Il Cervim e le vendemmie eroiche, dalle Alpi all’Etna, Italia divisa in due: al Nord 15 giorni d’anticipo, in Sicilia ritardo (forse metà settembre)

Cambiamento climatico, costi di gestione alle stelle, mancanza di manodopera, il Cervim-Centro di Ricerca, Studi, Salvaguardia, Coordinamento e Valorizzazione per la Viticoltura Montana, fotografa la situazione italiana: descrive quelli che definisce i luoghi e le vendemmie eroiche. Vengono fuori realtà e situazioni molto diverse. Dalle Alpi all’Etna, un’Italia divisa in due sulla fase della vendemmia. Al Nord 15 giorni d’anticipo, in Sicilia ritardo, forse a metà settembre per i bianchi da spumante.

Personalmente non ho certezze sulle cause predominanti, se il cambiamento climatico, la congiuntura economica o quant’altro. In un anno così pazzo e particolare, frutto finale di due duri anni pandemici, con l’aggiunta economicamente distruttiva della guerra russa contro l’Ucraina, credo che tutti questi elementi stiano influenzando le vendemmie e il confezionamento finale dei prodotti.

Fra gli altri elementi critici, il moltiplicarsi dei costi per le bottiglie (costo del vetro), ma anche per le gabbiette in alluminio e le capsule in stagnola per gli spumanti e affini (link all’articolo Unione italiana vini (Uiv): “Fornitori del vetro annunciano modifiche unilaterali (+15%) ai contratti”. Problemi anche per carta e cartone da imballi). Questo solo per fare due dei possibili esempi, tutti da unire alla forte lievitazione delle bollette energetiche.

Ma l’uva non può restare appesa sulle piante, tempi esatti ne dettano il momento perfetto per la vendemmia, momento anche fortemente mutato in un 2022 così particolare nelle sue manifestazioni climatiche-atmosferiche.

Ed ecco cosa ha trovato il Cervim (link) tra i vigneti d’Italia, organismo giunto a 35 anni di vita e che si sta preparando alla 30a edizione del Mondial des Vins Extrêmes, concorso mondiale veramente unico, dedicato ai vini eroici, programmato in Valle d’Aosta per il 29 e il 30 settembre 2022.

I casi e i tempi delle vendemmie rilevati da Cervim: a confronto Valle d’Aosta, Valtellina, Trentino Alto Adige, Toscana, Campania, Sardegna, Sicilia

In Valle d’Aosta si vendemmia già da metà agosto, in anticipo di venti giorni con minore produzione (-30%) a causa della siccità e del caldo. Si è salvato chi ha potuto irrigare, circa la metà del vigneto valdostano.

“La quantità è in calo in tutta la Valle d’Aosta – sottolinea Stefano Celi, presidente Cervim e viticoltore valdostano – Chi ha potuto fare irrigazione di soccorso, non ha subito diminuzioni significative di prodotto, chi non ha avuto questa possibilità, specialmente nei terrazzamenti e gradoni dove c’è un minore drenaggio, le produzioni sono davvero scarse. Per quanto concerne la qualità dovremo attendere l’uva nelle vasche. L’anticipo della vendemmia è intorno alle tre settimane: per il vitigno Blanc de Morgex, coltivato ad altitudini elevate, già si vendemmia da fine agosto; mentre il Petit rouge (Torrette e Chambave), si vendemmierà da metà settembre”.

“La situazione è aggravata dal contesto generale – aggiunge Celi – con l’aumento dei costi di produzione in particolare di energia e carburanti che hanno fatto lievitare sia i costi di irrigazione e lavorazione sia delle di materie prime, a cui si aggiunge la scarsa reperibilità di bottiglie in vetro che si trovano con difficoltà”.

Grande attesa per la vendemmia di sua maestà Nebbiolo (Chiavennasca) simbolo della biodiversità vitivinicola della Valtellina. Qui è previsto un calo della produzione del 20% ed una annata non semplice per siccità e caldo.

“La siccità ha interessato anche i vigneti della Valtellina – conferma Danilo Drocco, presidente Consorzio Vini Valtellina e direttore della Cantina Nino Negri (link) – Le poche piogge avute, sono state subito asciugate dal vento e dalle alte temperature. Inoltre, nei terrazzamenti, con poca terra a disposizione, l’acqua viene drenata e non resta a disposizione delle piante. Meno problemi in basso, dove in generale la qualità è buona. La vendemmia si svolgerà con una settimana di anticipo, nell’ultima settimana di settembre”.

Già iniziata con oltre due settimane di anticipo la vendemmia della Cantina di Aldeno, in Trentino Alto Adige, dove caldo anomalo e siccità prolungata, hanno messo in moto la macchina della raccolta.

