Antiche e possibili tracce biologiche (batteri) su Marte, l’annuncio della NASA su alcune “biofirme” trovate dal Rover Perseverance

Un pomeriggio incredibile quello del 10 settembre 2025 con l’annuncio della NASA sul ritrovamento di antiche e possibili tracce biologiche o biofirme su Marte grazie al Rover Perseverance. La realtà della situazione raccontata durante una conferenza stampa in diretta streaming della National Aeronautics and Space Administration-Amministrazione Nazionale per l’Aeronautica e lo Spazio.

Il perno di tutto è la missione del Rover Perseverance su Marte, il veicolo telecomandato-automatico che, arrivato sul pianeta a febbraio 2021, sta esplorando varie aree analizzando campioni raccolti al suolo.
Le tracce trovate su Marte, dopo un anno di analisi, possono essere spiegate SOLO dalla passata presenza di vita sul Pianeta Rosso.
(qui in basso il video sulla conferenza stampa NASA che inizia dal minuto 17,22)

A presenziare la conferenza stampa:
- Sean Duffy, amministratore facente funzioni della NASA (siamo a settembre e ancora il presidente Trump non nomina l'amministratore effettivo);
- Nicky Fox, amministratore associato, Science Mission Directorate, sede centrale della NASA a Washington;
- Lindsay Hays, scienziata senior per l'esplorazione di Marte, divisione di scienze planetarie, sede centrale della NASA;
- Katie Stack Morgan, scienziata del progetto Perseverance, Jet Propulsion Laboratory della NASA nella California meridionale;
- Joel Hurowitz, scienziato planetario, Stony Brook University, New York.

Marte, dove è stato trovato il campione rivelatore?

Il risultato è venuto fuori dall’analisi del campione 25 dal Canyon Zaffiro, estratto nel luglio del 2024. Questo campione, che ha un’altezza di 6,2 centimetri, è stato prelevato dal Rover nell’area delle Cheyava Falls-Cascate Cheyava, Neretva Vallis.
La roccia è di tipo sedimentario.

Le macchioline/puntini presenti sul terreno e visibili nella foto della NASA – qui sotto inserita – sono tracce visibili che possono essere state lasciate da metabolismi, da organismi viventi, nello specifico da batteri.

Il campione è formato da minerale con zolfo e ferro (fosfati e solfati aggregati a una base ferrosa). Non ci sono prove che quella roccia sia stata riscaldata ad altre temperature, uno dei due modi per dare forma a quei legami minerali: l’unica altra alternativa non può che essere l’attività biologica.

La zona delle Cheyava Falls era già promettente. Si tratta di una formazione rocciosa ricca di vene minerali, è a forma di punta di freccia e contiene caratteristiche interessanti, utili per far comprendere se milioni di anni fa il suolo marziano ospitava forme di vita microscopiche. Era un’area ricca d’acqua attraversata da un fiume.

Quando si parla di tracce come le biofirme si intendono dei precisi indicatori che fissano, in questo caso, antiche tracce di vita e che, in genere, rivelano la presenza di vita.
Queste tracce sono state trovate dal Rover Perseverance durante l’analisi nel suo laboratorio interno di campioni prelevati in quel preciso punto del Cratere Zaffiro.

Per arrivare ad altre evidenze sperimentali che possano confermare tutto e rivelare altri aspetti, si dovrebbe sottoporre questo campione a ulteriori analisi. Quindi, bisognerà riuscire a portare i campioni sulla Terra o pensare/progettare altre missioni.
Su questo pesa, purtroppo, la volontà del presidente Trump di tagliare fortemente i fondi per la Nasa e per le missioni su Marte.

Marte, Rover Perseverance e missione Mars Sample Return

La NASA collabora con l’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea per questa importante esplorazione marziana. L’obiettivo principale della missione Perseverance su Marte è l’astrobiologia e la ricerca di tracce di antica vita microbica.

Da aprile 2024 il Rover Perseverance ha raccolto e sigillato 28 campioni scientificamente selezionati e li ha conservati all’interno di tubi sterili nell’ambito della missione Mars Sample Return. La fase successiva è quella di trasportarli sulla Terra per studiarli: è il primo tentativo di riportare alla luce frammenti di un altro pianeta offrendo la migliore opportunità per rispondere a domande fondamentali sull’evoluzione iniziale di Marte, sul suo potenziale di vita antica e sul suo clima svelando anche aspetti che sono ancora del tutto sconosciuti.

Acqua su Marte anche oggi

Oggi l’acqua su Marte c’è, è bene sottolinearlo, ma rappresenta una frazione minima rispetto a quella che era presente sulla superficie.
Si trova acqua sotto forma di ghiaccio nell’area delle calotte polari e nel sottosuolo come permafrost (terreno permanentemente congelato nonché impregnato d’acqua). Recentemente si è compreso che si trova acqua liquida anche nel sottosuolo, tra 10 e 20 chilometri di profondità.

Nel suo antichissimo e remoto passato il Pianeta Rosso aveva oceani e laghi, la loro presenza è raccontata geologicamente da antiche valli fluviali, letti di laghi e minerali che si formano in presenza di acqua liquida. Marte aveva tanta acqua. 

Nel corso del tempo questo pianeta, vuoi per l’assenza di campo magnetico o per la più ridotta dimensione e per la più bassa massa rispetto alla Terra, ha perso acqua e aria che erano utili a mantenere la vita in superficie.
Il Pianeta Rosso ha un diametro (6.787 km) di circa la metà rispetto a quello terrestre e ha circa un decimo della sua massa. Tanto per intenderci, le dimensioni di Marte sono all’incirca intermedie fra quelle della Terra e quelle della Luna.

Proprio il ricco campo magnetico della Terra ne fa un formidabile scudo contro le radiazioni solari. Marte invece non lo ha, così i venti solari ne hanno praticamente spazzato via l’atmosfera, effetto facilitato dalla molto minore capacità d’attrazione del pianeta (minore forza di gravità).
Tutto questo è avvenuto nonostante Marte sia ben più distante dal Sole rispetto alla Terra.

L’atmosfera marziana è estremamente rarefatta e questo fa sì che le escursioni termiche siano molto grandi, con una prevalenza per il freddo: tra  una minima di -140 e una massima di 20 °C: la media è di -63 °C

Un anno marziano dura 687 giorni terrestri, le stagioni (l’inclinazione sul piano del sistema solare è quasi identica a quella della Terra) sono di conseguenza molto più lunghe.
Il giorno solare di Marte è invece appena più lungo di uno nostro, pari a 24 ore, 39 minuti e 35 secondi.

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