Corpi in vendita online, profonde solitudini, grande disagio: Onlyfans e i cavalli di Troia Twitter, Instagram, TikTok

Non è prostituzione, non quella fisica classica, ma sempre vendita è. Si tratta di Onlyfans, fenomeno sempre più importante con un altissimo ritmo di crescita. Gli utenti sono lievitati da 13,4 milioni a quasi 188 milioni in tutto il mondo, un giro d’affari salito del 160% rispetto al 2020 e che ha raggiunto i 932 milioni di dollari, con profitti netti a +575% per 324,6 milioni di dollari. Corpi in vendita online, profonde solitudini, grande disagio. I tre elementi sono strettamente correlati. Basta osservare e leggere con attenzione (premetto che le immagini qui usate sono estremamente soft, leggere, rispetto alla realtà di quella piattaforma).

Questa realtà mi ha subito richiamato alla memoria una vecchia inchiesta che feci per un quotidiano romano sugli studenti universitari e liceali di Roma e non nella Capitale: per raggranellare soldi vendevano l’intimo usato e non lavato agli appassionati. Calze, mutande, reggiseni, canottiere. Naturalmente impregnati dell’odore del proprio corpo. Un prezzo per tutto e per particolari esigenze. L’acquirente poteva chiedere che un paio di calze o di mutande fossero indossate anche per una settimana e che gli fossero spedite sottovuoto in modo da conservare intatti gli “effluvi” corporali fino all’arrivo. Naturalmente per avere tutto questo gli studenti proponevano e ottenevano maggiorazioni di prezzo (a fine di questo articolo ho inserito il testo di quell’inchiesta).

Oggi però imperversa l’online. Distanti sì, ma viene mostrata a pagamento ogni piega della pelle da ogni zona del corpo. L’abbigliamento intimo sembra superato.

Quello che mi stupì lo scorso maggio sul social Twitter fu l’esistenza di questo mondo senza alcun velo, video con masturbazioni, rapporti sessuali, tutto su post pubblici. Ero abituato a Facebook o a Instagram che non ammettono cose del genere. Il bello è che sto su Twitter dal 2011 e non mi ero mai accorto di nulla.

In breve: vuoi vedere un vero e proprio video hard, non da semplice post, che non nasconda nemmeno un centimetro di corpi “in azione” ripresi da ogni angolazione?

Gli autori/protagonisti aprono un account su Onlyfans, poi invitano i loro contatti di Twitter – o di Instagram o TikTok – a entrare pagando.

Ci sono periodi di sconto ben pubblicizzati da chi ha materiale da mostrare in quell’account, una sorta di black friday del sesso pubblicizzato non solo in concomitanza con i bf dei negozi di elettronica. Non si tratta di cifre stratosferiche per ognuna delle visioni, un video a 4 euro (ma anche 20), una serie di immagini per lo stesso prezzo, ma i soldi vanno via ugualmente anche con le Limited-Time Promo. Aggiungo che esistono altre piattaforme come justfor.fans…

Premetto: non c’è frontiera che divida uomini e donne. Ogni genere si offre a pagamento e tutti comprano le “visioni”. Ogni tipologia di preferenza sessuale viene appagata.

Tra i personaggi che hanno aperto un loro spazio Onlyfans ce n’è uno, Denis Dosio, che in varie interviste (blogtivvu.com) minimizza i tanti denari guadagnati grazie a questo suo spazio online. Sottolinea che è attratto da altro, “… l’immaginazione è la cosa più dispersiva e assurda della nostra mente, vado fuori di testa nel giocarci con i miei follower, e loro altrettanto! Sc*pare il cervello di chi mi segue, quello sì“.

Quindi non lo fa per soldi?..

Personalmente non ci credo, ma è mia opinione personale, anche perché le cifre in ballo sono molto consistenti, soprattutto se sono influencer con milioni di utenti, personaggi visti pure in trasmissioni come il Grande Fratello Vip. Molti si sono trasformati in milionari vendendo il proprio corpo non solo in foto, ma anche mentre ha rapporti sessuali. Il Dosio ha avuto qualche problema: con suo grande disappunto Instagram gli chiuse il profilo perché postò qualche sua immagine troppo desnudo, ma tutto compensato da un aumento notevole di iscritti al suo canale Onlyfans dove ne combina di tutti i colori e sapori.

