Ne avevo già avuto pieno riscontro prima del 2016 e in questo 2021 è arrivata la piena conferma. Nonostante il duro anno pandemico del 2020 abbia messo a dura prova l’organizzazione della Capitale catalana, sul terreno di confronto riguardante la raccolta dei rifiuti e l’offerta dei trasporti pubblici, Roma ne esce fortemente sconfitta.
Roma e Barcellona: l’organizzazione della raccolta dei rifiuti
A Barcellona è molto diffuso il sistema dei contenitori interrati, invisibili a livello stradale-marciapiedi escludendo i bocchettoni esterni per il conferimento differenziato degli scarti. Inoltre, continua una sorta di raccolta porta a porta per condomini ed esercizi commerciali/uffici, suddivisa per giorni quindi differenziata a seconda del tipo di rifiuto.
Il bello è che questa situazione non riguarda solo Barcellona, ma anche i comuni della fascia metropolitana, come nella cittadina di Montcada i Reixac: stesso sistema. Naturalmente, i cassoni interrati vengono svuotati spessissimo.
Per non parlare degli operatori ecologici, attivissimi con tanto di ramazza, ceste-palette, piccoli mezzi per spostarsi, sembrano api operaie sempre attive, controllano i rifiuti nei cesti delle piazze e se non sono differenziati bene, prima di prelevarli ci pensano loro.
Le spiagge di Barcellona? Rastrellate e “lavate” spessissimo.
Le strade di Barcellona? Praticamente lavate quasi ogni sera.
Al contrario, Roma rimane l’impero dei cassonetti sparsi per le strade, ricolmi, traboccanti, mai disinfettati, fonte di puzze indescrivibili, spesso assediati da spazzatura buttata a terra. C’è da dire che già durante l’amministrazione del sindaco Veltroni e poi Alemanno (periodo 2001-2010) si parlò ripetutamente di cassonetti sotterranei con aperture esterne per gettarvi i rifiuti, a modello di quelli che si trovano a Barcellona: dopo un esperimento fatto in una traversa della via Prenestina con tanto di convocazione della stampa, non se ne fece più nulla…
Ieri sera, 12 agosto 2021, andando da amici nella centrale via Cavour, a poca distanza da via dei Fori Imperiali e dalla Basilica di Santa Maria Maggiore, il fetore era tale che sembrava avesse vomitato per strada un intero reggimento. Era invece la spazzatura in piena fermentazione e disfacimento. Anche per i cassonetti luridi e infetti davano il loro contributo ai mefitici effluvi. Inaccettabile, pessimo, schifoso per la Capitale d’Italia.
Il brutto è che nella città capitolina, l’antica città di imperatori, delle più efficienti opere idrauliche e organizzative, si sta regredendo anche sulla cosiddetta raccolta “porta a porta”. Il che si tradurrà nel riempire le strade con altri cassonetti che si trasformeranno rapidamente in cloache frequentate da gabbiani, topi e cinghiali, come quelli già sparsi per le vie romane.
A Roma gli operatori ecologici operativi in strada sono scomparsi da anni. Nulla viene raccolto da terra se non in quelle – più che rare – occasioni in cui passano con piccoli mezzi spazzatori, piccoli mezzi che gettano acqua a spruzzo (getti asfittici). Foglie e rifiuti vari vengono spesso organizzati a mucchietti per poi essere raccolti ma, il più delle volte, restano abbandonati sul posto: ci penseranno vento e pioggia a spargerli di nuovo in giro intasando anche le caditoie già malridotte, oppure si disfaranno imputridendo a bordo strada creando zone di poltiglia tra il marrone e il grigio.
Il pagamento della tassa sui rifiuti: confronto Barcellona-Roma
Come raccontato da amici che hanno casa a Barcellona, nella città catalana le abitazioni non pagano una tassa sui rifiuti che rimane a carico di esercizi commerciali, uffici e similari.
Eppure, con quell’apporto di denaro non esteso a ogni tipologia di immobile-spazio abitativo, quindi più limitato, a Barcellona riescono a far funzionare tutto al meglio, anche se dopo il periodo peggiore della pandemia da Covid, è visibile qualche “stanchezza” o rara disorganizzazione del servizio raccolta rifiuti (molto rara).
A Roma non esiste una tipologia di appartamento, ufficio o altro che non paghi la tassa sui rifiuti. L’apporto di denaro all’AMA, l’azienda che gestisce la raccolta, è enorme (il Comune capitolino è tra i più cari d’Italia come tassazione locale). Eppure non va bene. La città è sporca, maleodorante.
Un esempio numerico. Ho si una casa grande (non in centro storico) e per la mia abitazione ho ricevuto una cartella da 300 euro per il solo primo semestre 2021. Il servizio che ottengo, come tutti gli altri cittadini di Roma, è quello visibile nelle foto pubblicate poco più sopra.
