Veliero Amerigo Vespucci: compie 90 anni, ma il suo progetto, quello del “Monarca”, risale ai Borbone Due Sicilie

Monarca in epoca borbonica poi Re Galantuomo in fase Savoia, questi i nomi della prima versione dell’Amerigo Vespucci, nave scuola italiana che in questo 2021 compie 90 anni. Il progetto dell’attuale e splendido veliero, “la nave più bella del mondo” definita così nel 1962 dall’equipaggio della portaerei statunitense USS Independence, è stato disegnato nel 1930 rivedendo alcuni particolari della nave di epoca Borbone, antecedente al 1860.

Quella commissionata dai Savoia fu una rivisitazione che non snaturò, anzi, rimase fedele al disegno dell’originario veliero (o pirovascello ad elica di III ordine) del Regno delle Due Sicilie.

La storia del Monarca, “genitore” dell’Amerigo Vespucci

Il varo del veliero borbonico avvenne a Castellammare di Stabia nel giugno del 1850, alla presenza di Re Ferdinando II di Borbone e della Regina Maria Teresa nata Arciduchessa d’Austria.

Dal Giornale del Regno delle Due Sicilie del 6 giugno 1850:All’una e un quarto il Vascello felicemente passava nel mare, e galleggiando sulle acque presentatasi ai riguardanti in tutta la sua sveltezza ad onta della sua mole, maggiormente ivi spiccando ogni bellezza della sua forma“;
… la fregata Isabella, ancorata in quella rada, fece nel punto del varo una salva, alla quale si unirono i tiri a festa del Vascello Comandante la Stazione francese nella rada stessa; salutazione cui corrispose la medesima Reale Fregata“.

Il Monarca entrò pienamente in servizio per la Real Marina del Regno delle Due Sicilie a novembre del 1852 dopo che fu completamente armato all’Arsenale di Napoli… diventando la nave da guerra più grande di tutta la penisola italiana.

Poteva contare su 84 bocche da fuoco che comprendevano 50 cannoni da 30 libbre, 28 obici Paixhans (primo cannone navale progettato per utilizzare dei proiettili esplosivi) da 30 libbre con palla incendiaria. E ancora, 6 cannoni Myllar da 60 libbre. Questa capacità offensiva-difensiva d’artiglieria era distribuita sui tre ponti (uno a batteria scoperta).

L’equipaggio contava 15 ufficiali e 688 tra sottufficiali, fanti di marina e marinai.

La propulsione a motore fu aggiunta nel 1858 ai tre alberi a vela. Avvenne quando i cantieri di Catellammare lo presero nuovamente in consegna per la trasformazione in corazzata a doppia propulsione. All’interno del veliero fu fatto spazio per quattro caldaie tubolari e per una macchina alternativa a vapore Maudslay & Field da 450 CV; il tutto connesso a un’elica bipala che poi fu sostituita da una quadripala. L’utilizzo dello spazio per i motori e per i meccanismi portò a una riduzione della capacità di fuoco: la nave dovette rinunciare a 20 cannoni passando dagli originari 84 ai successivi 64. Così rinnovato, il veliero entrò in servizio il 10 luglio 1860. Ma si era già all’impresa dei Mille partiti il 5 maggio 1860 da Quarto, nei pressi di Genova e sbarcati a Marsala l’11 maggio…

Il Monarca e il Vespucci

I due velieri sono identici per quanto riguarda la massima larghezza del ponte e l’altezza dello scafo. Hanno anche lo stesso numero di ponti oltre al profilo laterale. Sulla lunghezza prevale il Vespucci. Accennata differenza nella diversa inclinazione del bompresso che rimane identico tra il Monarca e il Cristoforo Colombo, quest’ultimo veliero fratello del Vespucci.

Per dare forma alle navi savoiarde Vespucci e Colombo fu chiamato nel 1930 il Tenente Colonnello del Genio Navale Francesco Rotundi, ma l’ufficiale del Regno d’Italia si basò sui progetti dell’ingegnere navale duosiciliano Felice Sabatelli, colui che a metà 1800 diede vita alla nave ammiraglia borbonica.

