Mi sentirei di fare un appello ai colleghi giornalisti prima di tutto e ai politici. Poi agli specialisti affinché siano precisi, attenti alle parole e che chiunque li intervisti abbia compreso al meglio i concetti. c’è da trattare al meglio la questione del Monkeypox, il Vaiolo scimmiesco… attenzione al pericolo di affibbiare etichette di untori: calmi, buoni e siate analitici senza strumentalizzazioni.


Perché questa premessa?
I primissimi titoli-articoli di giornali (non intendo solo quelli italiani) e le incaute prime dichiarazioni dell’ECDC-Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie sottolineavano che (semplifico) “i casi segnalati il 16 maggio erano uomini che si identificavano come uomini che hanno rapporti sessuali con uomini”.
Affermazione che ha fatto partire le prime imprudenti valutazioni e titoli. Casi del genere vengono segnalati dal 2018, non sono esclusivi di questi giorni e mesi! Per non parlare della limitata epidemia del 2003 negli USA quando importarono alcuni roditori dall’Africa (la gran parte dei malati non era mai stata in Africa e comunque mai in momenti ravvicinati al contagio). In più, i casi del 2022 non riguardano solo il 16 maggio. Nell’odierna società caratterizzata da superficiale informazione e valutazione, la forma della comunicazione è tutto. Lo è ancora di più che in altri tempi, per scongiurare il rischio di essere strumentalmente travisata con enorme faciloneria.
C’è stato addirittura un nostro quotidiano importante che ha titolato: Vaiolo delle scimmie, il timore: si è adattato e passa da uomo a uomo. “E’ la prima volta che si comporta così”. Oltretutto nell’articolo si calca la mano, in più frasi, sul fatto che siano casi manifestatisi tra gay.
Ma quando mai?
Innanzitutto, da almeno una decina di anni sono stati registrati casi di passaggio del vaiolo animale e da scimmia all’uomo. Ma c’è storia medica anche precedente. Le altre valutazioni sono poi senza fondamento: semmai tra i contagiati ci sono ANCHE omosessuali, come dire che tra i contagiati ci sono anche dei biondi… a che serve sottolinearlo?
Prima di scrivere bisogna (e non “bisognerebbe”) ripassare un po’ di documentazione tra quella odierna e quella storica sul vaiolo animale e da scimmie. Norma che vale per qualsiasi altro argomento.
Conosco bene questo gioco che anche un amico psicanalista mi ha sottolineato: “Più spaventi la gente e più la appassioni. Peccato pure che la disinformi e aumenti lo stigma verso una minoranza già storicamente tartassata”. E in questo giochetto è compresa la pubblicazione di foto con braccia ricoperte da enormi pustole, immagini che non rappresentano la vera manifestazione (estremamente limitata) del vaiolo delle scimmie.
Nell’ultima conferenza stampa aperta oggi 20 maggio dai clinici e dagli esperti dell’Istituto Spallanzani di Roma, questa “non si può definire come una malattia a trasmissione sessuale” e meno che mai è da localizzare particolarmente in una nicchia sociale come quella omosessuale: il contagio si trasmette per contatti ravvicinati e stretti, di ogni tipo; quello sessuale, di qualsiasi tipologia, ne rappresenta solo una parte ed è ancora da verificare come veicolo del virus.
Francesco Vaia, direttore generale dello Spallanzani, ha pure aggiunto che il virus sarà isolato all’inizio della prossima settimana e “la disponibilità di un isolato virale renderà possibile eseguire una serie di indagini sperimentali. In particolare, si potrà studiare se nel sangue di persone che sono state vaccinare contro il vaiolo, persone che oggi hanno più di 50 anni, sono presenti anticorpi che neutralizzano questo virus e cellule immunitarie in grado di attaccarlo. L’isolamento virale permetterà, inoltre di eseguire test per la diagnosi sierologica di questa infezione”.