“Quanto guadagniamo? – Dosio di riferisce a chi possiede un account Onlyfans – In media nessuno fa meno di 3 mila euro al mese, se sei un influencer vai anche sui 10 mila euro al mese. Io sono fra i più forti in Italia”. Questo è quanto dichiarò Denis già a maggio 2022 a Barbara d’Urso in una puntata di Pomeriggio Cinque.

Nei fatti, chi ha un milione di follower e riesce farne sbarcare il 3-5% circa su Onlyfans, può assicurarsi un minimo di 50.000 dollari al mese, fino a cifre da capogiro che superano i 2 milioni di dollari. Dipende da quanto pubblica e dalla “qualità” del materiale in vendita.

Sempre a Pomeriggio Cinque, nella puntata del 7 novembre, sono state invitate due ragazze che hanno account Onlyfans dove vendono – da tempo – le loro immagini senza veli. Tra queste la protagonista è Eva Menta. L’ultima impresa è stata quella di farsi foto praticamente nude, velate in maniera evanescente, alle Gallerie degli Uffizi a Firenze, di fronte alla Venere di Botticelli (scimmiottando oggi – guarda un po’ – i militanti ambientalisti che imperversano nei musei e che imbrattano opere d’arte).

Ecco la spiegazione di Eva che ha parlato anche a nome della sua amica Alexis Mucci coprotagonista delle foto: volevamo creare “un contenuto figo per i nostri portali“. È una ragazza che già su Instagram ha 3,8 milioni di follower. L’idea di quegli scatti al museo è nata dalla mente del fratello che fa da manager per gli affari conclusi con il corpo della sorella.

Non voglio fare la morale su questo, ognuno col suo corpo fa quel che vuole, può venderlo in vari modi, faccia pure, ma tutto questo rappresenta uno dei tanti sintomi di una situazione sociale particolare.

Sempre nella stessa trasmissione c’è stato chi ha voluto (Ainette Stephans) dare un’immagine edulcorata della piattaforma Onlyfans, “dove la gente si confronta, parla di problemi“… sempre a pagamento, sottolineerei, in caso qualcuno se lo fosse dimenticato

Aggiungo: se avete problemi è meglio rivolgersi a professionisti, a uno psicanalista per esempio. Non ci si incontra su Onlyfans per curare la propria esistenza. Ma neppure su Twitter o Instagram o Facebook.

Prostituzione? Tecnicamente non lo è.

Da sottolineare che questo rapporto offerta-domanda di atti sessuali del tutto espliciti, sia in foto o in movimento nei video, potrebbe rientrare nell’ambito di una sentenza della Cassazione del 19 ottobre 2010, n. 37188 che specifica come ci si ritrova in attività di prostituzione non solo quando vengano compiuti atti sessuali tra persone compresenti, in cambio di denaro o utilità, ma anche nel caso in cui condotte idonee a suscitare impulsi sessuali siano poste in essere da chi si prostituisce, su richiesta o con interazione, anche senza contatto, con il fruitore della prestazione.

Come sottolineato da Altalex però deve essere considerata prostituzione anche l’esibizione di prestazioni sessuali in videoconferenza quando dall’altra parte dello schermo ci siano clienti che pagano per interagire con il protagonista del video“.

Un esempio. Ammettendo che io vada su Onlyfans pagando per vedere un video o una serie di foto, tutti già confezionati. Non si tratterebbe tecnicamente di una situazione di prostituzione. Solo se si trattasse di un’azione “in diretta” in cui indicassi cosa fare e che posizioni vorrei che assumesse chi si vende, allora sì che quella sarebbe prostituzione.

A questo punto mi domando: su Twitter capita spessissimo che in post del tutto pubblici, non nascosti, c’è chi offre foto in cui è completamente nudo e “in azione”, anche in brevi video. Nelle cerchie dei contatti c’è pure chi richiede, “fammi verere…” e domande similari. Questa per la Cassazione sarebbe prostituzione? No, perché sono post aperti, del tutto pubblici, non a pagamento. Non importa che poi si giunga a inviti, da parte di chi si offre, verso un account Onlyfans a pagamento.

Gli strumenti dei perfetti editori di se stessi su Onlyfans e Twitter

Chi pubblica proprie foto e video segue nella stragrande maggioranza un cliché sempre identico, tanto che, a parte il viso delle/i singole/li attrici/attori, tutto diventa quasi indistinguibile e ripetitivo amalgamando in una melassa quasi uniforme questa mole di foto e video. Gli strumenti tipici: bisogna avere uno specchio strettamente verticale posizionato soprattutto sulla parete di fronte a un letto, lampada circolare per un’illuminazione uniforme della scena, un buon iPhone o smartphone che consenta di scattare e riprendere con ottima risoluzione e… sguardo da triglia pescata da giorni con relativa bocca aperta/imbronciata.

