I quotidiani italiani continuano a perdere lettori, fatte salve pochissime eccezioni

Continua l’emorragia di lettori che non si servono più delle testate giornalistiche. Le rilevazioni di ADS-Accertamenti Diffusione Stampa e pubblicate da Prima Comunicazione (link) sono popolate di bollini rossi negativi. I quotidiani italiani continuano a perdere lettori, fatte salve pochissime eccezioni, spesso, poco rilevanti. Il confronto avviene su più livelli considerando l’unione dei dati sulle pubblicazioni cartacee insieme a quelle online e solo sul cartaceo.

Nei grafici che qui inserisco, redatti da Prima Comunicazione, sono prese in considerazione tre diverse situazioni.

Questo primo grafico considera il periodo di un anno, settembre 2021-settembre 2022.

Il secondo grafico considera le variazioni rilevabili nel periodo più recente, il passaggio agosto-settembre 2022.

Infine, il terzo grafico inserito qui in basso. Che considera la classifica limitata solo alle copie cartacee vendute in un anno, da settembre 2021 a settembre 2022: leggendolo, solo La Verità cresce… ma di 396 copie (+1,5% sul suo volume totale di vendite).

Come è possibile comprendere, lo stato di salute dell’informazione è pessimo, segue una dominante tendenza al ribasso. Eppure è quell’informazione che è curata da professionisti che sono stati formati allo scopo, sorvegliati da organi ben precisi per la correttezza delle ricerche giornalistiche e delle pubblicazioni, raggruppati come per altre professioni (ingegneri, psicologi, architetti e altri) in un apposito albo.

Il danno enorme fatto all’editoria e ai quotidiani in particolare, poggia su più concause.

L’estinzione di editori puri e la loro sostituzione con costruttori, capi di aziende della più svariata natura, realtà che usano spessissimo le testate, ma non vi investono più di tanto dannandole ad asfissia senza fine, quella che avrebbero dovuto bloccare acquistando i giornali, ma che hanno pensato di “guarire” eliminando soltanto fette importanti delle redazioni (quelli che un giornale lo fanno).

Altro malanno incredibile è l’inseguimento delle mode social per cercare di riguadagnare lettori, quindi lo stesso linguaggio, la poca cura nelle parole e nella correttezza dei testi, dare più spazio ad argomenti pruriginosi, a grandi litigate trash anche quelle che avvengono in trasmissioni televisive molto seguite ma piene di nulla (piace vedere litigare pseudo vip, ma non può stare sui quotidiani se non quelli definiti “rosa). Tutto questo materiale è già presente sui social di qualsiasi tipo, quindi perché acquistare i quotidiani per leggere polemiche assurde su fatti e situazioni così inutili? Chi le cerca le trova online.

La politica viene poi spessissimo affrontata con prospettiva televisiva, da confronto urlato, senza spingere i protagonisti intervistati ad esprimersi in proposte concrete. Non serve stampare sulle pagine dei quotidiani i soliti slogan già letti su Twitter (spesso riportato dai quotidiani), Facebook, Instagram e su altre piattaforme web.

Inseguire non è mai stato un bene, soprattutto stare dietro al mondo social.

I giornali – come il giornalismo televisivo e radiofonico che non è fatto solo di TG o GR – devono tornare alla loro vera natura, al loro vero compito giornalistico che è informare con grande autorevolezza ed educare (sì, proprio questo).

Bisogna pur dare una giustificazione valida per l’acquisto di un quotidiano. Inoltre, i lettori non si stanno spostando in massa verso le edizioni locali. Semmai dei picchi di crescita sono rilevabili in testate specializzate. Per queste ultime va bene, ma nel suo complesso la situazione è pessima.

La gente si sposta sulle piattaforme social per informarsi, sul sentito dire, sulle catene di Sant’Antonio virtuali che prende per oro colato come articoli di fede.

È terribile. Neppure quando i quotidiani hanno vissuto la loro epoca d’oro c’era stato un calo così drastico della capacità critica dei lettori. Questo è l’elemento maggiormente mortale per la sopravvivenza del giornalismo, dell’informazione e dei quotidiani.

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