Compendio del saper vivere, a tavola, nella vita, gesti che sembrano antichi, ma perfetti da coniugare con l’oggi per stare bene con gli altri

Possono sembrare gesti e usanze del passato, anche arcaismi, ma nei fatti non è così. Non occorre frequentare i bei salotti dell’alta società, i ricevimenti di vip e alta nobiltà. Tutto è applicabile ogni giorno, ovunque. Permettere di vivere serenamente con gli altri, anche nei momenti di convivialità tra pochi: non c’è la necessità di tavolate da cento persone, di smoking, frac, crinoline, medaglie, coroncine e chissà che altro. Questo è un compendio del saper vivere che mi ero divertito a mettere insieme da personali conoscenze, da cose scritte e dette da amici e da altri.

Non avete idea di quanti abbiano dimenticato questi buoni modi di comportarsi, anche in salotti e in eventi importanti, commettendo errori-orrori che non sono mere trasgressioni di regole, ma incidenti nella vita comune con gli altri.

Immaginatevi tornare tutti a essere così attenti nei modi verso chi ci sta intorno senza però perdere un briciolo di conquiste moderne, sociali e di principi. Saremmo eccezionali, anche perché rispetto a chi superficialmente potrebbe pensare, tutto questo non porta a un pesante conformismo, semmai è il contrario: la facilità di contatti e il calo di barriere grazie alla mancanza di “incidenti”, porta a una maggiore distensione, piacevolezza e creatività nei rapporti.

In quanto qui ho scritto non mancano notevoli curiosità che vi faranno sorridere. Sarà divertente.

Compendio del Saper vivere (o la capacità di fare la cosa giusta in ogni situazione)

Dunque, dunque, su Facebook e sui social in genere, molti “colleghi stemmati” hanno via via dipanato una faccenda piuttosto intricata, hanno illuminato tanti punti oscuri sul bon ton, sull’arte delle relazioni umane.

Hanno messo nero su bianco quello che alcuni danno solitamente per scontato, arricchendo il tutto di particolari, tanti quanti se ne possono immaginare. Vero “motore” di questa materia che pone con continui quiz sulla sua bacheca, è Luigi Vinci di Moschitta che si può descrivere (considerando come esempio questa materia) come vero maestro dell’etichetta, conoscenza enciclopedica del Galateo.

L’errore più comune è quello di considerare queste regole come una ricercatezza senza scopo, un’esasperazione dei modi, un “barocchismo” vuoto, osservato e voluto per vantarsi di qualcosa. Invece, nulla di tutto ciò è contemplato. La verità è ben altra.

Lo scopo finale è sempre quello di avere pieno rispetto della persona che ti sta di fronte, della compagna o dei compagni di viaggio che prendono un pasto con te al tuo stesso tavolo, delle loro sensibilità e suscettibilità. Quindi, valorizzazione dei ruoli, sconfitta di ogni gaffe e di ogni contrasto non voluto.

Insomma, l’etichetta è una ricerca della più completa serenità e del piacere di stare assieme senza che nulla possa essere d’ostacolo al dialogo, perché eleganza vuol dire riguardo, rispetto di una tavola, quindi delle persone che vi sono raccolte intorno. E non solo a tavola.

Matilde Serao prima dell’anno 1927

Il Galateo, il bon ton, la buona educazione, non sono quindi un arido catalogo di precetti.

Divertente è la lettura del preciso e anche ironico Saper vivere: norme di buona creanza scritto per la prima volta nel 1900 da Matilde Serao (direttrice del Mattino, prima donna a fondare e a dirigere quotidiani in Italia), pubblicato l’anno seguente, poi nuovamente editato nel 1922.

Ma su questi temi esistono testi ben più remoti. Basti pensare a Messer (poi Monsignore) Giovanni Della Casa e al suo celebre “Galateo overo de’ costumi”, primo trattato del genere pubblicato postumo nel 1558 e che potrei definire enciclopedico, opera articolata in trenta capitoli (esploratelo a questo link).

Trattato di Messer Giovanni Della Casa, nel quale sotto la persona d’un vecchio idiota ammaestrante un suo giovinetto, si ragiona dei modi che si debbono o tenere o schifare nella comune conversazione, cognominato Galateo overo de’ costumi ovvero dei costumi.

Il Saper vivere è fatto di elementi da inserire in un processo esistenziale che sta in una sottolineatura di Seneca: “Per tutta la vita bisogna imparare a vivere”. Quindi, è bene iniziare ad avere le basi giuste. L’esperienza completerà tutto: conoscenza e consapevolezza.

