Le gemelle Kessler, una forte ventata di novità e libertà negli anni 60 e 70

Ricordare le gemelle Kessler è facile. Dalla fine degli anni 60 in poi le sorelle Alice ed Ellen si sono infilate nei miei ricordi di bimbo e in quelli successivi. Due esseri umani identici, due sorelle gemelle, due gocce d’acqua, donne che ballavano con una grazia e un senso del divertimento unici. Dotate di quattro gambe chilometriche, snelle, sempre pronte a passi di danza, quelle che sceneggiatori e costumisti televisivi cercavano di occultare secondo le direttive democristiane e conservatrici di sei decenni fa.
Movimenti eleganti, oppure frizzanti, gesti, azioni e ritmi che coinvolgevano, voci un po’ esotiche per quell’accento straniero della loro provenienza, di Nerchau nell’allora Germania Est.
Per tutto ciò e per altri motivi in questo articolo ho curato maggiormente l’uso di video.

In me bambino generavano una certa curiosità perché erano strane riproduzioni l’una dell’altra, un’originale bizzarria, non enorme perché ero già abituato a una nonna paterna che aveva una sorella gemella identica. Restava comunque una cosa per nulla comune, atipica, attraente.

Per un quasi cinquenne come ero io, era una singolarità da ammirare, direi quasi come quando dalla tv assistevo agli episodi della serie UFO. In questo caso però c’era naturalmente altro, la curiosità risvegliata dai loro movimenti sincronizzati, a volte ipnotici, schemi che poi mutavano in scenografie sempre identiche, ma fra loro speculari. Era come trovarsi davanti a uno strano e immateriale specchio infilato fra le due sorelle.

Specchio-schermo che all’epoca era ancora rigorosamente in bianco e nero, il visore era tecnicamente una sezione di sfera fatta in vetro spesso. Lento nell’accendersi il televisore, almeno finché le valvole dei circuiti non si scaldavano prendendo il loro colore arancio-rossiccio. Raggiunta la temperatura d’esercizio di quei bulbi cilindrici, ecco che la sintonia si sistemava, il segnale d’antenna veniva elaborato e le immagini si materializzavano in un paio di secondi, tirate fuori da una visione nebbiosa, lattiginosa.

Nessun nato dagli anni 90 in poi riuscirà a immaginare questo scenario tecnologico-primitivo, ancora meno ne saranno capaci i figli dell’attuale XXI secolo. A loro sembrerà quasi inimmaginabile quel periodo così lontano fatto di apparecchi televisivi quasi cubici appollaiati su carrelli porta tv piuttosto incerti nella loro stabilità (come si faceva a non avere paura che tutto cadesse a terra?), quelle manopole necessarie a centrare la sintonia dei canali captati dalle antenne di casa (prima solo due canali Rai, tempo dopo tre, almeno allo scadere del 1969).
Vera preistoria.

A volte riconosco che mi sento come un uomo vissuto fra brontosauri, pterodattili e Tyrannosaurus rex, ma oggi ancora vivo per testimoniare i nostri colpi di clava sui televisori.

Eppure quelle visioni di 60 anni fa si trasformarono in condivisione, i televisori trasformati in moderni focolari che scaldavano e divertivano parenti, cugini, amici.
Le Kessler non sfuggirono a questi cambiamenti sociali e ne divennero protagoniste dirompenti insieme a tanti personaggi e artisti che popolarono il tubo catodico.

Alice ed Ellen Kessler apparivano dalle immagini di quella Televisione, all’inizio evanescenti e non a fuoco per poi stabilizzarsi in una decina di secondi, se non di più. Lo schermo ce le mostrava mentre un lievissimo rossore si intravedeva dietro l’apparecchio televisivo, era la luce delle valvole che traspariva dalle feritoie posteriori di aerazione.

Bionde, lunghe, gentilissime queste due donne, spiritose alla maniera tedesca, ma con gli anni impararono a essere più mediterranee.