Dal sito web dell’ECDC sui casi del solo 2022 – Il primo caso è stato segnalato dall’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito (UKHSA) il 7 maggio e si ritiene che sia stato importato. Il 14 maggio 2022 sono stati identificati altri due casi nel Regno Unito, entrambi residenti nella stessa famiglia, ma senza una storia recente di viaggi e nessun contatto con il caso segnalato il 7 maggio. Altri quattro casi sono stati confermati dall’UKHSA il 16 maggio, anche senza una storia di viaggi recenti in aree endemiche, e non c’erano contatti con i casi segnalati il 7 e 14 maggio. Tutti i casi segnalati il 16 maggio erano uomini che si identificavano come uomini che hanno rapporti sessuali con uomini (MSM).
Inoltre, il 18 maggio, il Portogallo ha segnalato cinque casi confermati di vaiolo delle scimmie e più di 20 casi sospetti. Tutti i casi erano giovani uomini e tutti a Lisbona e nella valle del Tago. Anche la Spagna ha segnalato otto casi sospetti.

Ebbene, il contagio tra umani del vaiolo delle scimmie nulla ha a che vedere con alcuni comportamenti sessuali. Ha fatto molto bene il Corriere della Sera a dettagliare l’andamento del contagio in un articolo analitico (link), un pezzo non dettato dalla fretta di pubblicare qualcosa tanto per essere presente sull’argomento senza verificare e centrare bene affermazioni. È fatto molto bene.
Estratto dall’articolo del Corriere cui mi riferisco:
1 – Che cos’è il monkeypox, il vaiolo delle scimmie?
È una malattia infettiva causata da un virus principalmente diffuso in Africa nelle scimmie e in alcuni roditori, soprattutto in Ghana e Nigeria. Ha questo nome per distinguerla nell’antichità dal chickenpox caratterizzata da macchie della pelle più estese. Secondo il CDC, il centro americano per la prevenzione delle malattie infettive, il serbatoio di questo agente patogeno è ancora sconosciuto ma dipende sempre dalla promiscuità uomo-animale che non smette di generare sorprese. E infatti la sorveglianza internazionale è altissima. L’infezione non ha niente a che fare con il vaiolo umano, molto più grave, eradicato nel mondo nel 1980, ne condivide soltanto la «famiglia».2 – Si può trasmettere all’uomo?
Sì, raramente può passare dall’animale all’uomo e successivamente essere trasmesso da un’individuo all’altro per via aerea (attraverso le goccioline del respiro), tramite piccole lesioni della pelle e le mucose (ad esempio degli occhi, bocca). La trasmissione sessuale non è mai stata descritta tuttavia è plausibile che il contagio possa avvenire durante rapporti intimi, ma servono altri dati per trarre conclusioni. Non viene al momento considerato contagioso un individuo senza sintomi, ma per precauzione i contatti stretti delle persone cui viene diagnosticata la malattia vengono monitorati.3 – Quali sono i sintomi nell’uomo?
I più comuni sono febbre, mal di testa, dolori muscolari e stanchezza. I linfonodi del collo si ingrossano e dopo qualche giorno compaiono bolle sulla pelle che inizialmente si presentano come piccole macchie. La malattia guarisce spontaneamente, senza terapie specifiche, dura dalle due alle quattro settimane e in genere non lascia strascichi. L’incubazione dura circa due settimane dal contagio. Le forme finora osservate sono state per la maggior parte lievi.4 – È una malattia molto diffusa in Europa?
No, ma è stata diagnosticata sporadicamente anche negli ultimi anni, in Europa e Usa, in viaggiatori provenienti da zone endemiche, cioè dove il virus è normalmente diffuso. Il fenomeno non ha mai costituito allarme e anche ora non bisogna drammatizzare. Il sito del governo britannico chiarisce che la malattia non si diffonde facilmente nella popolazione e il rischio viene definito basso.[…]
9 – Ci sono forme di prevenzione?
