La Notte dei Cristalli, la “Kristallnacht”, 83 anni fa i nazisti iniziarono l’annientamento del popolo ebraico. Per conservarne il ricordo

Nella notte tra il 9 e 10 novembre 1938 in Germania, trascinando anche l’Austria e i Sudeti, iniziò l’incubo per gli Ebrei. Il Nazismo diede con forza il via all’annientamento di un popolo. La shoah, il massacro sistematico, iniziò con questa prima tempesta devastante. La Notte dei Cristalli, la Kristallnacht, tristemente nota, momento in cui l’assalto fu rabbioso e annientante, le strade piene di vetri rotti per i negozi distrutti e le vetrine a pezzi, le case assalite e le finestre in frantumi, le scuole, le sinagoghe demolite e incendiate.

Per scatenare tutto questo fu preso a pretesto un fatto, l’uccisione di Ernst Eduard von Rath, consigliere dell’ambasciata tedesca a Parigi, iscritto al Partito Nazista dal 1932. L’assassinio fu commesso da Herschel Feibel Grynszpan, un diciassettenne rifugiato ebreo polacco nella capitale francese.

I militanti e i seguaci di Hitler e del partito dalla croce uncinata iniziarono a compiere atti di violenza e di vandalismo antisemiti. Colpirono sinagoghe, negozi, abitazioni e non poche furono le prime vittime di questa azione che si protrasse per giorni. Era l’alba dello sterminio nazista degli Ebrei.

L’attentato contro il diplomatico tedesco era l’occasione giusta per i vertici nazisti, visto che da ben oltre un mese Hitler e gli altri componenti di vertice stavano imbastendo l’epurazione ebraica dalla Germania facendo pressioni per il loro espatrio totale senza ritorno.

Il Reichsministerium für Volksaufklärung und Propaganda, ovvero il Ministero del Reich per l’istruzione pubblica e la propaganda, retto da Paul Joseph Goebbels, si mise subito in azione.

Goebbels, di concerto con Hitler e con gli altri capi nazisti, inventò la folle teoria complottistica: il “giudaismo internazionale” che avrebbe avuto come obiettivo quello di danneggiare il Terzo Reich.

Fu il compimento di una strategia iniziata da anni. In quel momento i nazisti nascosero il fatto che i pogrom erano stati organizzati in precedenza: la falsa verità propagandata fino all’inverosimile fu che erano da attribuire alla reazione spontanea e giustificata dei tedeschi per l’assassinio del diplomatico tedesco Ernst Eduard von Rath.

L’incessante campagna di regime aveva agito negli anni precedenti volendo fissare nelle menti germaniche l’antisemitismo come legge biologica fondamentale per la sopravvivenza e lo sviluppo del popolo tedesco.

Con le leggi di Norimberga del 1935 venne stabilito che, una volta segregati dalla vita civile, gli ebrei dovevano essere spinti-costretti ad abbandonare il Reich.

Le violenze contro quello che era considerato un corpo estraneo e dannoso per la Germania – il popolo ebraico – non erano altro che una pressione ulteriore verso la militarizzazione della società tedesca, una preparazione alla spinta definitiva per colpire, di lì a poco, l’Europa assoggettandola.

Le forze armate avevano appoggiato Hitler fin dall’inizio e proseguirono.

Nel 1935 l’annessione del Saarland, il territorio del protettorato anglo-francese della Saar (Renania e Palatinato Renano) – importante per le risorse minerarie e per il carbone – istituito nel 1920 secondo quanto stabilito dal Trattato di Versailles a conclusione del Primo Conflitto Mondiale.

A marzo 1938 l’Anschluss austriaco (assoggettamento dell’Austria), l’annessione dei Sudeti, eliminazione di quanto restava della Cecoslovacchia e l’affacciarsi verso la Polonia, rotta di espansione tedesca verso Oriente contemplata nel successivo protocollo segreto tedesco-sovietico, il Patto Molotov-Ribbentrop del 23 agosto 1939.

In tutto questo movimento, nella progettazione militare di battaglia e conquista verso est e verso ovest, serviva appunto una precedente preparazione. Occorreva un catalizzatore militaresco e battagliero degli animi, una rabbia da indirizzare verso un nemico interno, uno moto d’animo e psicologico da utilizzare poi verso i nemici esterni.

Niente di meglio, quindi, che individuare nel popolo ebraico il motivo scatenante e di annientamento, utile per preparare e consolidare la Germania secondo i progetti di predominio nazista.

La sera del 9 novembre 1938 iniziò quindi la demolizione della presenza ebrea in Germania e in Austria, ma anche nei neo annessi Sudeti. Via libera alla violenza fisica e a quella contro le proprietà (di qualsiasi tipo) in mano agli ebrei.

Protagonisti della prima fase d’attacco furono gli appartenenti al Nsdap-Nationalsozialistische Deutsche Arbeiterpartei o Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori, più brevemente Partito Nazista, supportati da alcuni civili non iscritti alla formazione hitleriana.

