C’è ancora, è lui, il tagliando o bollino antifrode (si, tutto attaccato come da documenti anche se nel vocabolario Treccani non c’è: andrebbe scritto “anti frode”). La più costosa sciocchezza che sono riusciti a inventarsi per il meccanismo elettorale. C’era alle precedenti elezioni politiche nazionali, c’è anche in questo 25 settembre 2022.
Ne so “qualcosa” perché sono per l’ennesima volta presidente di una sezione elettorale, compito di quasi volontariato che porto avanti da circa vent’anni. Il “quasi volontariato” credo sia una definizione che reputo superfluo spiegare.


Se sopravviverò e se sopravviveremo ( io e i miei scrutatori) alla mareggiata di carte, verbali, tabelle di scrutinio, buste in numero infinito, al tour de force di firme (circa un centinaio), all’inchiostro liquido che si spande, alle cabine elettorali trovate senza piani d’appoggio (a me è capitato in una delle tre, ma in altre sezioni sono mancati anche in tutte), insomma, se mente e fisico mi e ci reggeranno, dovrei tornare su questo mio blog… forse martedì 27 settembre.
Ecco quindi comparire ancora, in tutte le sezioni elettorali d’Italia, un rotolone di piccoli adesivi a colori, ognuno con numero di serie, un sistema che avrà un costo esorbitante (col mio rotolo potrei applicare bollini ad almeno cinque volte la quantità di schede previste per la mia sezione). Ogni tagliandino, lo ripeto, è da attaccare su ogni scheda per Camera e per Senato, operazione da ultimare il pomeriggio di sabato 24 dopo aver siglato e timbrato ogni scheda.
Evidente il ritardo nella registrazione dei votanti (per ognuno, nei registri elettorali, va annotato il numero di serie del tagliando incollato alle schede da consegnare) e ritardo nell’inserire le schede nell’urna: la parte di scheda col bollino va prima strappata via.
Ma invece di spendere così tanto – lo so, l’ho già scritto e detto tante volte – non potevano imprimere un numero di serie direttamente sulle schede in fase di stampa? Allo stesso modo di quando si stampano le banconote. Quest’ultima sarebbe un’opzione dai costi estremamente più bassi. Basterebbe aggiungere un numeratore alle stamperie che producono le schede elettorali.
Invece no. Proseguono con questa sciocchezza del bollino adesivo.


I nostri politicanti avevano già troppi litigi cui partecipare che pensare alla praticità e al minor costo delle cose. A cominciare da un elemento fondamentale come il modo di registrare il voto degli elettori.
Ho deciso di smettere di incavolarmi, ma sono ugualmente indignato per tanta limitazione mentale e non propensione al risparmio lì dove sarebbe necessario e dove non comprometterebbe la sicurezza del sistema elettorale.
Che fare?
Il 25 si vota. Per ogni elettore gli scrutatori dovranno registrare il numero di serie appiccicato sulle schede consegnate, poi a riconsegna delle stesse, strappare la parte di scheda col bollino, piccola striscia che va messa in apposita busta.
Solo dopo, finalmente, le schede votate potranno trovare riposo momentaneo nelle rispettive urne prima dello spoglio da iniziare dopo le 23 di domenica.
Si allungano i tempi di voto, già non brevi, tra controllo documenti, verifica che le schede elettorali della gente abbiano almeno una casella ancora libera, trascrivere in due registri il numero del documento valido di ognuno, nel registro aggiunto il numero di iscrizione nelle liste elettorali di sezione e il numero della scheda elettorale. Ci mancava la trascrizione del lungo numero di serie di ogni tagliando (uno per la scheda del Senato è uno per quella della Camera).
Sappiamo bene come complicarci la vita e come farlo in maniera costosa.



Siamo filosofi, siamo poeti. Siamo pure poco portati per la praticità… sempre che di filosofia e di poesia sia rimasto qualcosa. Però abbiamo il Rosatellum!
Buon voto sostenibile a tutti!