“Il sorgere di Aton” o “la Città d’oro perduta”, il più grande agglomerato urbano antico risorge in Egitto dopo 3.000 anni

La scoperta sta facendo rumore e molto, anche perché è di grande livello archeologico. Un importante agglomerato urbano trovato nella parte d’Egitto che insiste lungo la riva occidentale del Nilo, in Egitto, zona amministrativa di Luxor e dell’antica Capitale faraonica Tebe, “la Città dalle cento porte”. Con precisione il ritrovamento si trova in un’area vicina ad altri importanti siti archeologici, da tempo già noti, come i Colossi di Memnone che in realtà raffigurano il Faraone Amenofi III, il grande Tempio dedicato a un altro Re, Ramses III, il tutto a poca distanza dalla Valle delle Regine e dalla Valle dei Re o dal Tempio di Hatshepsur a Dei el-Bahari. Si tratta della città “Il Sorgere di Aton” (viene molto spesso indicata come “Il sorgere di Aten” seguendo l’altra trascrizione del dio Aton) o “L’Ascesa di Aton”, ribattezzata oggi dagli archeologi “la Città d’oro perduta”, riemersa dalle sabbie grazie all’opera della squadra diretta dal celebre archeologo egiziano Zahi Hawass.

(in questo articolo sono presenti foto dall’account Facebook dell’egittologa Salima Ikram, dall’Ansa, dal Guardian e da Insider, da STR/Ahmed Diab/picture alliance tramite Getty Images, da Reuters, nonché diffuse dal Ministry of Tourism and Antiquities d’Egitto e dallo Zahi Hawass Center of Egyptology)

Come descritto dall’Agenzia Ansa, dal Guardian e da testate egiziane, riprendendo anche le interviste ufficiali di oggi 10 aprile 2021, dalle sabbie del sud dell’Egitto, a Luxor è emerso un nuovo affascinante capitolo della più antica archeologia: un insediamento di oltre 3.000 anni fa senza precedenti a livello di dimensioni e, soprattutto, con una fama tra gli specialisti che ha consentito di ribattezzarlo subito “la città d’oro perduta“.

Rinvenimento che già presenta, per adesso, quelli che sono stati definiti come tre misteri archeologici.

La prima particolarità è costruttiva. Riguarda un muro di cinta che oggi in alcuni tratti raggiunge un’altezza di dieci piedi equivalenti a poco oltre tre metri: la specificità è nell’aspetto architettonico, visto che sono mura a disegno sinusoidale, serpeggianti.

La notizia era già trapelata da diversi giorni e il lo spazio web Djed Medu – Blog di Egittologia, curato dall’archeologo ed egittologo Mattia Mancini, aveva già anticipato molti particolari (a questo link).

Il ritrovamento di “Aten” (o Aton nell’altra trascrizione del dio egizio che dà il nome a questa città e faraoni) sulla sponda occidentale del Nilo è stata fatta da una missione egiziana guidata da Zahi Hawass, ex ministro delle Antichità e archeologo superstar, come lo definisce l’Ansa. L’insediamento è stato presentato in maniera evocativa con il nome di “città d’oro perduta” anche se per ora non sono stati rinvenuti oggetti preziosi.

Vive per adesso l’ipotesi, dopo un periodo di abbandono di questo centro urbano in epoca “amarniana”, quindi durante il regno di Amenhotep/Amenofi IV – Akhenaton, di un suo riutilizzo e ritorno alla vita, alla produzione, sotto il dominio del faraone Tutankhamon.

L’attuale e vero tesoro, aggiungo io rispetto al lancio Ansa, è rappresentato da giare, oggetti e ambienti che raccontano la vita e il lavoro in questo centro produttivo dell’Antico Egitto. Testimonianze come queste e in così larga estensione, sono rarità nella Terra del Nilo. Quello che potrà descriverci sarà molto e particolareggiato: un tesoro inestimabile.

In ulteriori scavi, continua l’agenzia di stampa, la missione però “si aspetta di scoprire tombe inttate piene di tesori“, segnala il ministero delle Antichità.

