Dal punto di vista archeologico non avevo mai affrontato casi storici di Amore eterno, quello portato anche nell’ultimo lembo di esistenza terrena, nelle tombe di coppie che devono essersi amate moltissimo, quelle che hanno saputo vivere le trasformazioni dell’Amore, dall’iniziale passione o colpo di fulmine che dir si voglia, alla consapevolezza, alla sua trasformazione nelle fasi adulte, al cambiamento fino all’ultima scintilla di vita. Gli amanti di Hasanlu, i due di Modena e la coppia di Valdaro (Mantova), sono tre esempi perfetti.
Gli amanti di Teppe Hasanlu

In questo caso si tratta di una località nel nord-ovest dell’Iran, all’interno della provincia dell’Azerbaigian Occidentale, Teppe Hasanlu (تپه حسنلو) dove si trovano resti antichissimi di un centro urbano risalente al VI millennio a.C.
La scoperta della sepoltura con i due “amanti” risale al 1972. I resti sono lì, come fissati in una carezza, in un abbraccio e in un bacio che durano da circa 2.800 anni.
“Sdraiati sul fondo c’erano due scheletri umani, un maschio e una femmina. Il maschio aveva un braccio sotto la spalla della femmina, mentre la femmina stava cercando il volto del maschio e cercava di raggiungerlo per toccare le sue labbra. Entrambi giovani adulti, non mostrano alcuna prova di infortuni; non c’erano tagli evidenti o ossa rotte. Non c’erano oggetti con gli scheletri, ma sotto la testa della femmina c’era una lastra di pietra. Gli altri contenuti consistono in pezzi rotti di intonaco, carbone e piccoli pezzi di mattoni bruciati, ma nulla che possa far pensare che i due sono stati schiacciati”.
Robert Dyson, archeologo dell’University of Pennsylvania, direttore del Penn Museum, autore della scoperta nel 1972, direttore degli scavi a Teppe Hasanlu tra il 1956 e il 1977
Dalla dichiarazione di Dyson si deduce che non trovano fondamento le varie ipotesi di morte violenta (uccisi) di entrambi gli antichi amanti o solo di uno dei due. La realtà è diversa, ma ugualmente complessa.
Il foro che si nota nel cranio di uno dei due scheletri non ha origine da traumi né da incidenti: l’osso si spezzò durante le operazioni di scavo. I resti di mattoni bruciati trovati vicini ai corpi potrebbero essere prova dell’incendio che distrusse buona parte della città verso l’800 a.C.? Tutto rimane ancora oggi nel campo delle ipotesi.
Non un documento scritto (e poi in quale lingua e con caratteri?), nulla che possa documentare anche una parvenza degli avvenimenti.
Dall’analisi dei denti, l’uomo (corpo a destra) doveva avere tra i 19 e i 22 anni al momento della morte e dallo studio fatto anche sulle ossa non sono venute fuori malattie gravi, neppure traumi o ferite che possano aver causato la morte.
La perplessità che si è fatta strada negli anni riguarda il sesso dell’altro personaggio, quello a sinistra che al decesso avrebbe avuto un’età compresa tra i 30 e i 35 anni. I dubbi riguardano il fatto che fosse una donna, ma nulla ha fatto pendere la bilancia verso una tesi risolutiva. Erano familiari? Un’antica coppia di uomini?
Tra le ipotesi accreditate negli studi successivi al ritrovamento c’è quella che vorrebbe i due in una tragica fuga dal proprio villaggio devastato da un incendio. L’atmosfera surriscaldata, il fumo densissimo, lo sbarramento di alte fiamme, tutto questo potrebbe aver reso impossibile salvarsi. Immaginate lo smarrimento e la paura provata dai due. La coppia non poteva fuggire e avrebbe cessato di vivere per asfissia: negli ultimi istanti si sono dati conforto con un ultimo gesto d’affetto, un ultimo moto d’amore.
Gli innamorati di Valdaro
Cambia completamente lo scenario, Italia, luogo del ritrovamento San Giorgio, vicino Mantova. La sepoltura mostrò i resti degli scheletri di due esseri umani. Estremamente antichi, visto che alle verifiche per la datazione dovrebbero risalire a circa 6.000 anni fa.
Un abbraccio che dura da circa sei millenni per due persone morte praticamente in contemporanea.
Sono stati seppelliti in una posizione di piena intimità, si guardano reciprocamente e sono abbracciati. Giovanissimi, al momento della morte dovevano avere meno di 20 anni. Bassi di statura, poco più di un metro e mezzo, sui 157 centimetri.
