Accogliente, morbida, unione,
la nostra poltrona a cuore
nel nostro salotto.
Ha vissuto l’alba dei nostri pensieri.
L’abbiamo voluta,
ci ha voluti,
l’abbiamo curata,
ci ha curati
e lei sempre lì.
Seduti a turno,
o insieme,
un film davanti,
sonno sereno,
intimo,
a ronfare,
scosso da chi desiderava che l’altro si destasse.
Unione.
La poltrona a cuore,
protagonista,
prese le nostre forme,
con gli anni si adattò
dandoci più spazio,
più aria per somigliarci
nelle nostre differenze unite.
La poltrona a cuore cambiò aspetto
per averci entrambi,
assieme.
Cambiò il suo abbraccio,
più capace,
più comoda
per entrambi.
Imparava a conoscerci,
volta per volta:
non poteva essere come all’inizio.
Doveva regalare
e regalarsi
a chi l’amava,
a chi la viveva
anno per anno,
mese per mese,
giorno per giorno.
Questa la sua missione.
Di crescita.
La Poltrona a cuore mutò,
non semplice contenitore,
non pura unione fisica,
ma si arricchì
e donò sempre più,
un caldo rubino tra le nostre mani,
uno spazio zaffiro di vita insieme.
La poltrona a cuore diede comunione,
fu più complessa,
più adulta,
giovinezza iniziale sì,
ma differente
come tutte le età.
Il tempo non si ferma,
non può non trasformare.
La poltrona a cuore
consapevole,
preziosa.
Unica…
Ora è sparita.
Buttata via
la poltrona a cuore.
Non c’è il suo colore,
non ci sono le sue forme,
inesistente il suo odore
di noi insieme.
Non la tocco più.
Niente più cure per lei.
Scomparsa.
Al suo posto,
nel salotto,
il marmo nudo,
rigido,
freddo,
macchia bianca venata,
come pallida pelle anziana.
Vuoto.
La poltrona a cuore?
Troppo comoda?
Troppo scontata?
Troppo ricca?
Divenuta troppo importante?
Troppo impegnativa?
Troppo adulta?
Domande senza risposte,
non c’è chi risponda.
Nel mio salotto l’isola di marmo,
nulla all’improvviso.
La poltrona a cuore,
diafana,
poi scomparsa,
in un battito di cuore
Giuseppe Grifeo – frutto/ispirato da un sogno
