Cani o gatti?
Il mio rapporto con i canidi è sempre stato strettissimo fra quelli che hanno accompagnato la vita di cugini e parenti fino ai pelosi che affiancano gli amici.
Anche un cane sconosciuto, a prescindere dalla razza, ha un ottimo approccio istintivo con me. Accade da sempre e non saprei individuare la causa.
Uno zio sull’Etna aveva una vasta proprietà nel comune di Pedara. Lì viveva Nelson, un enorme alano nero e le sue due compagne. Le cucciolate erano continue. Quando passavo da lì in estate ero sommerso da questi cuccioli, mi venivano addosso, mi tiravano per i pantaloni e la maglietta, li prendevo in braccio. Le due femmine stavano vicine, tranquille, davano più occhiate, ma poi proseguivano a dormicchiare. Il grosso Nelson sembrava una statua, seduto sul posteriore sembrava scrutare fra gli alberi del bosco intorno, pareva non badare ai tanti cuccioli abbaianti, ogni tanto mi si avvicinava per un’intensa leccata d’affetto. Momenti d’oro.
Tra i miei cani preferiti c’è il Cirneco dell’Etna, razza antica della Sicilia, sguardo attento, molto affettuoso e attivo. Se si ha presente la rappresentazione in forma d’animale del dio egizio Anubi, è proprio lui. Su questo cane ho scritto anche per celebrarne la storia.
In questo stesso articolo celebro pure Rufus Saladino 1° e Barnaba, due cani di Danilo -mio cugino- e Claudio, amico fraterno e collega giornalista. Barnaba l’ho praticamente scelto io… no, mi correggo, lui cuccioletto mi fissava dal prato del canile dove era ospitato mentre i suoi fratellini facevano i pazzi. Al che io dissi a Danilo e Claudio, “deve essere lui”. Così fu.
Infine, Pedro, il pazzo barboncino bianco della zia Adelaide: dopo la morte di lei, pur avendo lui 12 anni, ha ritrovato una grande giovinezza a casa di Aurelio, mio cugino, Rossella, sua moglie e un cagnone, Vilma, che era già con loro, una femmina potente e con un bel vocione.