Sembra il paese del bengodi, ma invece si celano profonde solitudini, grande disagio

A questa selva di corpi guizzanti, felici, performanti e perennemente in mostra dalle prime ore del mattino, si contrappone una massa impressionante di post Twitter che raccontano solitudini. Spesso sono gli stessi attori di queste visioni pubbliche – o a pagamento – di corpi.

C’è chi arriva a scrivere, “visto che non mi caga nessuno quando metto delle mie foto da vestito, ricomincio con i nudi“. Sembra un disperato tentativo di avere contatti, virtuali ma sempre contatti, un espediente per racimolare cuoricini-like al posto di conoscenze reali che non si riescono più ad allacciare.

Riconosco che l’utente maschile sembra essere quello più vulnerabile, almeno questa è l’impressione che se ne ha.

Si aggiungono le lamentazioni dell’essere sempre soli, di non riuscire a intessere un rapporto duraturo. Oppure, di riuscire finalmente ad approcciare, a conoscere, ma dopo una sera o dopo una settimana l’altra o l’altro sparisce del tutto.

Sono post pubblici con questi pensieri dati in pasto all’universo mondo. Non è come parlare con una ristretta cerchia di amici.

Ma non sarà che tutto va a finire così male nella vita reale perché si vogliono conoscere persone online in questi ambiti così… particolari?

Riuscite veramente ad accettare di relazionarvi in profondità con chi si mostra in foto-video di nudo su Twitter o nei Circle? Su Twitter qualcuno si è posto e ha posto questa domanda. Le risposte sono state le più varie, in mezzo ai “no” e ai “si”: idee poco chiare, inconsciamente o volutamente.

Affinché tutto sia più chiaro visto che non ho anticipato nulla sui Circle, questi sono un’invenzione Twitter: sono spazi multiutente creati da chi ha un account. Servono per uno scambio libero e privato di foto e video di nudi assoluti. Spazi privatissimi per chiunque dei propri contatti voglia iscrivercisi. Spesso però questo strumento non funziona a dovere, lo vedo da chi mette in campo questo strumento: a volte scrive pubblicamente che il numero di iscritti langue. Motivo? Ci sono un sacco di nudi nei post pubblici di Twitter, quindi perché infilarsi nei circle? Tanti non ne vedono l’utilità.

Poi i casi pieni di contraddizioni.

Prendo un nome di fantasia, Raffaele. Su Twitter si mostra in foto dettagliate del suo corpo, nelle bio mette il suo link PayPal, arriva a chiedere denaro per fare un viaggio in un’altra citta italiana (“chi mi versa soldi sul conto per pagare il biglietto?“). Arrivato alla meta, chiede sul social chi può ospitarlo. Una sua conoscenza virtuale gli risponde via messaggio privato, “dai vieni da me, ti ospito io così ci divertiamo pure“, Raffaele alza subito lo scudo, pubblica -visibile a tutti- quella conversazione privata accompagnata dal suo commento: “ma che sono come una prostituta, uno da usare per divertirsi?“.

Ho variato molti elementi del fatto reale, dal nome ai virgolettati, ma il senso di questa storiella è evidente.

Il pericolo è palese, un sovrapporsi tra mondo virtuale e realtà. Un estraneo prende per buona la versione online con cui si è sempre confrontato fino a quel momento.

Se online non nascondi nulla del tuo corpo, lanci frasi provocanti e chiedi denaro a sconosciuti che sono solo contatti social, nella realtà c’è chi può benissimo pensare che il tuo vivere su Twitter corrisponda al tuo vivere nel mondo reale.

Non sei una prostituta perché non ti ha offerto un pagamento per le tue prestazioni. Ti ha messo a disposizione solo l’alloggio ed eventuale sesso. Niente soldi. Oppure è proprio questo il problema e ti sei arrabbiato?

È un mondo complesso, contraddittorio, con una pennellata di schizofrenia, tristissimo sotto molti aspetti.

L’apparenza virtuale conta moltissimo, fatta di sedute in palestra, pose evocative e invoglianti su divani o su letti o dentro al bagno ritraendosi dopo una doccia o anche mentre si fa pipì. Il tutto aiutato magari da app di manipolazione delle immagini, ma accompagnato da tanta solitudine.