Furono perfette compagne di spettacolo di tantissimi personaggi italiani, il grande Lelio Luttazzi o come con il primo regista televisivo Antonello Falqui che le guidò nella trasmissione del sabato sera Giardino d’Inverno (21 gennaio 1961) insieme al Quartetto Cetra, al cantante, chitarrista e comico Henri Gabriel Salvador, cantando e ballando all’unisono con l’orchestra diretta dal maestro Gorni Kramer e le coreografie dell’indimenticabile Don Lurio: il primo programma RAI musicale leggero che andava in onda nella fascia primaria delle 21, trasformatosi poi in Studio Uno.

Dopo le gemelle spiccarono sempre più, si esibirono per il piccolo schermo con Mina, Raffaella Carrà, Alberto Lupo, Pippo Baudo, Corrado, mentre si trasformarono fin da subito divenendo icone eleganti e glamour di una grande rivoluzione del costume nell’ambito della storia italiana post guerra. Riuscirono a vincere quei collant che imponevano loro, così scuri e doppi, vere armature che servivano a rendere meno evidenti le forme delle loro gambe. Sarebbe inutile sottolinearlo, ma lo faccio, che le sorelle Kessler resero evanescenti pure quelle calze.

Cosa curiosa fu che la presenza dominante delle loro gambe e di quei potenti collant fece sì che le due artiste divennero il perno di molti spot televisivi per Carosello, quelli per Omsa, nota casa produttrice di collant e calze.

Quando si parla di televisione italiana dell’epoca non possono mancare trasmissioni primarie come La prova del nove e Canzonissima cui parteciparono nel 1969 e che permise loro di incidere diversi dischi. Appuntamento che le immerse nel panorama televisivo e musicale presente alla trasmissione per la fine di quell’anno, quindi con Gianni Morandi, Al Bano, Claudio Villa, Raimondo Vianello, Johnny Dorelli, Massimo Ranieri, Orietta Berti, Domenico Modugno durante la scena finale della penultima puntata di Canzonissima 1969, regia di Antonello Falqui: le gemelle Kessler al centro dell’immagine qui in basso erano conduttrici insieme a Vianello e a Dorelli. Nelle ultime puntate si aggiunsero ai conduttori anche Sandra Mondaini e Paolo Villaggio.

Nel corso di quelle puntate, seguendo il noto meccanismo della trasmissione, era già stata fatta una selezione fra i 48 concorrenti. Il 6 gennaio 1970, all’ultima puntata, furono eletti vincitori Gianni Morandi (primo posto, con Ma chi se ne importa), Claudio Villa (secondo, con Il sole del mattino) e Massimo Ranieri (terzo, con Se bruciasse la città) che, oltretutto, ebbe in questo modo un’altra spinta verso il suo grande lancio nel panorama musicale.

Rendetevi conto che, volendo fare un puro bilancio numerico, dal 1966 al 1980 le Kessler totalizzarono tre 33 giri e diciassette 45 giri.

I finalisti di Canzonissima 1969

Perché ho scelto di mettere così in evidenza Canzonissima?

La trasmissione è quella che più mi colpì e che mi è rimasta fissata nella memoria. Del resto mi si incuneò nella mente anche il brano Quelli belli come noi, cantato dalle Kessler, testo di Verde, Terzoli, Vaime, musica di Canfora, usato nella sigla iniziale del grande programma di fine anno.

Una carrellata su Canzonissima 1969 con sketch gustosi a cominciare da quello di Paolo Villaggio o la valutazione dell’abbigliamento nella pseudo sfilata dei cantanti che si presentavano sul palco

Le gemelle poi arrivarono subito al cinema con alcune partecipazioni e la direzione di Dino Risi nel film a episodi del 1965 I complessi (c’era Alberto Sordi nella parte del Dentone, ma in altri frammenti anche Nanni Loy, Nino Manfredi, Ugo Tognazzi, Ilaria Occhini, Paola Borboni, Gaia Germani e tantissimi altri). Presenti anche a teatro.

Furono estremamente poliedriche.

Altro punto forte della loro carriera televisiva la partecipazione nel 1974 alla trasmissione del sabato sera Milleluci diretto da Antonello Falqui, le gemelle lì portate dalle conduttrici Mina e Raffaella Carrà.
Tutte e quattro si esibirono anche nel delizioso “So quel che sempre piacerà”.
Era tutto incastonato in un periodo di grandi cambiamenti sociali quello, dai colpi inferti dall’austerity e alle grandi novità dell’emittenza privata che si stava affacciando con tantissime emittenti. E il programma viaggiò – ripresentandoli – fra i tanti generi che caratterizzarono lo spettacolo musicale, da quelli storici più lontani ai più moderni, quindi il café-chantant, la rivista, il cabaret, l’operetta. il musical, la radio e la televisione.