Per una mediaticamente fortunata coincidenza, la fondazione della città risale al regno del grande faraone Amenhotep III (1390 – 1353 a.C. ndR: più noto ai più con il nome ellenizzato Amenofi III), uno dei 22 tra Re e Regine dell’Antico Egitto le cui mummie sono state trasferite il 3 aprile 2021 dallo storico Museo di piazza Tahrir al Cairo, a quello del NMEC – Museo Nazionale della Civiltà Egizia (miei articoli al link 1 e al link 2).

Molte missioni straniere hanno cercato questa città e non l’hanno mai trovata“, ha sottolineato Zahi Hawass giustificando implicitamente la legittimità dell’aggettivo “perduta” riferito all’antico centro abitato scoperto dichiaratamente per caso: “abbiamo cominciato il nostro lavoro cercando il tempio funerario di Tutankhamon“, ha ricordato l’archeologo evocando il faraone-icona dell’Egittologia.

Con tutta probabilità, questa città doveva essere il più grande insediamento amministrativo e industriale di quell’epoca, situato sulla riva occidentale del Nilo.

La grande importanza del ritrovamento è stato sottolineato da una docente di egittologia all’Università John Hopkins di Baltimora, Betsy Brian, la quale ha sostenuto che si tratta della “seconda scoperta archeologica più importante” dopo il rinvenimento della tomba di Tutankhamon del 1922. “Il Sorgere di Aten”, questo il nome completo dell’insediamento secondo un comunicato del ministero delle Antichità egiziano, inoltre sarebbe la “più grande città mai trovata in Egitto“.

Amenhotep III, il nono re della XVIII dinastia, regnò dal 1391 al 1353, e la città fu attiva durante la coreggenza con suo figlio, il famoso Amenhotep IV che poi cambiò il suo nome in Akhenaton quando diede vita alla sua riforma religiosa in uno pseudo monoteismo.

Lo studio della “Città perduta – secondo Betsy Brian ci aiuterà a gettare luce su uno dei più grandi misteri della storia: perché Akhenaton e Nefertiti decisero di spostarsi” da Luxor, l’antica Tebe, ad Amarna.

Oltre a questo enigma, il dicastero ne segnala altri due incontrati dagli archeologi di Hawass: la sepoltura “di una persona” trovata con “i resti di una corda legata ai ginocchi”, in un luogo e posizione “piuttosto bizzarri”; e quella “di una mucca o di un toro” in “una delle stanze” di un edificio.

In entrambi in casi sono i corso studi per capirne di più. Alla datazione dell’insediamento si è giunti attraverso geroglifici su tappi di ceramica di contenitori di vino ma anche mattoni con il cartiglio di Amenhotep.

Gli scavi di Aten erano iniziati solo nel settembre 2020 e la città, rimasta inttata per tre millenni sotto la sabbia, viene descrittain buone condizioni di conservazione, con muri quasi completi e stanze piene di strumenti di vita quotidiana“.

Molto particolare un muro ad andamento serpeggiante-sinusoidale con un solo punto di accesso (forse la forma è in funzione anti seppellimento da tempeste di sabbia?), fatto che testimonia l’instaurazione di un sistema di sicurezza in un distretto amministrativo e residenziale con ambienti più grandi e ben strutturati che è ancora da scoprire con interezza in quanto è in parte ancora sotto terra.

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3 commenti Aggiungi il tuo

  1. Alessandro Gianesini ha detto:

    Meraviglia! 😍

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    1. Giuseppe Grifeo ha detto:

      Una scoperta favolosa, estremamente rara, quasi unica. Esclusi i templi e alcune tipologie di costruzioni per le quali era usata la pietra, generalmente si costruiva in mattoni crudi e non cotti. Tra le annuali inondazioni del Nilo, i secoli che passavano e le condizioni atmosferiche, la poca resistenza di questo materiale obbligava a ricostruire tutto periodicamente. Quindi ritrovare una città ha del quasi miracoloso dopo oltre 3000 anni. Devono esserci state condizioni climatiche favorevoli, la zona molto fuori da qualsiasi inondazione annuale del Nilo, nessuno ci ha costruito o coltivato sopra. GRAN… fortuna 🍀😋

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      1. Alessandro Gianesini ha detto:

        Ci credo. Fa ben sperare…
        C’è ancora tanto da imparare sul nostro passato 😉

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