Completata nel 1931, la Vespucci fu trasferita a Genova dove ricevette la bandiera di combattimento affiancando come nave scuola la Colombo, anch’essa dedicata a questa tipologia operativa. A fine II Guerra Mondiale la Colombo dovette essere ceduta all’Unione Sovietica secondo uno dei capitolati degli accordi post bellici.

Caratteristiche del veliero Monarca
Dislocamento a pieno carico pari a 3.800 tonnellate, lunghezza fuori tutto di 68,7 metri, larghezza massima di 15,5 metri, pescaggio pari a 7,1 metri, potenza motori da 1.351 cavalli vapore, velocità massima pari a 9 nodi equivalenti a 16.668 chilometri l’ora. Tre alberi a vele quadre più bompresso e randa, configurazione ereditata dalla Reale Marina Borbonica. Scafo in legno con carena rivestita in rame.
Dopo la caduta del Regno delle Due Sicilia, il 1 aprile 1861 entrò a far parte della Regia Marina Militare Italiana con cambio di nome da Monarca a Re Galantuomo. Fu ammodernata negli armamenti nel 1864. Partecipò alla guerra del 1866 contro l’Austria ed alla battaglia di Lissa sull’Adriatico, quando la flotta italiana si contrappose alla Kriegsmarine, la Marina da Guerra dell’Impero austriaco: alcuni scontri tra navi da guerra si concludevano ancora con speronamenti. La base operativa del Monarca/Re Galantuomo era a Taranto.
Dal 1871 convertita in nave scuola di artiglieria, impiegata per crociere di vigilanza nel Mar Jonio e nel basso Adriatico. Il 1 gennaio 1875 messa in riserva. Disposta l’uscita dal servizio attivo il 31 marzo 1875 e trasformata in caserma galleggiante, poi smantellata a La Spezia.

Ultima immagine in bianco e nero qui sopra: il vascello Monarca nel 1860 davanti a Castel dell’Ovo – cliccare sulle immagini per ingrandirle

Caratteristiche del veliero Amerigo Vespucci (foto sopra)
Dislocamento a pieno carico pari a 4.146 tonnellate, lunghezza fuori tutto pari a 101 metri, larghezza massima pari a 15,56 metri, pescaggio di 7,3 metri. Velocità massima di 10 nodi equivalenti a 18,52 chilometri l’ora. Equipaggio pari a 264 membri, 15 ufficiali, 64 sottufficiali e 185 marinai con la possibilità di imbarcare 80 allievi volontari o 100 allievi dell’Accademia Navale.
Per la propulsione:
– 26 vele in tela olona per una superficie totale di 2.635 metri quadri;
– per i motori, 2 Diesel 12 cilindri MTU a 4 tempi da 1.360 kW ciascuno, 2 generatori elettrici Diesel 8 cilindri MTU a 4 tempi da 760 kW ciascuno, 2 motori elettrici principali Nidec ASI da 750 kW ciascuno; utilizzo di un’elica quadripala a passo fisso. Attualmente questo splendore della Marina Italiana, oltre che mondiale, è sotto il comando del capitano di vascello Gianfranco Bacchi.

4 commenti Aggiungi il tuo

  1. Avatar di loscribacchinodelweb Alessandro Gianesini ha detto:

    Uno spettacolo, non c’è altro da dire! 😍

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    1. Avatar di Giuseppe Grifeo Giuseppe Grifeo ha detto:

      Proprio splendida. Una tradizione e un design che ci arriva da metà 1800. Favoloso veliero

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      1. Avatar di loscribacchinodelweb Alessandro Gianesini ha detto:

        Mi è capitato di vederlo una volta in lontananza, mi sa che ero dalle parti di Genova…

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        1. Avatar di Giuseppe Grifeo Giuseppe Grifeo ha detto:

          Visto in Sicilia! Spettacolare

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