Tar del Lazio: “Il Miracolo delle quaglie”, dipinto di Jacopo Bassano, deve tornare in Italia

Secondo i proprietari italiani che hanno ceduto la tela al Getty Museum, l’Italia ha così tanti dipinti di Bassano che il fatto non crea danno al patrimonio culturale nazionale. Si tratta de “Il miracolo delle quaglie” o “La raccolta delle coturnici”, opera del Rinascimento che nel 1554 fu commissionata a Jacopo Da Ponte-Jacopo Bassano, uno dei maestri del Cinquecento veneto, dal nobile veneziano Domenico Priuli. Il dipinto era in Italia, ma si trova negli Stati uniti e non doveva essere lì. Gli ultimi due proprietari, gli eredi dell’antiquario fiorentino Vittorio Frascione, hanno ceduto la tela al Museo statunitense nell’ottobre 2021. Adesso c’è di mezzo una sentenza. Il Tar del Lazio: “Il Miracolo delle quaglie” deve tornare in Italia.

La vicenda de “Il Miracolo delle quaglie” finito a Los Angeles

In breve, l’opera dipinta nel XVI secolo da Jacopo Da Ponte detto Jacopo Bassano (nato, appunto, a Bassano del Grappa verso il 1510 – link Treccani), godeva stranamente di un certificato di libera circolazione, quindi liberamente esportabile.

L’importanza del dipinto e il suo valore artistico hanno fatto agire il ministero della Cultura che ha annullato quel documento. Oltretutto, la Legge italiana stabilisce che le opere d’arte di grande interesse pubblico non possono lasciare il territorio nazionale. A questa azione si è agganciato il tribunale amministrativo ordinando il rientro in Italia della preziosa tela.

Un pasticcio nel passato c’è stato, visto che alla partenza dell’opera verso gli Stati Uniti per andare a finire nelle mani del Getty Museum di Los Angeles (senior curator per la pittura è il bassanese Davide Gasparotto), si è scatenato il finimondo. A questo link la pagina del catalogo Getty. Il dipinto è esposto al Padiglione Nord, Galleria N205.

“Il miracolo delle quaglie” in effetti era accompagnato da quel certificato di libera circolazione, ma il il ministero cosa sostenne? Che il permesso era stato rilasciato sulla base di un errore di valutazione dovuto a “omissioni e/o dati non corrispondenti al vero”.

Non è la prima volta che accade e non sarà l’ultima. Occorrerebbe una revisione dettagliata di tutte queste certificazioni per evitare futuri “errori”.

Il TAR del Lazio – “L’annullamento dell’attestato rende contraria a diritto la permanenza all’estero del bene e, come tale, comporta l’obbligo di rientro”, trattandosi divisto che si tratta di “un’opera di straordinario pregio artistico, appartenente al patrimonio culturale della Nazione e che è uscita illegittimamente dal territorio italiano”.
Illegittimità – continua il TAR – rimarcata dal comportamento del venditore che ha avuto un “atteggiamento complessivamente reticente in sede di richiesta dell’attestato, certamente colposo se non preordinato ad approfittarsi della scarsa conoscenza del dipinto da parte degli esperti ha contribuito, in modo determinante, all’errore valutativo in cui è incorsa l’amministrazione nel non accorgersi che si stava trattando del dipinto successivamente trasferito”.

Quanto dichiarato dal tribunale lascia intendere anche un altro elemento: prima di rilasciare o meno un certificato di libera circolazione, ci sono degli esperti che devono valutare un’opera; in questo caso tali professionisti non conoscevano o non avevano sufficienti informazioni su ciò che dovevano valutare, quindi sono caduti in errore accettando qualsiasi attestazione sia stata loro presentata dal venditore.

All’epoca della cessione, Lorenzo Barbato, storico dell’arte, aveva subito lanciato l’allarme su come fosse stato possibile “che gli enti predisposti alla tutela del patrimonio artistico non siano intervenuti a impedire l’esportazione di un’opera di tale rilievo?”.

Intanto a Los Angeles il dipinto fu presentato come “una delle più grandi e ambiziose dell’artista”, e ancora come un “è un esempio eccezionale dello stile artistico distintivo di Bassano e della sua giustapposizione di soggetti storici con persone comuni in stato di povertà” (Timothy Potts, direttore del Getty Museum di Los Angeles).

Il Getty e i proprietari italiani che hanno perfezionato la cessione, hanno impugnato le disposizioni ministeriali. Il TAR ha rigettato queste istanze.

Vedremo come andrà avanti la questione e come finirà.

La cosa che personalmente mi lascia estremamente perplesso (e non solo me), è l’affermazione degli eredi dell’antiquario fiorentino che, pur possedendo il dipinto per circa un settantennio, non l’aveva mai messo in mostra.

Ecco cosa hanno dichiarato: l’Italia detiene “la più alta concentrazione al mondo di opere del Bassano, visibili anche in numerose collezioni pubbliche», quindi la cessione di un’opera seppur di tal valore non costituisce “alcun pregiudizio per il patrimonio culturale nazionale”.

Lascio ai miei lettori fare le loro considerazioni su un’affermazione del genere scritta in uno stile simile a, “abbiamo un mare di anfore e statue greche e romane, se ne cediamo qualcuna, il Patrimonio culturale italiano non ne soffrirà”.

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