Poi si aggiunsero appartenenti alle SS o Schutzstaffel, alle SA o Sturmabteilung e anche membri della Gestapo o Geheime Staatspolizei-Polizia segreta dello Stato, anche se non per ordine dei loro capi (che, comunque, li lasciarono fare).

La fase più acuta di questo sommovimento durò fino al 16 novembre 1938, circa sette giorni durante i quali furono arrestati circa 30.000 uomini ebrei: appena dopo furono rinchiusi nei campi di concentramento e lavoro forzato di Dachau, Buchenwald e Sachsenhausen.

Non c’è sicurezza sul numero dei morti: ufficialmente il regime nazista parlò di 91 vittime, ma in realtà il numero si aggira tra i mille e i duemila individui uccisi. L’impossibile quantificazione è inevitabile.

Bruciate o distrutte 520 sinagoghe, demolite centinaia di case di preghiera, cimiteri profanati, per non parlare dell’assalto contro scuole e orfanotrofi. Oltre 8.000 esercizi commerciali gestiti da ebrei furono devastati e saccheggiati come lo furono le abitazioni private.

I vigili del fuoco ebbero ordini precisi e ferrei: lasciar bruciare le sinagoghe evitando però che le fiamme si espandessero a edifici vicini.

Come sottolineato dall’Enciclopedia dell’Olocausto (link), «Dopo la Notte dei Cristalli, il regime nazista impose agli Ebrei la cosiddetta “tassa dell’espiazione”, circa un miliardo di marchi, e promulgò numerosi leggi e decreti antisemiti».

Vite intere iniziarono a sparire nel nome di un progetto di morte che aveva appena iniziato a tingersi di quelle tinte macabre, di quel vasto annientamento fisico totale che fu portato avanti negli anni fino a seguire. La fine di questo programma di pura strage ebbe fine solo con la sconfitta della Germania nazista a conclusione della Seconda Guerra Mondiale.

Quel 9 novembre 1938 fu solo l’inizio della “Soluzione Finale del Problema Ebraico” espressione ideata dai leader nazisti, frase che titolava la strategia di sterminio sistematico degli ebrei di tutta Europa.

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5 commenti Aggiungi il tuo

  1. eleonorabergonti ha detto:

    Tante persone, solo per il fatto di essere ebree, hanno perso la vita o sono state costrette a lavori estenuanti all’interno dei campi di concentramento e di sterminio. È davvero una cosa molto triste e per far sì che certe cose non succedano più bisogna innanzitutto, stroncare sul nascere qualsiasi forma di discriminazione o di odio.

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    1. Giuseppe Grifeo ha detto:

      È fondamentale ricordare e approfondire. A cominciare dalle scuole, ma le famiglie rappresentano i primi attori di questo processo di conoscenza e ricordo… solo che oggi molti nuclei familiari -credo- non sappiano o liquidano questi fatti storici a cose ormai lontane, trascurabili. Qui il grande guaio.
      In ultimo, da aggiungere che messo in moto il sistema per massacrare gente di nascita ebraica (a prescindere da come la pensavano è l’esempio lo avemmo in casa dove ebrei simpatizzanti per il fascismo furono buttati fuori da ogni cosa, come avvenne per tutti gli altri), questo sistema fu utilizzato per massacrare altre genti e tutti i contrari al regime. Ho già scritto di un componente della mia famiglia materna, professore catanese apertamente contrario al regime, poi arrestato, condannato per offese al duce e a Hitler, in prigione in centro Italia, poi in una sorta di nostro campo dì concentramento. Infine, portato dai tedeschi a Dachau e a Mauthausen, campi dì concentramento e lavoro forzato, dove lo tormentarono per anni fino a ucciderlo col gas

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      1. eleonorabergonti ha detto:

        Che storia triste quella che ha dovuto passare il tuo parente, mi dispiace moltissimo, 😔. Non meritava assolutamente una fine del genere. Hai ragione: il primo posto dove i bambini imparano a rispettare gli altri è la propria famiglia e se si cresce in una famiglia dove i genitori insegnano ai propri bambini che bisogna rispettare tutti e senza distinzione, allora questi bambini cresceranno con la consapevolezza che non sarà un diverso colore di pelle, una diversa religione, un diverso credo, ecc a renderci migliori rispetto a loro perché siamo tutte persone e quello che conta davvero è l’amore per il prossimo. Speriamo che il tuo post possa essere uno spunto di riflessione per tutte quelle persone che pensano che il diverso è peggiore da lui e che lo porti a riflettere su quanto può essere brutto sentirsi discriminati, additati e, purtroppo, anche condannati. Buona serata Giuseppe, 🤗.

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        1. Giuseppe Grifeo ha detto:

          Parole sante! Felice serata a te

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          1. eleonorabergonti ha detto:

            Grazie, ☺️. 🤗😘

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