A Roma non si tratta solo di difficoltà nel portare i rifiuti in una discarica funzionante, ma proprio di pulizia accurata strada per strada, a cominciare dalle sole foglie e cartacce a terra o svuotamento dei cesti-contenitori. Non basta che l’amministrazione si sforzi per il centro città (dove, comunque, il servizio va malissimo): la gran parte di Roma, della sterminata metropoli, è fatta dal resto del territorio.
Le dimensioni e la densità abitativa di Barcellona e Roma
Queste sono le dimensioni delle due città messe a confronto, numeri che ho già presentato in un precedente articolo. Premetto che Roma, entro i suoi confini comunali può inglobare sei delle più grandi città italiane.
Barcellona, molto più piccola di Roma, ha una densità abitativa estremamente più alta, di circa SETTE volte e mezza (in proporzione, la Capitale d’Italia è enormemente più caratterizzata da grandissime e grandi aree verdi che diluiscono le parti abitative-produttive).
Barcellona, ha un’area urbana (superficie pari a 101,3 km² – 1.636.762 abitanti nel 2019 – densità popolazione pari a 16.157,57 ab./km²) che è un decimo scarso della metropoli capitolina.
Roma (superficie pari a 1.287,36 km² – 2.778.662 abitanti al 31 marzo 2021 – densità popolazione pari a 2.158,42 ab./km²) è un gigante al confronto, ma con residenti enormemente più diluiti nel territorio.
Il servizio di trasporto urbano: raffronto tra le due città
La situazione a Barcellona
La Capitale catalana, città estremamente più piccola rispetto alla gigantesca Roma, eppure gode di 12 linee di metropolitana… DODICI. Questa rete è oggi estesa per circa 150 chilometri con 191 stazioni che arriveranno a 265 (è seconda solo a quella di Madrid), 8 linee sono gestite dalla TMB (link) e 4 dalla FGC (link). Alcune delle linee arrivano a comuni dell’area metropolitana.
In tutti questi anni ho provato la metropolitana di Barcellona: con mio stupore ho visto tempi di circa tre minuti e mezzo tra i convogli. Un sogno rispetto alla frequenza tra i convogli romani. A prescindere da questo fondamentale particolare, con la metropolitana di Barcellona vai praticamente ovunque.
Nella città catalana, tra le dodici linee, stanno completando la L9 Sud fino all’aeroporto El Prat e la L9 Nord (una volta uniti i due tronconi, la L9 sarà la linea automatica più lunga d’Europa), poi la L10 Sud e la L10 Nord.
Naturalmente, tra hinterland e città esistono anche due reti ferroviarie: una, gestita dalla Ferrocarrils (link) de la Generalitat de Catalunya (governo della Catalogna) con treni suburbani, l’altra dotata di sette linee curate dalla Rodalíes de Catalunya (link), servizio ferroviario suburbano per l’area metropolitana di Barcellona.
Trasporti di superficie con ottimi bus e tram (questi ultimi in alcune vie sembrano “galleggiare” su tappeti erbosi all’inglese), per non parlare dei mezzi su gomma che collegano con l’aeroporto El Prat, bus con aria condizionata vera (funzionante), wi-fi gratuita, ad altissima frequenza dei mezzi.
La situazione a Roma
La rete metropolitana capitolina si estende su soli 59,4 chilometri per 73 stazioni, una dimensione che è circa un terzo della ben più piccola Barcellona con i suoi attuali circa 150 chilometri e 191 stazioni.
E non mi si venga ancora a raccontare che i lavori vanno a rilento a Roma perché scavando si trovano continuamente reperti archeologici: la cronaca giudiziaria è colma dei tanti episodi di pessima amministrazione pluridecennale nello sviluppo della rete di trasporto sotterraneo (e non mi metto qui a rievocare tutto: questo è un articolo di raffronto tra due città).
Sono 3 le linee della metropolitana romana, la A, la B che ha una sua diramazione con la B1 e la C ancora del tutto incompleta, realizzata con ritardi e costi enormi: sono gestite da ATAC, azienda di proprietà comunale che cura anche la rete di trasporto pubblico in superficie, comprese le linee ferroviarie Roma-Lido, Roma-Giardinetti e Roma-Civita Castellana-Viterbo.
Per il servizio su gomma e su ferro del trasporto urbano in superficie, Atac cura oltre 370 linee autobus, 6 linee tranviarie e 3 filoviarie, con queste ultime che stanno praticamente sparendo (vedi il caso della linea 90 – per adesso non più servita dai filobus che sono rimasti in deposito – utile a collegare il centro/Stazione Termini al quadrante Nomentano-Roma Nord Est).
Tutto il servizio di superficie romano interessa 4.650 chilometri che rappresenta la più estesa rete di trasporto pubblico d’Europa.
La Capitale italiana gode di 8 ferrovie regionali, dalla FL1 a FL8, le Ferrovie Laziali gestite da Trenitalia.
Nessuna tranvia storicamente romana, come quella verso Tivoli o l’altra verso i Castelli Romani, è sopravvissuta. Tutto è andato su gomma in barba alla salvaguardia ambientale.