Breve spezzone, spiritoso, godibile e loro quattro bravissime anche in una micro esibizione

Le gemelle diradarono gli impegni proprio negli anni 70, ma senza farsi dimenticare, come in Milleluci e in spettacoli teatrali o altre trasmissioni senza dimenticare la copertina dell’edizione italiana di Playboy.
Poi tornarono più convintamente negli anni 80, ospitate in trasmissioni, ma pure conduttrici come in Buonasera con… Alice ed Ellen Kessler, su Rete 2 nel 1981, oppure la seconda edizione di Al Paradise su Rai Uno, nel 1984 e La fabbrica dei sogni trasmesso da Rai Tre nel periodo 1987-1988.

Proprio in questo periodo Alice ed Ellen Kessler tornano ad abitare a Grünwald, comune tedesco con il bel castello Burg Grünwald con Museo Archeologico Bavarese, collocato nel land della Baviera, sobborgo di Monaco di Baviera.

Comparvero altre, sporadiche volte in televisione, hanno accumulato riconoscimenti dall’Italia e dalla Germania per quanto significarono nel mondo dello spettacolo. Furono ospiti del Festival di Sanremo 2014.

Nel successivo e ultimo video vi regalo le due artiste mentre si cimentano con l’inflessione romana, tutta da imparare vista la loro lunga permanenza a Roma per essere presenti nelle tante trasmissioni.

Alla fine fra film e serie in tv parteciparono a sedici programmazioni diverse fra il 1961 al 2011.
In teatro recitarono a quattro lavori andati in scena dal 1967 al 2011.
Fra i programmi televisivi dal 1963 al 2021, hanno partecipato in 12 occasioni come protagoniste/conduttrici e in 22 come ospiti.

Nel 1987 la Germania le ha insignite con l’onorificenza della Croce al Merito – Ordine al Merito della Repubblica Federale Tedesca.

NON entro invece nella sfera privata delle gemelle Kessler, gli amori fondamentali, lo stile di vita e non lo faccio per un motivo semplice: sono aspetti che saranno stati sviscerati fino all’inverosimile da una marea di testate giornalistiche.

Senza considerare la valanga di post social in cui gli iscritti si staranno dando battaglia su un altro punto che qui non voglio affrontare, quello del suicidio assistito, sulla volontà delle sorelle di morire insieme allo stesso istante.
Lascio ad altri il compito di imbellettare considerazioni fino alla nausea e di litigarci sopra.

Di fronte alla morte preferisco il silenzio.

Le gemelle Kessler rimangono per me sempre quelle che ho conosciuto e che sono maturate, cambiate negli anni.

Non avendo figli o eredi diretti, Alice ed Ellen avevano deciso di destinare il proprio patrimonio a diverse organizzazioni benefiche. Tra queste nel testamento sono state incluse Medici Senza Frontiere, la Christian Blind Mission, Unicef, il Paul Klinger Künstlersozialwerk e la Deutsche Stiftung Patientenschutz.

Buon ballo ragazze e nella vostra nuova realtà rallegrate tutti con Dadaumpa!

2 commenti Aggiungi il tuo

  1. Avatar di Viaggiando con Bea Viaggiando con Bea ha detto:

    Ma che bel riepilogo che hai fatto sulla carriera e vita delle famose gemelle Kessler. Non voglio commentare la loro scelta di morire insieme ma questo mi ha molto colpito e mi ha reso molto triste. Come fai tu quello che penso di questa scelta lo tengo tutto per me nel mio cuore. Bravissimo per questo lungo post mi hai riportato indietrissimo nel tempo quando ero una bimba e mi piaceva un sacco la canzone “da-da-umpa” .

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    1. Avatar di Giuseppe Grifeo Giuseppe Grifeo ha detto:

      Anche io sono sprofondato nel lontano mio passato di bimbo. Ricordo bene loro due con Mina e la Carrà, tanto da volerci mettere il video da Milleluci.
      Che tempi!!!
      Grazie

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