Ai tempi antichi, quando gli immortali calcavano questa terra con il loro divino piede, tanti erano i problemi per le dee giovani e belle. Una tra queste fu Persefone che vide la sua storia dipanarsi in piena Sicilia, in un’area vicina a quella che sarebbe stata Enna, Ἔννα per i greci o, nella possibile denominazione sicano-punica, Ennaan. Da rimarcare che spesso queste grane si trasformavano in vere e proprie tragedie.
Poche di queste storie si concludevano con un lieto fine. Più spesso avevano un epilogo dolce e al tempo stesso amaro, vere e proprie condanne inevitabili che lasciavano effimeri momenti di libertà.
A questo punto riedito la storia di questa dolce fanciulla che è figlia di Zeus e di Demetra. Di versioni e luoghi nei quali è collocata, ce ne sono diverse. Così assemblo tutto nella narrazione che ha per scenario la Sicilia (qui in basso immagine cliccabile per ingrandirla, “Ade rapisce Persefone”, dipinto di Christoph Schwarz – 1573).

Persefone o Kore (Περσεφόνη, Κόρη) “la fanciulla”, nella mitologia romana è Proserpina. Il nome latino della giovane dea deriva direttamente dal verbo “proserpere” che sta per crescere, avanzare o estendersi. Infatti, nella originaria versione greca, Persefone rappresenta il grano verde, appena spuntato, mentre la madre è simbolicamente accomunata al grano maturo.
Una bellezza simile a quella di Persefone non poteva non suscitare che molti desideri.
A perdere il bene dell’intelletto innamorandosi totalmente di lei è addirittura suo zio Ade (o Hades – ᾍδης, Hádēs), il Plutone della mitologia romana, l’invisibile, il dio dell’Oltretomba, signore dei morti. La divinità oscura decide di rapire Persefone per farne la sua sposa.
Il rapimento, il coinvolgimento di Demetra e di Zeus, la melagrana offerta da Ade a Persefone ingannandola, la nascita delle stagioni in Sicilia
La giovane immortale sta raccogliendo dei fiori in una verde pianura della Sicilia, proprio a pochi chilometri dall’antica Enna, accanto all’attuale Pergusa, lago alimentato da una serie di ruscelli (qui in basso immagini cliccabili per ingrandirle: “Persefone coglie il narciso” di John William Waterhouse – 1912; ultima del trio, il “Ratto di Proserpina”, scultura di Gian Lorenzo Bernini, alla Galleria Borghese – Roma).



In questo momento idilliaco di abbandono alla natura passeggiando per i prati fioriti, Persefone è accompagnata dall’amica Ciane. La ragazza, che aveva già colto dei fiori, si accorge di uno splendido narciso.
Si avvicina.
Sta per cogliere il narciso, le dita lo sfiorano.
All’improvviso la terra si spalanca davanti alle due giovani amiche per lasciare il passo al dio dei morti che conduce un carro trainato da quattro cavalli neri come la pece.
Tutto si risolve in un attimo.
Nell’aria rimangono solo le ultime grida di disperazione della dea fanciulla. La quadriga infernale sparisce inghiottita dalla voragine portando via Ade e la disperata Persefone.
Ciane che aveva tentato di bloccare la corsa del carro, viene trasformata in fonte d’acqua dal dio degli inferi. Da quel momento le acque del Ciane scorrono circondate dal verde e dai papiri fino a Siracusa.
Il tragico rapimento è avvenuto, la notizia giunge alle orecchie della mamma Demetra che inizia a vagare per il mondo in cerca della figlia.
Si dispera Demetra, urla, corre da un capo all’altro della terra per nove giorni, ma non trova Persefone.
In una delle tappe della sua ricerca arriva nella zona dove sorgerà Trapani. Lì Demetra perde la sua falce. Da allora lo strumento della dea ha guidato la formazione del paesaggio e il suo profilo falcato ha caratterizzato lo sviluppo della città.
