Due vaccini a base di mRNA per battere l’HIV ed eliminare l’AIDS: iniziano i test sull’uomo

È proprio lui il protagonista della medicina, dell’epidemiologia, della virologia, della ricerca genetica, è quell’mRNA-acido ribonucleico messaggero che, di norma, creato centinaia di migliaia di volte al giorno nelle nostre cellule per portare informazioni dal DNA ai centri di produzione di proteine e sostanze che il nostro corpo richiede. Adesso, proprio con due vaccini a base di mRNA, studiati da Moderna, sta iniziando la sperimentazione sull’uomo per sconfiggere il virus HIV causa dell’AIDS-SIDA, la sindrome da immunodeficienza acquisita.

Foto d’apertura: Micrografia elettronica a scansione del virus HIV (in verde) in gemmazione da una cellula. Più protuberanze rotonde sulla superficie cellulare rappresentano siti di assemblaggio e germogliamento dei virioni.

Da più di un anno l’RNA messaggero ha fatto tanto parlare nel corso di trasmissioni televisive e sui social a colpi di post infuocati perché al centro della lotta al virus Sars-COV-2 per fermare la pandemia Covid-19. Tra i patiti di complottismi vari e di passaparola di ogni ordine e specie fatti passare per risultati scientifici e statistici, l’mRNA nei vaccini anti Covid fa tanto urlare, “chissà cosa ci hanno messo dentro!” o “non siamo cavie!” o ancora “siamo sotto dittatura sanitaria!” e altre amenità.

Lotta all’AIDS che si affina e si inserisce nel quadro delle malattie mortali già debellate

Questo dei due nuovi vaccini per eliminare l’AIDS fa intravedere la possibilità di un grande traguardo. La “tecnologia vaccinale” di cui si avvalgono non si può definirla nuova, visto che rappresenta da circa vent’anni il mezzo di studio per creare un vaccino anche contro il cancro.

I dati dell’UNAIDS sull’epidemia di HIV e AIDS danno un quadro a grandi cifre, con 38 milioni di persone che vivono con il virus e 1,7 milioni di nuove diagnosi nel solo 2019.

L’AIDS c’è ancora, la malattia continua a diffondersi anche perché il fatto che da tanti anni non se ne parli molto, fa sembrare a molti sprovveduti che questa infezione sia scomparsa.

Questi sono i fatti.

Sono migliorati i metodi di cura, è vero, spesso alcuni ammalati vengono negativizzati – io stesso conosco due casi del genere -, ma restano “schiavi” del continuo monitoraggio e dei farmaci: basta nulla, basta abbassare la guardia perché il virus HIV possa tornare a proliferare in un organismo contagiato.

La cura è una cosa, è un bene enorme, è perfetto che esista garantendo a molti infetti di poter portare avanti una vita normale.

Però sarà la prevenzione, con un vaccino, a fare la vera differenza eliminando la malattia.

È lo stesso discorso che ripeto all’infinito dal 2020 sulla lotta al Covid-19, confortato e suffragato non solo dall’ovvietà e dal buon senso, ma dalle risultanze cliniche e di ricerca.

Del resto, tutte le grandi malattie, a cominciare da quelle più pericolose, sono state eliminate solo grazie a vaccini mirati.

Il primo pensiero va per esempio alla Polio. la Poliomielite paralisi infantile, una delle malattie infantili più pericolose nel 1900, anch’essa virale, micidiale, causata da poliovirus. Anche questa può portare a una morte orribile con paralisi del diaframma e morte per lentissimo soffocamento. Ma non è solo questo.

La Polio è stata debellata grazie a una lunga e diffusissima campagna vaccinale. Il 25 agosto 2020 l’OMS-Organizzazione Mondiale della Sanità annunciò che il continente africano era ormai polio-free, non si erano più manifestati casi nuovi negli ultimi quattro anni precedenti quella data. La guardia dovrà restare alta e la sorveglianza proseguirà. La Polio fu eliminata in tempi diversi dai vari continenti: le Americhe nel 1994, la Regione del Pacifico nel 2000, l’Europa nel 2002, il Sud-Est asiatico nel 2014.

Lo sviluppo tecnologico rapidissimo eleva a livelli impensabili, rispetto anche a solo 20 anni fa, le possibilità di calcolo, di analisi dei campioni, di elaborazione, di creare modelli matematico-virtuali da applicare poi in sperimentazioni reali.

Basta pensare che al 1958, quando iniziò la lotta vaccinale al Vaiolo. All’epoca gli elaboratori avevano sistemi operativi primitivi rispetto ai soli smartphone di oggi, erano grandi tanto quanto una serie di armadi, scarsi i sistemi di immagazzinamento dei dati nelle grandi e inefficienti bobine a nastro magnetico. Diversi anni dopo la loro capacità di elaborazione fu superata anche dai soli computer domestici.