C’è un’abitudine che sembra assalire e diventare padrona assoluta. Restare nella zona confort del virtuale, nessun contatto in presenza continua se non saltuariamente. In questo modo non si rischia nulla. Però si rimane sostanzialmente soli.

Nel virtuale molti affermano di riuscire a farsi valere proprio in questo modo, mostrandosi e/o monetizzando il proprio corpo, le proprie prestazioni sessuali esibite… ma non riuscirebbero a farsi valere con la stessa forza, come persone, durante la vita reale, in presenza.

I periodi di isolamento a casa per il Covid e quelli dello smart working avranno esaltato questa tendenza tanto da trasformarla in una trappola? Non saprei rispondere…

Da quanto ho letto, sembrano pochi gli incontri che diventano reali e, soprattutto, quelli che restano duraturi, anche di semplice amicizia.

La realtà fisica è più impegnativa. Questa non è filtrata dai social che ci fanno apparire come desideriamo, con le citazioni giuste, con espressioni compresse nelle 140 battute di Twitter, quelle che spesso neppure vengono usate perché sostituite da gif animate. In tanti casi si sta perdendo anche la capacità di usare la parola: più facile rispondere scegliendo tra le gif messe a disposizione del sistema.

È la realtà – non è il virtuale – a mostrarci realmente nudi, a cominciare dalla mente.

La realtà ci offre agli altri per quel che effettivamente siamo, col nostro aspetto, con tutto il nostro corpo che comprende quelle parti di noi che ci piacciono meno o che detestiamo. Nel mondo reale ci mostriamo con la nostra vera abilità-poca abilità nel parlare, con la nostra capacità di essere più o meno spigliati. Col nostro odore.

Un’amicizia o una relazione nata su questi ultimi presupposti, nata dalla realtà, sarà durevole perché non frutto momentaneo di un’apparenza finta tutta social.

Ricordate: il nostro avatar social trasformerà sempre in perdente il nostro autentico essere. Per quanto una/o possa sforzarsi d’affermare di essere “vero” in un post/tweet, non c’è confronto.

All’origine delle “vendite” in un mio articolo del 2013, analisi tra il web e gli studenti che vendevano biancheria usata

Fu il risultato, rivisto, di una precedente inchiesta tra universitari e liceali, poi riproposto in due successive edizioni aggiornate con altre novità. Specifico che ogni vendita di indumenti sporchi oscillava tra i 20 e i 60 euro (comprensivi dei vari “optional” previsti), commercio che consentiva guadagni dai 200 agli oltre 800 euro mensili. Un bel sostegno economico, a prescindere dal metodo scelto, per vivere studiando, soprattutto se si era studenti fuorisede o se si volevano soddisfare desideri d’acquisto come l’ultimo modello di smartphone, serate in locali ecc. Preoccupava la vendita fatta da minorenni. Il mio articolo e il pezzo di spalla che qui ripropongo sono solo siglati perché facevano parte di una doppia pagina e avevo già firmato per esteso il pezzo d’apertura della pagina pari a fronte di questa.

Sottolineo che la cosa continua anche oggi. Un esempio? È sul sito sofiagray.com/it/ -anche in versione originale per il mercato anglosassone- con tutorial per aprire il proprio spazio di vendita e, più in fondo a quella pagina, un video esplicativo.

► E gli studenti vendono online la biancheria indossata

Slip, calze e boxer di ragazzi e ragazze in cambio di soldi

Mutande, calze e reggiseni usati, non lavati, in vendita. Giovani, studenti universitari e liceali romani, riempiono il web con le loro inserzioni. E hanno tanti clienti. Inserisco l’articolo principale, la spalla e gli incisi a corredo.

Impossibile determinare con precisione l’età dei soggetti, le foto profilo presenti in numerosi siti di annunci – alcuni anche molto popolari – sono esplicite solo per quanto riguarda le parti anatomiche, fasciate da indumenti intimi. Si comprende spesso che sono corpi molto giovani, ma come unico riferimento c’è solo una mail. Un modo per alzare qualche soldo grazie alle perversioni altrui, ma non è detto che dopo questi primi contatti il gioco non vada oltre e – in caso di minorenni – si passi all’incontro. Durante la «trattativa», poi, gli acquirenti possono scegliere il tempo in cui la biancheria deve essere indossata prima di spedirla: un giorno, due, una settimana. Con l’opzione del sottovuoto, in modo che gli umori corporei si conservino intatti fino al destinatario.