La dea-madre viene aiutata da Ecate che le suggerisce di chiedere informazioni a Elios, il sole, l’unico che è riuscito a scorgere l’aspetto del rapitore. Così Demetra viene a conoscenza di tutti i particolari. Chiede aiuto agli altri dei dell’Olimpo e per forzare la mano a Zeus fa in modo che la terra non dia più frutti. La conseguente carestia mette in pericolo gli uomini.
Spinto dagli eventi e vista la Terra in pericolo, il re degli dei decide di agire. Ordina ad Ade di riportare la fanciulla sulla terra. E lo fa inviando Hermes, suo araldo, negli inferi visto che il dio era già guida delle anime degli uomini che a conclusione della loro esistenza terrena dovevano trovare il giusto percorso nell’Ade: il compito storico di Hermes era questo. Hermes Ctonio è anche Kataibates, “Colui che discende”.
“Zeus fece di Hermes il suo araldo personale ed il messaggero degli Dei sotto la terra” (Apoll. Bibl. III 112). Hermes ha una doppia funzione, quella elevante e perfezionatrice che abbiamo già incontrato spesso, ed anche una ‘demonica’ ossia di guida e collegamento fra i differenti piani della realtà – un altro possibile significato per i due serpenti del Caduceo che si avvolgono intorno al polos.
Da qui il compito dato a Hermes-Mercurio di convincere Ade-Plutone a rilasciare Persefone: “Zeus dal tuono profondo, che vede lontano, inviò all’Erebo l’Argheifonte, dal caduceo d’oro, affinché convincendo Ade con abili parole la veneranda Persephone fuori dalla tenebra densa conducesse alla luce del giorno fra gli Dei … e dopo averli condotti là dove dimorava Demetra dalla bella corona, li fece fermare davanti al Tempio odoroso d’incenso” (Inno Omerico a Demetra, vv. 335 – 385).
L’intrigo però si complica. Lo stesso Ade non vuole separarsi definitivamente da Persefone, quindi fa mangiare alla giovane dea alcuni chicchi di una melagrana.
L’offerta del frutto ha un suo nascosto e perfido scopo: per legge divina, chiunque mangi qualcosa nel Regno dei morti non può più ritornare fra i vivi.
A Zeus non rimane che porre rimedio, anche se parzialmente, alla faccenda.
La soluzione? Persefone può tornare sulla terra per otto mesi. Il resto dell’anno deve restare negli inferi.
Da qui l’alternanza delle stagioni in Sicilia. Quando Persefone è sulla terra, da marzo a ottobre, i migliori per l’isola, la natura si risveglia e dà frutti. Quando la giovane dea è nel Regno dei morti, costretta accanto ad Ade, da novembre a febbraio, la terra è in autunno e in pieno inverno.
Che meraviglia!
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Mi sto divertendo a riscoprire queste leggende arricchendole di particolari (senza essere prolisso) approfittando del fatto che spesso ne esistono più versioni e diverse collocazioni geografiche: seleziono gli elementi affini per una coerenza di racconto e luoghi
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È un bellissimo riscoprire.. sarà che adoro questo tipo di leggende!🤭
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Poi ci sarebbe stato da inserire anche un richiamo alla simbologia e al mito del narciso, ma non mi è sembrato il caso aprire una parentesi del genere per non mortificare la fluidità a un racconto che deve quasi immergere nell’antica favola
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Ti leggo sempre con molto piacere. Aspetto anche Narciso, allora 😊😊😊
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C’è ne sono tante, una più magica dell’altra 😁
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C’è ne sono tante, una più magica dell’altra 😁
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😱🤭
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Complimenti, i tuoi scritti mi rilassano 👏🏻👏🏻
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Lo scopo è quello di tornare proprio a secoli andati con le loro favole-leggende, momenti carichi di simboli e sogni scoprendo narrazioni che, a volte, non si conoscono o solo in parte
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