 11 anni per la sua canonizzazione a opera di Papa Benedetto XV.
È Patrona della Francia.

💛🧡
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