I sistemi e le reti di calcolo-progettazione-rilevazione degli ultimi vent’anni e, ancora di più, quelli odierni, hanno moltiplicato esponenzialmente le capacità dei laboratori chimici, di ricerca-analisi genetica, di ricerca medica: roba da fantascienza per chi viveva 50 anni fa, ma anche 30.

A tutto questo si unisce un elemento inestimabile: l’esperienza, la conoscenza, la sperimentazione negli ultimi 60 anni unite alla scienza genetica.

Tornando al panorama dei grandi flagelli dell’umanità, altre gravissime malattie sono state sconfitte, basta pensare all’antico Vaiolo (malattia causata dai virus Variola maior e Variola minor), eliminato nel 1978 e dichiarato definitivamente come tale nel 1979 (ultimo caso in Somalia il 26 ottobre 1977): fu la prima malattia al mondo ad essere stata soppressa dall’uomo. Poi la Peste bovina causata da un virus simile a quello del morbillo umano, anch’essa eliminata, ma nel nuovo millennio (2011).

Lo stato dell’arte sui due vaccini a base di mRNA per battere l’HIV ed eliminare l’AIDS

I test clinici hanno avuto il via libera. I primi due vaccini a mRNA contro l’HIV vanno in sperimentazione di fase 1 per valutare la sicurezza dei preparati e la loro capacità di provocare nell’organismo umano una risposta immunitaria efficace.

Questi primi due prototipi di vaccini sono stati sviluppati dall’azienda biotech Moderna che, sembrerebbe superfluo scriverlo ma lo faccio, è stata tra le prime al mondo a usare questa tecnologia contro il Covid-19.

Come scrive anche l’agenzia stampa ANSA, i due vaccini sperimentali, molto simili tra loro, si chiamano mRna-1644 e mRna-1644v2-Core. Sono stati sviluppati in collaborazione con la IAVI-International AIDS Vaccine Initiative e con la Bill and Melinda Gates Foundation (qui i complottisti-rettiliani si scateneranno di nuovo).

Cosa fa un vaccino con tecnologia a base di RNA messaggero

Ci sono i vaccini cosiddetti tradizionali e quelli a base si mRNA. Cosa fanno questi ultimi? Portano all’interno delle nostre cellule una lista di istruzioni per produrre il frammento di una specifica proteina – un antigene – che di solito sta all’esterno della capsula lipidico-proteica (il guscio esterno-corpo) di un virus invasore.

Con questo metodo si fa in modo che il nostro sistema immunitario riconosca immediatamente come estraneo quell’antigene. Per farla breve, l’obiettivo è stimolare specifici linfociti B a produrre anticorpi neutralizzanti ad ampio spettro contro l’HIV attaccando l’antigene, quindi distruggendo il “corpo” del virus.

Altri particolari sui nuovi vaccini per combattere l’AIDS

Da sottolineare che le premesse sono ottime. Come descritto in un precedente rapporto del National Institutes of Health (NIH), l’antigene codificato dai vaccini a mRna, inoculato in una precedente sperimentazione usando una tecnologia diversa da quella a mRna, è riuscito a stimolare i linfociti B nel 97% dei partecipanti.

La fase 1 dell’attuale sperimentazione coinvolge 56 volontari sani fra i 18 e i 50 anni d’età come descritto dal registro dei trial clinici del NIH.

È lo stesso meccanismo messo in campo con i vaccini mRNA per combattere il Covid-19.

Per l’AIDS, comparso negli anni 80 in tutta la sua virulenza, prima relegato alla sola popolazione omosessuale con questa illusione distrutta subito dopo nel dilagare dell’infezione tra la popolazione di qualsiasi sesso e scelta sessuale, si trattò di una lotta che, all’inizio, sembrò senza speranza. Almeno nei primi due decenni circa.

Il virus distruggeva – e distrugge – ogni capacità di difesa dell’organismo da qualsiasi malattia lasciando campo libero anche al proliferare di forme tumorali.

L’HIV cambiava di continuo, i vaccini tradizionali erano inutilizzabili, serviva un elemento dell’HIV che, nonostante le sue mutazioni (non varianti), rimanesse fisso e fungesse da bersaglio. L’HIV era praticamente “inafferrabile”.

L’unica evoluzione fu nei trattamenti farmacologici, non nella prevenzione, ma nella cura di soggetti già infettati: medicinali sempre meno tossici, sempre più efficaci per rendere sopportabile la malattia fino a tenerla immobile, “congelarla”… a patto che il trattamento continuasse senza sosta.

La svolta avvenne con la genetica, con la messa a punto della leggibilità dei patrimoni genetici, con l’elaborazione di nuovi metodi genici per colpire i virus.

Difficile e impossibile riassumere decine di anni di lavoro, ma la tecnologia oggi c’è, adattabile rapidamente a una variegata tipologia di virus grazie al celebre “portalettere” cellulare, l’RNA messaggero.

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