Amore e desiderio, la paura di restare soli, le cosiddette anime gemelle, l’angoscia insita nella ricerca dell’altro

Sulla questione Amore molti preferiscono ingannarsi. Si corre dietro l’idea romantica, favolistica della ricerca dell’anima gemella. In realtà si fugge dall’eventualità di restare soli, quindi inizia la ricerca. Spesso angosciosa, quando non spasmodica (non riconosciuta tale per evitare di riconoscere proprie debolezze). La confusione poi regna sovrana quando non si vuole distinguere amore e desiderio.

Esistono le anime gemelle, le due metà della mela, il principe azzurro delle favole e la principessa/Biancaneve?

“Con Amore contro la guerra” – opera di Igor Šćekić illustratore grafico croato

Elimino subito tutto questo per scrivere semplicemente un concetto: esiste il legame forte tra due persone, esiste l’affinità, il trasporto e l’affetto che porta a legami duraturi. Ma non c’è, né potrà mai esserci fusione.

Eppure c’è chi in mancanza dell’amore favolistico, preferisce buttare il rapporto e tornare alla ricerca perché non corrisponde a quell’idea immaginifica che ci viene infilata in testa fin da bambini.

Cerchiamo di essere adulti e obiettivi.

Guardate che per vivere una vita insieme non esiste la totale compenetrazione, non c’è la simbiosi/fusione totale. Un rapporto, per quanto fortissimo, è pura convivenza di diversità, riconoscimento dell’essere diversi.

Non esiste il “non andiamo bene insieme perché siamo troppo diversi”… immaginatevi in un rapporto d’amore, in un legame con una persona che è fotocopia di voi stessi. Se non arriverete a prendervi a sberle, a coltellate, non vi sopportereste per nulla e tutto finirebbe in un battito di ciglia dopo un periodo di malessere profondo.

Proprio nei giorni scorsi ho visto una serie su Netflix (Merlì. Sapere aude) ambientata nell’Università di Barcellona, in un’aula della Facoltà di Filosofia.

La professoressa durante una lezione parla proprio d’amore, quello interessato, quello necessario per non restare soli, quello ideale e favolistico da “anime gemelle”:

Si potrebbe trovare una certa angoscia nella ricerca di questo amore. Applicazioni come Tinder sono una risposta a questa angoscia?

Diciamo a un algoritmo quali sono le nostre preferenze in modo che cerchi per noi una persona che si adatti al nostro profilo, che abbia quello che ci completa.

Lucrezio nel De rerum natura dice che non esiste una compatibilità ideale e l’amore non è una bella storia tra due anime gemelle destinate a comprendersi. E se la soddisfazione dei tuoi desideri ti provoca angoscia, allora è meglio che tu rinunci a innamorarti.

… se tutti fossero consapevoli di questo principio, volerebbero meno schiaffi.

 Tito Lucrezio Caro

Lucrezio ne ha scritto nel Libro IV del suo poema didascalico.

Già avevo queste idee in testa, suscitate anche dalle mie esperienze amorose e dal vizio che ho di analizzare le cose e i fatti al microscopio della mia mente. La puntata di una serie televisiva e Tito Lucrezio Caro le hanno ribadite.

Quanta debolezza c’è nel non accettare il concreto fattore umano eliminando un tesoro che si ha già tra le mani perché non corrisponde alla favola?

Debolezza nell’accettare la realtà perché questa ti mette davanti alle diverse età dell’amore, all’inevitabile sue trasformazioni nel tempo, fattore che va in parallelo con la trasformazione delle menti e dei corpi per le esperienze vissute nei decenni.

Fragilità e debolezza dei “non accettanti” che appannano la vista mentale, la allontanano dal quotidiano frantumando le esistenze perché non corrispondono alle favole e alle idealizzazioni desiderate.

Chi rimane alla ricerca astratta, sempre solo rimarrà. Mente a se stesso su un punto: sta idealizzando come una divinità qualcuno che ha, come tutti, difetti fisici e morali, caratteristiche che inevitabilmente sono presenti e che non si possono non vedere per sempre.

Ma a differenza di quanto Lucrezio scrive in prima battuta sembrandone convinto,Meglio fuggire quei simulacri, allontanare da sé ogni alimento d’amore, e volgere ad altro oggetto la mente; e l’umore raccolto gettarlo in ogni corpo che capita, non serbarlo rivolti per sempre all’amore di un solo e preparare a se stessi affanno e sicuro dolore […]”, ecco arrivare poi una migliore focalizzazione dello stesso Lucrezio, il vero punto di vita per tutti:

Non per opera divina o per le frecce di Venere accade talora che s’ami una donnetta ben bella. La stessa femmina a volte con i modi gentili e la nitida eleganza del corpo, riesce ad abituarti facilmente a passare la vita con lei. Del resto la consuetudine concilia (veste) l’amore.

Nec divinitus interdum Venerisque sagittis
deteriore fit ut forma muliercula ametur.
Nam facit ipsa suis interdum femina factis
morigerisque modis et munde corpore culto,
ut facile insuescat (te) secum degere vitam.
Quod superest, consuetudo concinnat amorem;

De Rerum Natura, a conclusione del Libro IV, nella sezione dedicata all’amore dopo quella sui simulacri e l’altra rivolta alla teoria delle sensazioni

Tanto per intendersi, Lucrezio, dopo aver devastato il concetto aulico e favolistico dell’amore, evidenzia come in una lunga consuetudine di vita in comune l’amore perde il suo carattere di passione devastante e quasi si identifica con l’amicizia, consigliata dalla filosofia epicurea.

Accenna solo alla fine a un barlume di luce per una relazione stabile vestendola di concretezza.

Ecco il riconoscimento e l’accoglimento della diversità dell’altro, primo passo verso il confronto e verso il piacere dettato dalle differenze che non sono ostacolo alla relazione d’amore (semmai il contrario), verso il capire cosa sia in effetti il rapporto profondo tra due persone. Del resto la consuetudine concilia l’amore”. La consuetudine non intesa come noia, appiattimento, realtà sempre uguale, ma spinta alla creazione durevole del rapporto come compenetrazione ed esplorazione delle diversità.

Sessualità e corpo che vanno di concerto col rispetto reciproco e l’amicizia, la complicità.

Se non si comprende questo, non si è uomini né donne, non si è di certo adulti con mente aperta alla realtà della vita.

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