Le frasi lasciate negli annunci web da questi venditori sono molto eloquenti. C’è anche chi rende pubblico l’indirizzo email composto da nomeecognome. Difficile dire chi ci possa essere dietro, un’esperta professionista del sesso o una ragazzina che ha trovato il modo per mettersi nei guai? È il caso di S. Bianchi (cognome di fantasia). Il suo annuncio risale allo scorso 24 ottobre: «Avete voglia di qualcosa di trasgressivo?? Vendo il mio intimo… mutandine, perizomi, brasiliane di tutti i colori belle bagnate, calze e autoreggenti usati e impregnate dei miei odori. Se interessati conoscetemi (indirizzo e-mail). caldi baciiii». Prezzo per l’invio, 20 euro, al pezzo naturalmente.

Un’altra ragazza invece è raggiungibile solo attraverso il sito di annunci: «Ciao! Sono una studentessa ventenne molto riservata ma al tempo stesso mooooolto perversa!.. do il mio intimo sexy: reggiseni, perizomi, mutandine, culotte, ma anche calze, collant, calzini indossati per quanti giorni tu vorrai (…). Le spedizioni sono accurate ed anonime per la privacy, in sottovuoto per mantenere inalterato il mio profumo». Prezzo: trattabile.

Vendono anche i ragazzi e anche loro blandiscono i potenziali clienti: «Ciao mi chiamo F. e ho 20 anni, sono un bel ragazzo, moro fisico scolpito, etero e fidanzato. Da un po’ di tempo mi stuzzica l’idea che qualcuno si ecciti con il mio intimo usato… che sia uomo o donna, per cui ho deciso di vendere i miei slip, boxer, calze per tutti i giorni o l’intimo che uso per le partite di calcetto o andare in palestra… se volete fare richieste particolari». Nessun prezzo indicato.

Un altro non indica neppure il nome, inizia a mandare in rete cose ributtanti difficili da riferire su un giornale (lo aggiungo adesso rispetto all’articolo originale: anche mutande con evidenti tracce corporee e relativo cambio colore del tessuto), partendo con: «Vorresti sentire il profumo di un uomo? Annusare i miei slip o boxer??»… per finire ad altro.

«Da Roma spedisco in tutta italia, NO consegna a mano». Senza prezzo. C’è l’offerta e anche la domanda. Non solo di spedizioni, ma anche di incontri. «Cerco ragazza da poter vedere in lingerie dal vivo – si legge in un forum – nient’altro, sia chiaro».

Sia chiaro, certo. Come no.

Giu.Gri.

► Articolo di spalla – Boom di guide a luci rosse per i turisti

Coma fa un turista straniero a venire in vacanza a Roma e andare «a colpo sicuro»? Facile, si prepara prima. Tantissimi siti web e forum, soprattutto in lingua inglese, sono dedicati a chi è già stato nella Capitale e intende dare indicazioni utili su ogni tipo di incontri, a pagamento o no. I forum rispondono nei particolari, a volte con tanto di link a Google Maps per far visualizzare agli interlocutori il punto esatto fino a una visione fotografica della strada. Uno di questi spazi web è forum.cityxguide.com (rispetto all’articolo originario aggiungo che adesso è visibile la schermata di blocco giudiziario) che ha una sua sezione dedicata a Roma. Le strade capitoline del sesso mercenario sono menzionate tutte, con tanto di prezzi, prestazioni, nomi delle ragazze. I consigli ci sono tutti. Chi ha un’auto e sta a Roma per alcuni giorni ottiene una lista di aree che poi non sono altro che quelle già frequentate dai romani, da coppie scambiste, da singoli e singole, come quella fra il centro commerciale Cinecittà2 e i celebri studi cinematografici, oppure strade dell’Eur, indicate a volte con un generico «around Laghetto». Fra quelle postate ritorna anche il Parco della riserva naturale della Marcigliana, attraversata da via della Marcigliana raggiungibile da via di Tor San Giovanni o dalla Salaria. C’è anche il sito sdc.com (a distanza di anni questo è ancora visibile anche se cambiato) sezione «Rome Lazio Swingers Personals»: agli stranieri prossimi ad arrivare nella Capitale dà indicazioni sulle coppie scambiste e dove trovarsi.

I «vacanzieri» a caccia di avventure hanno a disposizione tutte le informazioni: l’età dei due, la zona, quello che cercano (singoli o singole, bisessuali, transessuali, altre coppie con uno o tutti e duei componenti bisessuali), possibilità di incontrarsi in strada, in casa o nei locali.

Giu. Gri.

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