Le precauzioni sono molto simili a quelle utili per evitare in generale le malattie infettive. Le abbiamo imparate durante il Covid. La prima regola è l’igiene personale, soprattutto il ripetuto lavaggio delle mani. Il consiglio, considerata anche la estrema rarità dei casi in Italia, è di rivolgersi al proprio medico se si hanno dubbi o si notano sintomi che possono far sospettare di aver contratto un’infezione sulla pelle, propria o delle persone che ci vivono accanto, a cominciare dal partner.
Tra le persone contagiate anche interi nuclei familiari.
Mi viene in mente il caso della famiglia inglese che ha passato in malattia due settimane tornando poi alla normalità: è stata classificata come “focolaio epidemico”. Adesso le autorità sanitarie britanniche stanno facendo verifiche tra le persone che questa stessa famiglia ha incontrato e con le quali ha interagito lungamente (il contagio non è per nulla facile). Su questo caso un collega giornalista ha tirato fuori un commento giustamente ironico e pungente: Famiglia etera dal sesso puro e responsabile? Non sono stati “prudenti” nei rapporti sessuali?
Come sottolineato nello stesso articolo del Corriere, esiste una similitudine tra il virus del vaiolo umano e quello delle scimmie. Ci sono evidenze che l’antivaiolosa offra nei fatti un certo grado di protezione.
Per antivaiolosa si intende quel vaccino che fino agli anni 70 del 1900 era obbligatorio per la forte mortalità del vaiolo umano (nel corso dei secoli ha devastato il mondo: le stime parlano di oltre un miliardo di vittime, soprattutto tra i bambini): nel solo XX secolo, tre persone su 10 sono morte a causa del virus mentre molte altre sono rimaste sfigurate. Lo stesso vaccino divenne facoltativo dal 1977 al 1981, anno in cui fu abolito per l’eradicazione dell’infezione.
Io sono stato tra quei fortunati bambini ai quali fu fatto quel vaccino: ne porto il segno circolare sulla pelle della spalla destra.
NOTA - Il vaiolo umano e quello animale sono provocati da virus distinti, ma appartenenti allo stesso gruppo (Poxvirus). Aggiungo il link alla comunicazione dell'ISS-Istituto Superiore di Sanità.
In breve, lo ripeto: se contagiati, questo vaiolo delle scimmie se lo prendono tutti, non esiste una preferenza del virus per nicchia di umani caratterizzata da chissà quali abitudini. Scherzandoci sopra, anche se con un’ombra di verità, va male solo a coloro che si lavano poco e che tengono poco all’igiene.
Giusto che i sistemi sanitari delle nazioni si allertino sulla questione, ma non cadete in trappole psicologiche e madornalmente populistiche.
Già ho visto le tentazioni ghettizzanti e lo stigma pronto, soprattutto da un certo tipo di pubblico e di politici. Non vorrei si tornasse al comportamento deteriore dei primi anni di diffusione dell’HIV e della relativa sindrome da immunodeficienza acquisita o AIDS: ricordate nei video l’alone rosa attorno ai positivi, i titoloni stigmatizzanti di testate giornalistiche e tantissimo altro.
Comprendo che in un momento simile che perdura ormai da troppo tempo, i commenti sgradevoli e senza senso, le valutazioni senza alcuna base comprovata e scientifica, siano tutti di gran moda, fanno sentire importanti, acculturati, attenti alla realtà quotidiana del mondo… ma non è così.
Perché?
Perché ci si presta soltanto al gioco di alcuni burattinai che devono allargare il loro consenso e non sempre per tornaconti politici. Vale anche solo il creare baruffa virtuale che crea stupidi consensi, tanti like e follower, quella che poi sfocia pericolosamente anche nelle piazze.
E poi si fa pure la figura dei dementi…
Quindi, raccomando freddezza, fate passare tempo, valutate e leggete andando oltre ai titoli. Non serve un “untore” per riuscire a tenere lontana un’infezione