“Un’annata che ricorderemo non tanto per la qualità, che pure si sta riscontrando nei grappoli raccolti, quanto per le incertezze di organizzazione, con tempi di vendemmia mai visti prima d’ora – spiega Walter Weber, direttore della Cantina di Aldeno-Cooperativa Vini trentini (link) – Si è partiti con i bianchi base spumante, i pinot neri e il Lagrein è alle porte. Ci preoccupano in particolare le acidità dei vini rossi, che tuttavia hanno avuto una mano dalle piogge degli ultimi giorni: qui c’è da aspettarsi un cambiamento del comportamento delle viti, quindi un approccio vitivinicolo diverso, con vini ad alte gradazioni”. 

Giungendo in Toscana, nella zona dei Colli del Candia e Colli Apuani, provincia di Massa-Carrara, la situazione non è tanto diversa. La vendemmia che sta cominciando in questi giorni, con circa 10 giorni di anticipo rispetto alla norma.

“Il clima cambia inevitabilmente, il nostro vantaggio tuttavia è di poter investire ancora in risorse idriche di sostegno, semmai in futuro ce ne sarà bisogno – rimarca Fabrizio Bondielli, presidente del Consorzio del Candia Colli Apuani (link) e titolare della Cantina Calevro – La mancanza di viticoltura dalle nostri parti vorrebbe dire smottamento idrogeologico, sfasamento del paesaggio collinare e perdita di identità: la biodiversità ha salvato la nostra viticoltura eroica”.

Vigneto Marisa Cuomo

In Campania, sulla Costiera Amalfitana, a Furore (Salerno), i vigneti della Cantine Marisa Cuomo sono pronti per la vendemmia senza particolari problematiche o anticipi dettati dalla situazione climatica.

Qui è la biodiversità a salvaguardare la vite.

“Le nostre sono viti a piede franco che hanno oltre 80 anni di età – spiega Andrea Ferraioli, agronomo e titolare con Marisa Cuomo dell’azienda (link) – Reagiscono al caldo in maniera naturale, sfruttando l’umidità che si crea nei muretti a secco che le sorreggono e nella vaporizzazione del mare, le pergole fanno il resto tenendo in ombra il terreno”.

Ferraioli ribadisce che è e sarà la Biodiversità il segreto della viticoltura di domani. Il problema di oggi in zona è semmai un altro: la manodopera.

“Non riusciamo a trovare persone che resistano alla pesantezza della viticoltura eroica – continua Ferraioli – tutta manuale e in condizioni estreme, non adatte a chi soffre di vertigini”.

Nell’Isola di Antioco (Carbonia-Iglesias), in Sardegna, tutto è pronto per la raccolta dei bianchi, in leggero anticipo rispetto allo scorso anno, ma, caso opposto, il caldo e la siccità hanno fermato il corso di maturazione del Carignano.

“Abbiamo viti centenarie che reagiscono in maniera naturale al cambiamento climatico – dice Raffaele De Matteis, presidente delle Cantine Sardus Pater (link) – Nell’isola non possiamo prevedere nemmeno irrigazione, anche se concessa, quindi la scelta di aver proseguito su sesti d’impianto ritenuti arcaici è stato il segreto del mantenimento della vite”.

Uno dei teatri vitivinicoli d’eccellenza della Sicilia si trova lungo i fianchi dell’Etna, a Castiglione di Sicilia (Catania), dove si aspetta invece il momento buono per cominciare, nei tempi canonici, la raccolta dei bianchi base spumante, probabilmente entro metà settembre (con almeno una settimana di posticipo).

Le piogge delle ultime due settimane hanno infatti fermato la maturazione. Per i rossi come il Nerello si dovrà aspettare addirittura ottobre.

“Il cambiamento climatico in atto ha portato a maturare l’uva da vino a mille metri, cosa che non succedeva fino a meno di dieci anni fa – commenta Vincenzo Bambina, enologo delle Cantine Tornatore (link) – quindi vendemmiare in alto è stata una scommessa che oggi ci sta dando ragione”.

Anche qui, anzi, soprattutto in questi luoghi dominati dal grande vulcano siciliano, la Biodiversità, ha una ragion d’essere in più e un valore salvifico nei confronti della viticoltura.

“Posso dire con tranquillità che nei nostri 60 ettari potrei riuscire a ricavare dalle stesse uve vini completamente diversi – conclude Vincenzo Bambina – Questo è il valore aggiunto dell’Etna e la fortuna di chi, come Tornatore, ha scommesso qui in tempi non sospetti”.

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