Ci sono delle particolarità: accanto al collo dell’uomo c’era una punta di freccia in selce; la donna invece era proprio armata, una lunga lama, sempre in selce, deposta lungo la coscia, ma pure due coltelli, ancora in selce, collocati sotto al bacino.
Questi oggetti dovevano avere forse un significato rituale, appartenere ai due amanti, non devono essere armi che ne hanno causato la morte perché nessuna traccia è stata trovata sugli scheletri, nessuna scalfittura, nessun segno, nessuna frattura, nulla di nulla.
Alla fine, dopo collocazione e saltuaria esposizione, l’antica coppia di amanti è in esposizione permanente al al Museo Archeologico Nazionale di Mantova.
Gli amanti di Modena
Furono trovati nel 2009 a Modena nell’area di antiche sepolture d’età tardoantica risalenti a un periodo compreso tra il IV e il VI secolo d.C. epoca in cui Modena aveva l’antico nome di Mutina, città di probabile, precedente e remota origine etrusca. I corpi, o meglio, i loro resti scheletriti, furono trovati fianco a fianco e si tenevano per mano.
Il primo pensiero fu di un uomo e una donna, ma inizialmente le analisi genetiche non riuscirono a dare un risultato leggibile se non nel 2019 con la tecnica della spettrometria di massa delle proteine presenti nello smalto dentale (Università di Bologna e di Modena e Reggio Emilia – risultati pubblicati su “Scientific Reports“): i due corpi sono di due uomini. Entrambi trentenni.
Due fratelli? Due cugini? Due uomini-amanti?.. sempre se la cosa sia ipotizzabile per le culture germaniche nell’Italia dell’epoca.
Questa sepoltura si trovava tra altre 17 che furono esaminate sul luogo e gli archeologi ne trovarono sei con i resti di uomini morti probabilmente per ferite inferte con armi da taglio.
Nella sepoltura, insieme ai corpi, fu trovato solo un anello in bronzo infilato a un dito dello scheletro di destra e un piccolo anello in ferro trovato vicino la tibia sinistra, oggetto che forse faceva parte dei calzari o della veste. Furono sepolti insieme, prima fu adagiato il corpo di sinistra con le braccia lungo i fianchi (il destro piegato verso il bacino), dopo fu deposto l’altro con il braccio destro sovrapposto al sinistro dell’altro: le dita delle due braccia vicine erano e sono tra loro intrecciate come se si tenessero teneramente per mano.
Questa degli “amanti” è l’unica tomba con i resti di due corpi, se si esclude un’altra con dentro un adulto e un bambino (ma non seppelliti nello stesso momento).
Le caratteristiche comuni alle sepolture è il capo dei morti rivolto a ovest, disposizione dei corpi parallelamente gli uni rispetto agli altri e su file diverse. Gli archeologi propendono a identificare tutti con popolazioni germaniche anche grazie al tipo di oggetti messi accanto ai corpi. I germanici iniziarono ad arrivare in zona già dal III secolo d.C. inserendosi nell’organizzazione romano-imperiale.
Le ferite rilevabili dagli scheletri fanno pensare a scontri cruenti, del resto nel V secolo proprio per quest’area passarono le armate dei Visigoti condotti dal loro Re Alarico. Senza contare il successivo passaggio distruttivo degli Unni capeggiati da Attila. La conquista nel 569 della stessa Mutina/Mantova da parte dei Longobardi. Non fu un periodo felice né facile, fu foriero di continui conflitti e morte.
Ricordo molto bene l’eco che ebbe qualche anno fa il ritrovamento della coppia di scheletri degli Amanti di Valdaro: è bello vedere che non è una situazione solo locale, ma che era una cosa diffusa anche in altre parti del mondo (e chissà quante ce ne saranno ancora!)
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Proprio così, per l’economia di quanto ho scritto mi sono fermato a tre esempi, in modo da rendere leggibile il tutto, ma una seconda puntata voglio farla. Sono comunque sepolture non così diffuse tra quelle ritrovate, intendo come sepolcri di coppie, di esseri seppelliti nello stesso momento e in atteggiamenti d’affetto.
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Sì, immagino… altrimenti non avrebbe fatto così notizia, se fosse una pratica usuale! 🙂
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Comunque, chissà quanti ne nasconderà ancora il sottosuolo 🤔
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Ah, bella domanda… 🙂
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