Un pilota, costretto ad atterrare nel deserto del Sahara per un’avaria al suo aeroplano, incontra un bambino, il Piccolo Principe. Da quel momento il bimbo inizia a raccontargli che arriva dall’asteroide B612 dove ha sempre vissuto solo soletto con tre vulcani (uno inattivo) e con una piccola e vanitosa, troppo vanitosa, rosa di cui si prendeva cura anche se, per questioni di carattere, il loro rapporto era complicato (in copertina, “Mural de El Principito” – Colombia – foto di Estefanny Sandoval).
Un giorno – il bimbo continua a raccontare – ha iniziato un viaggio nello spazio vagando tra altri mondi facendo varie esperienze e conoscendo personaggi che gli hanno insegnato tante cose, un corollario di tante verità sulla vita. Lo sguardo puro del piccolo, innocente, connesso direttamente al cuore, dà al bimbo una veste di saggezza universale, la capacità di parlare con sentimento sull’autenticità delle cose, senza pregiudizi riconoscendo il valore di quegli incontri.
Uno stato mentale e di spirito che può toccare anche l’anima degli adulti tolti dal loro torpore strutturato, stratificato e indurito negli anni: “Non si vede che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”. La bellezza autentica che rende speciali gli altri è custodita al loro interno: bisogna volerla scoprire, andare nel profondo, cambiare “occhi”.

Tornando al racconto del suo viaggio, il Piccolo Principe spiega quindi la sua presenza in quel luogo desertico della Terra e chiarisce pure la richiesta, fatta allo stesso pilota, di disegnargli una pecora. L’animale servirebbe per mangiare le piante di baobab evitando che continuino a invadere il suo asteroide soffocando pure la rosa: ora che è così lontano gli manca tanto quella vanitosa. Ne è consapevole dopo il lungo distacco: lui e la rosa si sono voluti tanto bene. Dopo quei viaggi e quelle esperienze che tanto gli hanno insegnato, tornerà a vegliare su di lei.
Tra le sue avventure e ricerche fra diversi asteroidi, il Piccolo Principe racconta di averne raggiunto uno dove ha incontrato un vecchio Re solitario, un Monarca che ama dare ordini ai suoi sudditi… anche se questi non ci sono: il Sovrano è l’unico essere vivente del suo piccolo mondo.
(Il Piccolo Principe alla presenza del Monarca) … sentendosi un po’ triste al pensiero del suo piccolo pianeta abbandonato, si azzardò a sollecitare una grazia dal Re: “Vorrei tanto vedere un tramonto… Fatemi questo piacere… Ordinate al sole di tramontare…”.
“Se ordinassi a un generale di volare da un fiore all’altro come una farfalla, o di scrivere una tragedia, o di trasformarsi in un uccello marino; e se il generale non eseguisse l’ordine ricevuto, chi avrebbe torto, lui o io?”
“L’avreste voi”, disse con fermezza il piccolo principe.
“Esatto. Bisogna esigere da ciascuno quello che ciascuno può dare”, continuò il re. “L’autorità riposa, prima di tutto, sulla ragione. Se tu ordini al tuo popolo di andare a gettarsi in mare, farà la rivoluzione. Ho il diritto di esigere l’ubbidienza perché i miei ordini sono ragionevoli”.
“E allora il mio tramonto?” ricordò il piccolo principe che non si dimenticava mai di una domanda una volta che l’aveva fatta.
“L’avrai, il tuo tramonto, lo esigerò, ma, nella mia sapienza di governo, aspetterò che le condizioni siano favorevoli”.
Antoine de Saint-Exupéry (Antoine Jean Baptiste Marie Roger de Saint-Exupéry) – “Le Petit Prince – Il Piccolo Principe”

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