Punti di questo primo compendio

1 – Frutto per frutto, come sorbirne il gusto con la massima efficienza ed eleganza? “Programma di viaggio” esposto da Umberto Vinci di Moschitta

Gli agrumi si tengono con la mano sinistra e si sbucciano con il coltello nella destra, decapitando prima i due poli e poi incidendo la buccia a sezioni verticali; sezioni che si staccheranno facilmente con il coltello tenendo il frutto fermo con la forchetta; gli spicchi si portano alla bocca con le dita e i semi vengono discretamente sputati nella mano chiusa a pugno, prima di essere deposti sul bordo del piatto. Un modo più sofisticato (e indispensabile se l’arancia è molto sugosa) è quello di puntare con l’aiuto della forchetta il frutto e poi con il coltello tagliarlo in quarti od ottavi che si sbucciano separatamente, sempre con l’ausilio delle posate;

mele, pere e pesche vanno tagliate in quattro con il coltello, sempre tenendole sul piatto e aiutandosi con le dita dell’altra mano; ogni pezzo infilato con la forchetta si sbuccia con il coltello, quindi si taglia nella misura desiderata con il contributo di entrambe le posate;

la banana si tiene con la mano sinistra, sbucciandola con il coltello nella destra; poi, con entrambe le posate, si fanno i pezzetti da portare alla bocca con la forchetta;

l’uva, servita in piccoli grappoli, si tiene con la mano sinistra mentre la destra stacca gli acini;

i cachi si tagliano a metà e si mangiano con il cucchiaio;

le ciliegie e le amarene si tengono con il picciolo, sputando con discrezione il nocciolo nella mano per depositarlo sul bordo del piatto;

il cocomero si mangia utilizzando la forchetta e il coltello, prima liberandolo dai semi e poi tagliandolo a pezzetti da portare alla bocca;

i fichi, prima tagliati in quattro spicchi, si mangiano con la forchetta;

fragole e lamponi, serviti con il picciolo, si portano alla bocca con la mano-diversamente, posti in una coppa, sono accompagnati da un cucchiaino;

la frutta cotta si mangia con la forchetta o con il cucchiaio, a seconda della consistenza-eventuali noccioli si sputano sulla forchetta o sul cucchiaio, quindi si adagiano sul piattino.

2 – Fra i numerosi quesiti espressi da Luigi Vinci di Moschitta

a) A casa di amici dopo avere pranzato, la padrona di casa sapendo che siete golosi di una sua pietanza, nel salutarvi vi dà un contenitore con la prelibatezza da fare assaggiare alla mamma. Come restituite il contenitore?

Risposta:

Lo si lava e si cerca di restituirlo nel più breve tempo possibile, aggiungendo un altro piccolo pensiero alla restituzione, come dei fiori (ndR.: non fate l’errore di considerare così ovvio questo punto: molti non riescono a comportarsi così, più di quanti crediate, sulla mera restituzione, escludendo quindi la parte del dono che per tanti non è neppure immaginabile).

b) – Siete stati invitati a pranzo da una gentile amica, la quale ha preparato delle vivande prelibate. Appena assaporate vi accorgete che mancano di sale e la saliera è accanto, come vi comportate? Inoltre, come deve essere la saliera e che profumo mettete addosso per l’occasione?

Risposta:

Bene, la saliera aperta con il cucchiaino. Quelle con i fori invece saranno pure pratiche, ma non eleganti. Non si chiede mai di passare la saliera: se ben disposte a tavola non occorre. Non dispiacere mai la padrona di casa facendo capire che la pietanza non è preparata a dovere, questo è il punto principale!

Meglio essere stoici e far finta che è tutto buonissimo. Però usciti dalla residenza non lamentatevi mai con gli altri commensali, la gente mormora ed il vostro gesto sarebbe vanificato.

Addosso profumazione molto delicata, quasi impercettibile, una leggera colonia per i pasti: “La tavola va onorata con tutti i sensi disponibili – sottolinea Luigi Vinci di Moschitta – ad esempio l’occhio gode nella magnificenza delle portate e delle composizioni, il tatto nello spezzare il pane, il gusto e nei vini l’olfatto, un profumo potrebbe rovinarne il bouquet e sarebbe davvero un peccato”.

c) – Siete a dieta ma avete accettato un invito a pranzo da una cara amica per non dispiacerla. Vi servono alla francese, nel vassoio di portata vi sono delle quaglie, alcune più grandi ed altre più piccole. Come fate a prendere quella più piccola?

Risposta:

Si prende la prima che viene di mano senza indugiare, scartare o scegliere. Anche se siete a dieta non ditelo e fate finta di niente. Non fate mai come certe signore snob che bloccano il cameriere nello scegliere quella più confacente, girandole e rigirandole per poi giustificarsi nel dire: “io mangio così poco!”. Lo stesso vale per tutte le portate che vi vengono presentate, se doveste trovare la mela bacata prendetela e mangiate la parte buona, senza lamentele e senza farlo notare a tutti i convitati.

d) – Come nasce la tradizione inglese di mettere il latte nel tè? Inoltre, il latte si mette nella tazza prima o dopo il tè?

Risposta:

In verità convivono entrambe le modalità sia prima che dopo il tè. Per il latte prima del tè, la ragione consiste nel fatto che il tè scuro si riteneva macchiasse le porcellane ed il latte versato prima doveva preservarle. Le malelingue (quelle non mancano mai) iniziarono a dire che si macchiavano le porcellane scadenti, allora le dame per non dare adito a tale diceria iniziarono a mettere il latte dopo!

Nota storica:

La prima volta del latte nel tè è stata in Francia, sul finire del 1600. Oggi ci sono studi che indicherebbero come il latte bloccherebbe i benefici del tè nero per il sistema cardiocircolatorio. Comunque andrebbe solo nei tè neri particolarmente corposi e forti. I puristi del sapore, però, guardano già molto male persino l’aggiunta di una sola goccia di limone (e non mi sento di dare loro torto… a prescindere che piaccia o meno il limone nel tè) tollerabile invece solo in un tè freddo. Stesso discorso viene fatto dai puristi sull’aggiunta di zucchero.

e) – Una coppia sposata ed un’amica, come seggono in carrozza ed in macchina?

Risposta giusta da Mscd Demetrio Siddy ヅ

L’amica siede davanti mentre la moglie dietro sempre se le due amiche hanno la stessa età… se la donna sposata è più anziana dell’amica, allora lei si siederà davanti insieme al consorte.

f) – Da cosa trae origine il fatto che l’uomo apre la portiera della macchina alla donna?

Risposta:

Aprire la portiera ad una donna deriva dalla carrozza. Per agevolare la discesa un uomo apriva la portiera, calava i gradini ed aiutava la signora, affinché non si vedessero le caviglie ovvero scendesse in maniera scomposta mostrando parti del corpo. Tale uso si spostò successivamente alla macchina.

g) – Siete stati invitati dai reali di Spagna a un ricevimento estivo nella loro residenza di Maiorca. Fa molto caldo. Cosa dovete fare per usare il ventaglio? (risposta curiosa con un chiaro richiamo che va al di là della presenza di persone di sangue reale, ma è un comportamento da applicare ogni giorno e non solo per i ventagli).

Aneddoto pre-risposta:

La moglie di Luigi XIV, Maria Teresa, aveva al seguito delle dame spagnole. Una di esse si sventagliò davanti alla Regina. Il Re la rimproverò e la esiliò dalla corte… poiché, aveva osato darsi delle arie, potremmo dire oggi, offendendo la regalità.

Risposta:

Da quanto detto sopra è opportuno chiedere il consenso alle Loro Maestà. Aggiungo, sempre per il predetto motivo, di chiedere il consenso – sempre – davanti a dame di rango o più grandi di età. Il gesto sarà apprezzato e la Signora verrà annoverata tra le persone di stile. Così dovrebbe fare un gentiluomo nell’accendere una sigaretta, laddove il luogo lo consenta.

Uendalina Faleschini arricchisce poi con il “codice del ventaglio”:

Da quel che so è che girare il ventaglio nella mano sinistra significa “ti sto guardando”

– tenerlo chiuso nella destra davanti al viso, sta per “seguimi”;

– coprire l’orecchio sinistro con il ventaglio aperto, “non tradire il nostro segreto”;

– tracciare piccoli segni sulla mano con questo chiuso significa “ti odio”;

– tracciare piccoli disegni sulla guancia, “ti amo”;

– toccare l’estremità del ventaglio chiuso con le dita, “vorrei parlarti”;

– tenerlo fermo sulla guancia destra è “si” – sulla sinistra è “no”;

– lasciarlo cadere, “diventeremo amici”;

– portare l’impugnatura sulle labbra sta per “baciami”;

– sventolarlo veloce, “sono sposata”;

– sventolarlo piano, “sono fidanzata”.

h) – Avete ricevuto un invito laddove c’è scritto “cravatta bianca“. Come dovete vestirvi, come deve essere vestita la donna che vi accompagna e, soprattutto, cosa NON dovete mai indossare?

Risposta data da molti, pezzetto per volta:

Frac per l’uomo e abito da gran sera per lei (quindi, abito necessariamente lungo).

Cosa non indossare? La risposta esatta è l’orologio da polso che invece si può mettere con lo smoking. Altra cosa da non indossare con il frac: è la cintura, da sostituire con le bretelle. Se si deve mettere un fiore all’occhiello, deve essere preferibilmente bianco.

i) – Siete stati invitati da una dama dell’alta società. Nel luogo destinato per gli uomini come gurdaroba trovate un biglietto con il nome di una dama che conoscete o che vi è stata presentata. Cosa significa quel biglietto e cosa dovete fare? Puntualizzazione: è un biglietto che ha preparato la padrona di casa. Inoltre, come si forma il piccolo corteo che porta alla sala da pranzo? Quale braccio porge il cavaliere?

Risposta:

Il gentiluomo deve fare da cavaliere a quella dama indicata nel biglietto. In passato il braccio che si porgeva era quello sinistro, poiché il destro doveva rimanere libero per poter difendere la dama. Il braccio dipende anche dalla cerimonia, ad esempio la donna appena sposata prende il braccio destro del marito nella fasce d’uscita.

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